Esistono soluzioni eco-compatibili nella lotta antiparassitaria?
Ma esistono soluzioni eco-compatibili? La domanda può sembrare fuori luogo per una persona che si prepara a dimostrarne la fattibilità, ma mi sembra comunque legittima.
In ogni caso, vero è che realizzare delle soluzioni nel mondo della lotta antiparassitaria è difficile, e farlo in modo eco-compatibile, lo è ancora di più. Per farlo non bisogna dimenticare che la Qualità totale è costituita dalla somma di tante Qualità parziali (nessuna esclusa) e che non bisogna mai dare nulla per scontato.
Ciò premesso, facciamo un passo indietro e ripassiamo la definizione di “ecologia”. La più nota è quella che definisce l’ecologia come i rapporti tra un organismo vivente e l’ambiente in cui vive, siamo quindi nell’ambito delle Scienze naturali. Oppure, e qui le cose si complicano, l’ecologia è lo studio dei rapporti tra l’uomo come persona e il suo ambiente sociale e, in questo caso, mi sembra legittimo porre l’ecologia nel contesto della psicologia comportamentale.
Se ci poniamo nelle Scienze Naturali le soluzioni eco-compatibili si basano sulla conoscenza tecnica delle variabili che interagiscono fra problema e soluzione introducendo il vincolo di non arrecare danno all’ambiente. Non dico che la cosa sia semplice, ma è tecnicamente possibile.
Se affrontiamo la questione nell’ambito dei comportamenti umani mi sentirei di essere un poco pessimista. Perché le variabili in gioco sono davvero complesse e basta un comportamento poco professionale di uno dei tanti soggetti coinvolti nelle soluzioni eco-compatibili per compromettere il risultato.
Ciò premesso possiamo riproporre la domanda: “Esistono le soluzioni eco-compatibili?” e direi che la risposta è sì, in quanto ritengo che una corretta conoscenza tecnica possa diventare il punto di appoggio per arrivare a comportamenti professionalmente corretti. Vero è che la conoscenza tecnica diventa un modo per motivare i vari soggetti a ben operare a patto che i Corsi di Formazione professionali siano indirizzati più alla motivazione che al nozionismo.
Quanto sopra vuole dare la giusta chiave di lettura alle nozioni tecniche e scientifiche che non devono essere viste fine a se stesse, ma strumento professionale per risolvere i problemi nel miglior modo possibile e nella massima sicurezza. Vedremo in conclusione come misurare i risultati attraverso la Valutazione Impatto Ecologico (vedi finestra).
Valutazione Impatto Ecologico – VIE Oltre vent’anni fa GEAM – società di gestione ecologica ambientale, www.geamonline.it – introdusse il concetto di Valutazione dell’Impatto Ecologico (VIE) definendolo come la misurazione delle modifiche indotte nell’Ambiente dalle pratiche di disinfestazione per mezzo di monitoraggi naturalistici e, ove necessario, analisi chimiche cercando di valutarne le conseguenze futuribili. Le variabili in gioco sono: risorse tecniche, informazione, competenza della Ditta di servizi (protocolli e istruzioni operative), consapevolezza della Direzione committente dell’importanza delle soluzioni Eco-Compatibili, procedure di controllo dei risultati, stima della pressione di infestazione e pianificazione delle migliorie possibili. Il tutto dovrebbe far parte dal contratto che, oltre a definire i rapporti fra le parti, dovrebbe evidenziare chiaramente le reciproche responsabilità. Un esempio che per certi versi ricalca i concetti del VIE sarà affrontato in una tesi che si realizzerà nel territorio di alcuni parchi cittadini sotto l’egida dell’Università di Padova (prof. Luca Mazzon) e i correlatori i dottori Michele Ruzza e Alex Pezzin dello staff tecnico-scientifico della società Biblion. Nello specifico si analizzeranno gli effetti sull’entomofauna urbana in parchi trattati con PMC a base di piretrine naturali, piretroidi confrontandoli con parchi “testimoni”. Appaiono evidenti le difficoltà di rendere comparabili i dati, ma è altrettanto evidente l’importanza di tale iniziativa. |
Criteri nella scelta delle risorse tecniche
Nell’analisi delle risorse tecniche mi sono trovato, con mia sorpresa, a dover prendere in esame alcuni strumenti ovvi, ma proprio per questo spesso trascurati (li esamineremo più avanti).
Il trinomio che consente di attuare soluzioni eco-compatibili (come in parte abbiamo anticipato) è composto da un mix di conoscenza, esperienza e volontà di auto-disciplina. Per gli ultimi due punti ci affidiamo alla buona volontà e al buon senso dei nostri lettori. Merita invece una riflessione la conoscenza. In un mare di informazioni sembrerebbe la variabile più facilmente esplorabile e invece le notizie che ci giungono da più parti non sono semplici da interpretare. La cosa mi è apparsa chiaramente ascoltando la consulenza che il commesso di un Garden dava a un cliente nel sottolineare le qualità di un insetticida. Lo faceva in modo legittimo visto quanto era riportato in etichetta (incuriosito l’ho verificato di persona).
