Sembrerebbe ovvio che gli operatori sanitari si lavassero le mani nel passaggio da un paziente all’altro. Invece… invece occorre rammentarlo costantemente, nonostante sia alto il rischio di infezioni da contatto e di contaminazioni crociate
In epoca di globalizzazione, è globale l’allarme che investe le strutture sanitarie. Dall’Europa agli Stati Uniti, si teme il verificarsi di una vera e propria “apocalisse batterica”, in quanto sono sempre più numerosi i batteri resistenti agli antibiotici, e, attualmente, la ricerca farmacologica non è ancora in grado di contrapporre nuove molecole.
E la guerra è dichiarata, se tutte le organizzazioni mondiali che si occupano di sanità denunciano l’incremento di infezioni collegate all’assistenza sanitare.
Il Ministero della Salute italiano stima che nel nostro Paese tali infezioni interessino dal 4,5 al 7% dei ricoveri, ossia che ogni anno si verifichino, negli ospedali, dalle 450.000 alle 700.000 infezioni, che causerebbero la morte dell’1% dei pazienti e avrebbero un ruolo significativo, anche se non determinante, nel decesso di 3 pazienti su 100. Eppure il 30% di queste infezioni sarebbe prevenibile, solamente adottando, da parte degli operatori sanitari, una procedura quasi banale nella sua ovvietà: il lavaggio delle mani. Già nel 1847, il medico ungherese Ignaz Semmelweiss aveva dimostrato che l’alto tasso di mortalità delle puerpere era dovuta al fatto che venivano assistite nel parto da medici e infermieri magari reduci dall’avere eseguito autopsie su cadaveri e che passavano da un’operazione all’altra senza lavarsi le mani, causando così, per contatto, la contaminazione batterica delle partorienti. Il tasso di mortalità calò notevolmente quando medici e infermieri iniziarono a praticare sistematicamente il lavaggio delle mani prima di intervenire sulle puerpere.
Veicolo di infezioni
Ma si era nel 1800. Oggi, nonostante tutti i progressi della medicina, solo il 40% degli operatori sanitari ospedalieri, e i medici in misura più cospicua, non ritiene fondamentale lavare le mani.
Eppure le mani sono un ricettacolo di germi, di cui il 20% sono microrganismi non patogeni, che risiedono normalmente sulla cute senza provocare danni. Ma a questi germi possono aggiungersi virus e batteri che sono nell’aria o con cui si viene in contatto toccando le diverse superfici. Trovando un ambiente favorevole, i germi si annidano e proliferano e possono trasmettersi da un soggetto all’altro.
Le infezioni correlate alla pratica assistenziale, la trasmissione crociata di micorganismi si verificano soprattutto attraverso le mani degli operatori.
La trasmissione delle infezioni attraverso le mani del personale sanitario avviene secondo un iter documentato in molti eventi epidemici:
• i germi presenti sulla cute del malato o su oggetti nelle immediate vicinanze del malato stesso si trasferiscono alle mani degli operatori sanitari (per esempio quando sollevano il paziente o quando misurano il battito del polso, la pressione arteriosa, la temperatura orale eccetera), dove sopravvivono per qualche minuto;
• se gli assistenti e gli operatori sanitari non eseguono un corretto lavaggio o la disinfezione delle mani dopo tali operazioni, la flora prolifera con aumento della carica batterica;
• gli assistenti e gli operatori trasmettono questi microrganismi toccando un altro malato o un oggetto che verrà in contatto diretto con il malato.
Numerosi sono i momenti o gli oggetti che danno origine a una contaminazione:
• la medicazione di una ferita
• le manovre sui cateteri inseriti nei vasi sanguigni e sui cateteri urinari
• le manovre sulle vie respiratorie
• il contatto con le secrezioni dei pazienti
• gli indumenti
• la biancheria del letto
• i mobili vicino al letto e altri oggetti nelle immediate vicinanze del malato
• i lavandini e in particolare le manopole dei rubinetti.
Il solo lavaggio delle mani può ridurre significativamente le infezioni e i decessi che ne conseguono, contribuendo ad abbattere i costi sanitari legati all’incremento delle giornate di ricovero.
Principali tecniche di lavaggio
L’igiene delle mani può essere fatta con modalità e prodotti diversi a seconda della mansione che si deve svolgere.
Le principali tecniche che riguardano chiunque sia a contatto con un malato sono:
Lavaggio sociale o igienico: ha lo scopo di eliminare lo sporco visibile e rimuovere i germi patogeni, con l’aiuto di acqua e sapone detergente, possibilmente liquido.
E’ necessario lavare le mani quando sono visibilmente sporche (di sangue o di altri liquidi biologici), dopo l’uso dei servizi igienici, prima di manipolare farmaci e prima di preparare o servire alimenti.
Il lavaggio sociale deve durare dai 40 ai 60 secondi. Per l’esecuzione corretta occorre:
• aprire il rubinetto con la mano, il gomito o il piede
• bagnare uniformemente le mani e i polsi con acqua tiepida
• applicare una dose di sapone sul palmo della mano e insaponare uniformemente mani e polsi con sapone liquido detergente in dispenser
• dopo aver insaponato le mani per almeno 15 secondi sciacquare abbondantemente
asciugare con asciugamani monouso in tela o carta assorbente fino a eliminare l’umidità residua
• chiudere il rubinetto dell’acqua con il gomito, oppure se è manuale con un lembo dell’asciugamano.
