Il 23 marzo scorso, a Milano, si è svolto il Planet Health RSA Summit 2016, organizzato da Istituto Internazionale di Ricerca, sul tema “Cura e Benessere del Residente attraverso una virtuosa e appropriata gestione e organizzazione dei Servizi”.
Tra le varie sessioni di discussione, immancabile il focus su Igiene e Pulizia, di importanza fondamentale, come è per le strutture ospedaliere, perché la tutela della salute degli ospiti, per lo più anziani, deve essere garantita in assoluto.
Appropriatezza
Lo ha illustrato in modo chiaro e inequivocabile Marco Ferrari, Responsabile Servizio Igiene Ospedaliera – AsST – Lodi, che, nella sua relazione “Tecniche, tecnologie e prodotti per la pulizia e la sanificazione: quali sono le più adatte al mondo RSA?”, ha evidenziato sia i rischi legati a una non troppo vigile attenzione – laddove non si privilegino gli aspetti sanitari dell’ospitalità – sia gli strumenti e le metodiche per prevenire o tenere sotto controllo situazioni altrimenti dannose.
Anche le RSA, come gli ospedali, non sono immuni dalle Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) da sempre, e negli ultimi anni con maggiore frequenza, croce di tutte le strutture sanitarie. Cosa sono le ICA? La definizione che meglio le rappresenta recita: “le infezioni che si verificano in un utente durante il processo assistenziale in un ospedale o in un’altra struttura sanitaria e che non era manifesta neppure in fase di incubazione al momento del ricovero”.
Ciò vale anche per le infezioni contratte in ambienti sanitari, ma che si manifestano dopo la dimissione, e per le infezioni occupazionali tra il personale della struttura. Comprese, naturalmente, quelle che possono colpire il personale sanitario durante il proprio operato.
Come combattere le ICA? Vale la massima che prevenire è meglio che curare. Prevenire, in sanità, significa innanzitutto vigilare che non si verifichino le condizioni di insorgenza dei rischi. Quindi la prima regola fondamentale, per gli operatori sanitari, è la corretta igiene delle mani. Sembra banale e scontato, ma non lo è. Medici, infermieri, assistenti, devono provvedere a lavare accuratamente le mani dopo ogni prestazione, soprattutto quando si passa da un utente all’altro. E lavarsi le mani comporta il rispetto di un preciso protocollo.
Ma questo è solo il primo passo. I successivi riguardano i protocolli di sanificazione, i quali devono essere sottoposti a revisione, che si rende necessaria secondo quanto raccomandato dall’ECDC (Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), a seguito dei recenti focolai del batterio Clostridium difficile.
L’utilizzo di adeguate e innovative metodiche di pulizia e sanificazione concorre alla diminuzione della possibilità di diffusione dei microrganismi e, conseguentemente, limita la propagazione delle infezioni. Inoltre, data l’attuale negativa congettura economica, si è sempre alla ricerca di nuovi sistemi che permettano il contenimento della spesa senza penalizzare la qualità. E in questo senso vorrebbe andare il Decreto Legge 95/2012, la cosiddetta “spending review”, che impone un taglio alle spese dei servizi di pulizia del 5%.
E le novità non mancano, a partire dai panni umidificati (wet wipes) monouso, in cotone, microfibra e/o tecnofibre, o dai sistemi abbinati all’uso di carrelli sui quali si possono direttamente impregnare le microfibre, al momento dell’uso, con risparmio di detergente e acqua per i vari cicli di lavaggio e diminuzione del rischio di contaminazione batterica. Per la sanificazione degli ambienti è disponibile anche un sistema a base di Perossido di idrogeno (anche in miscele comprendenti ione Argento che ha un’azione microbica residuale), complementare alla detersione/disinfezione “touch” (panni umidificati e impregnati). È un sistema innovativo, che però gode già di una ampia letteratura che dimostra l’eradicazione dei MDROs, spore comprese, e che viene utilizzato con l’ausilio di apparecchiature tecnologicamente evolute. Imprescindibile, per verificare il livello di contaminazione, o meglio di decontaminazione ottenuto, è adottare sistemi di controllo altrettanto appropriati, che devono essere utilizzati per poter recuperare eventuali non conformità che possano in ogni caso essersi verificate, per scarsa competenza o per mancato rispetto delle regole.
