La globalizzazione e le nuove tecnologie cambiano il concetto di cibo, offrendo soluzioni alimentari impensabili fino a qualche anno fa, almeno nel Vecchio Continente. E oggi occorre introdurre regole precise per tutelare sicurezza e salute
Il 25 novembre 2015 il Parlamento e il Consiglio Europeo hanno emanato il nuovo Regolamento UE 20145/2283, con cui viene notevolmente modificato il quadro normativo precedente in materia di nuovi alimenti, sostituendo, di fatto, il Regolamento CE n. 258/97.
Le modifiche più pregnanti consistono in una nuova procedura di autorizzazione centralizzata, a livello UE; in nuove disposizioni sui nano-ingredienti; in un chiarimento, però provvisorio, in fatto di animali clonati; nell’apertura dei mercati europei all’introduzione “novel foods”, in particolare insetti, e nello snellimento delle procedure di accesso dei prodotti tradizionali di paesi extraeuropei.
Ma perché si parla di “novel foods”, ossia di nuovi alimenti all’interno dei paesi europei? Il nuovo Regolamento ne dà una definizione: “qualsiasi alimento o ingrediente che fino al 15 maggio 1997 (quando venne approvato l’EC 258/97) non veniva consumato in quantità significativa nell’alimentazione umana all’interno della Comunità europea” e che presenta significative differenze nel modo di ottenimento, fabbricazione, estrazione o altro.
Adeguarsi ai tempi
Si sa che il cibo esprime la cultura di ogni gruppo sociale, e forse più di ogni altro fattore rimane legato a tradizioni, usi, costumi, abitudini. Gli esotismi sono accolti con curiosità e rimangono spesso relegati all’eccezionalità del loro consumo, diventano discriminanti, in quanto status symbol. Ma questo valeva per il passato. Oggi, in epoca di globalizzazione, di spostamenti veloci, di facilità di raggiungere anche i paesi più remoti e di entrare a contatto con le culture più lontane dalla nostra, in epoca di immigrazione massiccia, di neonomadismo, non si possono ignorare le abitudini alimentari degli altri, per quanto lontane possano essere dalle nostre.
Tanto più che la produzione di cibo “tradizionale” – almeno per noi europei – richiede l’impegno di tecnologie sempre più estreme, che provocano danni all’ambiente (il discorso è lungo e complesso e non è questa la sede per affrontarlo nel merito). Questo e la vita frenetica che caratterizza le nostre città, l’impossibilità di dedicare alla preparazione del cibo i tempi lunghi e l’amorevole attenzione delle nostre nonne, la necessità di avere alimenti pronti all’uso e nello stesso tempo di garantire la loro sicurezza, hanno costretto a fare i conti con la ricerca di soluzioni che fanno sembrare i 14 anni che separano le due regolamentazioni un tempo infinito. Nulla è come era 14 anni fa e il Parlamento Europeo ne ha preso atto.
Expo 2015, incentrato sul tema del cibo, ha rappresentato in maniera non ignorabile tutto questo ed è diventato la vetrina più completa delle differenze alimentari e il simbolo di come queste differenze possano, o forse debbano, coesistere in pari dignità.
Ma l’Europa vigila perché la coesistenza sia effettivamente possibile. Da qui la necessità di affrontare il tema dei nuovi alimenti, intendendo per tali non solo i cibi in sé, ma anche le tecniche di produzione che influiscono sulle proprietà nutrizionali e che non erano conosciute nel 1997.
Perciò è stato aggiornato l’ambito di applicazione del nuovo regolamento, con l’introduzione di nuove categorie di alimenti, come gli insetti interi e le loro parti, i nano alimenti e gli alimenti provenienti da animali clonati.
Insetti in tavola
Per quanto riguarda gli insetti, potranno essere immessi automaticamente nei mercati europei nel caso in cui siano considerati cibo tradizionale in Paesi Terzi e siano stati consumati senza rischi per la salute da almeno 25 anni.
Potrebbe sembrare strana questa precisazione, perché gli insetti, come alimenti, sono al centro di infiniti pregiudizi, suscitano disgusto e per la stragrande maggioranza degli Europei costituiscono un tabù.
