Indagini

Il valore economico della legalità

La legalità, la trasparenza e la sicurezza si configurano come valore economico, oltre che sociale e istituzionale, per accelerare il processo di sviluppo del Paese. Questi valori devono contraddistinguere tutti i settori dell’economia e fornire impulso a un nuovo concetto di cultura d’impresa fondata su una leale competizione di mercato basata sulla meritocrazia, volano per la ripresa degli investimenti interni e l’attrattività internazionale.

Il 31,1% del PIL è rappresentato, in Italia, dal cosiddetto “sommerso”, cioè quella parte di economia che sfugge alle statistiche ufficiali e che produce beni e servizi destinati alla comunità. Un recente lavoro1 ha analizzato le stime sull’economia non rilevata nei dati ufficiali, sia per la componente dell’economia criminale (riciclaggio), sia per il sommerso (evasione fiscale), cui si è aggiunta la componente della corruzione. Secondo lo studio di Focus pmi, l’economia non osservata (evasione più crimine) rappresenta il 31,1% del PIL. Il dato si riferisce al 2008 e si basa sull’analisi del flusso di denaro contante nel quadriennio 2005-2008: in valore assoluto l’economia che sfugge alle statistiche ufficiali sfiora i 490 miliardi di euro, 290 dei quali dovuti all’evasione fiscale e contributiva e circa 187 all’economia criminale. La crisi economica del 2007 è considerata la causa che ha favorito la crescita dell’economia non ufficiale, balzata di un buon 6,5% del PIL tra il 2006 e il 2008 (evasione +3,5%, criminalità +3%): il sommerso globale è passato dal 24% al già citato 31,1% del PIL. Il nero fiscale è salito dal 15% al 18,5% del PIL, quello criminale dal 9,6% al 12,6%.

Sistema bancario ombra

A causa della crisi è cresciuto il ricorso al lavoro nero e, di conseguenza, anche il maggior rischio di slittamento dentro l’economia illegale. La presenza, poi, della criminalità organizzata rappresenta un fattore “repulsivo” per l’allocazione dei fondi pubblici e degli investimenti privati e ciò provoca un effetto depressivo sullo sviluppo economico delle aree interessate, comportando un cattivo funzionamento del mercato del credito ufficiale e alimentando un “circuito del credito” parallelo gestito da “banche ombra”.

Queste ultime sono di fatto istituzioni finanziarie non-bancarie, sottratte a qualsiasi normativa, in grado di creare la propria moneta (credito) senza né controllo né supervisione. Il denaro che creano – attraverso operazioni extracontabili, cartolarizzazioni, recupero crediti o altre enormi operazioni di leva finanziaria incontrollate – si immette nell’economia, crea una domanda artificiale, fa diminuire la disoccupazione e stimola la crescita. Quando il ciclo si inverte di colpo (e i debiti non vengono pagati in tempo), allora le banche ombra dalla capitalizzazione fragile cominciano a fallire l’una dopo l’altra, creando una catena di bancarotte che fanno precipitare le borse, mentre l’economia reale cade in una crisi a lungo termine.

Un recente rapporto del Financial Stability evidenzia che il sistema bancario ombra è tornato in gioco, più grande che mai. Gli strumenti finanziari in mano alle banche ombra sono arrivati a valere 67.000 miliardi di dollari, una somma che è quasi pari al PIL mondiale (69,97 bilioni) e maggiore dei 62 bilioni presenti nel sistema prima del crollo del 2008. Più il sistema bancario ombra cresce, più aumenta il rischio di un’altra crisi finanziaria.

