Tappa dopo tappa, il restauro di un vecchio pavimento composto da quadri di rovere e noce, danneggiato dall’attacco dei tarli
L’intervento di restauro di un vecchio parquet, mi fornisce l’occasione per affrontare il problema dei tarli, quei piccoli animaletti, quasi invisibili, che tanto danno arrecano al legno.
Partirò cercando di spiegare, in sintesi, cos’è un tarlo e cos’è un fungo del legno. In effetti, un’impresa che fosse chiamata al ripristino di un pavimento in legno degradato, dovrebbe in primo luogo tentare di identificare se le cause del degrado sono da attribuire agli insetti o ai funghi.
Gli insetti che at taccano il legno
Iniziamo col dire che per la maggior parte degli insetti il ciclo vitale si suddivide in quattro fasi: uovo, larva, crisalide, insetto.
Gli insetti causano i maggiori danni al legno nel momento della fase larvale ovvero quando la larva si trova proprio all’interno del legno. Il ciclo vitale dell’insetto varia, chiaramente, a seconda della specie di appartenenza.
Gli insetti lignivori più diffusi sono:
• Anobium Punctatum o comune tarlo dei mobili: è il più diffuso e di norma è attivo nel legno posto in opera da 20/30 anni;
• Xestobium Rufovillosum e Hylotrupes Bajulus (conosciuto anche come tarlo dalle lunghe corna): possono causare danni molto rapidamente a causa delle dimensioni della larva e della capacità di scavare gallerie di ampio diametro nel legno;
• Hyctus Brunneus;
• Ernobius Mollis;
• Europhrum Confine.
Il legno che rimane infestato da insetti si riconosce da alcuni elementi oggettivi: perdita di peso, presenza di fori di uscita delle larve, presenza di polvere del legno medesimo, friabilità e tendenza allo sbriciolamento. E’ bene ricordare che la presenza di insetti nel legno non è un fatto che ricorre facilmente, inoltre, il legno stesso non è ugualmente predisposto all’insorgere e alla proliferazione di insetti. Esistono infatti due parti ben distinte nel legno: una interna, denominata “durame”, e l’altra esterna, denominata “alburno”; la prima parte è generalmente molto più resistente al degrado rispetto alla seconda. Sostanzialmente ciò avviene perché nel durame, legno morto, si accumulano i prodotti di rifiuto dell’albero, risultando così tossico per molti organismi; l’alburno, che rappresenta tutta la porzione del tronco predisposta al trasporto della linfa grezza, nonché al deposito delle riserve nutritive, proprio per questo motivo diviene spesso oggetto di attacchi e proliferazione di microrganismi come insetti.
I funghi
Per quanto riguarda i funghi, questi sono capaci di rapide proliferazioni, arrecando non pochi danni al legno. I funghi hanno la capacità di nutrirsi di materiale organico, alcune specie in particolare, se lasciate proliferare all’interno di strutture portanti (travi), sono causa diretta di degrado profondo delle medesime strutture.
Per quanto attiene il settore delle costruzioni, i più diffusi sono:
• Serpula Lacrymans;
• Poria Vaillantii;
• Coniophora Puteans;
• Lentinus Lepideus.
La Coniophora Puteans è quello più diffuso, ma allo stesso tempo il meno pericoloso, in quanto è molto sensibile alle variazioni della percentuale di umidità, che ne condiziona la sopravvivenza. Al fine di proliferare, i funghi hanno necessità di ambienti con presenza di sostanze nutritive (materiale organico) e con temperatura e percentuali di umidità relativa costanti, in simbiosi con substrati umidi. Ci sono funghi che, per proliferare, necessitano di ambienti con umidità costante del 60/70%: per eliminarli basta sopprimere la fonte dell’umidità, impedendo così la loro riproduzione. Il legno che viene infestato da questa tipologia di funghi appare di colore bruno scuro, nelle travi appaiono crepe longitudinali e anche cavità a forma cubica. Esistono anche dei funghi che possono proliferare in ambienti moderatamente umidi (30/40%) e possono apportare gravi e consistenti danni al legno; sono in grado di diffondersi anche attraverso materiali non lignei, alla ricerca di legno ancora sano.
