Lo scorso febbraio, a Roma, presso la Sala Auditorium del Ministero dell’Ambiente, si è tenuto il Convegno su “Il ruolo del GPP (Green Public Procurement) per le strategie di politica ambientale alla luce del Collegato Ambientale” (L. n. 221/2015)
Il Convegno è stato un importante momento di riflessione e confronto sullo stato dell’arte e sulla rilevanza del GPP. Il Convegno, ha permesso, da un lato, di fare un bilancio critico sul lavoro svolto sinora dal Ministero e dagli altri soggetti interessati, dall’altro di far emergere interessanti spunti su quanto resta ancora da fare, soprattutto alla luce dell’approvazione della legge 221/2015 (collegato ambientale), che, in particolare, prevede, all’articolo 18, l’obbligo di applicazione dei CAM ( Criteri Ambientali Minini) per le stazioni appaltanti.
L’elemento ampiamente condiviso, ed emerso con forza nei diversi interventi, riguarda l’importanza che gli “acquisti sostenibili” rivestono come strumento strategico per favorire la “transizione” verso una economia più sostenibile.
Tale elemento è stato richiamato, sottolineandone l’importanza strategica, dal Presidente della Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, onorevole Alessandro Bratti (vedi box) e dai Sottosegretari del Ministero Ambiente, Silvia Velo e Barbara Degani.
Ha aperto i lavori Maurizio Pernice (Direttore generale CLE), che ha rammentato il significativo peso degli acquisti effettuati dalle pubbliche amministrazioni sul Prodotto Interno Lordo (7% del PIL e rappresentano il 14% circa della spesa totale), e sottolineato l’importanza che gli acquisti effettuati rispettino i principi di innovazione tecnologica a ridotto impatto ambientale e prevedano un uso efficiente delle risorse. Ha poi delineato gli obiettivi dell’incontro, ossia, da una parte, la valutazione delle azioni intraprese e di quelle in corso, e, dall’altra, l’esposizione di come agire per diffondere e promuovere il GPP, tenendo conto dell’obbligatorietà dell’inserimento dei Criteri Ambientali Minimi nei bandi di gara degli appalti pubblici previsti dal Collegato Ambientale (L. 221/2015).
Il “Collegato” e l’impegno del MATTM
Silvia Velo ha evidenziato l’importanza di questa occasione di riflessione e approfondimento in un momento strategico di incrocio significativo tra normativa nazionale e iniziativa legislativa europea; ha sottolineato, come, attualmente l’Unione Europea, in tema di economia circolare, abbia emanato solo una comunicazione, mentre il Ministero dell’ambiente, nelle more dell’approvazione del collegato ambientale, ha emanato i Criteri Ambientali Minimi, anticipando di fatto la norma che li ha resi obbligatori. Ha spiegato come l’Europa abbia deciso di abbandonare la vecchia direttiva sull’economia circolare, con l’impegno a redigere un provvedimento cogente più completo che, però, presenta lo svantaggio di rinviare a tempi più lunghi una normativa efficace sul tema dei rifiuti, mentre il governo italiano, affiancato dal Ministero, ha intenzione di dedicare da subito grandi energie e risorse all’argomento, in particolare al tema del riuso delle materie.
Ha poi rammentato che l’Italia è un Paese leader nel riuso dei materiali (legno, vetro, stracci, carta, etc. …), con tradizioni anche di origine rurale. Prioritario, pertanto, per il governo – ha assicurato – è spingere e sostenere la pubblicazione di un atto legislativo europeo in materia di economia circolare, visto che è cruciale, per il sistema imprenditoriale attuale, promuovere un sistema di sostegno e di incentivi fiscali, da inserire anche nel “Green Act”, che facilitino l’evoluzione di politiche ambientali da parte dei produttori nazionali e promulgare tutti i provvedimenti attuativi in tema di riuso dei materiali per l’edilizia nelle opere pubbliche e private.
Luci e ombre
Riccardo Rifici, della Direzione Generale Clima ed energia e promotore del Convegno, ha illustrato gli articoli contenuti nel collegato ambientale che interessano il GPP e le azioni future richieste dalla Legge (in particolare il regolamento per il marchio nazionale “Made Green In Italy” e la redazione del Piano d’azione nazionale Consumo e Produzione Sostenibili). Ha elencato i CAM in vigore per i 17 diversi gruppi di prodotti /servizi, i CAM in revisione e quelli in lavorazione e ha terminato l’ intervento con una riflessione critica sugli aspetti positivi prodotti dal lavoro effettuato e sugli aspetti da migliorare dai quali definire gli impegni futuri.
