Anche chi non è esperto di cromoterapia, sa, in modo conscio o inconscio, che il colore migliora la vita. Valore fortemente sentito soprattutto in un ambiente come quello ospedaliero
Ognuno di noi vive di colori e nel colore e si percepisce a colori, a partire dal colore dei capelli, degli occhi, dall’incarnato, per cui si scelgono, per esempio, abiti e monili che si accordino con le nostre particolari sfumature. Non a tutti “dona” il nero, o il rosso, o il verde e così via.
Ma, quando si entra in ospedale, all’improvviso i colori svaniscono. Domina un bianco asettico, estraniante, che ci rende estranei a noi stessi. Non siamo più noi, non siamo più quell’individuo, ma diventiamo pazienti, annullati nella nostra personalità. Diventiamo la nostra malattia. Che è bianca, uniforme, senza colore. Il colore è vita. La malattia no.
Negli ospedali prevale il bianco per una buona intenzione originaria: bianco richiama pulizia, asetticità, quindi dovrebbe generare l’idea di salute. Ma la salute non è asettica. E i colori, se usati bene, non sono elementi di disturbo nel processo di cura, non sono “inquinanti”. Anzi. È il bianco, casomai, che col tempo, nell’immaginario collettivo, ha traslato il suo significato da igiene e asetticità a malattia e degenza.
Goethe, il grande intellettuale tedesco preromantico, considerato da George Eliot «uno dei più grandi letterati tedeschi e l’ultimo uomo universale a camminare sulla terra», nel suo illuminato umanesimo, sosteneva che «i colori agiscono sull’anima suscitando sensazioni, risvegliando emozioni e pensieri che ci distendono o ci agitano, che provocano gioia o tristezza».
La verità di questa affermazione è stata ampiamente confermata nel corso del secolo da artisti e studiosi, e in anni più vicini a noi ci si è accorti che il colore può assumere una funzionalità anche nell’ambito della progettazione architettonica, non solo civile, ma pure in quella ospedaliera, dove il colore svolge non soltanto una funzione estetica, già di per sé positiva, ma agisce anche sul piano terapeutico.
Il biancore e/o il grigiore degli ospedali tradizionali ha un effetto psicologico negativo, in quanto “spersonalizza” il paziente, che passa da un ambiente familiare, caldo rassicurante, a un ambiente anonimo, freddo, deprimente. E tutto ciò non contribuisce ad aiutare la psiche a recuperare tutte le sue energie per partecipare attivamente al processo terapeutico.
La cromoterapia è già un metodo terapeutico integrativo che usa i colori per aiutare il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio, eliminando la disarmonia che negli stati di malessere e di malattia si crea a livello cellulare.
Sulla base di questa teoria da qualche tempo si è evidenziata l’importanza dell’applicazione di determinati colori anche nelle strutture ospedaliere.
I colori aiutano
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L’ospedale, di per sé, genera aspettative, che sono però associate alla naturale insicurezza e all’ansia di chi vi deve rimanere come paziente. L’ambiente, pertanto, dovrebbe contribuire, indipendentemente dagli aspetti strettamente clinici, a creare per gli ospiti sensazioni di tranquillità, di determinazione, di reazione positiva. E il colore può essere di grande aiuto, soprattutto quando si sanno sfruttare gli effetti che la percezione del colore crea a livello psicologico. Sulla scala cromatica, i colori saturi della sezione giallo/rosso/arancio tendono ad aumentare i nostri livelli di energia, mentre i colori dello spettro dal blu al verde favoriscono la calma, sia fisica che emotiva. Siccome il colore è un linguaggio di comunicazione che informa, mobilita emozioni, di malessere o di benessere, creare con il colore particolari atmosfere in determinati ambienti riduce la percezione di medicalizzazione e ciò contribuisce a creare un clima di fiducia.
Il colore andrebbe calibrato, nelle tinte e nelle tonalità, a seconda delle zone ospedaliere, che hanno esigenze diverse, a seconda della loro destinazione d’uso: macchinari per la diagnosi possono essere sdrammatizzati e le stanze di degenza allestite studiando colori adeguati sia al luogo, sia all’età e alle caratteristiche dei pazienti: prima e seconda infanzia, preadolescenza, adolescenza, maturità, senilità, lungo-degenti, pazienti di medicina, pazienti di oncologia eccetera.
Esempi positivi
Attualmente sono stati realizzati vari progetti in cui gli spazi ospedalieri sono stati pensati, anche con l’uso del colore, in funzione del miglioramento della condizione emotiva del paziente.
L’ospedale San Bortolo di Vicenza è un esempio realizzato di utilizzo dei colori come aiuto psicologico alla guarigione. In collaborazione con il Politecnico di Milano, è diventato il capofila di un progetto nazionale per rendere più umani, accoglienti e “a colori” gli ospedali italiani.
Nel caso specifico, sono stati scelti i toni del blu e di celeste in tutte le sfumature possibili e del verde, in quanto colori considerati più riposanti, e i gialli, gli arancioni e i rossi, in quanto avrebbero, in particolare, l’effetto di dare una certa carica ai pazienti, aiutandoli ad affrontare la giornata con maggiore energia.
È stata utilizzata l’intera tavolozza, nelle diverse tonalità, reparto per reparto, ambiente per ambiente, a seconda delle patologie, dell’età dei pazienti, dei tempi di permanenza. Dai gialli e gli arancioni per l’asilo nido agli azzurrini e verdini della radioterapia, ai blu dei corridoi.
