Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Parassiti sempre più resistenti

La mia proposta è di cambiare titolo alla rubrica “Disinfestastorie” sostituendolo con “Chiacchieriamo un pochino” traduzione di “Ciciarem un cicinin” fortunata trasmissione in dialetto meneghino (che dedico di cuore a tutti i dialetti e ai loro preziosi cultori) di Liliana Feldmann, con Sergio Tofano, alla Radio Rai di Milano nel 1952 in cui sono incappata casualmente facendo delle ricerche sui super batteri. Misteri del Web.

 

E allora allacciamoci le cinture di sicurezza e chiacchieriamo un pochino. Siccome bisogna pur cominciare iniziamo dai super batteri. In effetti questo termine merita di essere esaminato almeno da due punti di vista. Il primo di tipo sanitario che, a parer mio, ha parecchie analogie con il nostro lavoro e il secondo, più scientifico-biologico, che ci riguarda più a livello culturale che tecnologico.

In ambito sanitario i super batteri li possiamo definire come quei batteri che si dimostrano resistenti agli antibiotici fra cui il Mycobacterium tuberculosis (quasi 10 milioni ogni anno di tubercolosi di cui il 5% multiresistente) e perfino la comune e quasi ubiquitaria Escherichia coli si affaccia fra i patogeni di cui preoccuparsi (quasi il 30 % dei ceppi nostrani risulta resistente agli antibiotici di terza generazione).

L’analogia con il nostro lavoro potremmo cercarla nel fatto che la media europea dei ceppi resistenti varia fra il 10-25% e in Italia si attesta sui valori più alti. Il motivo? La comunità scientifica sembra non avere dubbi: il cattivo uso, in senso lato, degli antibiotici e la sollecitazione dei pazienti a chiedere la prescrizione ai medici. In questo anche noi siamo spesso sollecitati dai nostri Clienti sull’utilizzo di PMC/Biocididi killer e possibilmente miracolosi. Per continuare l’analogia si potrebbe sottolineare che la velocità di diffusione dei super batteri va sempre più aumentando. Ma è altrettanto vero che la propagazione dei parassiti di nostra più stretta competenza va crescendo quasi esponenzialmente. Per fortuna non credo si possa parlare di super-parassiti, ma corrisponde a realtà che l’OMS continui a segnalare fenomeni di resistenze.

Ora mi sembrerebbe opportuno allungare lo sguardo sui super-batteri estremofili che, una parte della comunità scientifica, classifica come regno Archaea. Ma i regni non erano tre? Sbagliato, ora sono diventati sei. Oltre al regno dei minerali (da cui ricaviamo molti composti fra cui la polvere di diatomee); animali (da cui provengono molti parassiti classici: topi, piccioni, zanzare ecc, ecc); i miceti (una volta erano considerati vegetali senza clorofilla, da loro si ricavano molti antibiotici); i protozoi (organismi mono e pluricellulari alcuni sono responsabili di pericolose malattie), i cromisti (le cui caratteristiche distintive sono piuttosto complesse e pane per addetti ai lavori, mi limito a segnalare che per la maggior parte sono fotosintetici), seguono i batteri la cui cellula è priva di nucleo (caratteristica ben identificabile, almeno fino a che qualche biologo non dirà che il nucleo c’è ma privo di una membrana che lo racchiuda); infine gli Archaea di cui abbiamo già detto, il cui studio apre orizzonti che sembrano sconfinare nella ricerca spaziale e un poco anche nella fantascienza.

Alcuni scienziati riuniscono i protozoi e i cromisti nel regno dei protisti. Ora ditemi se valenti scienziati non riescono a mettersi d’accordo sui regni, io modesta naturalista di prima linea dovrei saper dare a ogni insetto più o meno “spiaccicato” una corretta classificazione?

Sarei propensa a proporre di classificare i nostri reperti per mezzo dell’analisi del corredo genetico.

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