Che cosa sono le infezioni ospedaliere (o nosocomiali)?
Intanto definiamo che cosa si intende per malattia da infezione: si tratta di una patologia causata da microrganismi (batteri, protozoi, miceti, alghe) o da virus.
Vi sono diversi passaggi nell’istaurarsi dell’infezione:
Contaminazione: i microrganismi arrivano alla superficie cutanea o mucosa.
Penetrazione: i microrganismi penetrano attraverso cute e mucose.
Localizzazione: i microrganismi si fissano su determinati organi; si riproducono in seno ai tessuti e raggiunta una certa consistenza numerica provocano l’infezione. Tra il momento della penetrazione e il manifestarsi dei primi sintomi occorre un certo periodo di tempo, definito periodo di incubazione.
Infezione: si stabilisce un rapporto tra il microrganismo patogeno e l’organismo, cioè tra i mezzi di offesa del microrganismo da una parte e i mezzi di difesa dell’organismo dall’altra.
Con il termine di Infezioni Ospedaliere (I.O.) si indicano le patologie contratte nel corso del ricovero in ospedale (avvenuto per altra causa), che si manifestano – in genere almeno dopo 48 ore dal ricovero – durante le degenza o dopo le dimissioni. Possono avere una causa endogena, cioè costituita da microrganismi già presenti nel paziente, oppure esogena, in cui i microrganismi provengono dall’ambiente esterno.
Le vie di trasmissione
Parlando di infezioni esogene, si possono avere infezioni crociate e di origine ambientale, trasmesse sia per via aerea (da altri individui, da nebulizzatori, da impianti di condizionamento, da aerosol, da polveri) oppure dalle mani, dagli strumenti utilizzati nelle diverse pratiche, dagli alimenti, dal vestiario… e non finisce qui.
(Per i microrganismi chiamati principalmente in causa vedi Tabella 1.)
Anche alcuni fattori esterni concorrono alla diffusione di questo tipo di infezioni, come l’aumento del ricovero di pazienti che risultano più ricettivi, sia per le condizioni di salute, sia per ragioni di età. È aumentato l’utilizzo di strumenti diagnostici e di assistenza (come sonde, respiratori extracorporei, cateteri…), indispensabili ausili ma anche possibili vie di ingresso e trasmissione di infezioni e, con la cresciuta specializzazione nelle diverse aree della medicina, il numero delle persone a contatto con i pazienti si è ampliato e, di conseguenza, sono aumentate le probabilità di contaminazione. Per non parlare dell’abuso di antibiotici. Le stesse terapie, a volte, come gli interventi invasivi e le cure immunosoppressive possono facilitare l’insorgenza delle I.O.
La prevenzione
Nonostante ogni struttura sanitaria abbia i propri protocolli da attuare per ridurre la trasmissione dei microrganismi patogeni, vi sono regole generali di igiene e attenzione personale che dovrebbero essere osservate.
A partire dalla pulizia delle mani.
Per il (dizionario) Sabatini Coletti la mano è definita come organo prensile e tattile dell’uomo posto all’estremità degli arti superiori e formato dalle cinque dita, dal dorso, dalla palma (o palmo) e dal polso. Per le I.O. la mano è l’autostrada dei microrganismi. La mano, a contatto con cute, ferite infette, secrezioni del paziente, e anche con mani, viso, vestiti del personale sanitario, può contaminare le lenzuola, la biancheria sporca, gli asciugamani umidi, lavandini, bagni… Il risultato? Infezioni per pazienti più a rischio, come operati, bambini, malati gravi, malati cronici, anziani, personale sanitario e possibile contaminazione delle attrezzature sanitarie, della biancheria pulita, di bagni, di piatti e posate… L’igiene – e la disinfezione – delle mani non va dunque sottovalutata, come dimostrano tutti gli studi epidemiologici: chi legge Dimensione Pulito non può avere dimenticato – grazie a Giulio Guizzi che ne ha ampiamente parlato sulle pagine della rivista – il medico ungherese Ignác Fülöp Semmelweis che dimostrò come la disinfezione delle mani da parte di chi assisteva le partorienti avesse ridotto drasticamente i decessi per infezione puerperale.
Mani pulite…
Per procedere a un corretto lavaggio delle mani è necessaria acqua corrente (sembra banale, ma non lo è se pensiamo a ciò che ci sta intorno, al lavabo, che deve essere ampio, con dispositivo antispruzzo e controllo non manuale); sapone o antisettici (in funzione della procedura); dispositivi per asciugare privi di contaminazione (preferibilmente salviette monouso). Se fosse necessario effettuare la disinfezione, utilizzare disinfettanti specifici per le mani possono essere utilizzati preparati alcolici contenenti antisettici e gel emollienti. Prima del lavaggio togliere anelli, bracciali, orologio…
Le procedure semplici di igiene possono essere limitate a mani e polsi, nelle procedure chirurgiche invece si devono lavare mani e avambracci.
L’Igiene personale
Valgono per gli operatori sanitari, ma sono indicazioni che dovrebbero servire da guida anche per chi, pur non facendo parte del personale, si trova a contatto con pazienti o con persone con deboli difese immunitarie.