Ospedale Niguarda di Milano
Altro progetto interessante di umanizzazione degli ambienti ospedalieri, è quello del Blocco Sud dell’Ospedale Niguarda, a Milano, opera di Jorrit Tornquist, professore di Design Industriale al Politecnico del capoluogo lombardo.
I piani sono riconoscibili visivamente grazie all’attribuzione di un colore specifico che demarca le aree di accesso e prosegue in una fascia lungo le pareti dello stesso reparto: in questo modo è facilitato l’orientamento dei visitatori all’interno dei vari piani dell’ospedale.
All’interno di questo edificio i colori aiutano ad orientarsi e a definire meglio gli spazi per ottenere un ambiente Le camere dei pazienti sono verdi e arancioni, colori rilassanti che invitano a un atteggiamento estroverso, perché la guarigione è direttamente correlata a una positiva reazione psicosomatica.
Per le pareti del blocco operatorio e in generale per tutte le sale operatorie la scelta si è orientata verso il colore verde-turchese, per minimizzare la percezione del colore rosso del sangue.
Le pareti degli spogliatoi per i pazienti, in tutte le aree, sono arancio chiaro, un colore vicino al colore della carnagione, per evitare senso di disagio ed estraneità.
Anche le pareti degli spogliatoi del personale sono arancio, più intenso, così da trasmettere energia, operosità e vitalità.
Il reparto di ginecologia, invece, ha tonalità rosa pastello che ispirano sentimenti di affetto e di protezione mentre i corridoi sono verdi e rosa più accesi.
Tanti colori per i pazienti più piccoli
Al nuovo ospedale pediatrico Meyer di Firenze c’è stata una vera e propria revisione cromatica delle divise del personale: i camici sono variopinti e coloratissimi, a pois e a strisce, disegnati dai bambini stessi in modo da favorire il rapporto con i dottori e trasmettere un clima di serenità e di armonia.
Il nuovo Meyer vanta anche un’attenta progettazione cromatica di spazi ed ambienti: i corridoi bianchi e asettici sono stati sostituiti con percorsi colorati e ogni piano è tinto con una tonalità diversa per facilitare l’orientamento all’interno della struttura.
Al piano terra si trova il Pronto Soccorso con tonalità verdi, al primo piano le sale operatorie e di rianimazione si tingono di blu mentre l’ultimo piano, dedicato alle camere dei pazienti, presenta i toni caldi dell’arancione. I colori però non si limitano a spazi ed ambienti ma vengono impiegati anche nei particolari di arredi e di mobili, evidenziando la massima cura cromatica dedicata al mondo dei bambini.
Colori anche per gli anziani
L’impiego del colore risulta particolarmente efficace anche per i malati di Alzheimer, contribuendo a rendere gli spazi più accoglienti e riconoscibili e aiutando i pazienti ad ambientarsi meglio.
Grazie all’impiego di colori intensi gli ambienti si definiscono e si identificano in modo più immediato aiutando il paziente a raggiungere un senso di tranquillità e di stabilità emotiva e psicologica. Il linguaggio dei colori diventa uno strumento utilissimo di comunicazione e predilige forti contrasti di tonalità, perché le sfumature difficilmente vengono percepite dai pazienti di età avanzata, facendo attenzione a non creare combinazioni cromatiche che possano provocare stati di stress e di ansia.
Il Centro Alzheimer “Massimo Lagostina” a Omegna costituisce un caso esemplificativo in cui i colori contribuiscono a creare ambienti piacevoli, capaci di suscitare ricordi ed emozioni nei pazienti. In questo contesto si raggiunge un’ottima combinazione tra la funzionalità e le necessità dei pazienti di orientamento e di definizione degli spazi.
All’interno di questa struttura si rispettano semplici regole per un’efficace progettazione cromatica: la scelta di colori saturi, l’impiego di colori uniformi e compatti per i pavimenti, la capacità di comunicare funzioni e destinazioni d’uso degli ambienti mediante diverse tonalità. In questo modo i pazienti possono muoversi e vivere tali spazi con più consapevolezza e libertà.
Policlinico Messina
Interessante anche il progetto di ristrutturazione del Padiglione B dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico G. Martino di Messina.
L’ingresso e gli spazi comuni, che devono presentare caratteristiche più simili a quelle di una hall di albergo accogliente, sono stati ripensati. Le hall d’ingresso del piano rialzato e del primo piano hanno il bordeaux come colore dominante, mentre le hall al secondo e al terzo piano sono state realizzate, rispettivamente, in verde e blu.
Nei corridoi di degenza delle UO di Medicina Interna si sono scelte tinte chiare, nelle tonalità del verde, del celeste, del giallo, mentre le pareti opposte sono tinteggiate di colori diversi, invertiti oltre le porte tagliafuoco, il tutto per non creare monotonia: giallo e celeste per il primo piano, verde e giallo per il secondo, verde e celeste per il terzo; le camere di degenza hanno gli stessi colori dei corridoi, per fare sì che il paziente non si senta in un’area diversa quando esce dalla sua stanza.
Sono state scelte tinte tranquillizzanti che richiamano le sfumature della natura – dalla freschezza dell’acqua al cielo sereno, al calore del sole, alla gradevolezza della vegetazione – unite agli effetti emozionali che ciascun colore genera: energia del giallo, riposo e meditazione del celeste e del verde chiari.
Ovviamente, l’estetica dell’ambiente, da sola, non ha il potere di fare guarire, ma l’uso mirato dei colori, declinati nei vari toni e nelle varie sfumature, può essere un buon aiuto terapeutico, in quanto agisce su parametri biologici, psicologici, culturali. E ci restituisce l’immagine, di primaria importanza, di una umanizzazione degli ospedali, che riconoscano l’uomo insieme con il paziente.