Eppure già fanno parte dell’offerta commerciale di aziende e paesi europei. Per esempio, la compagnia belga Green KowI è stata la prima in Europa a offrire prodotti contenenti insetti da distribuire nei negozi, e a Expo 2015 il padiglione belga ha proposto pasta fresca e paté a base di tarme della farina. Anche in Francia ci sono catene di negozi che offrono snack a base di insetti, il cui consumo sembra essere prassi normale negli Stati Uniti, dove si producono cioccolata e farine, commercializzate anche online. Inoltre, l’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha emanato una Opinion in cui si evidenza che la potenziale insorgenza di pericoli microbiologici è prevedibilmente simile a quella associata ad altre fonti di proteine non trasformate, se gli insetti vengono nutriti con sostanze per mangimi attualmente autorizzati. Gli insetti, infatti, forniscono proteine di alta qualità paragonabili a quelle fornite dalla carne e dal pesce. Inoltre non si deve dimenticare che attualmente nel mondo si consumano più di 1.900 specie di insetti, tra i quali i più diffusi sono: coleotteri (31%), lepidotteri come i bruchi (18%), imenotteri come api, vespe e formiche (14%), ortotteri come cavallette, locuste e grilli (13%), emitteri come cicale, cicaline, cocciniglie e cimici (10%), termiti (3%), libellule (3%), mosche (2%). Se consideriamo che 100g di cavallette o grilli apportano circa 20g di proteine – gli scarafaggi anche 30g per 100g – si può ben capire come gli insetti siano candidati a entrare a far parte della piramide alimentare.
I nano alimenti
L’utilizzo delle nanotecnologie si è rapidamente esteso dal campo dei materiali a numerosi altri settori, compreso quello agroalimentare, in cui esiste una vasta gamma di applicazioni, che vanno dal miglioramento di alcune caratteristiche degli alimenti, quali colore, sapore e consistenza, a un maggiore assorbimento e migliore disponibilità di nutrienti e integratori, allo sviluppo di nuovi materiali di imballaggio, con proprietà antimicrobiche e/o meccaniche potenziate, in grado di migliorare la conservazione dei prodotti.
In commercio son presenti soprattutto nanofood e prodotti nano tecnologici destinati al contatto con il cibo durante le fasi di preparazione e conservazione. I nanofood sono i prodotti contenenti nano particelle utilizzate come additivi o come ingredienti: per esempio pane arricchito con olio di tonno contenuto in nano capsule che ne mascherano odore e sapore, tè arricchito con nano selenio dalle proprietà antimicotiche, cibi contenenti nano biossido di titanio come agente antiaggregante (ne fanno uso, tra le altre aziende, Kraft e Knorr).
Tra i materiali nano tecnologici destinati all’imballaggio di prodotti alimentari vengono utilizzati prevalentemente nano composti a base di argilla che contribuiscono a minimizzare la perdita di anidride carbonica e l’entrata di ossigeno, così da prolungare la conservazione del prodotto (è una tecnologia usata soprattutto per bottiglie di plastica contenenti bevande gassate). Tra i nanocomponenti più diffusi è il nano argento, che viene utilizzato per le sue proprietà antimicrobiche.
Ecco perché la nuova regolamentazione prevede un processo semplificato per l’introduzione di novel foods e di nano materiali, previa, ovviamente, l’approvazione dell’EFSA, che d’ora in poi, oltre a scienziati e ricercatori indipendenti internazionali, comprenderà anche esperti in tossicologia, per valutare se un alimento è rischioso o no per la salute. Invece la Commissione Europea gestirà l’approvazione e gli eventuali rischi che ne potrebbero derivare.
Il nuovo testo costituisce un passo importante per le aziende alimentari, in quanto dovrebbe favorire l’innovazione e aiutare le piccole aziende, grazie alla semplificazione e alla generalizzazione di ciò che viene approvato.
Meno chiarezza, nel nuovo regolamento, è riservata al problema della carne clonata. Per ora non è ammessa l’introduzione su mercato né di carne prodotta in vitro né di carne clonata, ma si accettano, in attesa di un apposito provvedimento, la vendita e il consumo di animali discendenti da capi clonati.
Il regolamento è entrato in vigore l’11 gennaio e sarà applicabile a decorrere dal 1° gennaio 2018.