Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Blatta orientalis. Preistoria e cronaca di due infestazioni di oggi

L’approccio corretto al problema delle blatte prevede l’intervento immediato attraverso l’attuazione di un efficace piano di controllo

Si narra che un relatore iniziò la sua conferenza con queste parole: “Sarò breve, fin dall’età della pietra….”. Invece io partirò addirittura dall’era paleozoica (che ebbe inizio 570 milioni di anni fa).

In effetti tutto nasce da due servizi di deblattizzazione di cui esporrò le fasi operative e di uno sottolineerò quello che mi è parso un aspetto che merita molte riflessioni. Parliamo quindi di blatte e in particolare della Blatta orientalis. La “location” riguarda due ristoranti di ottimo livello e molto puliti inseriti però nella “vecchia” Milano. Come spesso succede ho voluto ripassare la materia cioè, nello specifico, gli aspetti entomologici del problema, le risorse tecniche da utilizzare e i rapporti con il cliente. Ma andiamo con ordine.

C’era una volta… ovvero le origini preistoriche delle Blatte

Il gestore di uno dei due ristoranti è molto attento all’ambiente e alla natura e mi ha fatto un sacco di domande “costringendomi” a ripassare l’aspetto scientifico degli ospiti indesiderati. Così mi sembra interessante riassumerne i risultati.

L’origine delle blatte è molto antica e si ricollega agli artropodi e, vista la loro attuale diffusione, questi milioni di anni li portano bene. Nello stesso periodo troviamo i giganteschi scorpioni d’acqua fra cui il Pterigotus che molti considerano il più grande artropode mai esistito (superava i 2 m). Il gigantismo non deve stupirci perché nell’aria ci si poteva imbattere in super libellule con 70 cm di apertura alare, ma anche oggi potremmo trovarci di fronte a uno scarafaggio con 20 cm di apertura alare (che non sono pochi) della brasiliana Megaloblatta regina. Sempre in quei lontanissimi anni esisteva uno scorpione (Palaephous nuncius) considerato il primo animale terrestre (trattandosi di un predatore mi domando quali prede cacciasse).

Ma il periodo dove le nostre blatte preistoriche trovano un habitat ideale (caldo e umido) è il carbonifero, che va da 345 milioni di anni fa ai 280. I dinosauri sarebbero arrivati 50-100 milioni di anni dopo. Fra questi antenati vorrei citare i protoblattoidei sia perché sono considerati i progenitori degli insetti stecco, delle locuste e della mantidi, sia perché troviamo i primi esemplari che presentano robuste e lunghe zampe posteriori (Oedischia williamsoni).

Interessanti sono anche i Blattoidi in quanto sembrano essere i primi insetti che depongono le ooteche (Aphthoroblatti johsoni). Caratteristica che le specie attuali hanno conservato e che contribuisce alla loro capacità di diffondersi e di opporsi ai nostri trattamenti di disinfestazione.

Sempre nell’ambito delle curiosità citerei anche la presenza di Blactabacterium nel cosiddetto corpo grasso (organo preposto a importanti funzioni metaboliche). Oltre a questi batteri le specie xilofaghe si avvalgono di protozoi flagellati e altre specie di batteri che permettono la digestione della cellulosa. Caratteristica che in qualche modo li imparenta con i tarli e con le termiti. In effetti la gregarietà di alcune specie di blatte potrebbe rappresentare il primo tentativo degli insetti di dare inizio alle comunità sociali delle termiti e delle formiche (alcune specie di blatte sono infatti mirmecofile). A tal proposito interessante è vedere che in alcune specie di blatte le piccole neanidi si rifugiano fra l’addome e le ali della loro genitrice.

Ricordo che le blatte sono insetti a metamorfosi incompleta: dalle uova schiudono le forme giovanili (neanidi) che acquisiscono le caratteristiche degli adulti a poco a poco dopo ogni muta (vedi scheda bio-etologica).

Attualmente l’ordine dei blattoidei comprende ben 4.000 specie.

Cronaca: “nicchie ecologiche”

Il primo ristorante è sito nella zona sud est Milano, palazzi vecchi, con cantine in pessimo stato. Infestazione endemica, a parer mio, mal combattuta dall’amministratore dello stabile, con pochi interventi/anno oltre a tutto effettuati “con molta fretta”.

L’infestazione è costituita da Blatta orientale, soprattutto nelle aree interrate (dispensa e celle), controsoffitto cucina, pochissime volte in sala (quest’ultimo aspetto è stato il campanello di allarme).

