Tecnologia

Pronto? Chi parla…?

Non una persona, ma una cosa: oggi l’automobile, il navigatore, il frigorifero eccetera. Domani, perché no?, la lavasciuga pavimenti o la spazzatrice. Grazie e tramite internet, anche le cose “parlano” tra loro, per fornire informazioni, scambiarsi dati, chiedere assistenza, eccetera

Se, passeggiando per strada, sentissimo pronunciare la parola “IoT”, sicuramente la nostra immaginazione ci trasporterebbe su un bianchissimo yacht e riusciremmo quasi a sentire quella brezza dal sapore salmastro tipica della navigazione.

 

Ma questa parola, dalla pronuncia ambigua, è anche l’acronimo che indica un altro tipo di navigazione: quella virtuale, che permette a cose e persone di mettersi “in rete” tra loro.

IoT, ossia “Internet of things”, indica il fenomeno –ancora poco conosciuto in Italia – che si traduce con “internet delle cose”. Eppure è già una realtà che coinvolge numerosi “oggetti” di uso comune, e il suo potenziale impiego è destinato a crescere, rappresentando –di fatto- una formidabile scommessa tecnologica ed economica applicata al mondo dei servizi.

Cosa significa “Internet delle cose”?

Questa espressione indica una famiglia di tecnologie capaci di rendere gli oggetti “dialoganti” grazie al fatto di poter comunicare dati e accedere ad informazioni aggregate. Oggetti diversi, che normalmente usiamo per uno scopo comune, dialogano direttamente tra loro scambiandosi informazioni e creando risposte complesse adatte al nostro scopo, con un risparmio di energie, personali ed ambientali, notevole. Il sistema IoT ha creato un paradigma fondamentale perché mette insieme tantissime tecnologie –da quelle informatiche per l’interconnessione in rete, a quelle utilizzate per l’identificazione degli oggetti, ma comprende anche il mondo dei sensori, l’image analysis e la computer vision- per cercare di estendere le potenzialità della rete a tutti gli oggetti che ci circondano. E’ il paradigma alla base delle tecnologie “smart”.

Forse non sappiamo di trattare già con “oggetti intelligenti”, ma esistono ambiti della vita comune che hanno iniziato da qualche tempo ad essere interessati da questa rivoluzione, soprattutto nei settori degli smart-home, smart-city, smart-car e smart-grid. La funzione degli oggetti IoT è essenzialmente quella di monitoraggio (recupero delle informazioni per produrre dati sull’oggetto o sull’ambiente circostante) e di controllo (realizzata soprattutto nella possibilità delle “cose” di essere comandate a distanza)

Il campo della domotica (smart-home) è quello maggiormente interessato alla sperimentazione: allarmi o climatizzatori che vengono programmati attraverso il cellulare, luci che si spengono e si regolano a seconda del tipo di attività svolta in casa, elettrodomestici che scelgono come lavorare. Già si parla, ad esempio, di frigoriferi intelligenti, capaci di dialogare con i prodotti conservati all’interno e verificarne scadenze e quantità grazie ad uno scanner che legge il codice a barre dei prodotti (sistema di rete interna) e avvisare il fruitore sul suo smartphone, mentre sta andando a fare la spesa. Inoltre, sarebbe l’elettrodomestico stesso in grado di segnalare al centro servizi eventuali guasti o malfunzionamenti grazie al collegamento internet che trasferisce i dati al centro servizi del produttore.

Anche la città comincia ad essere “smart”, ovvero interconnessa, e a dialogare con il cittadino. Già oggi è possibile scaricare delle App per conoscere in tempo reale il traffico urbano e la situazione dei mezzi pubblici, ma anche a livello di gestione comunale si sta progredendo. Una ricerca dell’Osservatorio Internet of Things ha analizzato 116 città (51 in Italia, 65 all’estero) e ha osservato 258 applicazioni tecnologie utilizzate: dall’illuminazione pubblica (telemonitoraggio e il telecontrollo dei lampioni) alla raccolta dei rifiuti.

