Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Si fa presto a dire zanzara

Ora che si affaccia il virus Zika un breve panegirico in onore delle zanzare potrebbe tornare utile, ma cosa sono in realtà le zanzare? Forse potremmo scoprire che la cosa non è poi così semplice da definire

Affrontare un argomento che in questi giorni sta occupando la cronaca dei media attivando la comunità scientifica e addirittura mettendo in discussione le prossime Olimpiadi non è cosa di poco conto.

Per cui partendo da una curiosità naturalistica (tanto per dimostrare che si fa presto a dire zanzara) cercherò di dimostrare che modificandone la definizione “scientifica” si potrebbe anche cambiarne l’approccio tecnologico.

Curiosità: forse non tutti conoscono la Wyemonya smithii

In effetti è una zanzara che vive solo in biotopi del tutto particolari: il fitotelma (chissà perché i botanici amano soprattutto i nomi strampalati) della Sarracenia purpurea.

La mia tesi è che le zanzare sono tante e magari in qualche habitat a noi ignoto si nascondono specie di zanzare che, secondo me, non sono ditteri nematoceri (se ben ricordo) ma la flotta aerea di molti virus. Il che dovrebbe cambiare qualche cosa dentro di noi, perché al di là della nostra professionalità, ha ragione Leonardo quando afferma “Ogni nostra cognizione, principia dai sentimenti” e se lo dice lui dobbiamo credergli.

Ma torniamo al fitotelma, cos’è? È l’acqua contenuta nel calice di una pianta carnivora della famiglia delle Sarraceniacee (vedi foto), chiamata anche “brocca viola”.

La Sarracenia purpurea è una pianta carnivora dalle molte peculiarità. In primis vive in un areale molto esteso. Fra parentesi è l’emblema delle province canadesi del Labrador e di Terranova. Ma la sua caratteristica principale è che non dispone degli enzimi necessari per digerire gli insetti che cadono nel suo calice trappola. Ne deriva che il processo di nutrizione è costituito da più fasi. Prima fase: l’insetto preda cade nel fitotelma e viene mangiato dalle larve di W. smithii e dai moscerini di Metriocnemus knabi. Seconda fase: i prodotti catabolici (feci) dei commensali menzionati diventano così disponibili per la nostra pianta.

C’è da aggiungere che la W. smithii non punge l’uomo. Il che dovrebbe tranquillizzarci, ma in Natura nulla è vero in assoluto, infatti viene segnalato che tale specie zanzarifera nel sud degli Stati Uniti (nella foresta nazionale di Apalachicola) non abbia disdegnato pasti di sangue. Per cui vero è che la W. smithii finora ha punto solo nella foresta di cui sopra. Accidenti alle zanzare che continuano a stupirci.

Torniamo a noi

Potremmo iniziare con una perla di saggezza (vedi nel primo atto dell’Amleto): “Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non sogni la tua filosofia”.

Ora potremmo sottolineare alcuni postulati di lotta ai virus che sembra abbiano scelto come mezzo di conquista gli aeromobili mosquito. La distinzione fra lotta alle zanzare oppure lotta ai virus (ma non solo) aerotrasportati può sembrare una distinzione dialettica, ma forse non è così.

Se pensiamo alla lotta alle zanzare ci infiliamo per consuetudine culturale negli schemi tradizionali: lotta larvicida, lotta adulticida e monitoraggi vari, utilizzo di risorse tecniche di elevata qualità e biocidi sempre più raffinati e tecniche applicative mirate. Tutte cose giuste, ma siamo onesti, a livello di capitolati d’appalto consolidati e a linee guida supportate da importanti Istituti. Ma siamo sicuri di non trascurare altri aspetti? Probabilmente nessun aspetto è trascurato, ma far sì che le informazioni arrivino complete, in tempo reale e alle persone “giuste” è un altro paio di maniche.

