Non capita sovente di poter eseguire il ciclo completo di posa e trattamento di finitura sui materiali come il cotto e le terrecotte fatte a mano.
Diventa ancora più gratificante, dal punto di vista professionale, se per una volta vi capitasse di dover assemblare legno di abete antico con formati particolari abbinati alle terrecotte.
L’eventuale difficoltà tecnica consiste nel fatto che il legno ha uno spessore regolare ed è necessario prepararlo in funzione del cotto da abbinare. Non voglio ora spiegare come si esegue una messa in squadra delle varie campiture di quadrotte composite legnocotto e il calcolo preventivo della centratura nelle stanze, basti sapere che per primo deve essere posato il legno (con colla da legno) e successivamente le parti in terracotta (con colla cementizia). Una volta posata la campitura completa del composito legno-terracotta, si è proceduto alla posa del tavolato che fa da cornice, seguendo il disegno a spina di pesce e per gli angoli a incastro.
LE FASI DEL LAVORO
Per la pavimentazione sono state utilizzate tavole antiche di abete recuperate, rilavorate per avere le giuste dimensioni per la posa in opera. Molte di queste erano concave e altre convesse; ciononostante sono state scelte con cura e posate nella migliore combinazione possibile.
Quando è stata eseguita la stuccatura delle quadrotte composite legno-terracotta, una dose di fortuna ha assistito l’operatore perché, essendo le parti in legno di abete, non si è manifestato il problema che causano le malte alcaline: la variazione di colore delle parti in legno. E’ stato possibile così eseguire la classica stuccatura a malta delle fughe riempiendo tutte le fughe delle quadrotte e ripulendo bene a spugna umida. E’ stato fatto passare un tempo discretamente lungo per far asciugare bene il tutto e concedere al legno il tempo per ristabilizzarsi. Nell’attesa si è proceduto alla posa del solo tavolato di legno nelle altre stanze della casa, sempre con attenzione nella scelta dei pezzi, delle varie misure e dell’abbinamento concavo-convesso. A tutto ciò va aggiunta la eventuale difficoltà nel centrare i farettini a led disposti sul pavimento, non c’era molto margine di errore, massimo 1-2 millimetri.
È IL MOMENTO DEI TRATTAMENTI
Una volta terminate la fase di posa e lasciate riposare per un po’ di tempo le superfici, è tornato il momento dei trattamenti: parlo di trattamenti al plurale perché il legno ha avuto un tipo di lavorazione e le terrecotte un’altro. Per prima cosa, con una piccola macchina abrasiva si è proceduto alla levigazione delle differenze tra concavo e convesso senza andare ad alterare troppo la caratteristica del materiale, non bisognava affatto farlo diventare “levigato”. Nel compiere queste operazioni bisogna giocare un po’ con la fantasia e rispettare il più possibile il materiale su cui ci si trova ad operare; la seconda fase è stata quella di passare la monospazzola con una vecchia retina di grana 100 senza insistere troppo per non alterare quella che si definisce “prima patina” del tavolato.
A questo punto su tutte le parti in legno è stato applicato un colorante bianco diluito per far sì che ai successivi passaggi con gli oli naturali non cambiasse di tono. Un lavoro molto meticoloso, ognuna delle parti in legno è stata lavorata singolarmente per non sporcare il cotto.
Successivamente si è passati al trattamento delle terrecotte con oli naturali incolore, e non sul legno perché l’olio ingiallisce.
Una volta che le parti in legno erano state trattate con gli oli sbiancati e le parti in terracotte con l’olio neutro, si è passati alla stuccatura di tutte le fessure delle tavole – senza sporcare il cotto – con un impasto di cere cremose, segatura del legno recuperata dalle lavorazioni precedenti e polvere di gesso, ma poco, per dare corposità all’impasto.
Questa è stata la fase più difficile perché non è semplice stuccare con una piccola spatola superfici discrete, senza provare dolori alle ginocchia.
LA FASE FINALE
Alla fine, su tutte le superfici, sono state stese a macchina due passaggi di cere cremose con l’aiuto della monosopazzola e spazzola in tampico morbida; tale operazione ha ulteriormente riempito le fughe delle tavole, tra il cotto e il legno. La lucidatura finale invece, è stata effettuata con un’emulsione cerosa liquida, ideale per il legno.
Un fattore importante da valutare è la presenza del riscaldamento a pavimento, quindi diventa d’obbligo cercare di evitare l’applicazione di prodotti “rigidi” che non possono seguire i naturali movimenti dei materiali durante la fasi di riscaldamento e raffreddamento delle superfici.
TRE ANNI DOPO
Da quando è stato ultimato il lavoro, sono trascorsi tre anni di normale vita e utilizzo domestico. Ho potuto rivedere le superfici, per un piccolo intervento di incollaggio di due listoni di tavola che suonavano a vuoto in qualche punto. La sensazione era quella di una pavimentazione nata con la casa. Dalle informazioni raccolte, anche la manutenzione non è risultata difficile; viene ripassata la cera una volta l’anno nelle fughe che si sono abbassate e, quando è asciutta, viene rilucidata a monospazzola con disco morbido; la stessa viene utilizzata con disco morbido durante l’anno quando necessita. I lavaggi di manutenzione vengono fatti come su tutte le altre superfici: con un panno spugna morbido umido e un apposito detergente diluito in acqua, in modo del tutto normale.