La premessa è che la faccenda è complessa e cercheremo di semplificarla. Dapprima esaminiamo la questione “piccioni” dal punto di vista problemi-soluzioni (usiamo il termine piccioni anziché colombi perché dopo un breve sondaggio è risultato quello che i bambini delle primarie usano di più e l’educazione ambientale è un argomento imprescindibile per realizzare una corretta gestione “delle soluzioni”). I problemi creati dai piccioni sono molti (dalle zoonosi ai danni agli edifici, all’imbrattamento soprattutto dei monumenti) e in molti casi, sbrigativamente, si dice: sono troppi! In effetti per chi gestisce una struttura architettonica, sapere quanti sono non rappresenta il punto di partenza del come trovare le soluzioni: li deve allontanare, se questo comporterà che il problema si sposterà in un altro contesto è una cosa che non lo riguarda. In questo caso “le soluzioni” vanno ricercate nei mezzi di allontanamento: reti, fili ballerini, spuntoni, impianti elettrostatici sono gli esempi classici. A cui potremmo aggiungere la falconeria. Tutti questi sistemi, se ben utilizzati, risolvono il problema (o meglio lo spostano). In verità alcuni indicano altri mezzi di allontanamento che per quanto ci è dato sapere hanno un risultato aleatorio; lasciamo ad altri il compito di indagare sulla causa di tale variabilità. Vero è che questi metodi possono rappresentare la soluzione in realtà relativamente piccole: edifici, statue, chiese et similia. Il punto di eccellenza è l’esperienza e la capacità operativa di chi realizza l’intervento. A cui aggiungeremmo la capacità di trasferire al cliente la necessità di utilizzare materiali di alta gamma (rappresentano una percentuale relativamente bassa dei costi). Mai come in questo contesto vale il detto “chi più spende meno spende” a patto che si parli con un professionista esperto.
Piccioni, dove è necessario censirli?
Chi ha invece la responsabilità di tenere sotto controllo la popolazione dei piccioni su territori di vaste dimensioni, sapere quanti sono e dove sono è il punto di partenza per trovare le soluzioni. L’esempio classico è il territorio comunale, ma vale anche per strutture di grandi dimensioni, per esempio cimiteri, ospedali e realtà industriali. A nostro avviso trovandoci a dover “dare dei numeri” stimati con metodi al limite delle possibilità “statistiche”, è bene cominciare dai dati il più possibile certi. Nel nostro caso il dove. In un territorio comunale è relativamente semplice stabilire dove i piccioni creino le maggiori lagnanze. Più complesso è determinare le aree di nidificazione. Dopo averle identificate è necessario stabilire se è possibile effettuare delle bonifiche e in che tempi. Il terzo step è valutare le aree di alimentazione e i voli che gli stormi effettuano per raggiungerli. Per arrivare a una cartografia credibile ci vuole del tempo e anche una certa paziente disponibilità a intervistare i colombofili. Ora c’è lo scoglio del censimento e qui il nostro suggerimento, al di là dei criteri canonici (vedi tabella), è quello di affidarsi al metodo delle approssimazioni successive, che consente risultati attendibili con costi accettabili.
Le soluzioni a tutto tondo
Ora non resta che analizzare le soluzioni possibili e adottare quelle più opportune al contesto indagato. Premesso che ogni intervento di bonifica architettonica, ambientale e di corretta educazione è prezioso, per non dire preziosissimo, resta il fatto che per accorciare i tempi è quasi sempre indispensabile effettuare interventi terapeuti. In questa sede indichiamo, senza entrare più di tanto nel merito, quelli che hanno dato risultati positivi e misurabili: il controllo farmacologico della fertilità e/o la cattura. Certo sono interventi che devono essere realizzati a fronte di progetti ben integrati ed effettuati nel rispetto delle norme e dei piccioni stessi. Senza addentrarci in un terreno ove le varie convinzioni a volte trovano terreno di scontro più che di confronto. Indichiamo che a complemento dei criteri indicati esistono altre risorse come la falconeria, gli antagonisti/predatori (che nominiamo a puro titolo informativo), i dissuasori fisici e le torri piccionaie.
Convinti che di fronte a molte possibili soluzioni valga il criterio alla base del rasoio di Ockam, per cui probabilmente la più semplice è quella giusta. Nel nostro caso si ritiene che la conoscenza dei pro e dei contro delle varie possibilità tecniche sia lo strumento per realizzare un buon progetto. Mentre nella fase di realizzazione crediamo sia giusto partire dalla risorsa tecnica più “facile” (e le torri lo sono) e dare così l’avvio a un piano di controllo continuo, come avviene generalmente, per esempio, con zanzare e ratti.
Guglielmo di Ockam, filosofo francescano (1285 – 1347) di cui riportiamo due principi a cui, a nostro avviso, bisognerebbe attenersi nelle indagini di ecologia urbana applicata. Dato un problema la soluzione è probabilmente quella più semplice. In una indagine è bene non moltiplicare gli elementi più del necessario (soprattutto quelli con il minor grado di attendibilità)
Linee guida per un incontro di educazione ambientale sui piccioni
I piccioni sono ormai cittadini a tutti gli effetti di quasi la totalità dei comuni italiani. Al di là del fattore folkloristico, è utile conoscerli più da vicino per capire quanto sia importante non stringere rapporti con loro.
