In difesa dei nobili materiali di un tempo e la loro corretta finitura
Gli anni volano senza che ce ne accorgiamo e arriviamo così nella fase della vita in cui si osserva di più quello che succede intorno a noi. In proposito ricordo ancora le parole del mio professore di matematica che un giorno ci disse che “nella vita non basta guardare le cose, bisogna osservarle”.
Oggi viviamo la globalizzazione, periodo in cui sembra che tutte le cose, le persone, i sentimenti, le nostre case, abbiano lo stesso valore e lo stesso colore ingrigito. Personalmente, mi piacciono ancora i sentimenti vivi, i diversi gusti nel vestire, il piacere della buona tavola italiana, il buon vino, il gusto sempre diverso nello scegliere le finiture per le nostre abitazioni, la soddisfazione di riuscire a raggiungere un obiettivo a volte difficile, il piacere di riuscire a vestire le nostre abitazioni con i materiali appropriati, di completare un lavoro a regola d’arte, tutte cose che sembrano appartenere al passato.
Non sono convinto che tutte le cose abbiano lo stesso valore o lo stesso colore. Rimango perplesso quando vedo che le costruzioni moderne che si eseguono nell’Italia del Nord sono simili a cubi, costruite senza considerare le condizioni climatiche del luogo e le necessarie manutenzioni future. Non è mia intenzione criticare o sollevare polemiche: vorrei poter riuscire nel far riflettere le persone sul nostro modo di vivere dei giorni d’oggi.
Noi, che ci occupiamo delle superfici definite pavimenti e rivestimenti in materiali naturali quali il cotto e le terrecotte, le pietre e i marmi, il legno e parquet, vorremmo ancora spezzare una lancia in difesa di questi nobili materiali strapazzati da tutti, venditori, posatori, trattatori. Oggi il mercato offre molte imitazioni dei materiali naturali, ma non può in alcun modo sostituirli come calore nell’arredare le nostre abitazioni. I fattori che hanno contribuito a seppellire nel tempo il desiderio di arredare le nostre case con i materiali naturali sono da imputare alla cattiva conoscenza degli addetti ai lavori riguardo i materiali stessi, alla scarsa attenzione nelle fasi della posa e alla approssimativa scelta dei prodotti specifici nella fase della finitura. È capitato molte volte di visitare abitazioni in cui era stato eseguito “un imbrattamento”, ovvero una finitura che chiamerei mordi e fuggi o di tipo moderno, con un sistema veloce che all’apparenza sembrava dare una buona resistenza alle macchie e allo sporco, ma che dopo poco tempo perde ogni proprietà protettiva. Se fossi “nei panni del cliente che ha ricevuto questo servizio approssimativo” penserei forse anch’io di passare in futuro alla ceramica per non dover più lavorare così tanto per la pulizia di manutenzione. Oggi, inoltre, molte delle nostre scelte sono condizionate dal fatto che per riuscire a vivere bisogna lavorare in due, per cui ci occupiamo della pulizia delle superfici solo nel fine settimana e con poco tempo a disposizione. Se in quella casa ci fosse una superficie in materiali naturali trattata con un sistema mordi e fuggi, la persona che si occupa alle cure delle superfici dovrebbe dedicare molto tempo e molta fatica in più per riuscire a eseguire le pulizie. Ecco perché mi dilungo nel predicare da sempre l’importanza di mettere il vestito giusto al tipo di superficie che si tratta, in base alle esigenze del materiale e rispetto alle prestazioni che deve assicurare all’utilizzatore. Non si può pensare di applicare un trattamento veloce o moderno su una terracotta tenera o molto assorbente: nel tempo, infatti, lo strato di “protezione” si può sfogliare, strappando il primo livello di materiale e lasciando sotto solo il cotto nudo, come si può vedere nell’immagine 1 el tintero. Certamente un diverso tipo di trattamento implicava tempi di esecuzione e costi diversi ma c’è da chiedersi: quanto costa dover intervenire di nuovo per sistemare una situazione del genere. E poi: siamo sicuri che quel cliente ripagherà per la seconda volta lo stesso operatore per il lavoro? E ancora: sarà contento l’utilizzatore di tale superficie di dover sopportare il disagio di avere un operatore tra i piedi e di dover vivere ancora la situazione di cantiere in una normale abitazione vissuta? Senza addentrarci troppo nel particolare, è necessario valutare con la dovuta attenzione in quale contesto ci si trova al sopralluogo in cantiere.
