La dodicesima edizione del Rapporto Ospedali & Salute mette sotto osservazione le dinamiche di un settore complesso e con una forte “massa”: 14 milioni di italiani ogni dodici mesi varcano le soglie di un ospedale, circa 650 mila addetti e un impegno di spesa pubblica di 62 miliardi di euro, una spesa oggetto di molteplici interventi di riduzione che di rado tengono conto di ciò che l’ospedalità rappresenta per il Paese
Il Rapporto Annuale “Ospedali & Salute 2014”, promosso dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata (Aiop), giunto alla sua dodicesima edizione, fotografa lo stato di fatto del sistema ospedaliero italiano, registrando le reazioni dei cittadini e degli utenti. Il Rapporto, perdurando il periodo di crisi economica e di finanza pubblico, evidenzia il rischio di un progressivo logoramento del sistema universalistico e solidale di cui l’Italia gode da quasi quarant’anni.
Tre minacce
Secondo il rapporto, infatti, il nostro sistema di welfare che si trova oggi davanti a tre tipi di “minacce”:
• una minaccia di riduzione della spesa, che ha assunto negli ultimi anni, anche per le urgenze di bilancio e per le pressioni europee, la forma di tagli per lo più lineari, finendo col premiare le strutture meno efficienti e col punire quelle più efficienti;
• una minaccia di traslazione dell’impegno nel fare efficienza, grazie a due meccanismi di “rimbalzo”: quello che tende a ribaltare le esigenze di razionalizzazione del sistema ospedaliero pubblico sui soggetti di offerta privati, sia che si tratti della farmaceutica oppure dell’ospedalità o dei laboratori accreditati, tanto per fare degli esempi; e quello che tende a trasferire sui pazienti e sulle loro famiglie oneri aggiuntivi (sul piano dei ticket, del ricorso all’intramoenia e al privato o provocando il rimando o addirittura la rinuncia alle cure), oppure la riduzione e/o il peggioramento dei servizi sanitari;
• una minaccia di corrosione del sistema universalistico e solidale, costruito a suo tempo, che la tenaglia risorse scarse/ domanda crescente pone in situazione critica e tale da dover essere affrontata in maniera strategica con una visione di medio periodo.
Riduzione della spesa
Per quanto riguarda la spesa, bisogna tenere presente che:
• l’Italia spende meno rispetto ai Paesi del G7 e ai Paesi dell’Ocse in termini di spesa sanitaria pubblica sul Pil (6,9%) e in termini di spesa ospedaliera pubblica (3,9%) rispetto al gruppo del G7: e questo pur dovendo affrontare una contrazione del Pil in questi anni di crisi.
• Il sistema ospedaliero è riuscito a mantenere standard mediamente elevati di prestazione e anzi a incrementarli nel tempo, con un riscontro complessivamente positivo da parte degli utenti nei confronti delle diverse tipologie di strutture (il che non deve far dimenticare l’esistenza di significative differenze territoriali e di tensioni sul fronte domanda/offerta di servizi).
• Il confronto tra sanità “finanziaria” e sanità “reale” costituisce certamente una tenaglia, ma rappresenta anche un’occasione in positivo per fare efficienza e “liberare” così risorse aggiuntive in grado di affrontare i nuovi e più evoluti bisogni che provengono dalla domanda (con l’invecchiamento della popolazione, con il permanere di vecchie patologie e con il manifestarsi di nuovi disagi, con il ricorso a tecnologie sempre più avanzate, tanto per fare qualche esempio).
• Per liberare risorse si dovrà applicare in maniera consapevole ed estesa il principio less is more, basato sul saper fare di più e meglio anche con meno risorse, con la conseguenza di dover riorganizzare la macchina sanitaria e ospedaliera, attuando una revisione profonda del relativo modo di essere e di operare, come del resto è richiesto oggi indistintamente a tutti i soggetti: aziende, Pubblica Amministrazione, istituzioni, sistemi di rappresentanza.
Il disavanzo reale
ll Rapporto ha effettuato una stima del disavanzo “reale” complessivo delle Aziende Ospedaliere e degli ospedali a gestione diretta, predisponendo un’apposita simulazione, a partire dalle voci di Conto Economico 2013 delle Aziende, con riferimento alle attività di produzione ospedaliera in senso stretto, in quanto l’86% della spesa ospedaliera pubblica fa capo agli istituti pubblici, contro un 14% destinato alle strutture accreditate nel loro complesso.
Le Aziende Ospedaliere e gli ospedali a gestione diretta presentano, a livello nazionale, un disavanzo reale complessivo valutabile tra il 13,2% e il 20,1% della spesa sostenuta per le prime, e tra il 12,6% e il 14,0% della spesa per i secondi. Il che significa, anche scegliendo l’ipotesi più prudenziale di stima (rispettivamente il 13,2% e il 12,6%) un disavanzo effettivo di 3,3 miliardi di euro o per le Aziende Ospedaliere e di 2,7 miliardi di euro effettivo per gli ospedali a gestione diretta.
Le inefficienze del sistema “rimbalzano” su utenti e cittadini, ai quali vengono trasferiti oneri diretti e carichi fiscali aggiuntivi, come:
• l’aumento delle spese derivanti da ticket per prestazioni sanitarie (+34,9% tra il 2009 e il 2013), oppure da ticket sui farmaci (+66,8% nello stesso periodo) o ancora dal ricorso da parte dei pazienti alle prestazioni intramoenia degli ospedali pubblici (+11,8%, sempre tra il 2009 e il 2013);
• Il continuo incremento delle addizionali IRPEF che diventano più pesanti per le Regioni commissariate e per quelle sottoposte a Piano di Rientro.
Rapporti difficili
Un campione nazionale rappresentativo di care-giver ha evidenziato una serie di difficoltà nei rapporti con le strutture ospedaliere, per quanto riguarda le varie fasi di passaggio – la fase di accesso, la fase di permanenza, la fase di dimissioni e quella del post-ricovero – che risultano debolmente presidiate per i pazienti e le famiglie.
Secondo il campione mancano informazione appropriata e counselling, specie nella fase di accesso, ma anche nella fase post-ricovero, quando si debbano trovare le necessarie saldature con le strutture di riabilitazione, di lungodegenza, ma anche con la medicina e il sistema socio-assistenziale del territorio.
Vengono segnalate anche carenze, sotto il profilo dell’ ”umanizzazione” nel trattamento dei pazienti da parte degli operatori e del sistema organizzativo ospedaliero durante il ricovero.
Manca un sistema di riabilitazione, così come manca una struttura ospedaliera di medio livello post-ricovero, in cui poter completare il percorso di cura del paziente, specialmente nel caso di malattie e/o interventi di tipo grave, quando la degenza risulta troppo breve nell’ospedale di primo ricovero.
Secondo Aiop, se si vuole affrontare in positivo la “minaccia” di una progressiva corrosione del sistema universalistico e solidale, bisogna condividere un maggior livello di verità sul funzionamento attuale e su quello necessario della macchina ospedaliera, in modo da poter premiare le strutture migliori, indipendentemente che esse siano pubbliche o private accreditate.