Ha evidenziato, tra le positività, come il lavoro svolto consenta a tutte le centrali di acquisto di migliorare complessivamente, e non solo ambientalmente, i propri acquisti. Per Rifici quanto fatto finora ha consentito l’affermarsi di servizio, prodotti e produttori migliori e più competitivi, consentendo di rafforzare alcune politiche ambientali cruciali (per esempio: l’efficienza energetica, la riduzione dei rifiuti e il riutilizzo di materia, la riduzione delle emissioni inquinanti), con una particolare attenzione alle problematiche sociali. Di contro, ha riconosciuto Rifici, molte stazioni appaltanti non sono ancora sufficientemente preparate ad applicare i CAM, e solo alcune regioni hanno un piano per l’applicazione del GPP. Inoltre, i produttori, soprattutto i più piccoli, non sono abbastanza informati e quindi non abbastanza preparati a partecipare alle gare, anche perché non tutte le associazioni di categoria hanno dato l’apporto auspicato. Da migliorare il sistema di monitoraggio così come alcuni aspetti delle attività delle centrali d’acquisto. Alla luce delle indicazione del “collegato ambientale”, per Rifici sarà necessario: migliorare le attività di comunicazione e formazione per l’applicazione del PAN GPP e dei CAM, sia verso le PA, si verso gli operatori privati; diffondere in tutta Italia le “buone pratiche” già messe in atto da alcune regioni; rivedere i CAM esistenti; approfondire il rapporto con le associazioni di categoria per fare emergere proposte innovative; integrare il ruolo del GPP nell’ambito del Piano SCP (Consumo e Produzione Sostenibili).
Il recepimento della Direttiva Appalti
Valentina Guidi, della Presidenza del Consiglio, ha presentato i punti principali del nuovo D.lgs. sul Codice degli Appalti pubblici, da pubblicare entro il 18 aprile p.v., in recepimento e attuazione delle direttive europee in tema di lavori pubblici (2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE), in cui saranno presenti criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Tra le novità principali ha segnalato l’abbandono del criterio del massimo ribasso, che resterà solo per le gare di importo più basso, in favore di quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, che in alcuni ambiti sarà obbligatoria, in quanto permette di valutare anche la qualità dell’offerta e le garanzie fornite in termini sociali e ambientali. Ha evidenziato il previsto ampliamento degli oneri dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) a cui è affidato un ruolo centrale nella riforma, con funzioni di controllo, monitoraggio e capacità sanzionatorie, nonché adozione di atti di indirizzo quali linee guida, bandi e contratti tipo, nei quali inserire i Criteri Ambientali Minimi.
ll lavoro della Comm. Parlamentare sul Collegato
Alessandro Bratti, Presidente Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti, ha riportato un breve excursus sull’evoluzione normativa del Collegato Ambientale, nato su iniziativa governativa nella precedente legislatura. Nel tempo e nel passaggio tra la Camera e il Senato, i contenuti sono stati arricchiti e integrati, definendo un provvedimento che collega vari aspetti, tra loro complementari e sinergici a favore della sostenibilità ambientale. Ha sottolineato come le azioni da intraprendere in ambito GPP siano, oltre l’impegno nella formazione di tutti gli operatori economici interessati (P.A. e imprese) anche la promozione dell’interazione positiva tra pubblico e privato per favorire e incentivare la ricerca e l’innovazione tecnologica, anche attraverso l’introduzione di novità relative alla fiscalità.
Responsabilità sociale di impresa e appalti pubblici
Maria Benedetta Francesconi, del Ministero dello Sviluppo Economico, ha trattato il tema della responsabilità sociale di impresa, evidenziando come la crescita sia veramente sostenibile solo quando gli aspetti ambientali si affianchino a quelli sociali. Ha sottolineato l’importanza di inserire i criteri sociali negli appalti pubblici, in quanto svolgono un effetto leva sul comportamento delle imprese. Ha proposto di inserire i criteri sociali nelle clausole orizzontali dei bandi di gara pubblici e di prevedere meccanismi di gestione del rischio relativo alla tracciabilità dei fornitori nelle specifiche tecniche, prendendo come esempio il sistema due diligence. Ha auspicato un’unica etichettatura che comprenda tutte le dimensioni dell’agire dell’impresa e consenta di calcolare i costi sociali del ciclo di vita dei beni prodotti oltre quelli ambientali. Infine, ha segnalato l’importante strumento del rating di legalità volto alla promozione e all’introduzione di principi di comportamento etico in ambito aziendale da utilizzare durante le gare d’appalto.