Gli obiettivi generali sono dare delle linee guida per avere comportamenti corretti e incoraggiare i bambini a riportarle in famiglia. Nel concreto si vorrebbe ottenere che i fanciulli abbiano un comportamento rispettoso nei confronti della flora e della fauna urbana. L’attività di educazione ambientale è adeguata ai fanciulli della scuola primaria, adattabile sia al primo SIAal secondo ciclo. Si può cominciare a far chiedere ai bambini dove vedono i piccioni di solito, questa riflessione deve far scaturire una risposta mirata alle domande: “Qual è il loro habitat naturale?” e “Perché i piccioni sono venuti a vivere in città?”
Sarebbe anche utile abbinare un’uscita sul campo, così da verificare con una esperienza diretta quanto viene detto.
In classe si può proporre un lavoro dividendo i fanciulli in due gruppi:
PICCIONI IN NATURA PICCIONI IN CITTA’
Lasciando dire liberamente ai bambini cosa pensano dei piccioni nel contesto di riferimento: cosa mangiano? dove si riparano? chi si prende cura di loro se si ammalano? da quali animali devono difendersi?
Durante questo percorso realizziamo insieme degli elaborati grafico-pittorici tematici per confrontare le fonti di cibo, i punti di nidificazione, la struttura della colonia, i predatori da cui devono difendersi; a seconda delle età si può inventare un racconto sfruttando i disegni fatti per sottolineare gli aspetti salienti della VITA DI UN PICCIONE di campagna / di città.
Cosa emerge dalla comparazione? Facciamo un cartellone riassuntivo dove possiamo scrivere o disegnare le risposte ai quesiti su cui ci siamo interrogati.
Chiusura attività:
Osservare i piccioni per conoscere il loro comportamento
Non avvicinarsi ai piccioni perché potrebbero essere malati e infettivi
Non dare da mangiare ai piccioni
Raccogliere le loro osservazioni e commenti
columba livia (Colombo o piccione)
NOME SCIENTIFICO: Columba livia
NOME ITALIANO: Colombo o piccione
NOME INGLESE: Common pigeon – Rock Dove
NOME SPAGNOLO: Paloma domestica – Paloma Bravía
INQUADRAMENTO SISTEMATICO
Phylum: Vertebrati
Classe: Uccelli
Ordine: Columbiformi
Famiglia: Columbidi
Specie: Columba livia
DIMENSIONI (adulto)
Lunghezza corpo+testa circa 33 cm
Lunghezza coda circa 13 cm
Apertura alare circa 50 cm
Peso 300-400 g.
CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE
Rispetto al Piccione selvatico, da cui ha origine, il colombo di città è più robusto, tozzo e pesante. Il piumaggio è di colorazione variabile anche se solitamente è grigio-bluastro con due bande alari nere e una barra nera all’estremità della coda; il groppone bianco può risultare assente.
Ormai specie cosmopolita: con grande spirito di adattamento, ha invaso le città e i centri abitati, dove trova protezione, spazi per nidificare e una grande quantità di cibo.
HABITAT
Sia aree urbane sia agricole: piazze, giardini, tetti, cornicioni, monumenti, grondaie ostruite, anfratti e cavità di muri, terrazze, edifici in stato di abbandono, cascinali, terreni seminati, ecc.
ABITUDINI ALIMENTARI
Granaglie, semi, cascami di cucina, rifiuti alimentari, ecc…
La razione giornaliera è di circa 30 g.
CICLO BIOLOGICO
Specie monogama.
Durata periodo di cova: circa 19 gg
N° generazionii/anno: 2-3, fino a 10
N° uova/covata: 2
Maturità sessuale: a 5-6 mesi di età
Vita media: 5 anni.
DANNI
Rapida e continua crescita demografica della specie, dato il forte adattamento alle condizioni e caratteristiche delle città, creando non pochi problemi ambientali e igienico-sanitari. Le cause di questo aumento spropositato:
• abbondanza di cibo reperibile (anche se non sempre adeguate alle sue necessità alimentari)
• presenza di numerosi ripari e luoghi adatti alla riproduzione/nidificazione
• clima
• zone di libera circolazione nelle aree pedonali delle grandi città
• presenza di simpatizzanti tra i turisti, i cittadini “colombofili” (soprattutto nella terza età)
• mancanza di competitori e predatori naturali
I Problemi sono essenzialmente i seguenti:
• rischi igienico-sanitari
• fastidi per l’elevato numero
• danno al patrimonio storico – artistico
• deturpazione di autoveicoli ed edifici.
I piccioni veicolano una sessantina di malattie e ospitano una cinquantina di ectoparassiti; il loro guano è il principale veicolo d’infezione. Le patologie più conosciute dalla popolazione sono: salmonellosi, istoplasmosi, criptococcosi, toxoplasmosi, clamidiosi e ascaridiosi; mentre tra gli ectoparassiti – anch’essi possibili vettori di malattie- ritroviamo zecche (Argas reflexus), cimici e acari. Anche gli animali domestici sono ugualmente soggetti a rischi igienico-sanitari.
Imbrattano e deteriorano strutture – edifici pubblici e privati -, chiese e monumenti: i colombi infatti nidificano in luoghi riparati e sostano anche in minimi spazi di appoggio.
Il degrado è provocato dal loro guano che corrode, imbratta e può veicolare microrganismi. Inoltre accumuli di feci e piume, nidi e carogne spesso ingorgano grondaie e tubature.