I virus sotto osservazione

Il Ministero della Salute nel 2015 ha inviato una circolare alle regioni con le linee guida per la sorveglianza estiva dei casi umani di Chikungunya, Dengue e West Nile. Sarebbe interessante controllare a cosa, in concreto, le regioni hanno dato il via. Ora si affaccia il virus Zika. L’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani nella persona del suo direttore scientifico (Corriere della sera di lunedì 25 gennaio) ci tranquillizza, ma in Brasile i casi di microcefalia sono passati da 147 del 2014 a 3.893 nel 2015. Con un incremento di circa il 2.650% (duemilaseicentocinquanta per cento). Ora, se applicassimo lo stesso incremento ai quattro italiani che hanno importato l’infezione potremmo avere “aritmeticamente” un centinaio di contagi (il che non significa, sia ben chiaro, 100 casi di microcefali).

La cosa che crea sconcerto sono le voci abbastanza tranquillizzanti già riportate e l’annuncio del comitato olimpico che lascia liberi gli atleti selezionati di partecipare o meno alle olimpiadi del Brasile. Le due cose mi appaiono antitetiche.

Un altro aspetto che ho notato riguarda le precauzioni per difendersi dal contagio. In particolare quelli che i turisti dovrebbero adottare: pantaloni lunghi, camice con maniche lunghe, cappello, scarpe immagino chiuse e calze (abbastanza spesse da impedire la puntura). Tutte cose accettabili oltre il circolo polare artico, ma ve lo immaginate un turista così combinato al carnevale di Rio?

A parte l’ironia su quelle che potremmo definire le raccomandazioni di repertorio direi che i dati epidemiologici collegati alle zanzare (per rimanere in tema) dovrebbero essere divulgati ai professionisti del settore. Per essere chiari a tutti noi che a vario titolo ci occupiamo di disinfestazione. Che i monitoraggi siano fatti in modo guidato, e le determinazioni adeguatamente documentate. Ad esempio se c’è una segnalazione di Aedes aegypti è implicito che chi la trasmetta sia in grado di produrne documentazione fotografica e di conservare i reperti per eventuali conferme. (Vedi nota sulla diffusione di A. aegypti nel bacino mediterraneo).

Aree d’ombra

Il virus Zika sembra diffondersi anche per via sessuale (almeno in un caso il fatto è stato clinicamente accertato). Sempre più appare realistico il fatto che i virus che prima interessavano le scimmie ora abbiano aggiunto gli esseri umani come loro ospiti bersaglio.

In parallelo all’incremento dello Zika viene segnalato un incremento della sindrome Guillain-Barrè. Il rischio che la zanzara tigre possa essere compresa fra i “mezzi aerei” a disposizione di questo virus è molto probabile.

Gli scenari si complicano e si intrecciano per cui al di là di ogni considerazione di eco-compatibilità che non deve essere trascurata, ma nemmeno diventare pregiudizievole, questo allarme virus deve portare a interventi terapeuticamente efficaci.

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Sindrome di Guillain-Barré

È una malattia rara che comporta una serie di manifestazioni cliniche abbastanza complesse (da cui il termine sindrome). Porta a una paralisi progressiva acuta dei muscoli e, se sono interessati i muscoli respiratori l’esito può essere letale (possono diventare infauste anche se le complicanze coinvolgono il sistema nervoso autonomo). La malattia è in genere causata da un’infezione, nel nostro caso virale. Il decorso può, nelle forme acute, portare a paralisi totale nel giro di 24 ore. La prima descrizione clinica risale esattamente a 100 anni fa.

Aedes aegypti

La presenza di tale specie è documentata, sia pure sporadicamente, in tutto il sud Europa fino alla prima metà del secolo scorso ivi compreso il territorio italiano in particolare la Sardegna. Le ultime segnalazioni riguardano la regione portoghese di Madeira (1979). Sempre in questa regione si segnala una ricolonizzazione nel 2004 e 2005.

Più o meno nello stesso periodo vi sono state segnalazioni di tale specie nei Paesi Bassi presso cantieri di pneumatici (l’analogia con la zanzara tigre è preoccupante) e nella costa del Mar Nero nord-orientale (Russia meridionale e Georgia).

Data la mutevolezza climatica in atto la ricolonizzazione delle aree mediterranee aggravata dai fenomeni della globalizzazione.

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