Indagini

La percezione dell’illegalità

 
Continua la pubblicazione di stralci della ricerca con la quale Lexjus Sinacta – in collaborazione con l’Istituto G. Tagliacarne -ha strutturato l’edizione 2015 del FOCUS PMI sul tema della diffusione e percezione di legalità, trasparenza e sicurezza, con l’intento di esaminare il sistema di concause, economiche e socioculturali, che contribuiscono a diffondere i fenomeni illegali nel circuito economico e gli effetti perversi che tali fattori determinano sull’attività delle imprese italiane.

 

In questo numero riportiamo una parte della Sezione 2 della ricerca, che effettua una disamina di informazioni quali-quantitative relative alla percezione della legalità da parte delle piccole e medie imprese italiane e del valore economico attribuito alla legalità da parte delle stesse. Le informazione sono state ricavate da un’indagine sul campo che ha coinvolto un campione rappresentativo delle oltre 4 milioni di imprese industriali, commerciali e terziarie attive in Italia.

Interessante la sezione sulla criminalità organizzata, che aiuta a individuare, nella percezione delle imprese, i settori ritenuti più esposti e le categorie sociali ed economiche ritenute maggiormente colluse con le organizzazioni criminali all’interno del territorio di appartenenza dell’impresa.

2 9 .pdf 34Tab.1 Settori economici ritenuti più esposto agli interessi della criminalità organizzata nel territorio di appartenenza delle imprese (valori percentuali)

Dal punto di vista dell’esposizione alle attività della criminalità organizzata, le imprese indicano principalmente due aree di concentrazione degli interessi di quest’ultima rappresentate dall’edilizia (indicata dai 2/3 delle imprese) e dai lavori pubblici (54,3% dei casi). Molto distanziati appaiono gli altri settori, a partire dal commercio (11,6%), dal turismo (6,8%), dai servizi ambientali (6,8%) – che richiamano principalmente il problema della gestione dei rifiuti -, dai trasporti (6,2%), dal manifatturiero (5,9%) e dall’agricoltura (5%). Marginale, infine, sembra essere a detta delle imprese l’interesse della criminalità organizzata per i settori della produzione di energia (3,7%), dei servizi alla persona (1,9%) o alle imprese (1,7%).

Dal punto di vista territoriale si rilevano alcune lievi differenze che non modificano in misura sostanziale la distribuzione delle risposte dalla media nazionale; tuttavia è possibile rilevare per ciascun comparto una maggiore o minore esposizione, per lo meno percepita, agli interessi della criminalità organizzata. Cosi, ad esempio, l’agricoltura, la produzione di energia, il turismo e i servizi ambientali sembrano essere più a rischio di infiltrazioni delle attività criminali nel Sud Italia, mentre il manifatturiero, l’artigianato, i trasporti e i servizi alla persona al Centro.

2 11 pdf 35Tab. 2 Categorie sociali ed economiche ritenute maggiormente collise con le organizzazioni criminali

Collusioni politiche

È utile altresì osservare la percezione delle imprese in merito alle categorie sociali ed economiche più colluse con le organizzazioni criminali, che mette in mostra l’assoluto primato negativo della politica, indicata dal 73,9% delle imprese, un aspetto che evidenzia una assoluta sfiducia del sistema imprenditoriale nei confronti del sistema politico. Al secondo posto si collocano i funzionari della Pubblica Amministrazione (23,4%), in parte associati alla politica, per le strette relazioni che caratterizzano queste due categorie. Dal quadro appena delineato appare evidente la negativa percezione delle imprese nei confronti del sistema politico-amministrativo italiano, ritenuto frequentemente non solo scarsamente efficiente ma, sulla base delle indicazioni delle aziende intervistate, anche colluso con le organizzazioni criminali del territorio. Tale percezione caratterizza l’intero territorio nazionale, con una lieve maggiore diffusione al Sud per quello che riguarda la politica e al Nord per quanto concerne la Pubblica Amministrazione. Tra le altre categorie sociali ed economiche sono indicati gli esponenti delle grandi imprese (13,7%), i sindacalisti (11%), i piccoli imprenditori (7,9%) e i professionisti (4,3%), quali avvocati o commercialisti. Marginale, infine, sembra essere a giudizio delle imprese il coinvolgimento della magistratura (3%), dei consulenti privati (1%) o del sistema universitario (0,5%). Dal punto di vista territoriale, gli esponenti delle grandi imprese e la magistratura sono indicati più frequentemente al Nord, i piccoli imprenditori, i professionisti, i consulenti privati e il sistema Universitario al Centro, e i Sindacalisti al Sud, risentendo in diversa misura delle differenze strutturali del sistema economico su ciascun territorio.

