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Dal 2015 diverso Regime Fiscale

Da gennaio si è ampliata la platea degli interessati alla normativa del Reverse charge e dello Split payment: anche le imprese attive nei servizi di pulizia, demolizione, installazione impianti e completamento di edifici devono sottostare al nuovo regolamento relativo al regime IVA di inversione contabile. L’impatto sulle aziende, criticità e aspetti positivi

 

Importanti innovazioni per il settore del Cleaning sono state introdotte dalla Legge di Stabilità del 2015 con i ‘famosi’ meccanismi del reverse charge e dello split payment, relativi al versamento dell’IVA per i servizi di pulizia. Si tratta, in buona sostanza, dello spostamento dell’obbligo di versare l’Imposta sul Valore Aggiunto dalle imprese che prestano servizi a quelle che li acquistano. Il meccanismo ha l’obiettivo di evitare l’evasione dell’imposta per quei soggetti che, una volta riscossa l’IVA a credito, non la versano allo Stato e, in molti casi, cessano l’attività, in modo da non essere più reperibili per eventuali attività di riscossione. Anche se l’obiettivo primario appare piuttosto “nobile”, volto a un maggiore equità fiscale, in protezione delle imprese che si comportano adeguatamente e versano i tributi dovuti, in realtà con questo meccanismo appare evidente come diventi necessariamente più complicato operare ai limiti della legge, effettuando servizi con fattura e IVA, ma progettando di chiudere l’attività, in una procedura di fallimento controllato. Il valore dell’Imposta sul Valore Aggiunto sarà comunque corrisposto allo Stato, poiché l’azienda committente avrà l’obbligo di versare l’IVA per i prestatori d’opera, indipendentemente dalle previsioni di sviluppo.

Finanze e Credito d’Imposta

Rimane tuttavia poco chiaro quali possano essere gli effetti sul comparto dei servizi, che si trovano ad affrontare problematiche di tipo finanziario, con il mancato incasso del tributo, ma anche per la compensazione delle fatture d’acquisto, con il probabile emergere di situazioni di credito d’imposta croniche e di cui attendere pazientemente il rimborso dallo Stato. E’ pur vero, tuttavia, che queste difficoltà finanziarie si porranno esclusivamente nei casi di acquisti di macchinari o di altri fattori produttivi. La principale risorsa del segmento, in condizioni standard, è l’impiego di manodopera, e le risorse non sono soggette a IVA, a meno di acquisto di servizi da altri operatori. Abbiamo parlato con Giuseppe Manara, responsabile amministrativo e finanziario di Res Nova, che ci ha detto: «Non possiamo ancora capire quali siano gli effetti delle nuove norme fiscali, perché sono in vigore solo da gennaio e credo sia necessario almeno un anno per comprendere l’impatto sui conti aziendali». Res Nova effettua servizi di pulizia e manutenzione prevalentemente in regime di Reverse Charge, con l’emissione di fatture senza IVA. «Prima dell’applicazione del nuovo regime ci trovavamo ogni mese nella necessità di versare l’IVA a debito, mentre da quest’anno i versamenti sono molto contenuti e in alcuni mesi abbiamo registrato un credito». L’auspicio è che sia possibile compensare eventuali crediti IVA con i versamenti “F24”, ipotesi allo studio ma ancora non deliberata. «Se ci trovassimo con un credito d’imposta dell’ordine di decine di migliaia di Euro, con le attuali regole saremmo senz’altro in difficoltà, poiché i tempi di liquidazione sono piuttosto lunghi; se, invece, fosse possibile compensare con altre imposte o, addirittura, con i contributi INPS da versare per gli addetti, il credito sarebbe compensato entro il primo trimestre dell’anno successivo, alleggerendo la pressione sulle finanze dell’azienda». Oltre agli anticipi dei tributi, infatti, nel nostro paese sono presenti anche costi burocratici piuttosto elevati, con la necessità di garantire il credito con una fideiussione, per esempio, con effetti notevoli sui conti delle aziende creditrici.