Il contatto è scaturito dal “passa parola” che ha portato in un primo tempo a un contratto che contempla monitoraggi trimestrali con intervento di manutenzione con formulati in gel in cucina e sala più trattamenti con prodotti a effetto residuale ai piani interrati (vedi risorse tecniche).

Dopo questa prima fase, che definirei conoscitiva, il committente ha preso fiducia e ha ampliato il contratto portandolo a 8 interventi annui. Fra cui la realizzazione di fasce “protettive” perimetrali fatte con PMC abbattenti nelle aree frequentate dai clienti con l’obiettivo di evitare avvistamenti.

I risultati sono ritenuti soddisfacenti dal proprietario che ha rinnovato il contratto per la terza volta. Purtroppo non è propenso a prendere in esame interventi di pest-proofing anche perché è in atto un importante intervento di ristrutturazione dell’edificio. Aspetto positivo è un ulteriore miglioramento dei servizi di pulizia (auto-gestiti) con l’introduzione di un detergente-sanificante che il venditore di tale formulato afferma avere un effetto repellente nei confronti sia degli insetti striscianti sia dei roditori. L’utilizzo è settimanale ma il punto critico è una profumazione che permane, sia pure in modo lieve, per 24 ore.

Dal punto di vista operativo il tempo di esecuzione degli interventi si può così riassumere:

• tempo esecuzione 1,5 ore da parte di un tecnico esperto (e volonteroso).

• la trasferta in un primo tempo era di 80 min’ ora dimezzata perché inserita in un programma lavori ottimizzato (una quota parte è dovuta al parcheggio assai difficile).

Il secondo ristorante è caratterizzato da una clientela che lo considera una mensa (sia pure di buon livello) data la collocazione centrale. La sera lo scenario cambia collocando il ristorante in una realtà di alta cucina, con prezzi adeguati.

Infestazione endemica, vista la situazione pessima delle strutture fognarie. L’origine sembra essere il pozzetto del montacarichi che collega il ristorante con le cantine di pertinenza.

Il contatto è nato da una ricerca via internet e ha condotto a un contratto che contempla monitoraggi e interventi trimestrali. Dal mese di maggio di quest’anno si passerà a interventi ogni 45 giorni ed eventuali trattamenti “in emergenza” su chiamata a tariffe scontate.

Il cliente è stato acquisito a dicembre del 2014 e il rinnovo del contratto (quello che contemplava trattamenti trimestrali) nel gennaio del 2016. Il passaggio a interventi con cadenza ogni mese e mezzo è avvenuta ai primi di maggio.

Le risorse tecniche e le procedure operative sono praticamente uguali a quelle descritte nel primo ristorante. Le pulizie quotidiane sono autogestite, mentre nel giorno di chiusura vengono effettuate da una cooperativa a cui sono affidati anche 4 interventi/anno “globali”.

Dal punto di vista operativo il tempo di esecuzione degli interventi si può così riassumere:

• tempo esecuzione un’ora e 45 min’ da parte di un tecnico esperto (e volonteroso).

• la trasferta è di 60 min’ A/R e, data l’impossibilità di parcheggio a prezzi ragionevoli, viene effettuata con un motorino attrezzato o, causa maltempo, con i mezzi pubblici.

Risorse tecniche

Presidi Medico Chirurgici (biocidi)

Per i trattamenti residuali si utilizza un PMC concentrato a base di alfa-cipermetrina scelto per la sua rapidità di azione, profilo tossicologico particolarmente sicuro, approvato per le aree alimentari e raccomandato dall’OMS per i trattamenti antimalarici.

Per interventi abbattenti e per una sorta di effetto repellente nelle fasce perimetrali dei locali si è utilizzato un PMC pronto all’uso a base di estratti naturali di piretro. In questo caso il criterio di scelta è stato la labilità del principio attivo.

Per i gel invece si è impiegata una formulazione a base di Fipronil che esplicita in etichetta l’autorizzazione all’utilizzo in ristoranti e mense.

Attrezzature e DPI

Una pompa a spalla a precompressione con ugello regolabile e che garantisce una costanza di pressione di esercizio, facilmente spalleggiabile, di una buona stabilità se appoggiata a terra e con un tubo che collega il serbatoio alla lancia di erogazione abbastanza lungo da consentire all’operatore di agire senza l’impedimento di un peso sulle spalle.

Pistola professionale per l’erogazione mirata delle micro-gocce.

Mini aspirapolvere a batteria.