A conferma della percezione del legame tra politica e organizzazioni criminali, tre imprese su quattro ritengono che la presenza del potere politico possa comportare una concorrenza sleale nei confronti di alcune imprese del territorio di appartenenza dell’azienda. Tale indicazione conferma una percezione negativa del sistema politico la cui presenza all’interno dell’economia altererebbe gli equilibri dettati da una leale concorrenza basata su fattori esclusivamente aziendali. Tale percezione risulta particolarmente diffusa in tutte le classi di imprese osservate, sia dal punto di vista territoriale, che settoriale. Per quanto riguarda le aree geografiche si registrano tuttavia valori più alti nel Sud (80,7%), ossia laddove è più presente la criminalità organizzata e il potere politico è più esposto a infiltrazioni criminali, seguito dal Centro (78,1%), mentre più distanziato si colloca il Nord (71,7%). (Tab. 3)

211Tab. 3 Concorrenza sleale percepita del potere politico per macro area geografica

Maggiori differenze si rilevano a livello settoriale, con una più alta incidenza nel comparto delle costruzioni (84,4%) che, come precedentemente osservato,sembra caratterizzarsi anche per una maggiore esposizione agli interessi della criminalità organizzata. In direzione opposta, anche in questo caso, è il comparto dell’energia, della chimica e della plastica che ritiene in minor misura il potere politico capace di generare squilibri che possano comportare una concorrenza sleale all’interno del territorio di riferimento. (Tab. 4).

211 2 Tab.4  Concorrenza sleale percepita del potere politico per settore di attività

Per comprendere la misura e l’eventuale impatto diretto sull’impresa delle attività illegali è stato chiesto alle aziende con quale frequenza hanno percepito intorno a loro forme di illegalità, prepotenza e/o intimidazione che ne limitino la “normale” attività; nel complesso, le imprese che sembrano essere molto condizionate nell’attività aziendale, avendo percepito spesso forme di illegalità e/o intimidazione intorno a loro sono il 4%; pur in misura meno incisiva, risultano condizionate nell’attività aziendale anche le aziende che hanno percepito talvolta queste forme di prepotenza e che rappresentano il 4,5% delle imprese intervistate.

Più numerose sono le imprese che hanno percepito “solo” raramente queste forme di intimidazione (8,2%), mentre l’82% non ha mai percepito la presenza di attività illegali che potessero in qualche misura condizionarne la normale attività aziendale. (Tab. 5)

pag.42 Tab. 5  Come le aziende percepiscono intorno a loro forme di illegalità che limitano la normale attività

Per una maggiore comprensione di questo importante fenomeno, per gli impatti diretti sulle aziende e indiretti sull’intero sistema economico, è possibile osservare le differenze territoriali, settoriali e per tipologia di impresa,andando ad aggregare le aziende che in diversa misura si sono sentite condizionate dalle attività illegali, ossia quelle che spesso o talvolta percepiscono forme di illegalità, intimidazione o prepotenza che rappresentano insieme l’8,5% del sistema imprenditoriale. Dal punto di vista territoriale appare evidente la presenza di elevate differenze con un valore al Sud (11,7%) quasi doppio rispetto a quello del Nord Italia (6,8%), un dato che evidenzia in misura chiara il diverso impatto che hanno le attività illegali sulle imprese nelle diverse aree del Paese.

pag.43 1 Tab.6  Imprese che percepiscon intorno a loro forme di illegalità per macro area geografica

Tuttavia, nell’area settentrionale è possibile rilevare, accanto a valori contenuti in Piemonte (3,7%), Lombardia (4,3%) e Emilia Romagna (5,3%), la presenza di una maggiore diffusione in Veneto dove interessa il 12,3% delle imprese.