Offerta Differenziata – Vantaggio più Certo

Le nuove normative hanno effetti differenziati, ovviamente, in base alla composizione dei fatturati delle aziende: se l’offerta in Reverse Charge è affiancata da quota in regime ordinario, i vantaggi sono immediati e sono presenti minori dubbi sul miglioramento delle condizioni sia aziendali sia di settore. «Vedo esclusivamente aspetti positivi da questa nuova disciplina fiscale – afferma Paolo Fasoli, amministratore unico di Intra -. Con i servizi effettuati in regime di Reverse Charge, ci troviamo a versare un quinto di IVA rispetto al passato; versamenti che dovevano essere effettuati mensilmente a fronte di pagamenti a 60 o 90 giorni, che, alla fine, ci avrebbero permesso di rientrare dell’anticipo». In precedenza, quindi, le aziende come Intra si trovavano nella condizione di anticipare all’erario l’IVA per i propri servizi, spesso utilizzando il credito, fino al momento della liquidazione della fattura con ovvi effetti sugli oneri finanziari dovuti al creditore. Anche per quanto riguarda il credito d’imposta per gli acquisti, il titolare di Intra è stato piuttosto chiaro «Circa un terzo del fatturato aziendale è dovuto a servizi diversi dalla pulizia, come la logistica o la gestione degli spazi esterni, fornendoci quindi una base di IVA a debito da compensare con le vendite; fino a questo momento, da gennaio, ci troviamo comunque nella condizione di versare l’Imposta sul Valore Aggiunto ogni mese, quindi il problema del credito d’imposta e della sua eventuale liquidazione non si pone per la nostra azienda, mentre potrebbe essere reale per coloro che effettuano esclusivamente servizi di pulizia di interni in una fase di acquisto di beni, ma non per l’ordinaria amministrazione». Molto netto anche il giudizio sull’applicazione del meccanismo di Reverse Charge «questa nuova modalità di tassazione – conclude Fasoli – porterà maggiore legalità sia per la stessa IVA, sia per il settore del Cleaning più in generale, escludendo tuti coloro che agiscono al di fuori delle norme e restituendo valore alle aziende che operano in maniera aderente alla nostra fiscalità, eliminando quindi i vantaggi competitivi ottenuti in maniera truffaldina dai concorrenti più ‘furbi’».

Reverse Charge = Maggiore Legalità

La sensazione, almeno per quanto riguarda le imprese di pulizia, è che il cambiamento delle normative fiscali abbia portato esclusivamente vantaggi al settore e che sia inviso solo agli operatori intenzionati a non versare l’imposta. A quanto appare il maggiore controllo derivante dal diverso regime fiscale è approvato dalle imprese più sane, che si trovano sgravate dall’onere di anticipare l’IVA per i propri clienti, mentre non è accettabile per coloro che vogliono o vorrebbero evadere la tassa. Da un lato assistiamo quindi a un classico meccanismo di resistenza al cambiamento, con la necessità di mantenere lo status quo per le imprese e, quindi, evitare modifiche importanti sulle modalità di fatturazione, dall’altro, invece, notiamo che le voci a favore delle nuove norme sono molte. In generale, appunto, una volta effettuato un breve periodo di “rodaggio” per assimilare le nuove norme, i pareri sono piuttosto favorevoli, quando non entusiasti.

Ancora l’opinione diffusa è che “reverse charge” e “split payment” siano più strumenti di aiuto alle imprese che non elementi che contrastano lo sviluppo; ecco per esempio il parere di Rosario Benedetti, titolare del Gruppo Becan: «L’introduzione di questa nuova disciplina fiscale porterà senza dubbio a maggiori livelli di legalità nel settore, per due ordini di motivi; da un lato, infatti, vengono ridotti i contanti disponibili nelle mani dei malintenzionati, mentre dall’altro si aiutano le imprese del settore evitando che debbano anticipare per conto dei clienti l’IVA che sarà poi liquidata al saldo delle fatture». Di nuovo torna il concetto di vantaggio finanziario per le imprese di pulizia, che evitano il ricorso al credito almeno per la quota relativa all’Imposta sul Valore Aggiunto.

