Green e sostenibilità

I prodotti Ecolabel e il loro utilizzo nelle pulizie professionali

Alcune riflessioni in paragone al decreto CAM del 24 Maggio 2012

In premessa chiedo scusa a tutte quelle aziende o meglio a coloro che in tali aziende si occupano di pubblicità e di marketing. Oggi, tutti sono “green”, tutti sono “verdi”, tutti fanno prodotti “ecologici”, tutti si preoccupano della salute del pianeta terra e tutti, “pagando”, propongono prodotti ECOLABEL o con altre etichette ambientali ISO tipo I (norma ISO 14024) a cui è stata assegnata la qualità ecologica. Quest’ultima è definita ai sensi delle varie “Decisioni” della Commissione Europea ECOLABEL o altre, tipo NORDIC SWAN, preposte a stabilire i relativi criteri ecologici. Questi “criteri” in parte, ma solo in parte, sono condivisibili per il settore domestico, ma sono molto meno condivisibili per i prodotti per uso professionale. Così il “green” burocratico diventa oggetto di critica: di fatto è solo un business per molti. L’Italia, unica nazione europea, con il decreto del Ministero dell’Ambiente del 24 maggio 2012, ha invece fornito, pur senza confutare molti dei criteri ECOLABEL, dei criteri ecologici applicabili alle pulizie professionali. Il Decreto del 24 maggio 2012 fornisce “i Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’affidamento del servizio di pulizia e per la fornitura di prodotti per l’igiene”. Il Decreto (per brevità chiamato Decreto CAM) è conseguenza del Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nella pubblica amministrazione (PAN GPP – Piano D’Azione Nazionale sul “Green Public Procurement”) previsto dall’Art. 2 comma 1126 della legge 27 Dicembre 2006 n° 296.

È importante altresì far sapere che la nostra associazione, AFIDAMP, ha fornito un suo contributo tecnico alla preparazione di tale decreto, ricevendo apprezzamenti dai funzionari del Ministero dell’Ambiente.

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Classificazioni semplicistiche

Voglio citare alcuni aspetti dei “criteri” previsti da ECOLABEL, oggetto di forte critica dagli addetti ai lavori. Per “addetti ai lavori” mi riferisco in particolare ai chimici formulatori con conoscenza dei problemi ecologici e dei criteri previsti da ECOLABEL e dal Decreto CAM.

La prima critica a ECOLABEL riguarda la classificazione semplicistica delle categorie dei prodotti di cui all’Art. 1 della “Decisione” della Commissione che è strettamente collegata alle caratteristiche che i prodotti devono avere (vedi seguito). Di fatto, devono assomigliare a dei prodotti di cui alla classificazione semplicistica che sul mercato domestico locale sono ritenuti leader del mercato. Il Decreto CAM invece non impone le caratteristiche dei prodotti ma fornisce dei principi base che il formulato deve avere per soddisfare i criteri ecologici pur in parte condivisi con ECOLABEL.

Il Decreto CAM inoltre è una norma di carattere generale che stabilisce i Criteri Ambientali Minimi per tutti i prodotti, sia per le pulizie “ordinarie”, che per le pulizie “straordinarie”. Mentre ECOLABEL stabilisce i Criteri solo per i detergenti per le pulizie “abituali”, senza peraltro definire cosa sono le pulizie “abituali”, concetto questo non presente nelle pulizie professionali.

Un parametro contestabile

L’altro aspetto fortemente criticabile è quello per cui ECOLABEL introduce il parametro VCD (Volume Critico di Diluizione), che stabilisce un criterio di calcolo allo scopo di limitare le concentrazioni negli scarichi di sostanze tossiche per gli organismi acquatici. A ogni componente della formula viene associato un valore di tossicità da cui si ricava il VCD del componente e il VCD del prodotto quale somma dei VCD dei componenti. La critica principale è che i prodotti detergenti, prima di entrare nei corpi ricettori (fiumi, laghi, mare), passano attraverso gli impianti di depurazione ai quali sono collegati per buona parte anche gli scarichi domestici. Le acque reflue di stabilimenti o insediamenti non domestici, dove si usano i prodotti professionali, non possono essere scaricate nei corpi ricettori, se non previa depurazione dei reflui, sia perché collegati alla rete fognaria civile (se assimilati ai reflui domestici) o a un depuratore consortile o a un depuratore proprio.