Probabilmente le tecnologie IoT più conosciute sono le smart Car, ovvero le automobili connesse ad un sistema di comunicazioni integrato con il quale scambiano continuamente informazioni. Tra queste, moltissimi sono i veicoli che si connettono per motivi assicurativi. Sono in crescita infatti i contratti che concedono alle compagnie di fare statistiche sul comportamento di guida e, in base a risultati più o meno virtuosi, propongono polizze su misura. E’ già in progetto un tipo di automobile che in caso di incidente sarà in grado di chiamare da sola il pronto soccorso.

Con smart grid invece si intende il collegamento tra una rete di informazione e una rete di distribuzione elettrica, che consente di gestire la rete elettrica in maniera “efficiente”, per un utilizzo più razionale dell’energia e nel contempo minimizzando o allertando l’utente circa eventuali sovraccarichi e variazioni della tensione elettrica.

Questa rivoluzione richiede un profondo cambiamento delle attitudini sociali e una progressiva convergenza fra il sistema industriale, le tecnologie ICT e le infrastrutture di comunicazione. A sottolineare la centralità dell’interconnessione sistemica si sta già proponendo di cambiare la dicitura di “Internet of things”, che pone erroneamente il focus sugli oggetti, in “Internet of Everythings” (I.o.E).

Secondo IDC Italia (Agenzia di marketing e ricerche di mercato), nei prossimi anni, device, sensori, applicazioni e data center dialogheranno sempre di più in un ambiente tecnologico eterogeneo, dove l’evoluzione sarà guidata dalla capacità di sperimentare e collaborare delle aziende più innovative. Tanto è il potenziale che solo il futuro ci svelerà quanti e quali altri esempi di applicazioni e casi d’uso le aziende sapranno creare per connettere e automatizzare i processi aziendali a favore dei propri clienti e dipendenti. Le nuove possibilità tecnologiche dei prodotti intelligenti connessi, e i dati da essi generati, inaugurano una nuova era a livello di competizione. Per cogliere questa eccezionale ondata di opportunità di generare valore, i produttori devono riconsiderare il modo stesso con cui i prodotti vengono ideati, progettati, fabbricati e gestiti. Nel panorama mondiale, sempre seguendo le previsioni della IDC, si stima che il mercato di internet delle cose raddoppierà nel 2018 a quota 4.600 miliardi di dollari, con un incremento superiore in Europa (+21,3%). La convergenza di cloud, mobile, big data e social (la Terza Piattaforma), e di sensori, sta creando nuove opportunità per le aziende, in grado di offrire ai propri clienti e dipendenti servizi e nuove modalità d’interazione, che mettono insieme cose, macchine, processi e persone, sempre più interconnessi in Rete. L’innovazione avverrà sia nella Digital Life che nell’ambito professionale e aziendale. Stiamo –di fatto- vivendo un’opportunità da cogliere nel presente, di creare il nuovo e di creare spazi di mercato ancora inesplorati. Starà al mondo dell’industria accorgersi di essere entrati in una diversa epoca, dove l’uomo non deve più adattarsi alla tecnologia, ma è la tecnologia che può e deve adattarsi all’uomo.

E l’Italia come reagisce davanti al fenomeno IoT?

L’osservatorio di “Internet of Things” del Politecnico di Milano ha calcolato un mercato legato a IoT da un miliardo e cinquantacinque milioni di euro (di cui l’85% realizzato nella domotica) destinato a crescere e ad allargare il proprio ventaglio di mercato. Ed è qui che si collocano le importanti implicazioni anche per l’industria del cleaning, che già ha cominciato ad investire in termini di progetti nelle tecnologie IoT, ma che è ancora agli albori nel comprendere sia le trasformazioni del mercato legate ai prodotti, sia i vantaggi che deriverebbero dall’applicare sistemi IoT a tutta la filiera produttiva, come l’automatizzazione di alcuni processi.