«Anche nel caso di erogazione esclusivamente di servizi di pulizia – continua il patron del Gruppo Becan – la quota relativa agli acquisti è trascurabile e contenuta in qualche punto percentuale sul totale del fatturato; inoltre le aziende clienti richiedono anche servizi soggetti a IVA, come per esempio la tinteggiatura e data la quota molto contenuta di acquisti, sono sufficienti poche vendite con IVA per compensare il credito d’imposta». Il Gruppo aziendale, in effetti, sta versando IVA a debito anche quest’anno, anche se in misura decisamente inferiore rispetto al “vecchio” regime fiscale. L’IVA a debito è pari a circa un quarto rispetto al medesimo periodo dell’anno scorso, valore che, comunque «era già da liquidare con criterio di cassa, a seguito del regime introdotto dal governo Monti»; come ci ha detto Rosario Benedetti, quindi da versare solo ad avvenuto saldo delle fatture e senza necessità di anticipare l’imposta per la clientela.

Cautele per la Preparazione

Abbiamo chiesto un parere anche a Coopservice Reggio Emilia, gruppo aziendale di servizi che nel 2013 ha generato vendite per 614 milioni di euro e che occupa circa 16.000 addetti. Ci ha risposto Michele Magagna, direttore commerciale del Gruppo: «Non sono in grado di quantificare l’impatto del nuovo regime fiscale sui flussi finanziari, anche se mi sembra evidente che la sottrazione del 22% di IVA dai conti aziendali potrebbe avere ripercussioni notevoli, su aziende di piccole dimensioni con fatturati contenuti; la media delle tempistiche di pagamento si aggira sui 155/160 giorni e in base alla nuova normativa, è possibile farsi anticipare dalle banche solo l’imponibile, con l’esposizione che, in media, dura circa cinque / sei mesi». Quindi, in realtà, i dubbi del direttore commerciale di Coopservice, riguardano più le classi più piccole tra le imprese di pulizia, che non la realtà di cui veicola i servizi. Anche per quanto riguarda la cronicizzazione del credito IVA, Coopservice è in una posizione di relativa tranquillità: «Le vendite di servizi di pulizia ammontano a circa il 20/25% del fatturato totale, con i residuali tre quarti di fatturato soggetti a IVA ordinaria e la possibilità di compensare l’imposta a credito». La riflessione, anche in questo caso, è per aziende di servizi di piccole dimensioni: «Se un’impresa offre esclusivamente servizi di pulizia e acquista in un periodo beni per centinaia di migliaia di Euro, potrebbe trovarsi con un credito d’imposta di 100/150.000 Euro, cifra che darebbe notevoli problemi alla gestione finanziaria della piccola realtà». In generale Coopservice vede come un vantaggio il nuovo regime fiscale, utile per contrastare le attività che operano sul filo della legalità e fare un po’ di pulizia nel segmento dei servizi: «Spesso ci troviamo in competizione con imprese che cambiano ragione sociale ogni quattro / cinque anni e che, probabilmente, finanziano le proprie attività anche con l’IVA a debito». Spostare l’obbligo di versare l’Imposta sul Valore Aggiunto sui clienti dovrebbe limitare o annullare completamente queste pratiche vicine alla truffa, infatti, ha continuato il manager: «Ci troviamo nella condizione di dover effettuare sconti notevoli, costretti da queste realtà aziendali che, probabilmente, riescono a mantenere prezzi molto bassi grazie all’elusione delle imposte; molto spesso riusciamo ad essere competitivi nei contenuti, ma non siamo in grado di competere su livelli di prezzo troppo bassi, in un periodo in cui, purtroppo, la domanda è soprattutto in cerca di sconti e costi più contenuti». Infine, Magagna ha espresso qualche dubbio sulla preparazione di enti e organizzazioni della Pubblica Amministrazione; la nuova disciplina fiscale (Split Payment) è in effetti più complessa rispetto a quella per le compravendite tra privati. «Staremo a vedere cosa accadrà, ma si potrebbero verificare problemi per gli interlocutori nel settore pubblico; già oggi si notano lacune nella preparazione del personale, con un nuovo meccanismo fiscale un po’ più complesso di prima, non è detto che filerà tutto liscio».

