Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Scienza e coscienza

Una trasmissione radiofonica si intitolava “non tutto, ma di tutto”: in questa occasione mi sembra assai appropriato. Prenderò alcune argomentazioni (non necessariamente fra loro collegate) per dimostrare che per fare la professione del disinfestatore bisogna amare (e conoscere) la Natura. Come negare che ognuno di noi vorrebbe essere curato da un medico che ha a cuore i propri pazienti!

Similmente chiunque si trovi nella necessità di affidare un servizio antiparassitario credo sarebbe contento di sapere che le “terapie” che gli vengono proposte sono suggerite da un tecnico che ama consapevolmente la Natura. Come assunto l’affermazione del grande etologo (premio Nobel) Conrad Lorenz: “nel momento in cui ‘sconfiggiamo’ la Natura ci troviamo noi stessi dalla parte degli sconfitti”. Il collegamento con la nostra professione potrebbe apparire sproporzionato. Cosa c’entriamo noi con i grandi macrosistemi industriali e le strategie mondiali di politica agricola? Il nostro in fondo è un microcosmo in cui i numeri sembrano relegarci in un contesto marginale. Ma i numeri a volte nascondono delle insidie di errata interpretazione. Anche le bombolette al freon nella prospettiva di utilizzo globale non erano al primo posto fra i fattori che hanno contribuito al famoso buco dell’ozono, ma l’aver sostituito il gas propellente è stata una scelta sicuramente positiva. Quando pensiamo all’atmosfera che ci sovrasta non ci rendiamo conto che in effetti è ben poca cosa e proprio per questo è preziosa. Per capire di quanto l’affermazione sia vera immaginiamo la Terra come un mappamondo di due metri di diametro l’atmosfera avrebbe lo spessore di appena un millimetro. Per cui quando scegliamo un prodotto fra quelli proposti mettiamoci anche l’attenzione che la ditta produttrice riserva ai co-formulanti (che di fatto rappresentano una percentuale assai superiore ai p.a.). Tanto per essere chiari: l’acqua è un co-formulante ideale. Quando scegliamo un’attrezzatura tanto più è potente e tanto più deve essere precisa nelle sue possibilità di regolazione. Vero è che i costruttori ormai forniscono attrezzature con comandi elettronici di estrema precisione, ma esistono due fattori critici: il parco dell’usato e l’addestramento dei tecnici operatori. Nella logica della domanda e dell’offerta mi sembra di poter affermare che nel mare magnum delle proposte vi siano sempre quelle fatte “scienza e coscienza” serie. Il problema è quindi di informare in modo documentato e convincente sui criteri di scelta. Un servizio serio al giusto prezzo nel medio termine è sicuramente anche il più economicamente valido. Tanto per inquadrare il problema in una logica naturalistica vorrei esprimere la mia solidarietà ai moderni scoiattoli i quali non sanno che l’Europa, in passato, era una enorme distesa di foreste. Tanto che taluni hanno voluto enfatizzare questo fatto dicendo che uno scoiattolo avrebbe potuto percorrerla da un capo all’altro saltando di ramo in ramo senza toccare terra. Oggi di queste foreste non rimane nemmeno il ricordo. Proprio per questo il patrimonio a verde delle nostre città diventa ogni giorno più prezioso (e i disinfestatori con le loro competenze professionali possono tutelarlo integrando la difesa fitosanitaria alla lotta agli insetti di interesse igienico-sanitario). Secondo me la difficoltà più grande è far convergere le micro-azioni quotidiane nella direzione che l’evoluzione dei macrosistemi indica come necessità prioritaria. Certo il migliaio di imprese di disinfestazione italiane può sembrare numericamente irrilevante. Pur tuttavia la nostra categoria, se aiutata e ben indirizzata, può dare un contributo assai importante nella salvaguardia dell’Ambiente.

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