Parafrasando una famosa favola di Fedro (*) potremmo iniziare così:”…superior stabat Corvus cornix…(Cornacchia grigia) e un poco più discosta una Columba livia”. Faceva caldo ed entrambi i nostri pennuti volevano riposarsi chiacchierando del più e del meno. A ben guardare la colomba era un poco dubbiosa sulle intenzioni di chi le stava di fronte, ma come se i suoi pensieri fossero letti dalla cornacchia si sentì rassicurare:
“Non temere, non ho cattive intenzioni, in effetti la maggior parte di noi è diventata come i gatti che se vedono un topo lo invitano a prendere un caffè”.
Fu così che i due si ritrovarono a parlare di una trasmissione televisiva. “Ho assistito a un confronto fra un difensore dei diritti di noi animali e un curatore di edifici artistici, se ho ben inteso (ero appollaiato su un marcapiano e l’audio non era dei migliori), si trattava di una cattedrale trasformata in alloggi per coppie di noi colombe”.
Interloquì la cornacchia: Certo che più della Colomba della pace sei diventato il piccione della discordia, ma i due umani cosa dicevano?”.
“La cosa strana è che gli esseri umani se in un dialogo si trovano ad avere entrambi una parte di ragione sono disposti a far scoppiare la terza guerra mondiale” e continuò il piccione “la cattedrale sembra essere ormai sovrappopolata per cui è stato chiesto l’intervento dei falconieri; immagino siano state utilizzate le poiane di Harris (Parabuteo unicinctus). In effetti alla poiana si addice di più il nome di falco lupo perché è l’unica “accipitride” a vivere in nuclei familiari abbastanza numerosi a cacciare in branco. Un mio cugino che aveva messo su casa in un capannone se li è trovati di fronte all’improvviso e si è preso uno spavento tale che ha traslocato in un sottotetto. Inoltre corre voce che si affezionino al loro falconiere quasi fossero dei cagnolini! Dei veri traditori di noi uccelli urbani”.
“Ma a parte queste disquisizioni come si è concluso il dibattito”
“Sarei propenso a dire benissimo per i miei amici. Il test della falconeria durerà un mese e poi, visto i contrasti spero impediranno di continuare i trials. Pensa che uno degli intervistati sparava a zero sulla falconeria e auspicava che il controllo di noi piccioni fosse affidato ad una corretta gestione dei rifiuti e alle ordinanze di non pasturazione. Come dire “campa cavallo…” Oltre a tutto non mi sembra bello per un nostro difensore condannarci alla fame!”.
“Non hai tutti i torti” continuò la cornacchia “ma devi ammettere che dal punto di vista dei cittadini la cosa sarebbe auspicabile; anche se, in alcuni casi, sono proprio loro causa del loro male; ma il difensore dei monumenti cosa diceva?”.
“Diceva che aspettare che la terapia dell’affamarci (passami il termine) dia i suoi frutti comporterà danni irreparabili a un’opera d’arte”.
Intanto si era fatto sera e l’aria si era rinfrescata cosi i due volatili si salutarono e tornarono alle rispettive abitazioni. La cosa buffa è che entrambi durante le chiacchiere serotine con i loro familiari si trovarono a commentare: “Certo che per nostra buona sorte gli esseri umani sono strani, di fronte a un problema che presuppone una soluzione urgente a breve termine e una più radicale a lungo termine si ritrovano a creare scontri sui massimi sistemi; cosa impedisce di pianificare le due soluzioni in modo integrato”. Ed entrambi conclusero: “Per noi è più semplice, i nostri pensieri si concentrano su mangiare e riprodurci. Il primo risolve i problemi quotidiani e l’altro è la strategia di sopravvivenza e diffusione della specie a lungo termine”.
Ciò detto il buio avvolse i due nuclei familiari dei nostri amici pennuti, mentre intorno la luce delle varie televisioni teneva compagnia alla maggior parte dei cittadini i cui pensieri sono troppo numerosi e contrastanti per poter essere riportati.
Gaio Giulio Fedro è uno scrittore romano nato una ventina di anni prima di Cristo e morto a circa settant’anni, le sue favole hanno un contenuto pedagogico e morale. Prova ne è la simpatica citazione: “Giove impose a noi due sacche: mise quella dei vizi propri dietro la schiena, quella carica dei vizi altrui davanti al petto”.