È apprezzato in tutto il mondo.
È, in tantissimi casi, sinonimo di qualità, tecnica, efficienza, risultato. E di business. Spesso sicuro. È il Made in Italy.
Con l’espressione inglese Made in Italy, si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana che ha spesso portato (soprattutto negli anni 1980) i prodotti italiani a eccellere nella competizione commerciale internazionale. E sta tornando fortemente “di moda”. Anzi, necessariamente “di moda”.
Pensato e disegnato Molti indicatori, a partire da quello più stretto di AfidampFAB, confermano che l’export sta dando nuove speranze alla crescita del comparto industriale italiano.
Anche per quanto riguarda quello del cleaning. All’estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama, con corrispondente vantaggio commerciale, tale da costituire una categoria a sé in ciascuna delle merceologie rispettivamente interessate.
Sono generalmente riconosciute al prodotto italiano medio, o quantomeno ci si attende che esso presenti, notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, durevolezza. Nella realtà dei fatti apporre la bandiera italiana, la dicitura “Italy” o “Made in Italy” su un prodotto è possibile per riferirsi alla parte imprenditoriale del “produttore”, mentre quella produttiva (manifatturiera, coloro che materialmente lavorano il prodotto) vera e propria può trovarsi ovunque. Basta quindi che il prodotto sia “pensato o disegnato” se non tout-court “gestito” da un imprenditore italiano, per potersi tranquillamente fregiare di tale marchio, anche se questo è costruito in un qualsiasi altro luogo.
Attualmente il “marchio” Made in Italy è il terzo al mondo per notorietà, dopo Coca-Cola e VISA.
Nel 2009, inoltre, è stata emanata una legge per tutelare il Made in Italy: il D.L. 135 del 25 settembre 2009 contiene l’art. 16 dal titolo “Made in Italy e prodotti interamente italiani”. Un’origine poco pregevole Paradossalmente al signifi cato odierno le origini non sono così nobili, infatti l’indicazione di provenienza di un prodotto veniva imposto ai produttori italiani negli anni Sessanta dagli importatori europei tedeschi e francesi sui prodotti tessili e calzaturieri per indicare ai consumatori dei loro paesi che i prodotti non erano prodotti nelle proprie nazioni. Germania, Francia e Inghilterra nel dopoguerra avevano già scartato la manifattura tessile e calzaturiera in quanto industria povera più adatta a paesi non sviluppati tecnologicamente.
Non per nulla infatti attualmente i prodotti tessili sono a stragrande maggioranza etichettati con origini asiatiche o Est europeo. In sostanza a causa del tardo abbandono di queste industrie il “Made in Italy” ha avuto vita fi no a oggi trasformandosi a torto o a ragione. Ma comunque con una forza commerciale di sicuro interesse. In queste pagine che seguono, alcune delle principali produzioni e prodotti italiani del nostro settore, apprezzati in tutto il mondo. E, soprattutto, venduti in tutto il mondo.
DUE DATI PER TUTTI
Innovazione e ambiente. Il 23,6% delle imprese italiane negli ultimi tre anni hanno scommesso sulla qualità ambientale e sulla green economy. Perché investire in tecnologie e prodotti ‘verdi’ non vuol dire ‘solo’ diventare più sostenibili, contribuire a costruire un futuro migliore per il pianeta, per noi e i nostri fi gli. Signifi ca anche fare innovazione: il 37,9% delle aziende che fa investimenti green introduce innovazioni di prodotto o di servizio, contro il 18,3% delle imprese che non investono nell’ambiente. E signifi ca export: il 37,4% delle imprese green vanta presenze sui mercati esteri, contro il 22,2% delle altre.
I PLUS
- Notevoli qualità di realizzazione
- Cura dei dettagli
- Fantasia del disegno e delle forme
- Durevolezza
- Alto potere commerciale