Si trattava di un pronto all’uso (per inciso un ottimo PMC) che enfatizza nella sua etichetta che non contiene gas, non macchia, è attivo su molti parassiti (insetti striscianti e volanti in ogni stadio del loro sviluppo [?!] ed è efficace per più di due settimane. Inoltre è utilizzabile, ad esempio, nelle camere da letto e addirittura sugli abiti, nei locali pubblici, ospedali e anche campeggi.
Insomma sembrerebbe il Presidio Medico Chirurgico ideale per le soluzioni eco-compatibili. Cosa vera, ma solo parzialmente. Infatti riporta, in modo ben visibile, il simbolo di Pericoloso per l’ambiente.
E la seguente frase di rischio: “altamente tossico per gli organismi acquatici.
Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico”.
A parer mio il prodotto non è secondo a nessuno (o quasi) per efficacia e facilità d’uso, ma è utilizzabile in lotte eco-compatibili solo in certi contesti.
E non sono assolutamente d’accordo che possa essere impiegato contro insetti volanti in ogni stadio del loro sviluppo.
Come sappiamo fra gli insetti volanti ci sono le zanzare ed è innegabile che uno stadio del loro ciclo biologico sia quello larvale e le larve vivono nell’acqua.
Per cui l’uso di questo insetticida in tale contesto è da evitare come è correttamente indicato nella frase di pericolo sopra riportata. Per cui è necessaria una conoscenza a 360°, supportata da un’esperienza tale da escludere approcci superficiali.
PMC e Biocidi: formulazioni e principi attivi “eco-compatibili”
Doverosa premessa per avere una professionalmente corretta visione delle nostre “soluzioni”. Pochi sanno cos’è una soluzione di sesquiterpeni, idrocarburi fra cui l’azulene, acido antemico, colina, inosite, taraxasterolo più un mix di acidi propionico, caprilico, ottilico, salicilico, stearico, cerilico, palmitico, oleico, linolico e tracce di altri composti chimici più un’abbondante quantità di di-idrogeno d’ossigeno [*] altri non è che una salutare tazza di camomilla. Certo sapere che bevendola introduco nel mio corpo degli idrocarburi è un poco inquietatane. Poi mi rassicuro perché sono fermamente convinto della veridicità dell’affermazione di Philippus Theophrastus Bombast von Hohenheim, detto Paracelsus o Paracelso (1493 – 1541), medico, alchimista e astrologo svizzero: Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto (in latino: Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit); per inciso [*] il di-idrogeno di ossigeno altro non è che l’acqua.
Per cui formulati a base di piretrine naturali o piretroidi di sintesi possono essere utilmente impiegati in programmi di lotta antiparassitaria, purché il loro uso non interagisca negativamente con l’ambiente. In fondo l’ambiente è quel complesso di rapporti tra mondo naturale-urbano-industriale ed essere umano che influisce sulla vita di noi tutti. Per cui è nostro interesse salvaguardarlo.
Considerando che i prodotti residuali sono delle vere e proprie cambiali ambientali il loro uso è giustificato solo da una reale utilità. Valgono i concetti di lotta Guidata e Mirata ovvero là dove serve e per il tempo strettamente necessario.
È altrettanto vero che le formulazioni in gel e i mezzi fisici (calore e basse temperature) comportano minori rischi ambientali, ma quale che sia la risorsa tecnica si decida di utilizzare vale l’assioma che il pre-requisito indispensabile per una soluzione eco-compatibile è agire in una Dimensione di Pulito di alto livello.
Attrezzature di erogazione
Direi che potremmo indicarle come l’insieme che comprende la piccola pompa a precompressione e il maxi cannone da oltre 100 CV (il cavallo vapore è una vecchia unità di misura della potenza meccanica, per cui un motore ha la potenza di 1 CV se è in grado di spostare 75 kg di un metro in un secondo). Se ben ricordo l’ultima Ferrari scoperta a due posti con motore ibrido ha 963 CV il che significa che è in grado di spostare più di 72 tonnellate di un metro in un secondo, per inciso è di libera vendita e mi chiedo se con la mia patente questa super vettura la potrei guidare? Probabilmente si. Le attrezzature sopra citate sono idonee a soluzioni eco-compatibili? La risposta non è semplice. Perché sia affermativa devono essere soddisfatte le seguenti condizioni , non tutte di facile e intuitiva applicazione. Ma se vogliamo realizzare soluzioni eco-compatibili è “assolutamente” necessario rispettarle.
– Avere una portata regolabile e della massima precisione (è misurata in litri/minuti = l/m)
• Una pompa a spalla a precompressione in media eroga 1 l/m con ugello da 1 mm di diametro e una pressione di erogazione di 4 atmosfere (poco meno di un chilogrammo per centimetro quadrato).
