Deve averci ripensato la Commissione Europea che a dicembre 2014 aveva bocciato l’assunzione del pacchetto sull’economia circolare. Sotto la guida del presidente Juncker, aveva indietreggiato rispetto alle nuove direttive che imponevano obiettivi ambiziosi di riciclaggio (70% per i rifiuti municipali e 80% per imballaggi entro il 2030) e vietava il conferimento in discarica di qualsiasi tipo di rifiuto riciclabile.
Questa strategia rientrerà invece nel nuovo Piano di Azione che la Commissione vuole presentare entro fine 2015. La motivazione è chiara: la concorrenza per le risorse del pianeta è in aumento. Poiché le risorse sono concentrate al di fuori dell’unione europea, l’industria e la società europee dipendono dalle importazioni e sono sempre più vulnerabili all’aumento dei prezzi, alla volatilità dei mercati e alla situazione politica dei Paesi fornitori. Al tempo stesso le risorse naturali vengono spesso utilizzate in maniera non sostenibile, il che provoca ulteriori pressioni sulle materie prime, degrada l’ambiente e mette a repentaglio gli ecosistemi. Il piano che l’Europa vuole perseguire interessa l’intero ciclo di vita dei prodotti: dalla progettazione al loro riutilizzo, dal riciclo al consumo sostenibile, dall’uso intelligente delle materie prime al rafforzamento dei mercati delle materie prime secondarie. Questo sistema porterà anche alla nascita di nuovi modelli imprenditoriali dove alla logica del “prendi, cuci e getta” si dovrà passare al mantenimento, per un tempo il più lungo possibile, del valore dei materiali e dell’energia utilizzati nelle varie fasi di produzione.