Le unghie devono essere mantenute pulite e corte (non sono ammesse le unghie finte); i capelli devono essere corti o tenuti raccolti; barba e baffi devono essere tenuti in ordine, corti e puliti.
Vestiario
>>> Abbigliamento da lavoro
In genere chi lavora in ambiente ospedaliero ha una uniforme personale: nelle aree specialistiche (reparti ustionati e unità di terapia intensiva) si indossano uniformi a pantalone e vestaglie a manica corta.
La divisa da lavoro deve essere di materiale facile da lavare e da decontaminare: se possibile, dovrebbe essere utilizzata una divisa pulita ogni giorno. La divisa dovrebbe essere cambiata dopo l’esposizione a sangue oppure se per qualche altro motivo (esposizione ad altri liquidi, eccessiva traspirazione) non risultasse più linda e in ordine.
>>> Scarpe
Nelle unità asettiche e nelle sale operatorie il personale deve calzare scarpe dedicate, che possano essere facilmente pulite.
>>> Berretto
Nei settori antisettici, camere operatorie o dove si eseguono procedure invasive, gli operatori sanitari devono portare un berretto, una cuffia o un cappuccio che copra completamente i capelli.
>>> Mascherine
Le mascherine di cotone, garza o carta sono inefficienti. Le mascherine di carta con materiale sintetico per la filtrazione rappresentano una efficace barriera contro la diffusione di microbi.
Si deve proteggere sia il paziente, sia chi lavora a contatto con il paziente: per la protezione del paziente gli operatori sanitari indossano le maschere in sala operatoria, nell’assistenza ai pazienti immunocompromessi, in caso di punture delle cavità corporee (è sufficiente una maschera di tipo chirurgico).
Per la salvaguardia di chi lavora si devono indossare mascherine quando si assistono pazienti con infezioni di origine aerea, quando eseguono broncoscopie o esami di questo tipo: si raccomandano maschere a elevata efficienza.
I pazienti con infezioni che possono essere trasmesse principalmente per via aerea devono utilizzare le mascherine quando si trovano all’esterno della loro stanza di isolamento.
>>> Guanti
Gli operatori sanitari indossano i guanti sterili per interventi chirurgici, assistenza a pazienti immunocompromessi, o quando si eseguono procedure invasive, che penetrano in cavità corporee.
Si possono indossare guanti non sterili quando si è a contatto con pazienti e si ritiene che le mani possano essere contaminate, oppure per ogni contatto con qualsiasi mucosa. È necessario lavare sempre le mani quando si tolgono o si rimettono i guanti, e non si devono assolutamente riutilizzare i guanti monouso.
I guanti sono per lo più in lattice e in cloruro di polivinile: la scelta varia in funzione dell’uso, è sempre necessario tenere presente che variano significativamente in termini di qualità, porosità, durata…
>>> Le iniezioni
Anche nella pratica delle iniezioni, si devono adottare alcuni accorgimenti per prevenire la trasmissione di infezioni ai pazienti, utilizzando aghi e siringhe sterili (monouso), prevenendo la contaminazione dei medicamenti e seguendo le procedure di scarto degli oggetti taglienti.
Prevenire il rischio che proviene dall’ambiente
Per ridurre la trasmissione dei microrganismi dagli strumenti e dall’ambiente, si devono attuare adeguati metodi di pulizia, disinfezione e sterilizzazione, secondo quanto stabilito nelle procedure di ogni struttura sanitaria, procedure e direttive che dovrebbero essere aggiornate con regolarità.
innanzitutto, è necessario procedere a una pulizia di routine (sapone e detergenti non possiedono attività antimicrobica), operando pulizie specifiche nelle aree stabilite con le modalità stabilite dalla struttura sanitaria: i metodi devono essere appropriati alla tipologia della contaminazione, e ai necessari livelli di asepsi.
Nella struttura sanitaria si possono considerare quattro aree distinte, che richiedono tipi e gradi diversi di pulizia.
- Zona A: nessun contatto con il paziente (quali amministrazione, biblioteca…). Pulizia normale.
- Zona B: assistenza a pazienti che non sono infetti e non particolarmente sensibili, pulire con procedure che non sollevano polvere. È quindi più opportuno procedere con la pulizia a umido, con detergenti adeguati, e non utilizzare aspirapolvere. Prima della pulizia, disinfettare qualsiasi area che presenti contaminazione visibile di sangue o di liquidi corporei.
- Zona C: Pazienti infetti (camere di isolamento). Pulire con soluzioni detergenti/disinfettanti, e con attrezzature separate per ciascuna camera.
- Zona D: pazienti suscettibili in grado elevato (isolamento protetto) o aree protette come le sale operatorie, sale parto, reparti di terapia intensiva, unità per prematuri, dipartimento di pronto soccorso, reparto per emodialisi. Utilizzare per la pulizia una soluzione detergente/disinfettante e attrezzature di pulizia separate.
Tutte le superfici orizzontali delle zone B, C e D, e tutte le aree dei servizi igienici devono essere pulite quotidianamente.