Trappole, agenti chimici, interventi ecologici o esche avvelenate. Una panoramica sui mezzi di lotta contro i roditori
Sfogliando i vari cataloghi appare evidente che i rodenticidi sono ormai dei Biocidi (quindi conformi al regolamento UE 528/2012). Il primo suggerimento è di leggere il testo dell’etichetta e la relativa scheda di sicurezza coinvolgendo anche i tecnici che le utilizzano con un’attenzione in particolare ai nuovi simboli e frasi di rischio e consigli di prudenza.
Ricordiamo che il regolamento CLP 1272/2008 è stato sostituito dal CLP del primo giugno 2015 e che le vecchie etichette (che si rifanno alla direttiva 1999/45) potranno essere commercializzate fino al 31 maggio del 2017. Il secondo è quello di rivedere il testo delle nostre offerte che una volta accettate diventano parte integrante del contratto che ci lega al cliente.
Le formulazioni che il mercato ci propone sono le esche in pasta fresca idrorepellente, le esche in semi (integri, spezzati o addirittura sfarinati, la diversità della qualità merceologica è evidente), esche in bustina, esche in pellet, i blocchi paraffinati e i gel.
I principi attivi che vanno per la maggiore sono il brodifacoum, il bromadiolone e il difenacoum di cui riportiamo uno stralcio delle schede tecniche. Fermo restando che il fattore condizionante l’efficacia è l’appetibilità. Appetibilità che è funzione delle condizioni ambientali (in particolare la presenza di acqua e di elevata umidità).
Per i complementari stanno sempre più diventando importanti e utilizzati:
• I placebo
• Gli erogatori di sicurezza (bait-box). Ormai il mercato offre una gamma di scelta in grado di soddisfare ogni esigenza. Il che non esclude che ne arriveranno di nuovi
• Le trappole, che spaziano dalle multicattura a quelle a tagliola per arrivare “a folgorazione”
• I gel disabituanti
Volutamente non prendiamo in esame basi collanti e colle topicide limitandoci a suggerire prudenza e invitando agli approfondimenti del caso.
Le formulazioni
Abbiamo anticipato che l’appetibilità è un fattore fondamentale affinché l’esca topicida possa raggiungere il suo scopo; essa è funzione di più variabili:
• La base alimentare che costituisce il 98-99% del biocida
• La qualità degli alimenti utilizzati
• La “freschezza” che il processo produttivo ha saputo mantenere
• Gli aromi e attrattivi che diffondono le fragranze del biocida nell’ambiente una volta posizionato
• Il principio attivo
• Il tipo di formulazione (è noto che due blocchi rodenticidi uguali in tutto, quello paraffinato si dimostrerà meno gradito al palato dei nostri ospiti indesiderati, d’altro canto se operiamo in un ambiente umido il loro utilizzo diventa obbligato)
• Anche l’uso di erogatori di sicurezza (anch’esso necessario) interagisce con la naturale diffidenza dei roditori, soprattutto nella prima fase di posizionamento.
Inoltre così come ognuno di noi ha le sue preferenze, fortemente condizionate dalle abitudini alimentari che ci hanno accompagnato, anche i nostri antagonisti dimostrano di non essere tutti uguali. Per cui di fronte a insuccessi (una volta esclusi errori umani) ci si deve preparare a cambiare formulati o addirittura ripiegare su altre risorse tecniche, ad esempio il trappolaggio.
I Principi Attivi
Con l’introduzione della “biocidi” , per le informazioni in mio possesso, la rosa si è ristretta a:
• Bromadiolone
• Difenacoum
• Brodifacoum
• Difetialone
Interessante come alcune ditte abbiano identificati i loro formulati con un codice colore: verde per il brodifacoum, rosa intenso per il bromadiolone e azzurro intenso per i difenacoum. Un altro produttore ha optato differenziando la forma dei blocchetti paraffinati: sezione quadrata per il difenacoum, tonda per il brodifacoum e triangolare per il bromadiolone. Il che dimostra la giusta attenzione a ridurre il margine di errore.
Complementari
Cominciamo dai placebo (altrimenti noti come esche virtuali) che consentono monitoraggi e start up di prebaiting in tutta sicurezza. In alcuni casi trovano un utile impiego nell’abituare i roditori ai vari erogatori di esche topicide di sicurezza. Ve ne sono di svariate formulazioni in blocchi e in esca fresca. La prima facilita la stima del consumo.
Sono risorse tecniche che vanno assumendo sempre maggior importanza. Vuoi per le recenti Ordinanze Ministeriali (rafforzate in alcuni casi da Ordinanze Comunali) che rendono obbligatorie le postazioni di sicurezza. Consuetudine vuole che tali “mangiatoie” resistano a un carico statico di 70 kg, che siano munite di chiusura di sicurezza in grado di resistere all’uso di un cacciavite (nel senso che richiedono l’uso coordinato di due cacciaviti) che siano resistenti agli agenti atmosferici e che ostacolino l’accesso agli animali non target. Particolarmente interessanti, a parere nostro, sono gli attrattivi in capsule sferiche trasparenti contenenti attrattivi e acqua che possono essere abbinate alle trappole a scatto. Utile aggiungere l’uso di sistemi di ancoraggio e l’obbligo di identificare il punto esca con appositi cartelli segnalatori e di riportare su planimetrie la loro collocazione. Le trappole a scatto stanno prendendo piede e un po’ più timidamente si affacciano le trappole elettroniche che raggiungono il loro scopo folgorando il malcapitato. Entrambe richiedono la massima attenzione attenendosi scrupolosamente alle avvertenze e alle istruzioni d’uso.
La gamma si arricchisce anche di sigillanti atossici per creare barriere anti intrusione (rat-proofing), il disinfestatore diventa così anche un utile manutentore.
In questo gruppo si possono annoverare anche i vari modelli di sotto-porte che impediscono ai topolini di colonizzare locali sensibili (naturalmente le porte devono restare chiuse, ovvio ma proprio per questo non è raro che tale precauzione sia trascurata). Sul mercato si trovano anche disabituanti per roditori di cui non abbiamo ne’ esperienze dirette ne’ resoconti di un loro proficuo utilizzo, ma sapere che esistono è comunque utile. In conclusione non ci rimane che segnalare i sistemi di derattizzazione e controllo per mezzo di trappole corredate di un segnalatore in grado di segnalare in remoto l’avvenuta cattura. Vero è che disporre di una ricca farmacopea corredata di altrettante risorse complementari richiede una adeguata formazione professionale. Più il sistema diventa complesso più la teoria degli errori teorizza la possibilità di incorrervi.