Nei depuratori i componenti, in particolare i tensioattivi, sono biodegradati.

Per i tensioattivi il risultato della biodegradazione è, per almeno il 60%, come prevede l’attuale normativa, completamente trasformato in acqua, CO2 e sali minerali .

Le frazioni organiche della molecola, non totalmente degradate come sopra, hanno una trascurabile tossicità per gli organismi acquatici, ben diversa dal VCD della molecola originale.

Il parametro VCD impedisce o limita l’uso nei formulati di alcuni componenti importanti nella detergenza, utili per migliorare l’efficacia ed il costo dei prodotti. Migliorare l’efficacia significa diminuire le quantità di utilizzo e ridurre il carico organico che arriva ai depuratori. A mio giudizio, la norma ECOLABEL, che ha introdotto questo parametro e che impone un limite massimo ai VCD per le tre categorie di prodotto (vedi seguito), produce un effetto contrario, antiecologico anziché ecologico.

Cam più logici

Altra critica è quella di aver limitato l’uso di tensioattivi non biodegradabili anaerobicamente, ma solo aerobicamente. In particolare, mi riferisco all’ABS, tensioattivo anionico di estrema efficacia.

Gli impianti di depurazione sono quasi tutti aerobici. Poche sono le situazioni di scarichi in depuratori anaerobici come le fosse biologiche in zone agricole, i cui fanghi sono utilizzati senza conseguenza alcuna come concimi.

Il Decreto CAM non considera i VCD e consente, pur rispettando altri parametri ecologici, di formulare detergenti più performanti con concentrazioni di sostanze attive più basse nelle soluzioni di impiego.

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Classificazione dei prodotti e idoneità all’uso. Decisione 2011/383/UE

Le categorie previste da ECOLABEL sono le seguenti (Art. 1).

a) Detergenti multiuso da diluire in acqua prima dell’impiego o pronti all’impiego per la pulizie di pavimenti e altre superfici di ambienti interni. Pulizie abituali di pavimenti, pareti, soffitti, finestre e altre superfici.

b) Detergenti per finestre da utilizzare senza diluizione. Pulizie abituali.

c) Detergenti per servizi sanitari per la rimozione della sporcizia e/o dei depositi in lavanderie, gabinetti, bagni, docce e cucine. Pulizie abituali.

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ECOLABEL si pone il problema che un prodotto ecologico debba essere anche performante a salvaguardia dell’utilizzatore del prodotto e per questo introduce il principio di “Idoneità d’uso” (criterio 8).

Il prodotto deve essere idoneo all’uso e soddisfare le esigenze dei consumatori

a) Per i detergenti multiuso e detergenti per finestre richiede di attestare unicamente l’effetto sgrassante per i primi e l’asciugamento senza aloni per i secondi.

b) Per i detergenti per sanitari occorre attestare la capacità di rimozione di incrostazioni di calcare e per quelli per cucine l’azione sgrassante.

È allo studio la creazione del sottogruppo prodotti per cucine, di cui si devono definire meglio le caratteristiche. L’argomento è stato oggetto di discussione nell’ultima riunione del gruppo di lavoro del 20/10/2015.

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Quali leader?

La valutazione dell’efficacia deve essere testata tramite:

• Un’adeguata e comprovante prova di laboratorio

• Un’adeguata e comprovante prova condotta presso i consumatori.

La capacità detergente deve essere equivalente o superiore a quella di un prodotto di riferimento generico o leader di mercato, approvato da un organismo competente. Le modalità di esecuzione della prova sono reperibili su appositi siti richiamati da ECOLABEL.

La prima osservazione è che nelle pulizie professionali non si conosce un prodotto leader di mercato a cui fare riferimento.

Inoltre, se si dovesse definire una formula (“frame formulation”) accettata da tutti i membri del Comitato ECOLABEL dei vari Paesi, quali caratteristiche dovrebbe avere per essere accettato dal mercato professionale locale?

Al momento il confronto si fa con un prodotto leader del mercato domestico locale, mentre il pulitore professionale non sceglie un prodotto con quelle caratteristiche.

A parte il prezzo e la profumazione, che sono elementi fondamentali nelle sue scelte, non gli interessa per esempio che il prodotto abbia capacità sgrassanti quando nelle pulizie “abituali” (ordinarie) non vi è lo sporco grasso da eliminare su un pavimento o scrivania di una banca o di un ufficio, ma un leggero sporco ambientale.