Le imprese della Green Economy e il GPP
Edo Ronchi (Susdef-Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile) ha sottolineato come l’obbligatorietà dei CAM negli appalti pubblici costituisca una novità significativa, poiché la loro scarsa diffusione stenta al momento a dare un segnale positivo alle imprese green, e a orientare il mercato verso la green economy. Ha evidenziato la necessità di indirizzi chiari e di lungo termine che riescano a giustificare sforzi e investimenti delle imprese verso le politiche di sostenibilità ambientale. In particolare, per Ronchi, la produzione green deve rispettare i due orientamenti strategici europei: la lotta al cambiamento climatico, con il calo delle emissioni di gas serra e l’applicazione di buone prassi per promuovere l’economia circolare. Per permetterlo, però, occorre dare risalto al valore e al costo ambientale di beni e servizi, enfasi al loro riconoscimento anche attraverso il meccanismo dei prezzi, soprattutto ora che il mercato, con il crollo del prezzo del petrolio, non favorisce le politiche di sostenibilità delle imprese. I prezzi, pertanto, devono riconoscere il valore aggiunto del bene che rispetta l’ambiente o il costo evitato del danno ambientale. Inoltre ha evidenziato la necessità di incentivare la fiscalità ecologica quale strumento cardine per raggiungere tali obiettivi. In merito al marchio “Made Green in Italy”, ha auspicato che non sia solo il frutto di un raccordo tra le certificazioni esistenti, ma che si sviluppi tramite un progetto di ricerca sull’analisi del ciclo di vita di prodotto, valutando l’intera filiera di produzione di un bene e le possibili interazioni con altri marchi.
Un esempio di buona pratica da diffondere
Gianluca Cocco, della Regione Sardegna, una delle più virtuose in tema di acquisti sostenibili, ha elencato le principali azioni svolte ed esperienze vissute in tale ambito dal 2007. La Regione Sardegna ha instaurato un confronto con le realtà locali e ha sviluppato sul territorio iniziative di comunicazione e affiancamento degli enti pubblici e delle stazioni appaltanti per l’applicazione degli acquisti verdi. Si è dotata di un Piano d’azione regionale per gli acquisti verdi, definito Piano per gli Acquisti Pubblici Ecologici della Regione Sardegna (PAPERS), che individua gli obiettivi principali in materia di GPP. È stato istituito il marchio “La Sardegna Compra Verde”, che rappresenta lo strumento con cui monitorare e valorizzare gli enti virtuosi, oltre a essere un riconoscimento per gli enti pubblici sardi che abbiano intrapreso una politica di GPP e/o effettuato acquisti di beni e servizi verdi, guidati dall’obiettivo di integrare i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto. Inoltre, è stata costituita una rete di Ecosportelli GPP presso ciascuna delle otto Amministrazioni provinciali, con l’obiettivo di fornire un supporto tecnico in materia di GPP e acquisti sostenibili all’Ente Provincia, ai Comuni e agli altri Enti Pubblici, nonché fornire informazione specialistica alle imprese del territorio. Infine, ha evidenziato che la Regione ha erogato premi alle buone prassi e finanziamenti a pratiche di sostenibilità e di efficienza energetica. Fondamentale è stata la fase di monitoraggio per la gestione ottimale delle diverse iniziative con cui si controllano e si verificano le misure attuate nel territorio.
Conclusioni
Ha concluso i lavori, Barbara Degani, Sottosegretario MATTM, evidenziando l’importanza del GPP da considerare non solo come valore aggiunto ma come standard da utilizzare in tutte le gare d’appalto. Ha sottolineato come sia ancora scarsa la consapevolezza delle associazioni di categoria, che non sembrano rendersi conto dell’importanza e della forza di innovazione del GPP. Tale criticità porterà le imprese che non si adeguano ai nuovi modelli di produzione sostenibili ad essere automaticamente escluse dal mercato.
Dall’intensa giornata di lavori è emerso che le questioni da affrontare, al fine di permettere il necessario “balzo in avanti” verso un’economia veramente sostenibile, possono essere così riassunte:
• completare la lista dei CAM e aggiornare quelli già esistenti, sia alla luce dell’obbligo della loro applicazione, sia alla luce delle più recenti indicazioni europee sull’uso efficiente delle risorse e sulla “economia circolare”;
• la necessità di rafforzare le attività di comunicazione e formazione, sia verso le stazioni appaltanti, sia verso i produttori per ottenere un maggior loro coinvolgimento nella elaborazione dei CAM, per renderli più preparati a partecipare alle gare della pubblica amministrazione e, più in generale, per competere sui mercati nazionali e internazionali;
• un maggior impegno da parte delle Regioni, sia nell’applicazione dei principi generali del GPP nelle amministrazioni del proprio territorio, sia nelle attività di comunicazione/formazione verso tutti i soggetti interessati.
Italy’s commitment to a sustainable economy
“Green public procurement” is a strategic instrument for the establishment of a more sustainable economy
Italy’s Ministry of the Environment organized a day of reflection and study on the role of GPP (Green Public Procurement) as a strategic tool in the adoption of a virtuous environmental policy by public administrations.
Numerous experts from local and high government levels addressed those present, and all agreed on acknowledging the importance that “green purchases” have in promoting the transition towards a more sustainable economy.