Pensiamo, per esempio, al classico tubo di scarico dell’acqua rotto: in prossimità della perdita il legno rimane ovviamente danneggiato e, con il passare del tempo (solitamente in un’abitazione non accade), in prossimità della zona colpita i funghi possono proliferare, aggiungendo altri danni al legno stesso, sia nella porzione interessata che nelle immediate vicinanze. Stiamo descrivendo naturalmente condizioni “estreme”, molto particolari, che male si accompagnano a un ambiente indoor, ove viene inserita una pavimentazione di legno, ecco perché, quasi sempre, le segnalazioni di presunte presenze di funghi nei pavimenti di legno si rivelano un falso allarme.
Il restauro del parquet a quadri
Dopo questa doverosa premessa, cercherò di descrivere un intervento recentemente condotto su una pavimentazione di legno non eccessivamente vecchia: un parquet degli anni ‘50, di ottima fattura strutturale, inserito nel contesto di un appartamento di pregio, situato lungo i viali della città di Firenze. Si tratta di una pavimentazione lignea costituita da singoli quadri di 3 cm di spessore, composti da due specie legnose: Rovere per la cornice e Noce per il campo centrale. La quasi totalità dei quadri che componevano il pavimento presentava la chiara e manifesta azione dell’attacco del tarlo: sia sul Rovere che sul Noce i segni del passaggio degli insetti erano inequivocabili. Una soluzione semplice ed efficace sarebbe stata l’asportazione del pavimento e la relativa sostituzione, la proprietà, però, non voleva assolutamente privarsi della pavimentazione. Vero è che non sussisteva traccia di “operatività” di insetti, non vi era infatti presenza di polvere di legno o altri segnali che potessero far pensare a un’attività ancora in corso. Certo, non mi era possibile dare alcuna garanzia: sappiamo benissimo che basta la presenza di un solo insetto per compromettere un lavoro. Comunque, di comune accordo con la direzione lavori e la committenza, si è optato per un intervento di “risanamento localizzato”.
Le operazioni di “risanamento localizzato”
Prima si è proceduto a una ripulitura meccanica della superficie lignea, per portare alla luce il reale stato della superficie dei quadri. Dopo una ricognizione, una volta individuate le zone del pavimento dove risultavano maggiori i danni nei singoli quadri, si è proceduto al loro smontaggio, asportandoli con cura, in modo da non danneggiarli ulteriormente. I quadri sono stati portati in un laboratorio, dove si è proceduto a una sorta di “autopsia” (se mi consentite di prendere in prestito il termine dal mondo medico-legale): dopo aver ripulito singolarmente i quadri, le parti di Rovere o Noce danneggiate dalla presenza degli insetti sono state asportate. Successivamente, sono state riposizionate le nuove parti asportate, chiaramente della stessa specie legnosa, ottenendo un primo risultato abbastanza soddisfacente.
Il lavoro in cantiere
Questa è stata solo la prima fase, in effetti anche direttamente in cantiere sono state eseguite delle sostituzioni di parti danneggiate, soprattutto per quanto riguarda i riquadri centrali in Noce. Dopo avere prelevato il materiale da quadri provenienti da zone soggette a modifiche strutturali (inserimento di armadi a muro e conseguente asportazione di quadri sottostanti), con l’aiuto di un pantografo si è proceduto ad asportare la parte centrale dei quadri individuati, incidendo per il solo spessore che di volta in volta veniva deciso. In questo modo si è potuta mantenere la stessa tonalità del manufatto originario. Una volta creato l’alloggio per il nuovo quadro centrale di Noce, lo stesso è stato accuratamente ripulito con utensili manuali, fino a permettere un assemblaggio mediante incollatura.
La finitura
Terminato l’intervento di ricerca e sostituzione delle zone danneggiate, è stata la volta del trattamento di finitura protettiva, eseguito prima su un campione di legno. Per il “tocco finale” si è optato per un prodotto a basso impatto ambientale, steso su tutto il pavimento. Il risultato? Un pavimento come nuovo. Soddisfatti noi che lo abbiamo riportato all’antico splendore, soddisfatti i proprietari, ormai quasi rassegnati a dover distruggere una pavimentazione che, affettivamente, aveva per loro un valore incalcolabile.