Per i dispositivi di protezione individuale nelle realtà descritte il tecnico ha a disposizione scarpe antiscivolo, maschera naso bocca, occhiali e guanti.

Monitoraggi e documentazione

Torcia professionale, specchietto da entomologo, strumenti e contenitori per la raccolta dei reperti. Per l’eventuale documentazione fotografica è utilizzato il cellulare aziendale (il tecnico ha firmato un documento che gli permette di effettuare foto solo se il committente lo autorizza e nei più stretti vincoli di riservatezza).

Modulistica e foglio di lavorazione.

Serendipità: un aspetto casuale che merita una riflessione

Nel secondo ristorante è accaduto un caso che potrei definire di “serendipità”. Del tutto casualmente sono incappata in un positivo sviluppo lavorativo nato da un rapporto interpersonale non programmato e imprevedibile.

Nell’ultimo trattamento effettuato ai primi di maggio il tecnico addetto alla disinfestazione era stato dirottato in un altro cantiere (in effetti chi organizza i servizi potrebbe essere chiamato a pieno titolo manager-tappabuchi); per cui ho accompagnato personalmente un neo-assunto per effettuare il servizio. Il risultato è stato sorprendente. La carica di entusiasmo del nuovo tecnico (reduce da un Corso di formazione) è stata tale da convincere il committente a prendere in esame una serie di interventi manutentivi con la finalità di migliorare alcune strutture, ma soprattutto per tentare di rendere il più possibile difficoltosa la colonizzazione dall’esterno di questi ubiquitari esapodi!

Per concludere ecco un libro ove poter osservare molte blatte fossili: Atlante della Creazione – vol. 1, Harun Yahya, Adnan Oktar Italian. Consultabile anche on line nel sito books.google.it.

 

Scheda bio-etologica EcoPlan

NOME SCIENTIFICO: Blatta orientalis

NOME ITALIANO: Scarafaggio comune – blatta nera – blatta delle case

NOME INGLESE: Oriantal Cockroach

NOME SPAGNOLO: Cucaracha oriental – Cucaracha negra – Cucaracha de cañería

INQUADRAMENTO SISTEMATICO

Phylum: Arthropoda

Classe: Insecta

Ordine: Blattodea

Famiglia: Blattidae

Specie: Blatta orientalis

DIMENSIONI

Ooteca: 10-12 mm

Adulto: 20-32 mm

 

CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE

La femmina è nera con abbozzi alari; il maschio bruno scuro con ali appena più corte dell’addome, ma vola raramente. Hanno zampe atte a correre, ma si arrampicano con difficoltà.

Le blatte sono lucifughe e gregarie. La specie è probabilmente originaria della Russia meridionale, oggi è cosmopolita e molto diffusa in tutta Italia. Facile riscontrarla in associazione con la Blattella germanica e Periplaneta americana.

HABITAT

Ambienti con igiene scarsa: scantinati, fognature, tubi di scarico, gabinetti, fessure delle pareti, depositi di rifiuti nei palazzi, ecc. ma da alcuni anni si riscontrano infestazioni “innocenti” in realtà assai pulite site in centri storici e collegate con strutture fognanti inadeguate.

ABITUDINI ALIMENTARI

Specie onnivora e vorace; predilige i rifiuti alimentari.

CICLO BIOLOGICO

Uovo > neanide > ninfa > adulto (paurometabolia)

Durata del ciclo: 300-800 gg

Schiusura ooteca: dopo 40-50 gg dalla deposizione

N° generazioni/anno: policiclico

N° uova femmina: 8-30 ooteche, contenenti 14-20 uova ciascuna

Svernamento: in ambienti confinati il ciclo vitale è continuo

Durata vita adulto: 35-180 gg

LIMITI TERMICI PER LO SVILUPPO

Temperatura ottimale: 20-29°C

DANNI

Vettore potenziale di diversi patogeni: contamina, sia con il proprio passaggio che con feci e rigurgito, alimenti e suppellettili.

Possibile insorgenza di manifestazioni allergiche in seguito al contatto con le deiezioni dell’insetto.

Difesa (linee guida)

Pulizie e manutenzioni “entomologiche”// Pest-proofing // IPM (Integrated Pest Management)

Monitoraggi e controlli possibilmente documentati in tempo reale // Corsi di formazione mirati

Trattamenti con PMC/Biocidi: residuali, abbattenti, gel // repellenti

Uso dell’anidride carbonica // mezzi fisici: calore e ultra basse temperature // trappolaggio

 

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