Nel contesto generale di una certa insensibilità al fenomeno “internet delle cose”, si deve però riconoscere che l’Italia possiede Aziende all’avanguardia, basti pensare ai prodotti della Arco, come la linea “Gynius”, dotata sia del “S.D.C.”, sistema di diluizione controllato per la corretta formulazione della soluzione detergente, che del rivoluzionario sistema “S.C.C.”, System Cleaning Control, che è il primo sistema di controllo interattivo sul consumo di detergente da parte del cliente finale. O ancora ha creato delle App che interagiscono con il cliente consigliando – ad esempio – il prodotto più idoneo per il tipo di pulizia, realizzando preventivi e indicando anche l’alternativa con la scelta di prodotti di altri marchi.

In realtà pochi sanno che è già sul mercato una macchina per le pulizie “IoT powered”, il cui “concept “ ci è stato spiegato dall’Ammistratore Delegato di Afidamp Servizi, Toni D’Andrea. Si tratta della gamma “iSINERGY” di lavasciuga progettate e prodotte dalla società ICE (International Cleaning Equipment). E’ una realizzazione dell’industria cinese, quella Cina che solo fino a ieri copiava le nostre tecnologie e le forme delle nostre macchine ed ora si pone come il leader dell’innovazione. La macchina ha tuttavia un cuore italiano ed è in commercio da poco più di un anno. Questa lavasciuga viene data in comodato d’uso e si presenta sigillata, senza possibilità di accedere alle parti meccaniche, ma fornita del necessario per il suo funzionamento (spazzole, batterie…). La sua attività è costantemente monitorata: si conosce il numero di ore di impiego, il luogo in cui è collocata, lo stato di conservazione e funzionalità. Grazie alla presenza di una piccolissima scheda questa macchina è in grado di comunicare ogni cosa di sé (azione di monitoraggio) e di essere controllata a distanza. Ma il fondamentale snodo rivoluzionario a cui porta l’adozione di questa tecnologia riguarda il concetto stesso di acquisto. Non esiste più un compratore finale che entra in possesso di un prodotto. L’oggetto rimane proprietà del produttore che lo affida in comodato d’uso all’utilizzatore. Quello che in realtà viene comprato è il servizio che quella data macchina deve compiere e per il quale il centro servizi dell’azienda garantisce il perfetto funzionamento. Un po’ come accade per alcuni telefoni cellulari: si paga una quota periodica per utilizzarlo, ma l’apparecchio non è di tua proprietà e se si guasta o rompe la casa produttrice provvede alla riparazione o alla sua sostituzione. In questo sistema che prevede un filo diretto tra chi fabbrica e chi utilizza la macchina, il rivenditore cambia completamente il proprio ruolo perché non è più legato all’atto della vendita, ma diventa protesi funzionale del fabbricante. Rappresenta un presidio attivo e funzionale h24 sul territorio per il servizio “post vendita”, assicurando la rapidità degli interventi di assistenza nell’area di sua competenza. Su questo attualissimo argomento Afidamp ha organizzato, nella cornice di PULIRE 2015, un workshop internazionale nel quale verrà discusso il tema dell’internet delle cose applicate all’industria del cleaning. Il workshop, per la sua natura internazionale, si svolgerà esclusivamente in lingua inglese.

 

L’ internet delle cose entra nel cleaning professionale: il convegno Afidamp a PULIRE

“Internet of things: a new revolution in the cleaning industry?” è il titolo del primo convegno mondiale dedicato

alle tecnologie IoT nel cleaning. Si svolgerà il 20 maggio alle ore 10.30 nella sala riunioni sita tra i padiglioni 2 e 3 di Verona fiere.

Saranno presenti in qualità di relatori i massimi esperti del tema applicato all’industria del pulito. Intervengono: Markus Asch, CEO and Vice Chairman Management Board of Alfred Kärcher GmbH & Co; Simon Chen, Managing Director of ICE e Andrea Granelli, esperto di tecnologia e di management, già CEO di tin.it e di TILab, Presidente dell’Associazione Archivio Storico Olivetti. Si tratta di un confronto tra le diverse esperienze realizzate e un approfondimento a 360 gradi su uno degli aspetti più futuribili di un nuovo modo di vedere il rapporto tra un bene fisico e il suo utilizzatore. Modererà Carlo Massarini, giornalista esperto di media technologies.

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