Conoscere i materiali
Una delle prime valutazioni da fare riguarda il tipo di materiale e il sistema di posa: si conosce già il fatto che i materiali molto assorbenti dovrebbero venire protetti con una soluzione idrorepellente nella fase di posa-stuccatura per evitare assorbimenti d’acqua elevati. È bene assicurarsi che il trattamento protettivo sia stato eseguito, altrimenti va fatto prima del lavaggio iniziale di fondo. Occorre prestare attenzione nel ciclo dei lavaggi di fondo alla sensibilità dei materiali e ai prodotti utilizzati. Nel mondo dei prodotti chimici per la detergenza vi sono molti venditori faciloni e impreparati, che rifilano ancora acido fluoridrico per lavare le superfici in cotto: provate a chiamarli quando le superfici rimangono “bruciate” dall’acido o rimangono le alonature scure per la presenza dei residui di acido e ne vedrete la risposta (foto n°4). È sempre consigliabile rivolgersi alle aziende specializzate del settore, che vi possono seguire o consigliare più dettagliatamente secondo le diverse esigenze o tipo di prestazione che vi capiterà di eseguire. Oggi che si eseguono quasi solamente ripristini di vecchie superfici, le aziende fornitrici di prodotti chimici specializzate nel settore dei materiali naturali vi possono sicuramente fornire i prodotti e le tecniche giuste per non sprecare tempo, fatica e soldi. Non è mai troppo facile una deceratura radicale sulle superfici assorbenti (foto n°2 e 3), figurarsi se si dovesse operare con prodotti impropri o inefficaci e senza le dovute precauzioni.
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Per le pietre naturali consiglio di non eseguire mai lavaggi con soluzioni acide di nessun tipo: se le superfici sono state lasciate molto sporche dalla stuccatura, fate intervenire il posatore perché ognuno deve affrontare le proprie responsabilità e non scaricarle su chi viene dopo. Tenete presente che anche le quarziti, pietre quasi inattaccabili dagli acidi, possono manifestare “alonature di ruggine” anche dopo alcuni mesi dall’intervento di lavaggio di fondo con soluzioni acide.
Pietre e Marmi
Nel mondo delle pietre e dei marmi, ci si può proporre con tranquillità passando dai lavaggi iniziali sino alle finiture neutre o tonalizzanti, alle rilevigature, microlevigatura, rilucidature meccaniche o chimiche (foto n° 4-5-8-9-10). Qui entra in gioco la voglia di diventare un operatore professionale che si vuole specializzare nel settore, tutti gli altri mireranno alle soluzioni mordi e fuggi senza alcun amore per il proprio lavoro.
Un’ultima considerazione: non esiste un sistema di trattamento e di finitura che duri in eterno, tutti hanno bisogno di manutenzione. Anche le moderne resine epossidiche si consumano, ma mentre per esempio il vecchio olio di lino e le cere si possono “lavare” e ripristinare stendendo una nuova mano di trattamento (foto n° 6-7), la resina epossidica si può solamente “asportare” mediante carteggiatura lieve o profonda a seconda della necessità.
Molte volte diventa importante osservare il passato per operare nel presente poiché le esperienze che sono state accumulate da chi ci ha preceduto devono diventare per noi un insegnamento. A nostra volta arricchiremo questo bagaglio di conoscenze con le nostre esperienze, in modo le prestazioni per chi verrà dopo di noi saranno ancora migliori. Se si amano solo un po’ i materiali naturali, si devono proteggere in maniera adeguata perché un trattamento protettivo appropriato deve durare nel tempo, essere gradevole alla vista ed essere di facile manutenzione: questi sono i requisiti che chiede il nostro cliente e queste sono le priorità dei trattamenti e delle finiture che ho sempre cercato di “vendere con onestà”.