Infiltrazioni criminali

Negli ultimi anni i gruppi criminali si sono specializzati nel compiere reati che alterano le regole del mercato economico e finanziario. I dati delle segnalazioni di operazioni sospette da parte dell’UIF (Unità d’Informazione Finanziaria) e quelli rilevati dalle Forze dell’Odine evidenziano che l’infiltrazione della criminalità organizzata è particolarmente rilevante in alcuni settori specifici, tra cui, solo a titolo d’esempio, lo smaltimento dei rifiuti, l’abusivismo edilizio, e la produzione di energia eolica. Le segnalazioni relative a imprese operanti nel settore dello smaltimento e riciclaggio di rifiuti (in particolare rottami metallici e rifiuti pericolosi) sono numerose; tale attività è di particolare interesse per le organizzazioni criminali in quanto offre la possibilità di ottenere profitti molto consistenti: a fronte di guadagni unitari bassi, i volumi di fatturato sono elevati. Il coinvolgimento della criminalità organizzata avviene tramite la partecipazione, o il supporto, ad apposite società “veicolo” che si occupano delle fasi propedeutiche dei progetti che sono poi avviati anche attraverso pratiche corruttive, finalizzate all’ottenimento delle necessarie concessioni e autorizzazioni delle amministrazioni pubbliche competenti. Le società veicolo sono poi cedute con grande profitto alle aziende, nazionali o internazionali, che realizzeranno gli impianti. Ovviamente, la pratica corruttiva implica, da parte di chi la opera, la possibilità di ottenere profitti senza avere alcun interesse ad apportare novità nei processi produttivi.

Un fenomeno internazionale

Pensare che la mafia sia un fenomeno tipicamente meridionale e che tocchi marginalmente le altre regioni italiane è fuorviante: le opportunità connesse al più veloce sviluppo economico e finanziario del Centro Nord inevitabilmente attraggono l’interesse delle cosche, come, già nel 1994, aveva evidenziato la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia (Commissione Antimafia), che aveva dimostrato l’esistenza di “una vastissima ramificazione di forme varie di criminalità organizzata di tipo mafioso, praticamente in tutte le regioni d’Italia”. La criminalità organizzata è, tuttavia, un fenomeno internazionale. La globalizzazione delle mafie è parte integrante e conseguenza della globalizzazione economica e la consolida perché le reti criminali si innestano e non soltanto interferiscono nelle attività legali, creando un vero e proprio network di “mercati neri” globali che alimentano il sistema bancario “ombra”, le banche off-shore e i paradisi fiscali. Il comportamento e le strategie della criminalità organizzata vanno comprese lungo i due assi principali: il primo relativo a un flusso reale, inteso come offerta di beni e servizi di predazione; l’altro di carattere finanziario, inteso come riciclaggio e reinvestimento dei proventi illeciti. Il tutto tramite la costruzione di network territoriali, ovvero grazie all’appoggio e ai servizi di altre organizzazioni criminali in loco, spesso forti per avere corrotto e minacciato le autorità di controllo e avere infiltrato i propri luogotenenti all’interno delle governance locali. L’impatto più importante della criminalità sullo sviluppo socio-economico di un territorio (e sul benessere delle persone) è il senso di vulnerabilità che determina. La vulnerabilità di un territorio non riguarda solamente il tessuto imprenditoriale, ma anche la situazione economica e finanziaria delle famiglie. Negli ultimi anni in Italia la recessione ne ha determinato un evidente deterioramento, facendo lievitare l’incidenza di casi di deprivazione materiale e di disagio economico anche tra quelle fasce della popolazione che si ritenevano immuni dal rischio di povertà.

Legalità flessibile

legalita1Il fenomeno si manifesta con maggiore intensità nelle regioni meridionali e insulari, dove più basso è il livello del reddito pro-capite, maggiore l’incidenza delle famiglie numerose e più alta la percentuale delle persone anziane, prive di mezzi di sostentamento adeguati.

D’altra parte, le dinamiche dell’attività produttiva e del mercato del lavoro si riflettono nei livelli di benessere economico della popolazione. La povertà è tradizionalmente più diffusa nel Mezzogiorno ed è normalmente associata a bassi livelli d’istruzione, bassi profili professionali ed esclusione dal mercato del lavoro. Tuttavia, le convinzioni riguardanti i significati del concetto di legalità diventano meno solide se minate da un livello di benessere in declino o non del tutto accettabile, generando comportamenti sociali all’insegna di un rispetto meno rigido delle regole di comportamento quotidiano comunemente condivise. Ciò sulla scorta di una percezione del sé, spesso distaccata da quella della sfera sociale, che spinge l’individuo in difficoltà a una osservanza flessibile (e autogiustificata) dei principi di legalità.