Gli interessa piuttosto che non faccia schiuma, che profumi l’ambiente, che sia adatto al lavaggio con il mop o con la frangia di lavaggio, che non lasci un residuo che lo costringa ad effettuare un ripasso o un risciacquo, che si asciughi rapidamente, ecc. Mentre se, per esempio, si deve usare una lavasciuga in un’industria alimentare o nella hall di un aeroporto con un pavimento in gres oppure in granito, quale leader di mercato o formulazione va utilizzata per soddisfare le esigenze dal pulitore professionale?

Quale detergente o formula si deve utilizzare per il lavaggio “ordinario” a schiuma di attrezzature nell’industria di macellazione, o anche in una cucina di un grosso ristorante?

Nel settore domestico il leader di mercato si crea in buona parte con l’investimento pubblicitario, la distribuzione, lo studio del colore, dell’imballo, del profumo, nonché dalla mentalità del paese dove si deve vendere. In Italia, nella pubblicità televisiva, si vede la massaia che pulisce la superficie di una cucina. E questo prodotto è quello usato per il confronto. I detergenti multiuso più venduti dalle varie aziende che operano nel settore professionale non hanno queste caratteristiche ma quelle su indicate.

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Caratteristiche non omogenee

Il leader di mercato in Svezia è ben diverso da quello in Spagna o in Italia. In genere, nei paesi nordici si usano formulazioni più blande, con meno sostanza attiva e quasi senza profumo, meno performanti di quelle dei paesi del Sud Europa, nonché evidentemente meno costose. Due formulati ECOLABEL prodotti in paesi diversi hanno costi diversi perché il confronto viene effettuato con i prodotti leader dei loro rispettivi mercati.

Due prodotti con lo stesso marchio ECOLABEL, uno ricevuto nei paesi nordici e l’altro in altri paesi europei, hanno caratteristiche diverse. Quello dei paesi nordici può essere proposto con diluizioni di impiego più basse, apparendo più economico. Tale prodotto può così guadagnare più punti nelle gare. Di fatto, poi, si lava il pavimento con un prodotto più adatto, con le caratteristiche su indicate, oppure se si deve effettuare un intervento di fondo di “sgrassaggio” si utilizza un prodotto per le pulizie straordinarie, non certamente quello utilizzato dalla massaia per le pulizie “abituali”.

Così il prodotto ECOLABEL rimane nello stanzino, almeno nello “stanzino” di molti paesi, Italia compresa. Il decreto CAM invece fornisce dei criteri ecologici generali di base, lasciando libero il fabbricante di vendere il prodotto specifico per lo specifico impiego o con il target di caratteristiche tecniche che ritiene corretto per quel certo utilizzatore professionale. Il decreto CAM non vincola a dover copiare la prestazione del prodotto della massaia, spesso non adatta all’impiego per il quale si intende utilizzare quel certo prodotto.

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Non conoscenza dei problemi

I detergenti per servizi sanitari sono suddivisi da ECOLABEL nelle tre categorie:

a) Detergenti per bagni

b) Detergenti per gabinetti

c) Detergenti per cucine

Per quanto riguarda i prodotti

a) e b) vi è evidentemente confusione.

Nelle pulizie professionali le incrostazioni tenaci del WC (gabinetti?) sono affrontate con l’utilizzo di un detergente acido per le pulizie “straordinarie”, mentre per le altre superfici del bagno e per il WC si usa lo stesso detergente per le pulizie “ordinarie” dopo che, con l’intervento straordinario ed un detergente forte, si è risolto il problema del WC. In caso di acque particolarmente calcaree, si usano detergenti ad aggressività controllata per le pulizie ordinarie. Di fatto, l’utilizzatore professionale a seconda delle situazioni che deve affrontare, “tara” il prodotto alle sue esigenze.

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I detergenti per cucine utilizzati nelle pulizie professionali possono essere più o meno aggressivi con diverse capacità sgrassante e pH diversi.

