Igiene Alimentare

PMC, parassita e attrezzatura idonea


L’insieme delle risorse tecniche nella filiera alimentare per eliminare gli ospiti indesiderati.

Comincio con il definire un insieme: “esso è formato da elementi suscettibili di possedere certe proprietà e di avere fra loro o con elementi di altri insiemi certe relazioni”. In ultima analisi potrei dire che lo scopo di questa nota è correlare gli elementi che costituiscono le risorse tecniche a nostra disposizione con l’insieme delle entità infestanti nella filiera alimentare (anch’essa un insieme di molti elementi) con l’obiettivo di eliminare gli ospiti indesiderati.

LE RISORSE TECNICHE: PRESIDI MEDICO CHIRURGICI E BIOCIDI

Le nostre risorse sono costituite dai PMC (alcuni dei quali già biocidi e altri che prima o poi lo diventeranno), dai mezzi complementari (feromoni, kairomoni, dispenser, trappole eccetera) e dalle attrezzature distributive. Si potrebbe pensare che l’enunciazione delle risorse tecniche la si trova facilmente sui cataloghi delle ditte produttrici e distributrici, ma in funzione del nostro obiettivo l’elencazione deve inserirsi in uno schema funzionale: PMC, parassita, attrezzatura idonea a consentire il contatto PMC/parassita.
Affinché poi il trinomio proposto diventi l’insieme delle“migliori soluzioni possibili” il nostro progetto-offerta deve quindi dettagliare per ogni nicchia di rifugio la tecnica di applicazione più efficace, sicura ed economica. Questo è il vero punto di eccellenza di cui dovrà tenere conto chi ha la responsabilità di valutarla.
Nella scelta delle risorse tecniche il metro di valutazione dovrà tenere conto che ogni nostro criterio di selezione deve portare un vantaggio. Per i PMC dobbiamo, ad esempio, preoccuparci del principio attivo (vedi scheda tecnica di un nuovo principio attivo, il transfluthrin), del testo dell’etichetta e della scheda di sicurezza e, soprattutto, dei solventi (vedi finestra su quelli pericolosi) e i coformulanti.
A tal proposito vale la pena di osservare l’evoluzione dei PMC a base di estratto naturale di piretro. Essi avevano sempre come coformulante sinergizzante e stabilizzante il piperonil butossido per cui da una parte c’era il piretro con una residualità misurabile in ore e dall’altra il piperonil butossido la cui molecola era piuttosto stabile. Questa contraddizione che spingeva alcune industrie alimentari a limitarne l’uso è stata superata con l’introduzione di nuovi PMC in cui il piretro naturale è formulato con speciali oli con emivita altrettanto breve che ne esaltano l’efficacia. Evitando così l’utilizzo di un prodotto di sintesi che strideva un poco con le caratteristiche “naturali” degli estratti dei fiori di certe specie di crisantemo.

Per quanto i solventi, i coformulanti e il tipo di formulazione siano importanti e in alcuni casi determinanti il principio attivo resta la striparte che caratterizza i nostri prodotti. Per dare un’idea di come valutarli ne prendo in esame due di recente introduzione.
Il transfluthrin che ha un vasto spettro d’azione, un elevato effetto knock-down e un buonissimo effetto killing associato a un forte flushing-out-effect. Agisce a bassisssime concentrazioni, ha una vaporabilità ottimale [per gli esperti di fisica: 4,0*10 alla meno 1 mPa (20° C].
I dati tossicologici sono: LD 50 orale (ratti): > 5000 mg/kh LD 50 dermale (ratti): > 5000 mg/kh LD 50 inalazione (ratti): > 513 mg/mc aria.

L’etofenprox è un piretroide di recente introduzione caratterizzato da un ampio spettro d’azione, ed una notevole velocità d’azione sia per contatto sia per ingestione. La particolare struttura molecolare consente una degradazione nell’ambiente senza metaboliti pericolosi; l’emivita, in relazione delle condizioni ambientali, può variare fra i 10-20 giorni. Il profilo tossicologico è particolarmente favorevole sia per inalazione sia per contatto cutaneo, e il DL50 acuta orale su ratto è addirittura di 42880 mg/kg il che gli consente di essere classificato non pericoloso per i mammiferi.

