E’ di moda produrre prodotti da forno decisamente neri, colore dovuto alla presenza, nell’impasto, del carbone vegetale, di cui si vantano le proprietà benefiche per la salute. Ma il Ministero della Salute ha emanato delle indicazioni precise per evitare di indurre in errore i consumatori
È sempre più frequente avvistare in panetteria, sul bancone del bar e al supermercato, brioches, pane, pizze e persino dolci “neri”. Non si tratta di prodotti da forno con farine integrali o di segale, ma di preparazioni realizzate aggiungendo carbone vegetale.
Il carbone vegetale, definito anche carbone attivo o attivato, consiste in una polvere ottenuta dalla lavorazione di legname di diverso tipo (betulla, pioppo, salice, tiglio, eccetera) o da gusci di frutta e segatura. Per ottenere questo prodotto il legno viene scaldato a temperature molto elevate, a circa 500-600°C in un ambiente privo di ossigeno (pirolisi). Il prodotto che rimane in seguito a questa combustione, inodore e insapore, viene trattato e reso poroso, proprio per accentuarne le proprietà assorbenti utili nel campo della salute. La proprietà più conosciuta e apprezzata del carbone vegetale è appunto quella assorbente, che consiste nella capacità di assorbire all’interno dei pori le molecole e gli atomi liberi. Proprio per questa sua caratteristica viene impiegato per disintossicare l’organismo in seguito all’assunzione di farmaci, droghe e altre sostanze tossiche (talvolta viene utilizzato anche come rimedio per l’ingestione di funghi velenosi), in quanto le sostanze dannose vengono trattenute dal carbone vegetale formando un complesso che viene eliminato dal tubo digerente senza essere assorbito.
Contrasta inoltre il meteorismo, la flatulenza, l’aerofagia e la diarrea, grazie alla capacità assorbente nei confronti di liquidi, idrogenioni e gas. Un’altra proprietà del carbone vegetale è quella coadiuvante dei processi digestivi, grazie ai sali minerali basici che servono a contrastare l’acidità. Alcuni attribuiscono al carbone vegetale la capacità di “legarsi” alle sostanze presenti nel sistema gastrointestinale, il che lo rende un valido strumento per la lotta contro il colesterolo. Trovare il carbone vegetale non è per nulla difficile; può essere infatti acquistato un po’ ovunque: in erboristeria, in farmacia e persino nei supermercati più forniti; può essere sotto forma di polvere, compresse o capsule. Il suo costo varia in funzione della tipologia e della marca, ma, per dare una stima, 10 grammi di carbone cosano da 1,50 a 3 euro.
Precisazioni ufficiali
Il Ministero della Salute il 22 dicembre 2015 ha diffuso la nota 47415, indirizzata agli Assessorati alla Sanità delle Regioni e Province autonome, in cui vengono elencati una serie di chiarimenti in relazione alla produzione, denominazione ed etichettatura del cosiddetto “pane nero”, ossia un pane realizzato con l’aggiunta di carbone vegetale/carbone attivo, commercializzato con l’indicazione “pane, focaccia o pizza al carbone vegetale” che definisce quanto segue:
1) è ammissibile la produzione di un “prodotto della panetteria fine” denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia (Reg. CE 1333/08 All. II Parte E);
2) non è ammissibile denominare come “pane” il prodotto di cui al punto 1, né fare riferimento al “pane” nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, tanto nel caso in cui trattasi di prodotto preconfezionato quanto nel caso di prodotti sfusi (Articolo 18, Legge 580/67);
3) non è ammissibile aggiungere nella etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto di cui al punto 1, alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante. Se tale sostanza viene utilizzata per colorare, le disposizioni applicabili cui fare riferimento sono contenute nel regolamento CE n. 1333/2008 per le condizioni d’impiego (dosi e prodotti alimentari) e nel regolamento CE n. 231/2012 per i requisiti di purezza dello stesso additivo. Se l’impiego del carbone attivo negli alimenti è motivato per il suo effetto benefico sulla salute occorre fare riferimento al regolamento UE n. 432/2012 relativo alla compilazione di un elenco di indicazioni sulla salute consentite sui prodotti alimentari diverse, da quelli facenti riferimento alla riduzione dei rischi di malattia e allo sviluppo e alla salute dei bambini.
Per quanto riguarda invece la pizza e la focaccia, nonostante non vi sia una precisa definizione legale nelle normative nazionali ed europee come per il pane (art. 14 Decreto 580/67), detti prodotti sono normati da sempre sul territorio italiano dalle stesse leggi del pane in quanto assimilabili in tutto e per tutto ad esso per tecniche di processo, fasi di produzione, microbiologia, materie prime utilizzate ecc. e precisamente “… prodotto ottenuto dalla cottura totale o parziale di una pasta convenientemente lievitata, preparata con sfarinati di grano, acqua e lievito, con o senza aggiunta di sale comune (cloruro di sodio)” (art.14 Decreto 580/67). Pertanto si ritiene che possa essere applicata la stessa nota anche a prodotti quali pizza o focaccia, indicandone chiaramente l’aggiunta di carbone vegetale quale additivo colorante.
Controindicazioni
Occorre a questo punto fare chiarezza, in quanto se è vero che il carbone vegetale/carbone attivo ha molteplici benefici (come sopra riportato), è altrettanto vero che per ottenere tali benefici deve essere assunto in dosi specifiche e non come additivo. In Europa il carbone vegetale per uso alimentare non è considerato un ingrediente ma un additivo. Un semplice colorante il cui nome “in codice” è E 153. Inoltre, quelle stesse caratteristiche che portano il carbone vegetale ad avere dei benefici rappresentano anche, in alcuni casi, delle controindicazioni; spiega infatti Marco Silano, direttore del reparto Alimentazione e nutrizione all’Istituto superiore di sanità: “questa sostanza funziona quasi come un collante: nel nostro stomaco lega tutto ciò che ha intorno a sé. I veleni, certo, ma anche i farmaci e i nutrienti. Chi assume medicine salvavita, come i diabetici o chi ha disfunzioni tiroidee, dovrebbe consumare il carbone vegetale a distanza di almeno 1-2 ore. Anche i genitori devono fare un po’ di attenzione: i bambini non possono consumarne molto perché, proprio per la sua porosità, il carbone vegetale blocca anche le sostanze nutrienti che sono fondamentali per la crescita”.
Pareri discordi
Negli Stati Uniti l’utilizzo di E 153 per scopi alimentari non è mai stato autorizzato per il rischio di potenziale presenza di residui di combustione potenzialmente nocivi. In Europa alcuni studi condotti dal’Efsa (European Food Safety Authority) hanno invece scongiurato la possibilità che tale sostanza possa essere dannosa e/o nociva per la salute dei consumatori (il parere scientifico ufficiale che “scagiona” il carbone vegetale e lo indica come non pericoloso è stato pubblicato sull’Efsa Journal il 27 aprile 2012).