Fiere & Eventi

La sporca storia del pulito

Presentato anche ad Amsterdam l’ultima fatica letteraria di Giulio Guizzi, disponibile in libreria (nella versione italiana) e online (nella versione inglese)

Giulio Guizzi non ha certo bisogno di presentazione. O forse sì? Chi, nel composito mondo del cleaning, e dico proprio mondo intendendo il globo terracqueo, non ha sentito parlare (di) Giulio Guizzi?

 

Pioniere nella meccanizzazione della pulizia industriale in Europa, prima distributore, con Pulindustria Cimex, in seguito, con Pulex, produttore, che ha portato le sue creature in tutto il mondo. Abile imprenditore e altrettanto abile affabulatore, animato da curiosità poliedrica, dal desiderio di condividere il valore assoluto dell’igiene e della sanificazione, Guizzi ha speso buona parte della sua vita nello studio e nella diffusione di un sapere che non sempre è stato compreso e accolto con la dovuta considerazione. Tutti riconoscono l’immensa cultura di Guizzi; ma riconoscere non sempre vuole dire conoscere e assimilare, vuoi per mancanza di tempo in un mondo sempre più frenetico e teso al materiale, vuoi perché cultura è un termine che spaventa, che sa di antico, mentre oggi si deve guardare al domani, perché l’attimo appena trascorso è già perso.

E Giulio Guizzi è uomo di cultura, di una cultura che sa proprio d’antico, che viene da lontano, carica di storia, ben consapevole del suo passato, che considera un patrimonio indispensabile per radicarsi profondamente nell’oggi e riconoscersi, e che guarda con grande lungimiranza al futuro, di cui sa leggere, in virtù della consuetudine, i segnali premonitori e perciò anticiparne gli effetti.

In Guizzi il tempo assume una dimensione bergsoniana, per cui passato, presente e futuro coesistono e si fondono in un unicum prezioso.

Incontrarlo nel suo buen retiro di Gargnano, sul Lago di Garda, è illuminante. In una cornice paesaggistica davvero incantevole, si respira la Storia, quella con la S maiuscola, che esala da Villa Feltrinelli, sede di Mussolini durante la Repubblica di Salò, e da Palazzo Bettoni, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri di quella stessa repubblica. E, insieme, dalle coltivazioni di olivi e di limoni, che costellano le alture che si affacciano sul lago, emanano profumi freschi, leggeri, che Guizzi ha spesso richiamato, associandoli ai saponi che costituiscono uno dei capisaldi dell’igiene umana.

Da una parte la storia, carica dei suoi “sporchi” intrighi, dall’altra la natura, con i suoi aromi e le sue essenze che invitano a eliminare quanto di sporco può contaminare l’uomo. Su tutto il sublime di un cielo e di un’armonia che invita alla purificazione spirituale.

Non poteva che essere questo il luogo in cui ritirarsi a raccogliere le idee, a rivisitare tutte le informazioni accuratamente annotate da Guizzi nel suo essere cittadino del mondo, a entrare in diretto contatto con quegli “antiqui”, letterati, filosofi, stregoni, scienziati, che ha sempre sentito come padri putativi e come maestri e colleghi di civilizzazione.

E Guizzi, nel suo personale angolo di privata meditazione, diventa il generoso dispensatore di pillole di conoscenza, preziose perché rigeneratrici della mente e dello spirito, che vanno assaporate con la curiosità di assumere cibo salutare, oltre che decisamente gradevole.

Questo, a nostro giudizio, lo spirito che anima l’ultima fatica di Giulio Guizzi, quella “Sporca storia del pulito”, che rappresenta un excursus storico di grande interesse, pubblicato in volume lo scorso anno da Edizioni LSWR, e presentato quest’anno nella versione online in inglese a ISSA Interclean di Amsterdam. Una degna vetrina internazionale per un uomo, come Guizzi, che vola da un capo all’altro dell’Oceano, sentendosi a casa propria in ogni dove.

Una degna vetrina internazionale per un libro che racconta la storia della pulizia nelle varie epoche, e nei vari paesi, intrecciando il puro racconto cronologico, dall’uomo primitivo ai giorni nostri, ad aneddoti che hanno per protagonisti illustri filosofi, medici e scienziati, e umili operatori che si sporcano le mani senza avere consapevolezza della loro importanza. Il tutto con certosina attenzione documentaria e con uno stile elegante e discorsivo, venato qua e là di amabile ironia.

Un libro che non va letto come un romanzo, perché romanzo non è anche se a volte ne assume la suspence, ma che andrebbe centellinato, un capitoletto ogni sera (felice la suddivisione interna), proprio come pillola ristoratrice e illuminante.

Un libro che va acquistato, si proprio acquistato, non solo perché merita, ma anche perché la generosità di Guizzi è andata oltre l’invito al banchetto del sapere, e si è spinta a rifiutare ogni compenso per l’autore. Quanto, infatti, gli deriverebbe dalla vendita del volume, andrà a costituire un fondo da destinare agli orfani del settore del cleaning, e che Guizzi intende fare gestire ad Afidamp, l’associazione che ha contribuito a fondare, di cui è stato Presidente, e di cui oggi è Ambassador nel mondo.

Il cercatore con la cesta

(Giulio Guizzi, “Pulizia Igienica e Sanificazione. La sporca storia del pulito”, Edizioni LSWR)

…più di trecento anni fa,… a Londra come a Venezia girava per le vie cittadine… un uomo con una grossa cesta sottobraccio e un campanaccio in mano. È uno degli addetti alla raccolta dei rifiuti, un “pubblico pulitore”. Pulitori organizzati dall’amministrazione pubblica si trovano, dal 1700, a Istanbul: costituiscono una Gilda, cioè una corporazione di cercatori di rifiuti che opera sotto la direzione del Sovrintendente ai Rifiuti. I “cercatori” (che ricordano quanti oggi frugano nei cassonetti) non solo dovevano raccogliere ed evacuare i rifiuti, collocandoli poi in un’apposita cava lontana dall’abitato e vicina al mare, ma erano anche impegnati a recuperare gli oggetti che valeva ancora la pena di conservare, di riciclare. Per far ciò, la spazzatura veniva portata in sacchi in riva al mare e qui smistata: vi si trovavano dentro molte cose: piatti di rame, barre d’acciaio, chiodi riutilizzabili, abiti non ancora logori, argento magari solo ossidato e, in qualche caso fortunato, anche monete e gioielli. In pratica, quella Gilda turca operava per il riciclo dei rifiuti ancora buoni o per la loro eliminazione…

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