Il controllo può essere effettuato attraverso apposite apparecchiature, come il Bioluminometro (corredato di tamponi e di un software che memorizza e trasmette i dati rilevati), e approntando un programma di monitoraggio dell’igiene ambientale tramite l’utilizzo di gel per marcatura fluorescente e software dedicato.
Inoltre, sarebbe bene che le varie metodiche avessero il minor impatto possibile sulle strutture e sull’ambiente.
Servizio di pulizia a impatto zero
E proprio sull’impatto ambientale del servizio di pulizia si è incentrato l’intervento di Andrea Tezzele, Direttore Qualità e Controllo di Markas, che ha spiegato come, a oggi esistano diverse norme, sia di carattere vincolante che volontario, che stimolano le Pubbliche Amministrazioni a introdurre criteri ambientali negli appalti pubblici.
In particolare, negli ultimi anni, l’Unione Europea ha impresso una decisa accelerata in questo campo e l’Italia ha accolto questi stimoli adottando un proprio Piano d’Azione Nazionale di recepimento dei principi del Green Public Procurement (PAN GPP), gli “acquisti verdi” per la Pubblica Amministrazione. All’interno di questi, giocano un ruolo importante i Criteri Ambientali Minimi (CAM) pubblicati dal Ministero dell’Ambiente, ossia le indicazioni di carattere tecnico in uso alle stazioni appaltanti per incentivare, negli appalti pubblici, acquisti rispettosi dell’ambiente, con un sistema premiante per le aziende che si contraddistinguono sotto questo profilo. Le Pubbliche Amministrazioni sono dunque chiamate a prevedere nei documenti di gara non solo i requisiti minimi rispondenti ai CAM per l’esecuzione del servizio, ma anche ulteriori criteri idonei a incentivare l’impegno in campo ambientale, che sono poi oggetto di valutazione da parte delle commissioni giudicatrici.
Ma esistono degli strumenti per misurare l’impegno ambientale delle aziende che erogano servizi? Ed è proprio qui che si è concentrato il cuore della relazione di Tezzele, secondo cui, ad oggi, esiste un indicatore specifico, ossia l’anidride carbonica prodotta, per quanto riguarda ad esempio i km di auto percorsi da una automobile, ma non esiste un indicatore tale anche per il servizio di pulizia.
Markas, per superare questo limite, ha cercato uno strumento che potesse misurare gli impatti del proprio servizio di pulizia. Fra le prime aziende del suo settore, ha deciso di avviare un progetto-pilota in un proprio sito rappresentativo, calcolando l’impatto ambientale prodotto in un anno dal proprio servizio di pulizie. L’azienda ha quindi deciso di sottoporre a misura l’impatto del proprio servizio tramite lo strumento dell’EPD (Environmental Product Declaration o Dichiarazione Ambientale di Prodotto – DAP), scegliendo come sito rappresentativo l’Ospedale di Desenzano del Garda (BS), dove gestisce il servizio di pulizia. Qui l’azienda ha calcolato l’emissione di CO2 e le altre categorie di impatto ambientale per ogni mq tenuto pulito in un anno, redigendo la propria Dichiarazione Ambientale di Prodotto, che ha poi ottenuto la registrazione di parte terza dell’ente europeo Environdec.
Attraverso l’EPD, sono state misurate le emissioni di alcune componenti del servizio di pulizia: produzione di energia elettrica e dei materiali costituenti i macchinari; trasporto dei prodotti finiti fino alla struttura ospedaliera; svolgimento del servizio vero e proprio; trattamento degli scarichi; trasporto rifiuti. La misurazione ha fornito una visione d’insieme dell’impatto sull’ambiente del servizio, suggerendo una serie di misure per rendere più efficiente il servizio stesso, ridurre le emissioni climalteranti e rendere le operazioni di pulizia davvero sostenibili.
Inoltre, l’azienda non ha voluto che la misura rimanesse fine a se stessa, ma ha adottato azioni di ottimizzazione dei processi e della logistica, nonché diverse azioni di compensazione delle emissioni derivanti dal servizio di pulizia. Queste sono avvenute in loco, con la piantumazione di alcuni alberi nel cortile dell’ospedale, ma l’azione di Markas si è estesa anche a livello internazionale, tramite diversi progetti di forestazione compensativa e di produzione di energia da fonti rinnovabili, per ottenere il risultato dell’“appalto a impatto zero” e di un servizio davvero green.