The day’s first activity consisted in making an analysis of national and European laws, with the result that while the European Union has currently issued only one communication on the circular economy, Italy’s Ministry of the Environment has issued Minimum Environmental Criteria in advance of the provision that has made them mandatory. Participants also noted that Europe has chosen to abandon the old directive on the circular economy with the commitment to draft a more complete binding measure, which presents, however, the drawback of further postponing efficient legislation on the processing of wastes, whereas the Italian government, with the Ministry of the Environment at its side, intends to dedicate considerable energy and resources to the question immediately, and in particular to the topic of reusing materials. Italy is a leader, in fact, in reusing materials (wood, glass, rags, paper, etc.) and vaunts long traditions of even rural origin. A top priority for the government is therefore pushing and supporting the passing of a European legislative act on the circular economy because it is crucially important to the current entrepreneurial system to promote a system of support and tax benefits to be included also in the forthcoming “Green Act” in order to facilitate the further evolution of environmental protection policies by national producers and to promote implementation measures regarding the reuse of building materials at public and private construction works.
The topic of economic sustainability is so deeply felt at institutional level that the main points of the new Public Works Procurement Code issued in transposition and implementation of European Directives (2014/23, 2014/24, and 2014/25) include criteria of environmental and social sustainability and therefore, the criterion of the lowest possible price will be abandoned in favor of that of the most economically advantageous offer, which in certain areas will become obligatory because it also permits the evaluation of the quality of the offer and the guarantees provided in social and environmental terms.
ECONOMIA CIRCOLARE: UN NUOVO MODELLO ECONOMIC
L’Economia circolare è quell’economia in cui i materiali e l’energia utilizzati per fabbricare i prodotti mantengono il loro valore il più a lungo possibile, i rifiuti sono ridotti al minimo e si utilizzano quante meno risorse possibili. La Commissione Europea ha presentato, il 2 dicembre 2015, un nuovo pacchetto sull’economia circolare. Rispetto alle proposte del 2014, si propone un approccio integrato che va oltre il focus sui rifiuti e comprende azioni per promuovere l’economia circolare in ogni fase della catena del valore, dalla produzione alla riparazione ai prodotti secondari, coinvolgendo tutti gli attori, sia dal lato della produzione che del consumo. Azioni specifiche riguarderanno alcune aree identificate come prioritarie: plastica, rifiuti alimentari, materie prime critiche, costruzione e demolizioni, biomassa e prodotti bio-based.
Il pacchetto è composto dalla comunicazione “L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare”, con annesso cronoprogramma, accompagnata da proposte legislative. Secondo la Commissione, la prevenzione dei rifiuti, la progettazione ecocompatibile, il riutilizzo e misure analoghe possono generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l’8% del fatturato annuo, generando 580.000 nuovi posti di lavoro e riducendo nel contempo l’emissione di gas a effetto serra del 2-4% pari a 450 milioni di tonnellate per anno.
Nei settori del riutilizzo, della rigenerazione e della riparazione, a titolo di esempio, la Commissione rileva che: se il 95% dei telefoni cellulari fosse raccolto, si potrebbero generare risparmi sui costi dei materiali di fabbricazione pari a oltre 1 miliardo di euro; il passaggio dal riciclaggio alla rimessa a nuovo dei veicoli commerciali leggeri, i cui tassi di raccolta sono già elevati, potrebbe far risparmiare materiali per oltre 6,4 miliardi di euro l’anno (circa il 15% del bilancio per i materiali) e 140 milioni in costi energetici, riducendo inoltre le emissioni di gas a effetto serra di 6,3 milioni di tonnellate.
Il piano d’azione include anche un certo numero di azioni mirate alle barriere del mercato in specifici settori o flussi di materiali, come la plastica, gli sprechi alimentari, le materie prime essenziali, la costruzione e la demolizione, la biomassa e i bio-prodotti nonché misure orizzontali in settori come l’innovazione e gli investimenti.
Le nuove proposte della Commissione intendono: sostenere la riparabilità, la durabilità e la riciclabilità mediante le specifiche di prodotto nell’ambito dei futuri piani di lavoro per attuare la direttiva sulla progettazione ecocompatibile; proporre requisiti intesi a semplificare lo smontaggio, il riutilizzo e il riciclaggio degli schermi elettronici; lavorare per una migliore applicazione delle garanzie sui prodotti materiali ed esaminare le possibilità di miglioramento nonché affrontare le false etichette verdi; agire nell’ambito degli appalti verdi (GPP); predisporre orientamenti sulle migliori prassi di gestione dei rifiuti e di efficienza delle risorse nei settori industriali; pubblicare orientamenti e promuovere le migliori prassi in materia di rifiuti estrattivi per migliorare il recupero di materie prime.