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Il mondo economico è sempre più verde


Coniugare il rispetto dell’ambiente con le politiche di business è possibile anche nel mondo del cleaning grazie a prodotti specifici, riforme fiscali adeguate e comunicazioni corrette.

In esclusiva le indicazioni del Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

compatibilita ambientale A ricordarci che l’ambiente nel quale viviamo abbia sempre più bisogno di attenzione bastano i disastri che hanno caratterizzato questa nostra estate anomala e gli eventi negativi che l’hanno preceduta fra esondazioni, tornado e terremoti. Per questo a novembre, in occasione degli Stati Generali della Green Economy che si terranno a Rimini nell’ambito della manifestazione Ecomondo (dal 5 all’8), l’interesse di operatori, aziende e istituzioni sarà massima. E se di politica a basso impatto ambientale se ne parla troppo poco, di green cleaning si parla già da tempo anche se, è evidente la necessità di fare di più. Ne parliamo con Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile che da anni lavora per dare un indirizzo economico più verde alla nostra nazione e non solo.

QUALI SARANNO I TEMI AL CENTRO DELLA NUOVA EDIZIONE DEGLI STATI GENERALI DELLA GREEN ECONOMY?

«I temi della nuova edizione sono dedicati al ruolo delle imprese nella Green Economy intesi come soggetti attivi che non devono solo pensare alla stretta attività produttiva ma anche assumersi una responsabilità sociale più ampia. E’ stata fatta un’indagine presso le imprese, condotta dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile a supporto degli Stati Generali del 2014, che ha coinvolto sei settori legati alla green economy di varie dimensioni (micro, piccole, medie e grandi) e di diverse aree geografiche del Paese (nord ovest, nord est, centro, sud e isole). Da questa indagine emerge che le imprese ‘verdi’ cominciano a fare squadra. Cioè hanno molte idee condivise e l’obiettivo del prossimo evento a Rimini sarà quello di far vedere queste idee condivise e chiedere sia al Governo sia alle alte rappresentanze istituzionali e politiche di dare più peso alla green economy, di essere più incisivi nelle politiche per una economia verde».

QUALE È IL POTENZIALE GREEN DELL’ITALIA?

«Ormai ci sono studi interessanti, alcuni dei quali verranno pubblicati a fine ottobre con il terzo rapporto sulla Green Economy italiana proprio sul posizionamento tecnologico e la capacità di eco innovazione delle imprese del nostro Paese. In alcuni settori ci sono buone potenzialità – come quello delle energie rinnovabili – ma anche nel campo di prodotti e processi produttivi in chiave di elevata qualità ecologica. A questo si sta collegando il ‘made in Italy’, tradizionalmente legato alla bellezza e alla qualità, che sta diventando sempre più di tipo green».

CRITERI MINIMI AMBIENTALI E GREEN PUBLIC PROCUREMENT CARATTERIZZANO ANCHE GLI ACQUISTI IN AMBITO PUBBLICO: COME VENGONO TRATTATI QUESTI TEMI NEL NOSTRO PAESE?

«La qualità ecologica dei prodotti, dei beni e dei servizi è una qualità molto richiesta sia dalle Pubbliche Amministrazioni sia dai cittadini. Nel campo del cleaning abbiamo anche delle etichette europee Ecolabel, di qualità ambientale, su alcuni prodotti e quindi anche questi possono avere maggiore mercato. In generale, questo tema della promozione dei prodotti e dei servizi di elevata qualità ambientale è certamente uno degli obiettivi portato avanti sia dal Consiglio sia nell’ambito dei lavori degli Stati Generali della Green economy».

QUANDO SI PARLA DI POLITICHE GREEN IL PENSIERO VA SUBITO A RISPARMIO ENERGETICO E SMALTIMENTO RIFIUTI MA NON CI SONO ALTRI AMBITI COME, APPUNTO, IL GREEN CLEANING?

«E’ sbagliato pensare solo a questi due esempi perché la green economy è un indirizzo generale dell’economia che riguarda la produzione e l’utilizzo di beni e servizi in senso ampio. La politica verde si occupa quindi di tutto ciò che va fatto con una particolare attenzione all’ambiente e alla salute; i beni e i servizi che vengono prodotti devono puntare sull’elevata qualità ecologica. Questo significa processo di green economy che può quindi comprendere, a ragione, il green cleaning».