Allo stesso modo anche nel Sud Italia si registrano significative differenze, con un maggiore impatto di queste forme di illegalità e/o intimidazione in Puglia, dove ha coinvolto il 16,9% delle imprese rispetto alle due Isole maggiori dove è denunciato dall’8,9% delle aziende. A livello regionale, quindi, la realtà più “sicura” da questo punto di vista sembra essere il Piemonte, con appena il 3,7% delle imprese che denuncia la presenza di forme di illegalità, intimidazione o prepotenza in grado di condizionare la “normale” attività aziendale, mentre quella più difficile la Puglia con il 16,9% delle aziende che si sentono condizionate. Il Centro Italia si colloca più vicino al Nord rispetto al Sud Italia, con l’8% delle imprese coinvolte.

pag.43 2 Tab. 7  IMprese che percepiscono intorno a loro forme di illegalità per regione geografica

 

CLE.PR.IN: non c,è camorra che tenga

 

20150813 083830

Il senso di illegalità diffusa, da Nord a Sud, con, a volte, giustificazioni espresse direttamente dalle stesse aziende (lo vedremo nel prossimo numero), diventa non più percezione, ma precisa consapevolezza, soprattutto quando a essere non solo percepita, ma provata su di sé con ogni sorta di intimidazione, è la presenza della criminalità organizzata.

CLE.PR.IN, che produce detergenti per la pulizia professionale, è una solida e bella realtà situata a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, terra difficile, dove, per operare in legalità, occorre avere tanto, ma tanto coraggio. CLE.PR.IN quel coraggio lo ha avuto, tanto, ma tanto, da portarla a conseguire il massimo grado del Rating di Legalità, quelle tre stelle che brillano in terra di camorra. CLE.PR.IN inizia il suo cammino nel 1995, si dota di tutte le certificazioni – di qualità, ambientali – che attestano la volontà di muoversi nel mercato da attori seri, consapevoli della propria professionalità. Quindi, investimenti in ricerca, collaborazioni con l’Università, attenzione al mercato e al territorio. Si costruisce una reputazione e un portafoglio interessante.

E a questo punto si fa avanti la camorra, con richieste dapprima mitigate da atteggiamenti amichevoli, poi, di fronte alle resistenze di Antonio Picascia, Amministratore Delegato, e del suo socio Francesco Beneduce, sempre più pressanti e intimidatorie. Intorno all’azienda che non si piega, si fa il vuoto. Ma, a un certo punto, qualcosa cambia: nel 2008 CLE.PR.IN incontra Libera, l’associazione contro tutte le mafie di don Ciotti, il comitato don Peppe Diana, le iniziative di Confindustria. CLE.PR.IN inizia un cammino diverso, insieme con le associazioni, per riappropriarsi del territorio, delle proprie scelte, del proprio lavoro, anche delle parole, rubandole a loro, che non fanno più paura. Nasce così NCO, che cancella Nuova Camorra Organizzata, per sostituirla con Nuova Cooperazione Organizzata, e avvia progetti di riqualificazione del tessuto sociale della zona. Azienda Mafia Free, CLE.PR.IN consegue il Rating di Legalità e, quest’anno, insieme all’associazionismo no-profit, ha “esposto” a EXPO 2015 la sua visione del mondo, della vita, del lavoro. Ma non basta essere ormai circondati dall’ammirazione generale, non basta essere insigniti della massima qualifica in fatto di legalità per potere abbassare la guardia. Perché la camorra non dimentica e, soprattutto, non desiste dai suoi propositi, specie quando si tratta di vendetta. E così, alcuni mesi fa, lo stabilimento di Sessa Aurunca è stato dato alle fiamme. Fiamme che hanno bruciato oggetti, hanno creato un danno economico, ma non hanno ridotto in cenere le convinzioni di quanti hanno condiviso il progetto di Antonio Picascia.

E CLE.PR.IN c’è, continua a esserci, simbolo di una volontà che dice al mondo: “si può fare!”.

Mostra di più

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button

Adblock Detected

Please consider supporting us by disabling your ad blocker