Igiene Alimentare

Il “comun denominatore” delle industrie alimentari

Gli auditing addetti alle verifiche degli standard igienici sono soggetti ad esaminare soluzioni diverse indotte frequentemente dall’attività che svolgono. Vediamo alcune novità

L’Industria Alimentare è un macrosistema dai confini molto ampi e si passa dalla Piccola Media Azienda (che spesso ha caratteristiche dell’alto artigianato) alla Mega Azienda (che in molti casi ha la personalità della multinazionale). In entrambi i casi ci sono aspetti positivi e punti critici. Vero è che le entità infestanti non fanno distinzioni rendendo l’attenzione all’igiene importante, sempre.

Ma c’è un’altra cosa che accomuna una parte significativa del nostro macrosistema filiera alimentare: la frequentazione degli impianti da parte di un buon numero di auditing. In questo contesto non considero le Autorità sanitarie preposte ai controlli di legge e alle repressioni frodi a cui tutte sono teoricamente soggette.

Esaminiamo quindi le aziende soggetto alle verifiche di auditing esterni (siano essi inviati da enti certificatori o dai clienti). Mi riferisco unicamente agli auditing addetti alle verifiche degli standard igienici.

L’inserimento di questi “controllori” comporta una maggior attenzione agli aspetti burocratici connessi all’igiene ma anche l’istaurarsi di mode che, traendo spunti, da varie fonti creano una sorta di effetto domino per cui certe risorse tecniche vengono o debbono essere abbandonate a vantaggio.

Le fonti che ispirano i “consigli” degli auditing vanno dalle ricerche universitarie alla disponibilità di nuove risorse tecniche e dalle relazioni esposte nei vari Convegni ad un vero e proprio passa parola. Come in tutte le cose la tendenza ai miglioramenti non ha uno sviluppo lineare e neppure c’è la certezza che sia un passo in avanti. Pur tuttavia “L’attenzione al problema porta nel tempo a trovare soluzioni tecniche e professionali di sempre maggior spessore e culturalmente elevate”. Una cosa è certa: nella realtà indagata coesistono due tendenze. La prima è ridurre i costi la seconda è mantenere e, potendo, migliorare gli standard igienici di produzione. Un esempio che mi appare pertinente è quello, sempre più spesso adottato, di allungare i tempi fra una fumigazione e l’altra. Le risorse tecniche una volta erano i “gas tossici” di cui resta, unico superstite, la fosfina oggi affiancata da profume o dai trattamenti termici. In ogni caso per allungare i tempi fra un trattamento “totale” e l’altro le vie da percorrere erano: investire nella pulizia e, per la parte ingegneristica, privilegiare ove possibile le attrezzature e gli impianti pest e rat-proofing rendendoli anche più facilmente ispezionabili e sanificabili.

Esaminiamo in ordine sparso alcune novità indotte frequentemente dall’attività di consulenza che gli auditing svolgono.

Nell’ambito degli insetticidi dalla Germania ci giungerebbe il divieto di utilizzare il PBO in particolare quelli a base di piretro. Formulato già disponibile in Italia ove però il mercato è dominato da formulati a base di permetrina e cipermetrina nella fascia media a cui si affianca la deltametrina per arrivare, salendo di gamma e di prezzo d’acquisto, all’alfametrina e alla lambda-cialotrina.

Per quanto concerne le lampade sembrano affacciarsi al mercato “alimentare” quelle a doppia azione: attirare e catturare insetti e contemporaneamente svolgere un’azione germicida. Il che comporterà una variazione di lunghezza d’onda con minor margini di sicurezza e ancora maggior attenzione al loro posizionamento e manutenzione.

Nell’ambito dei feromoni sia utilizzati per il monitoraggio sia per una sorta di mass-trap o confusione sessuale una “novità” che semplificherà, a parer mio, il loro utilizzo e posizionamento sarà costituita da tessuti multistrato a lento rilascio.

Per i rodenticidi sembra ormai cosa certa che la scuola di pensiero dell’Europa del nord stia prevalendo. I principi sono: primo, diminuire il più possibile l’uso dei rodenticidi anticoagulanti. La cosa sarebbe avvalorata anche dal fatto che le registrazioni saranno soggette a revisione quinquennale e non decennale come per gli insetticidi e l’uso di mezzi alternativi fra cui tutoli di mais disidratati. Il che eliminerebbe l’impiego di sostanze chimiche ma comporterebbe una morte non proprio indolore. Se ho ben inteso la massa ingerita disidratata porterebbe una sorta di blocco dell’apparato digerente. Tale tecnica mi ricorda quanto mi è stato raccontato da parte di un esperto di architettura biologica e coibentazioni con sostanze di origini naturali sull’utilizzo di truciolato di sughero aromatizzato al cacao.

Il secondo principio è evitare sofferenze agli animali. Per cui in alcune nazioni sono bandite le trappole collanti e quelle per annegamento. Mentre sono accettate quelle a tagliola. La motivazione che ne autorizza l’uso (anzi lo promuove) è che la morte è istantanea. Sia come sia nel mio approccio professionale ai servizi di lotta murina sempre di più mi sto impegnando sul fronte della prevenzione.

Come ultima diesamina delle risorse tecniche affronterei il sempre più variegato mondo delle mangiatoie di sicurezza (bait-box). Ormai ce ne sono di innumerevoli fogge, dimensioni e colori. Per quest’ultima caratteristica una richiesta di cui sono venuta a conoscenza è stato il dover sostituire tutte le mangiatoie mettendo al loro posto box di colore azzurro. Apparentemente la richiesta era priva di logica, con un paio di telefonate ho scoperto che l’azzurro è un colore non presente nei nostri alimenti. Forse e mi si perdoni l’ironia che l’importanza dell’argomento sicuramente non merita. Ma è pur vero che c’è il gelato del colore dei Puffi da cui prende il nome, confetti azzurri e impegnandosi ne troveremmo probabilmente degli altri. Più razionale è invece la richiesta che i contenitori siano ispezionabili senza doverli aprire e/o che siano multifunzione aggiungendo la possibilità di utilizzarli anche per azioni di monitoraggio.

Tornando al comun denominatore il segmento di mercato delle industrie alimentari è uno dei più battagliati commercialmente parlando. Però è altrettanto vero che il committente, in genere, sa cosa vuole e colui che offre i suoi servigi è consapevole sia della preparazione del suo potenziale cliente sia della necessità di avere una struttura tecnica e manageriale all’altezza.

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