SI PARLA TANTO DI RIFORMA FISCALE GREEN, UNA SCELTA CHE POTREBBE PERMETTERE UNA MIGLIOR DIFFUSIONE DI PRODOTTI E SERVIZI A COSTI CONTENUTI: A CHE PUNTO SIAMO?

«Una delle prime richieste che ha contribuito anche a far approvare la delega fiscale in chiave ecologica è proprio questa cioè premiare con strumenti fiscali – e anche con incentivi – i beni e i servizi a elevata qualità ecologica penalizzando quelli che hanno elevati impatti e che comportano rischi o potenziali danni alla salute e all’ambiente oppure un elevato consumo di risorse e di energia. Questo è uno dei meccanismi fondamentali della Green economy cioè una riallocazione di risorse dall’economia brown (che ha un elevato impatto sull’ambiente) verso quella green che comporta migliori vantaggi ambientali. In altri termini significa internalizzare e riconoscere i costi reali. Ci sono alcuni costi o benefici reali che non vengono riconosciuti dall’attuale meccanismo dei prezzi. Cioè si fa costare meno un prodotto scadente, che mette a rischio il benessere fisico, di uno sano che difende meglio l’ambiente e la salute e questo significa che il mercato funziona male. Questo meccanismo va corretto: il prodotto che danneggia ambiente e salute deve costare di più mentre quello che ha un vantaggio in termini di sostenibilità deve avere un riconoscimento nel prezzo ed essere più vantaggioso anche per chi lo usa. Il tutto secondo il principio europeo del ‘chi inquina paga’ e chi non inquina deve trarne vantaggio».

QUALI SONO LE SINERGIE CHE POSSONO ESSERE MESSE IN ATTO PER FAR CRESCERE IL MERCATO GREEN CLEANING?

«Bisogna sviluppare un corretto green market cioè un mercato che comunichi non solo con operazioni pubblicitarie alle quali, a volte, non corrisponde un contenuto reale ma comunicare al consumatore il vantaggio ambientale e sanitario quando effettivamente esiste. Il mercato dovrebbe segnalare con maggiore correttezza il contenuto del prodotto ecologico. Credo che anche nei settore del cleaning professionale potrebbe essere possibile migliorare efficacemente la comunicazione sul contenuto ecologico di prodotti e servizi. Certamente oggi c’è maggiore attenzione da parte dei consumatori che però a volte diffidano della pubblicità ingannevole e quindi bisogna tagliare questo nodo e cioè utilizzare una pubblicità credibile e corretta. E’ necessaria una buona comunicazione di green market sapendo di dialogare con operatori e consumatori attenti. Per quanto ci riguarda possiamo aiutare le imprese, grazie al nostro modello di rapporto di sostenibilità, a evidenziare questi vantaggi ambientali in modo corretto».

E IN TEMA DI SINERGIE QUALE È IL RAPPORTO FRA LE DONNE E LA GREEN ECONOMY?

«Il tema è stato sviluppato in uno specifico convegno tenutosi quest’anno ma di questo rapporto si parlerà anche durante le giornate degli Stati Generali della Green Economy. E’ un tema che deve uscire dalle affermazioni generiche perché la Fondazione è convinta che un maggior ruolo delle donne nelle imprese e nell’economia rafforzerà anche un indirizzo green. L’universo femminile, infatti, è più sensibile e attento alle tematiche ambientali.

Profilo della Fondazione per lo sviluppo sostenibile

Nata nel 2008, la Fondazione per lo sviluppo sostenibile è stata voluta da imprese, associazioni di imprese ed esperti della sostenibilità (oltre 100), che puntano a favorire lo sviluppo della Green economy in Italia. L’attività della Fondazione consiste principalmente nell’approfondiredal punto di vista culturale e tecnico- le tematiche dello sviluppo sostenibile, attraverso: la pubblicazione di rapporti e ricerche; l’organizzazione di workshop, seminari e incontri; l’individuazione e la diffusione delle buone pratiche italiane e internazionali; il supporto tecnico a imprese ed enti. La Fondazione ha collaborato con Il Comitato Europeo di standardizzazione (CEN) e l’Agenzia Internazionale dell’energia (IEA). Inoltre, supporta la diffusione del programma Global Compact delle Nazioni Unite, è organizational stakeholder della Global Reporting Initiative ed è membro dell’UNI e dell’ISWA (International solid waste association). Nell’Ottobre del 2009 ha ricevuto una targa dal Presidente della Repubblica di riconoscimento per le attività svolte.

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