Lavaggio antisettico: ha lo scopo di eliminare i germi patogeni presenti sulle mani, attraverso l’uso di acqua e detergenti contenenti un agente antisettico; i più utilizzati sono clorexidina gluconato, iodofori e triclosan.
Anche questo tipo di lavaggio è adatto prima di manipolare farmaci o preparare il cibo e deve durare dai 40 ai 60 secondi.
Per l’esecuzione corretta occorre:
• aprire il rubinetto con la mano, il gomito o il piede
• bagnare uniformemente le mani e i polsi con acqua tiepida
• frizionare vigorosamente per 15-30 secondi i polsi, gli spazi interdigitali e i palmi di entrambe le mani con sapone antisettico;
sciacquare accuratamente con acqua corrente;
• asciugare prima le dita e poi i polsi con salviette monouso in tela o carta assorbente;
chiudere il rubinetto dell’acqua con il gomito, oppure se è manuale con un lembo dell’asciugamano utilizzato.
• Il lavaggio antisettico deve durare dai 40 ai 60 secondi.
Frizione alcolica: ha lo scopo di eliminare la flora transitoria e di ridurre la carica microbica residentei, attraverso l’utilizzo di soluzioni al 60-80% di alcol, associato a sostanze emollienti e umidificanti, in grado di proteggere la cute delle mani. I prodotti possono essere in gel, liquidi o in schiuma e non vanno usati su cute lesa o ferite e in presenza di fiamme. Per eseguire la frizione alcolica non serve l’acqua, non occorre che ci sia un lavandino e non occorre carta per asciugarsi le mani.
La frizione è indicata prima e dopo il contatto diretto con il malato, dopo la rimozione dei guanti non sterili, dopo il contatto con liquidi e secrezioni corporee, mucose o cute non integra o in caso di medicazione delle ferite, quando, assistendo lo stesso malato, si passa da una sede del corpo contaminata a una pulita, dopo il contatto con oggetti nell’immediata vicinanza del malato.
La frizione deve durare complessivamente 30-40 secondi, fino a completa asciugatura. In alternativa alla frizione con soluzione idroalcolica si possono lavare le mani con acqua e sapone antisettico. Va però evitato l’uso contemporaneo di frizioni a base alcolica e sapone antisettico.
Lavaggio chirurgico: ha lo scopo di rimuovere lo sporco e la flora transitoria da unghie, mani e avambracci; ridurre al minimo la flora residente; inibire la rapida crescita dei microrganismi.
La corretta esecuzione di questa procedura deve essere applicata da tutta l’équipe prima di interventi chirurgici.
Per la corretta esecuzione occorre
• regolare la temperatura dell’acqua alla temperatura più confortevole;
• bagnare uniformemente mani e avambracci fino a 2 dita al di sopra della piega dei gomiti;
• tenere le mani più alte rispetto ai gomiti;
• distribuire uniformemente 5 ml di soluzione antisettica, premendo la leva del dispenser con il gomito o utilizzando la spugna monouso;
• strofinare accuratamente per 2 minuti ogni lato di ogni dito, tra le dita, palmo e dorso di entrambi le mani;
• lavare ciascun lato del braccio dal polso al gomito per 1 minuto;
• risciacquare per 1 minuto prima le mani e dopo gli avambracci avendo cura di tenere le mani al disopra del livello dei gomiti per evitare che l’acqua dagli avambracci coli sulle mani;
• risciacquare mani e avambracci facendoli passare sotto il getto dell’acqua in una sola direzione, dalla punta delle dita ai gomiti;
non muovere le braccia avanti e indietro sotto l’acqua;
• asciugare mani e avambracci, tamponando e non strofinando, con un panno sterile: va asciugato prima ciascun dito, quindi la restante parte della mano, e da ultimo l’avambraccio sino alla piega del gomito con movimento circolare, avendo cura di non ripassare dall’avambraccio alla mano.
I medici e gli infermieri devono tenere le unghie corte e ben curate, senza smalto e non devono indossare orologi o altri monili. La cute delle loro mani deve essere integra e non presentare ferite ed escoriazioni.
Le mani e le braccia fino al gomito andrebbero lavate con sapone detergente prima di entrare in sala operatoria, se visibilmente sporche. La temperatura dell’acqua consigliata è di 37 °C poiché a temperature inferiori si ha una vaso costrizione e un restringimento dei pori che impediscono la penetrazione dell’antisettico; temperature superiori possono provocare irritazione cutanea nonché il passaggio in superficie di germi residenti in profondità.
In caso di accidentale contatto con superfici o oggetti non sterili durante il lavaggio delle mani, è indispensabile ripetere la procedura dall’inizio, allungando di 1 minuto il lavaggio della parte contaminata. Gli erogatori di antisettico devono essere a muro e provvisti di apposita leva per funzionamento a gomito; quando vuoti, se riutilizzabili, devono essere lavati e sterilizzati prima del successivo riempimento.
Ultima raccomandazione
L’uso dei guanti non sostituisce il lavaggio delle mani. I guanti contaminati utilizzati dagli operatori possono, infatti, diventare un importante e spesso trascurato veicolo di diffusione dei microrganismi nell’ambiente.