Quindi, anche per questa categoria di prodotto la pretesa di ECOLABEL di condizionare il produttore a formulare il suo prodotto “tagliato” sulle caratteristiche di quello scelto dal comitato per le prove, non consente di coprire le esigenze dell’utilizzatore professionale. Inoltre, nelle pulizie professionali le pulizie delle finestre si effettuano quasi esclusivamente con il sistema a stecca con prodotti da diluire presenti nella categoria a) per i quali ECOLABEL non fornisce indicazioni, se non quella che deve sgrassare.

Nella categoria b) viene indicato che i detergenti per finestre non devono lasciare aloni. Questo dipende piuttosto dalla tipologia di attrezzo utilizzato, tipo di panno (cotone, sintetico), tipo di microfibra, ecc. e tipo di sporco (pioggia, smog, interno o esterno).

Il problema della idoneità all’uso (cioè quello prestazionale) è un problema che il decreto CAM non affronta. Stabiliti i criteri ecologici di base, il problema viene rimandato al fabbricante. Se il prodotto per qualità, o meglio con le caratteristiche del prodotto centrate per quella situazione che il pulitore professionale deve affrontare (nonché il prezzo), non vabene, il cliente non lo compra e non lo usa.

Tabella AFIDAMP Criteri minimi qualitativi

Criteri da rivedere

La pretesa di ECOLABEL di far fare i prodotti a somiglianza di quelli leader del mercato domestico, almeno nei paesi del sud Europa, si risolve con il fatto che in gara si mette il prodotto ECOLABEL e poi nella pratica si usa il prodotto adatto alla situazione reale. Il prodotto ECOLABEL rimane nello “stanzino”. A garanzia dell’utilizzatore, AFIDAMP ha risolto il problema dell’ “idoneità all’uso” senza costi per il fabbricante, indicando quali devono essere le concentrazioni minime delle sostanze attive dei prodotti pronti all’uso affinché un sufficiente effetto pulente sia realizzato.

Riportiamo nella tabella 1 i criteri AFIDAMP. Il vero problema ecologico del pianeta terra è il riscaldamento globale. Il problema degli scarichi così caro a ECOLABEL con i VCD si risolve con i depuratori, mentre è l’emissione dei gas serra, in particolare dell’anidride carbonica (CO2), che va controllata. Quel poco che può fare il nostro settore è evitare di trasportare acqua e vendere prodotti ad alta concentrazione di materia attiva, oltre che evidentemente soddisfare i Criteri Ambientali Minimi per gli scarichi. ECOLABEL si occupa del problema dell’attivo solo in parte, imponendo un rapporto minimo tra peso dell’imballo e litri di prodotto in uso (RPU – Rapporto peso/utilizzo). Nella versione della “Decisione” del 2005 si richiedeva che il contenuto in acqua fosse inferiore al 90% per i detergenti multiuso e detergenti per servizi sanitari e inferiore al 95% per i detergenti per finestre. Tale richiesta è stata inspiegabilmente tolta dalla “Decisione” del 2011. L’RPU è condizionato dal confronto con il prodotto leader del settore domestico, “dopato” dalla scelta del prodotto che si usa per il confronto.

L’Italia maestra di ecologia

Il Decreto CAM, invece, consente più libertà formulativa senza il vincolo dei VCD e quello delle prove comparative non significative per i prodotti professionali.

Per le prestazioni minime si fa riferimento alla tabella AFIDAMP redatta dai chimici esperti di AFIDAMP. Pur fornendo delle indicazioni ecologiche di base ai produttori, il Decreto CAM consente per le pulizie ordinarie di utilizzare prodotti alternativi a quelli con etichette ISO di tipo I, purché Superconcentrati con almeno il 30% di materia attiva, per i prodotti da diluire, e il 15% per quelli pronti all’uso, nonché indicazioni ecologiche per i prodotti per le pulizie “straordinarie” e per i “disinfettanti”.

Per condizionare le scelte dell’acquirente, il Decreto CAM introduce anche il concetto del “criterio premiante”, cioè sprona il fabbricante a formulare il prodotto con maggiori caratteristiche ecologiche di quelle minime previste. Per esempio, più alta concentrazione di sostanze attiva, meno COV, meno fosfati, migliori sistemi applicativi per ridurre i consumi, ecc., generano un punteggio più alto nelle gare. Questo senza particolari costi aggiuntivi per i produttori. Forse per una volta siamo stati capaci di insegnare un po’ di vera ecologia agli altri partners europei.

Purtroppo, è solo una soddisfazione perché non saremo ascoltati!

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