Pubblica Amministrazione e IVA contenuta

Abbiamo sentito anche Markas, azienda di servizi con la grande maggioranza di clienti nel settore pubblico e abbiamo chiesto al Direttore Amministrazione Finanza e Controllo Robert De Biasi se, nella loro opinione, il nuovo regime porterà ad una maggiore stabilità nel mercato dei sevizi di pulizia, ed ecco, di seguito la risposta: «Il chiaro obiettivo perseguito sin dall’inizio dal legislatore con il nuovo regime fiscale è quello di evitare le frodi IVA e la logica economica sottesa a queste innovazioni è comune: essendo l’IVA una cosiddetta “partita di giro”, è ovvio che, con i vari passaggi, aumentano sempre di più le probabilità di evasione. Se l’IVA invece viene assolta dal committente, quindi dal soggetto terminale delle operazioni, anziché dal fornitore o prestatore, si diminuiscono drasticamente i rischi di omissioni di versamento, quindi di frodi a danno dello Stato. Letta in questo senso, in generale sarà molto più difficile, per chi ne aveva l’abitudine, continuare a frodare l’Erario con mancati versamenti di IVA. Sicuramente il fisco potrà ottenere dei benefici da questo nuovo regime normativo, ma non siamo altrettanto certi che fosse proprio questa la chiave per garantire maggiore stabilità al mercato del cleaning. Esisterebbero, probabilmente, fattori più importanti e decisivi di questo per portare una maggiore stabilità in questo settore: pur essendo indispensabile la correttezza nel rapporto tra fisco e contribuenti, nel nostro ordinamento sarebbe forse più necessario un cambio radicale di mentalità e tendere ad una maggiore certezza del diritto, con la conseguenza che chi commette un reato fiscale sia punito».

Un migliore inquadramento delle attività dell’azienda, oltre che dei cambiamenti che la nuova disciplina fiscale ha portato, in un commento di Robert De Biasi: «Per quanto riguarda Markas, possiamo dire che le novità in materia di Reverse Charge e Split Payment hanno toccato solo marginalmente l’equilibrio finanziario dell’azienda. La Reverse Charge, all’atto pratico, ha sicuramente cambiato le modalità di fatturazione e registrazione dei documenti contabili. Considerando però che alle attività istituzionali non commerciali continua ad applicarsi il meccanismo dell’IVA ordinaria e che Markas è un’azienda che nel settore del cleaning ha una platea di clienti composta dall’80% proprio da Enti pubblici, le novità non sono state così rilevanti e non hanno portato apprezzabili vantaggi alle finanze aziendali in termini di disponibilità finanziaria». Ci siamo infine chiesti quali fossero le differenze tra la più diffusa Reverse Charge e la disciplina di Split Payment, dedicata alle vendite di servizi alla Pubblica Amministrazione. Ovviamente è piuttosto lucido il commento di Markas, con più dei tre quarti del fatturato per la PA: «La Reverse Charge ha creato un po’ di incertezze interpretative, almeno all’inizio, in quanto non era ben chiara la differenza fra attività istituzionale e commerciale degli enti: all’inizio infatti tutte le fatture venivano emesse secondo il meccanismo del Reverse Charge. Con alcune circolari dell’Agenzia delle Entrate è stata poi chiarita questa differenza, per cui è stato necessario stornare una ad una tutte le fatture emesse in base al Reverse Charge, riemettendole con IVA ordinaria. In seguito a questi chiarimenti, comunque, le modalità operative sono diventate man mano più chiare e il meccanismo sembra finalmente entrato a regime. Rispetto al Reverse Charge, invece, l’adattamento allo Split Payment è stato meno complicato da un punto di vista amministrativo: in primo luogo non ha inciso sulle modalità di fatturazione; inoltre, era chiaro da subito quali fossero le Pubbliche Amministrazioni interessate, per cui anche a livello organizzativo l’accoglimento di questa normativa è stato sicuramente più semplice e lineare. Quello che auspichiamo è che l’impegno organizzativo richiesto alle aziende per adattarsi a questa nuova normativa possa davvero supportare il mercato del cleaning e fargli riacquisire almeno parte quella stabilità che da tanto tempo si ricerca».

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