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Il rischio “legionella”

una valutazione essenziale in una struttura alberghiera
È importante prevenire la contaminazione microbiologica da legionella, una malattia infettiva grave. Gli ambienti più esposti a contaminazione, la valutazione dei rischi e le misure di prevenzione

L’attenzione posta nei confronti della contaminazione da Legionella sta notevolmente aumentando. Sempre più strutture turistico-ricettive stanno infatti capendo l’importanza di effettuare una approfondita valutazione del rischio Legionella, e il motivo è facilmente individuabile.

I dati divulgati dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) e dall’ISS (Istituto Superiore della Sanità) lasciano poco spazio all’interpretazione: sono in aumento i casi di infezione da Legionella sia in Europa sia, più in particolare, in Italia. Capiamo meglio di cosa si tratta e quali indicazioni fornisce la normativa di settore per una corretta prevenzione e gestione del rischio.

legionellaLA PATOLOGIA: LA LEGIONELLOSI

La legionellosi è la patologia supportata da batteri appartenenti al genere Legionella che possono essere acquisiti dall’uomo per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contaminati. In questo modo il batterio rie-

sce a penetrare nell’ospite attraverso le mucose delle prime vie respiratorie e dare luogo ad uno stato patologico che può variare in base a diversi fattori. La forma più grave e anche quella maggiormente diffusa è la Malattia del Legionario, causata dalla specie Legionella pneumophila che provoca più del 95% dei casi in Europa. La criticità di questa malattia risiede sia nel target di persone colpite (principalmente soggetti più suscettibili come bambini, anziani, persone ospedalizzate, ecc.), sia nell’alto tasso di letalità che, per questa malattia, si aggira intorno al 10 %. Non è un caso infatti che la Malattia del Legionario sia soggetta a notifica sanitaria (D.M. 15/12/90). Le forme meno gravi di contaminazione dell’uomo da parte della Legionella, invece, si sviluppano con la cosiddetta Febbre di Pontiac, cioè una patologia similinfluenzale senza interessamento polmonare e ad evoluzione benigna; e una forma sublinica che non è caratterizzata da sintomi conclamati ma solo da un coinvolgimento del sistema immunitario.

In generale però è necessario puntualizzare che esistono fattori predisponenti la malattia, tra cui l’età avanzata, il fumo di sigaretta, la presenza di malattie croniche, l’immunodeficienza. Il rischio di acquisizione della malattia quindi è strettamente correlato non solo al soggetto esposto, ma anche all’intensità dell’esposizione, al tempo di esposizione e al ceppo di Legionella presente. Nonostante quindi il batterio sia generalmente ubiquitario, l’espressione della malattia umana invece risulta decisamente più bassa e rara.

LE CARATTERISTICHE del PATOGENO

La preoccupazione che desta questo batterio risiede principalmente nelle sue caratteristiche. Si tratta di sottili bacilli Gram-negativi, aerobi, asporigeni, generalmente mobili per la presenza di uno o più flagelli e di dimensioni variabili, ampiamente diffusi in natura, e solitamente si trovano associati alla presenza di acqua (superfici lacustri e fluviali, sorgenti termali, falde idriche ed ambienti umidi in genere). Una delle caratteristiche che favorisce la riproduzione di Legionella nell’ambiente naturale è fortemente legata alla capacità di moltiplicarsi all’interno di protozoi ciliati (amebe) che rappresentano per il batterio non solo una fonte di nutrimento ma anche e soprattutto una protezione dalle condizioni ambientali sfavorevoli (temperatura ed acidità elevate, presenza di biocidi, ecc.). Inoltre, sempre con lo stesso fine, il batterio è in grado di produrre una vera e propria pellicola, il biofilm, composta da microrganismi immersi in una matrice organica, che gli permette di colonizzare superfici di natura eterogenea anche artificiali, come ad esempio, quelle degli impianti idrici, garantendogli, anche in questo caso, sostentamento e protezione da concentrazioni di biocidi in grado di eliminare le forme batteriche a vita libera. Sempre più spesso le contaminazioni sono state associate a impianti di acqua potabile, attrezzature sanitarie, fontane, vasche idromassaggio, piscine, umidificatori e, in generale, qualsiasi impianto che comporti il riscaldamento dell’acqua e/o la sua nebulizzazione. All’interno degli impianti, infatti, la Legionella riesce facilmente a proliferare soprattutto se mal tenuti, poco utilizzati o che presentano rami morti come tubi a fondo cieco e ristagni d’acqua. Inoltre, negli impianti in cui il controllo della temperatura dell’acqua non è ottimale è facile creare un altro fattore predisponente alla proliferazione di Legionella nell’impianto stesso. La temperatura dell’acqua che lo favorisce maggiormente infatti è quella compresa tra i 25°C e i 45°C. Un impianto che prevede una corretta manutenzione perciò dovrebbe prevedere anche temperature dell’acqua che siano al disotto dei 25°C per l’acqua fredda e al disopra dei 45°C per quanto riguarda l’acqua calda.