• Un atomizzatore – nebulizzatore di 30 CV mediamente svuota un serbatoio di 300 litri in un’ora (la portata sarebbe quindi di 5 l/m)
– I dosaggi unitari devono essere precisi e uniformi per unità di superficie
• Per la pompa a precompressione mediamente con 10 litri tratto dai 100 ai 200 mq; per cui nel primo caso distribuisco 100 ml/mq, nel secondo 50 ml/mq (m²)
• Per un cannone che procede a 10 km/h e che tratta una superficie misurata a 12 m dall’uscita del cannone (dove ci sono gli ugelli) pari a 10 m di base e 8 di altezza (valori attendibili se il cannone ha un’angolazione di 30° rispetto all’orizzontale) il dosaggio sarà di 0,375 ml/mc (m³) e le micro-gocce nell’ordine di qualche centinaio per dmc in funzione del tipo di ugello, del suo diametro, della pressione di erogazione e del tipo di girante. A titolo di curiosità Claudio Martignani (un mito nell’ambito degli atomizzatori e un precursore sia del basso volume sia dei dispositivi elettrostatici che non mi stancherò mai di raccomandare) montò un Bora (atomizzatore a ventola assiale di circa 12 CV, non più in listino) su un trimarano e sul tipo delle imbarcazioni usate in Florida con la spinta dell’aria fece del turismo acquatico.
• L’attrezzatura di erogazione deve essere proporzionale all’entità del problema, una cosa è combattere degli scarafaggi in una mensa, altra cosa contenere le zanzare in un campeggio, altro ancora combattere un rischio sanitario da virus esotici in un contesto urbano (vedi Chi vb kungugna, West Nile Virus e da ultimo il Zika Virus in alcuni casi veicolati dalle zanzare del genere Culex e in altri dalle Aedes).
– È evidente che l’attrezzatura deve essere
• In perfette condizioni d’uso
• Abbinata al “giusto” PMC, Biocida
• Che tutte le indicazioni riportate in etichetta siano rispettate
– Che il tecnico disinfestatore sia informato, formato, addestrato, motivato a ben operare e consapevole di quello che sta facendo.
Strumenti ovvi, ma proprio per questo spesso trascurati
Come abbiamo anticipato il pre-requisito per una lotta eco-compatibile è agire in un ambiente pulito, a cui bisogna aggiungere la volontà di rendere le strutture e il territorio il meno idonee alla loro colonizzazione (rat e pest proofing per dirla all’inglese). Per non sconfinare nell’utopia è necessario procedere a piccoli passi. Ad esempio in una industria alimentare alcune pulizie di tipo “entomologiche” potrebbero essere inserite nel contratto di disinfestazione. Sempre nel delicato segmento della filiera alimentare almeno una volta all’anno dovrebbe essere contemplato un incontro fra il referente dei servizi antiparassitari con il responsabile della manutenzione che non deve essere un palleggiarsi di responsabilità o creazioni di alibi dietro cui nascondersi, ma l’attuarsi a livello operativo dell’IPM (Integreted Pest Management, in italiano “diamoci una mano” e non mettiamo le mani d’avanti).
Per cui lo strumento ovvio è sapere cosa fare, dove farlo, come e quando farlo e siccome una cosa vista è meglio che cento volte raccontata la documentazione fotografica è un ottimo strumento operativo.
Le soluzioni eco-compatibili sono possibili a patto di integrare in modo consapevole il nostro operare. Dato che da qualche parte bisogna pur iniziare l’approccio più “semplice” è quello di selezionare con cura i PMC-Biocidi sia come formulazione sia come p.a. Come dire in primo luogo selezioniamo la medicina giusta. Poi preoccupiamoci di prenderne la quantità necessaria con la giusta posologia. L’obiettivo è guarire.
(*) = la valutazione dell’impatto ecologico è puramente indicativo e tiene conto sia dei dati disponibili in letteratura, sia della probabilità dei rischi derivanti da errori di utilizzo; è opinione dell’autore che se le risorse tecniche sono usate secondo i protocolli di Lotta Guidata e Mirata l’impatto tende a diminuire e il Costo/Beneficio/Rischio diventa coerente con l’obiettivo “terapeutico”.
(§) = la documentazione tossicologica (in senso lato) di questi formulati non è semplice da raccogliere per cui non si riporta una stima di valutazione, lasciando al lettore il compito di fare gli approfondimenti del caso direttamente con il fornitore
1 Basso impatto (sottolineo che il basso impatto riportato ad esempio per le trappole non implica la necessaria attenzione per il loro smaltimento)
2 Medio impatto (va rimarcato che per i PMC/Biocidi l’attenersi alle indicazioni riportate in etichetta è un obbligo di legge e che il valore riportato deve essere interpretato anche e soprattutto in relazione al tipo di formulazione, al calendario dei trattamenti e all’ambiente in cui si opera)
3 Alto impatto (il valore attribuito non è di per sé vincolante è evidente che più un’attrezzatura è potente più un errore di utilizza possa avere conseguenze importanti, ma è altrettanto vero che di fronte a rischi di salute pubblica il loro impiego diventi necessario)