Tutta l’Italia a rischio

Per verificare quanto un territorio risulti “permeabile” alla illegalità, si è effettuata una misurazione della stessa a livello regionale, considerando, in primo luogo, la “vulnerabilità economica”, ossia la vulnerabilità relativa al comparto produttivo (escludendo quindi le famiglie).

Ebbene, si è constatato che tale fenomeno pervade tutta l’Italia centrale, risalendo la penisola sia lungo la dorsale adriatica per penetrare nelle Marche e in Emilia Romagna, sia attraversando l’Appennino umbro e tosco-emiliano fino a penetrare in Liguria.

In realtà, il processo di impoverimento del tessuto produttivo prosegue lentamente, indebolendo le imprese del Nord-Ovest e le aree che dalla pianura padana si estendono fino alla pianura veneta-friulana, interessando le province costiere dell’Alto Adriatico. Le province del Centro-Nord sono accomunate da elevati/medio-alti livelli di sofferenze bancarie nei confronti principalmente di imprese e in un contesto recessivo ciò rischia di tradursi in nuovi volumi di sofferenze. Evidentemente tali aree, pur avendo sperimentato nel tempo maggiori livelli di sviluppo economico e industriale rispetto alle aree del Mezzogiorno, sono state colpite negli ultimi anni dalla recessione sotto forma di contrazione del credito e di riduzione delle spessore del tessuto produttivo. D’altra parte, le aree del Centro più vulnerabili economicamente coincidono con quelle dove è più forte la penetrazione criminale, soprattutto per i reati ambientali ed economico-finanziari. Non solo, ma laddove esistono importanti mercati creditizi, degradati a causa della crisi, e quindi con rilevanti aumenti delle sofferenze, si creano nuove opportunità in mercati paralleli non ufficiali, quali quello dell’usura, dell’estorsione, penetrazione criminale.

L’illegalità economica in Italia

legalita2Pur essendo difficile quantificare l’economia illegale, perché ciò che è nascosto, occulto, non può essere definito con precisione, e perché, con la crescita dei mercati finanziari, i confini tra economia legale e illegale si fanno sempre più labili, tuttavia si può osservare come, a esclusione delle regioni meridionali contraddistinte da aree a elevata e/o medio alta infiltrazione dell’illegalità economica, le nuove forme di illegalità legate al ciclo del cemento e dei rifiuti abbiano risalito la Penisola, intaccando anche le aree del made in Italy, dove le imprese una volta fiorenti sono in crisi.

Gli indici denotano come l’imprenditorialità criminale (anche di origine straniera) si arrivata al Nord, specialmente in Liguria sul versante Nord-Ovest, interessando i territori a ridosso delle Alpi. Non solo, ma l’analisi effettuata evidenzia come la criminalità stia interessando regioni immuni fino a pochi anni fa da fenomeni illegali, secondo la percezione dei residenti, percorrendo tutta la dorsale adriatica fino al Veneto e al Friuli Venezia-Giulia, nuovo polo emergente delle infiltrazioni illegali in campo economico.

Continua..

 

Focus PMI è un osservatorio sulle Piccole e Medie Imprese italiane, che annualmente affronta un tema specifico di stringente attualità. L’edizione 2015 del Focus PMI è stata strutturata sul tema della diffusione e percezione di legalità, trasparenza e sicurezza, con l’intento di esaminare il sistema di concause, economiche e socioculturali, che contribuiscono a diffondere i fenomeni illegali nel circuito economico e gli effetti perversi che tali fattori determinano sull’attività delle imprese italiane. Promotore del progetto è LS LexjusSinacta, il partner tecnico-scientifico è l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, Fondazione di Unioncamere per la promozione della cultura economica. La ricerca è stata realizzata da un gruppo di lavoro dell’Istituto G. Tagliacarne, coordinato da Corrado Martone (Responsabile Studi Settori Economici e PMI) e costituito da: Paolo Cortese – Responsabile Osservatori Economici Istituto G. Tagliacarne; Giuseppe Espa – Professore Ordinario di Statistica Economica Università di Trento; Giacomo Giusti – Responsabile SISTAN Istituto G. Tagliacarne; Andrea Mazzitelli – Ricercatore di Statistica Economica Universitas Mercatorum; Luca Rondini – Ricercatore. A cominciare da questo numero, riportiamo alcuni stralci della ricerca.

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