Essendo il microrganismo ubiquitario, la malattia può manifestarsi con epidemie dovute a un’unica fonte, oppure con una serie di casi indipendenti. La storia che contraddistingue questo patogeno però riporta casi di focolai epidemici che si sono ripetutamente verificati in ambienti collettivi a residenza temporanea, come ospedali o alberghi, navi da crociera, esposizioni commerciali, ecc.

GLI OBBLIGHI NORMATIVI

A livello nazionale, negli ultimi anni si sono succedute norme e linee guida relative alla sorveglianza epidemiologica e alla prevenzione di questa malattia fino all’emanazione, nel 2015, delle nuove “Linee guida per la prevenzione e il controllo della legionellosi” che rappresenta uno strumento utile e valido attraverso il quale tutti gli operatori coinvolti e/o soggetti interessati dal rischio legionellosi possono acquisire le conoscenze necessarie al suo contenimento e alla sua riduzione. In particolare è importante che albergatori, gestori di strutture turistico ricettive, nosocomiali, strutture di riposo per anziani, impianti sportivi, centri benessere, strutture ad uso collettivo (ricoveri, teatri, cinema, centri commerciali, centri termali), ecc., non solo siano a conoscenza di tali indicazioni ma che le applichino anche in maniera corretta. Tra le indicazioni fornite è presente anche un Protocollo di Controllo del Rischio Legionellosi che deve essere applicato in ogni struttura nella quale siano presenti impianti potenzialmente a rischio legionellosi. A monte delle Linee guida che si sono perfezionate nel tempo fino ad arrivare appunto alla versione del 2015, non è possibile non considerare quanto definito dalla normativa nazionale in materia di Sicurezza sui luoghi di lavori e cioè dal D.Lgs 81/08 e s.m.i. D’altronde, considerando che al Titolo X del suddetto decreto legislativo, la Legionella è classificata al gruppo 2 tra gli agenti patogeni, non è possibile esimersi dal valutare questo potenziale rischio. La gestione del rischio Legionella infatti rappresenta non solo una tutela nei confronti degli avventori della struttura ma anche dei dipendenti che vi lavorano. E’ infatti un obbligo del datore di lavoro, come indicato nel D.Lgs 81/08 (TITOLO II – LUOGHI DI LAVORO – Articolo 63 – Requisiti di Salute e Sicurezza – Articolo 64 – Obblighi del Datore di lavoro – TITOLO X – ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI), valutare il rischio biologico derivante da una possibile esposizione alla Legionella. Il rischio di esposizione a Legionella in qualsiasi ambiente di lavoro richiede l’attuazione di tutte le misure di sicurezza appropriate per esercitare la più completa attività di prevenzione e protezione nei confronti di tutti i soggetti presenti.

LA PREVENZIONE

La prevenzione si basa su due azioni indispensabili: la valutazione del rischio e la sua gestione, che devono essere condotte in ottemperanza a quanto disposto dal D.Lgs 81/08 e s.m.i. Nel primo caso si effettua un’indagine periodica che va ad individuare eventuali criticità degli impianti a rischio prendendo in considerazione specificità, condizioni d’utilizzo e stato manutentivo dell’impianto. In base ai risultati ottenuti si individuano e descrivono le procedure corrette da seguire per il controllo e la manutenzione degli impianti a rischio, indicando attività di pulizia, disinfezione e frequenza.

Nel secondo caso, la gestione del rischio prevede che eventuali criticità individuate nella fase di valutazione vengano rimosse o contenute a livelli di sicurezza attraverso interventi e procedure specifiche. Qualora si evidenzi la presenza reale di un potenziale rischio è necessario effettuare un’indagine microbiologica, il quale esito darà indicazioni importanti sulle azioni correttive da intraprendere. Si individuano perciò dei punti significativi nella struttura, si effettuano i prelievi di acqua e i tamponi di superficie su cui avviare le indagini. Una volta che le analisi microbiologiche rivelano una presenza di Legionella nell’impianto si può intraprendere una semplice verifica dell’applicazione corretta delle misure di controllo e manutenzione qualora la concentrazione di Legionella fosse bassa oppure valutare, nel caso di una contaminazione più massiccia, una interruzione del servizio come trattamenti di disinfezione adeguati a ristabilire una condizione di conformità.

Si consiglia, in definitiva, a tutti gli operatori del settore interessati e potenzialmente coinvolti di documentarsi approfonditamente su questo argomento, anche con l’aiuto di personale qualificato e specializzato, in modo da rendere la propria struttura adeguata e sicura.

* Consulente per l’HACCP

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