LE RISORSE TECNICHE: ATTREZZATURE

La scelta dell’attrezzatura è fondamentale. Consente infatti di distribuire il PMC nel luogo in cui si trova il parassita, nella concentrazione e nel dosaggio necessario e lo deve fare in Sicurezza. I criteri di scelta devono quindi privilegiare la precisione. Il più grande chirurgo sarebbe in difficoltà se dovesse operare utilizzando i nostri coltelli da cucina o, peggio, quelli di un macellaio.
L’obiettivo è quello di agire solo dove serve per il tempo che serve. I due estremi passano da una lotta sulle superfici in cui, in relazione della residualità necessaria, si sceglierà il PMC più adatto, ma la corretta localizzazione sarà fatta per mezzo di un’attrezzatura in grado di farlo bene, velocemente e in Sicurezza. Ultimamente ho risolto un problema che si presentava davvero difficile consultando (via internet) il catalogo della Spraying System Co. ove ho trovato la giusta pistola a spruzzo abbinandola a una prolunga piegata a 80° con un corredo di ugelli ad alta turbolenza. Non dico sia sempre necessario arrivare a queste tecniche “da farmacista” ma, quando l’infestazione lo impone, è importante conoscerle.
In fondo aveva ragione Anthelme Brillat- Savarin, noto magistrato e buongustaio, nell’affermare nella sua opera Fisiologia del gusto (1825) che la scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella. E un poco anch’io mi ritengo nel giusto dicendo più semplicemente che per quanto una ricetta sia ben dettagliata il piatto “nuovo o vecchio che sia” per riuscire bene deve essere preparato da cuochi esperti che amano il loro lavoro.

Solventi pericolosi a cura di Franco Dagradi

SOLVENTE
Sostanza liquida che ha la proprietà, di scioglierne altre senza alterarne le caratteristiche di base. Inizio da questa definizione, molto importante, per introdurre l’argomento. I formulati insetticidi sono composti da una miscela fatta da SOLVENTE più SOLUTO. Viene definita SOLVENTE la parte di maggior “peso” della soluzione formulata. Quindi la quota predominante di un formulato insetticida (PMC), sia esso concentrato o pronto all’uso, è proprio il solvente o l’insieme dei solventi.

SOLVENTI PETROLEOSI
sono i solventi quali nafta pesante, xilene, ragia minerale, olio minerale raffinato ecc che sono stati utilizzati (e ancora oggi usati) per la formulazione sia di insetticidi concentrati che di quelli pronti all’uso. Questi solventi permettono una buona miscibilità con l’acqua, soluzioni stabili, una buona tensione di vapore (ovvero quando si raggiunge l’equilibrio tra fase liquida e quella aeriforme) molto utile per aumentare l’effetto snidante di una soluzione insetticida, una buona penetrabilità per contatto ed anche la possibilità di avere soluti in basso titolo di p.a. che possano ben figurare a patto di aumentarne la percentuale di concentrazione per rispettare i dosaggi unitari (ma questo è un altro argomento). Gli aspetti negativi di questi solventi sono sotto gli occhi di tutti. Tralasciando l’aspetto olfattivo (che molte persone associano all’efficacia (retaggio conservato nella memoria di coloro i quali hanno utilizzato il FLIT) i solventi petroleosi aumentano i danni alle attrezzature (guarnizioni in primis) con conseguente fermo lavori se si tratta di attrezzature complesse (pompe a motore, atomizzatori, ULV o termo nebbiogeni). Quindi si deve porre una maggiore attenzione sull’uso e sulla manutenzione ordinaria delle attrezzature. La maggiore tossicità del formulato utilizzato porta un aumento dei rischi igienico-sanitari (i più pericolosi e bassissubdoli sono quelli a lungo termine), ambientali e legali. Questi aspetti spesso trascurati comporteranno la loro abolizione con l’introduzione della Biocidi. Infatti i formulati contenenti tali solventi saranno eliminati o avranno limitazioni d’uso che ne determineranno, nel tempo, la scomparsa. Inoltre i formulati con questi solventi sono, nella maggior parte dei casi infiammabili e, di conseguenza, bisogna dare attenzione ai quantitativi stoccabili senza dover porre in atto adeguate procedure antincendi. Attenzione quindi a soffermarsi solo sui p.a.! I solventi possono essere più pericolosi (e lo sono) dei p.a. che compongono il formulato.

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