Sempre più spesso, è la mancanza di informazione e formazione del personale addetto alle pulizie, a incidere notevolmente sulle probabilità di un infortunio
a cura della redazione
Di grande importanza, il training sulla sicurezza ha come obiettivo principale la protezione degli addetti alle pulizie professionali. Dato questo presupposto è semplice intuire come i percorsi formativi siano in costante aggiornamento, al fine di garantire le linee guida per evitare incidenti sul lavoro.
La struttura vincente dei corsi di formazione
Concepito come struttura modulare, il corso, per avere successo, deve essere approfondito, rilevante e interessante. Sessioni di training noiose non coinvolgeranno mai i partecipanti, rendendo impossibile l’interazione tra di essi.
Un modo per mantenere alta l’attenzione, è quello di dividere gli operatori in piccoli gruppi e consegnare loro una scheda con domande a risposta chiusa, per verifica l’effettivo apprendimento delle nozioni impartite durante il corso.
Utile, inoltre, è registrare l’audio delle sessioni formative, per poterlo poi ascoltare nuovamente e memorizzare sempre più ciò che si è appreso in aula.
I corsi di addestramento del personale devono quindi fornire stimoli e interessi nuovi da parte degli addetti, motivandoli nei confronti del proprio lavoro e facendo maturare in loro il convincimento che l’attività di pulizia è un servizio professionalmente qualificato e qualificante.
I “7 peccati capitali”
Con questo termine, applicato al settore del cleaning, ci riferiamo agli elementi cruciali che non possono mai essere ignorati in un percorso formativo sulla sicurezza rivolto agli operatori del settore dell’igiene e della salute, che devono essere sempre consapevoli e informati su i rischi che possono correre, al fine di evitarli. Nello specifico, i “7 peccati capitali” sono:
1 – Uso non corretto di sostanze chimiche
• Incapacità di leggere le etichette
• Dosaggio e diluizione in acqua non corretto
• Contatto con occhi e pelle
• Miscelazione di diverse sostanze chimiche e prodotti
2 – Uso non corretto della segnaletica
• L’assegna di segnali che suggeriscono cautela, così come il loro errato posizionamento
3 – Uso non corretto di indumenti di protezione personale
• Capi non progettati e non fabbricati per offrire al portatore il massimo grado di comfort
• Le componenti e i materiali utilizzati non devono causare effetti indesiderati per esempio allergie, irritazioni o lesioni
• La gamma di taglie non rappre- sentative delle misure del corpo
• Capi non a norma e privi di marcatura
4 – Uso personale di cuffie, che impediscono di sentire allarmi acustici
5 – Lavorare in altezza
• Poca conoscenza delle precauzioni da rispettare
• Indumenti di protezione personale non adeguati
6 – Cadere, inciampare, scivolare
• Posizionamento non corretto di tubi, cavi, apparecchiature, macchine
• Scarsa abilità nel maneggiare prodotti e oggetti
7 – Punture, tagli, abrasioni, shock elettrico
• Poca abilità nel maneggiare prodotti e oggetti
• Poca conoscenza del rischio
DPI e sicurezza
Per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata a essere indossata e tenuta dal lavoratore per proteggerlo contro i rischi presenti nell’attività lavorativa, suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.
Non sono, invece, dispositivi di protezione individuale gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specificamente destinati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore (art. 40 D.Lgs. n. 626/94 e s.m.i.).
I DPI svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni e devono essere usati in modo appropriato, dato che rappresentano l’ultimo baluardo protettivo rispetto al rischio residuale, dopo l’applicazione dei sistemi di protezione collettiva.
Sono necessari per evitare o ridurre i danni conseguenti a eventi accidentali o per tutelare l’operatore dall’azione nociva di agenti dannosi presenti nell’attività lavorativa.
I dispositivi di protezione individuale devono: essere conformi alle norme previste nel D.Lgs 4 dicembre 1992 n. 475; possedere le certificazioni previste e la marcatura CE; essere accompagnati da chiare istruzioni di impiego in lingua italiana; essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore; essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro; tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore; poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.