Il piano di intervento di derattizzazione all’interno di un cantiere di un super condominio
I Cantieri sono sinonimo sì di nuove costruzioni, posti di lavoro, trasporti ma anche di disagi e allarmi sanitari, come i topi. Con l’inizio degli scavi, infatti, si smuovono le tane dei ratti nel sottosuolo provocando la migrazione di intere colonie da una parte all’altra della città. Nel cantiere trattato – disposto su un’area di 50.000 mq – si sono da poco terminati gli scavi per le fondamenta e i piani interrati di un super condominio;
sono stati posizionati 8 container adibiti a uffici, area ristoro e magazzinetti ma c’è in programma di metterne in opera almeno altri 4 ed è proprio in quell’area dove sono stati riscontrati numerosi ratti in particolare sotto i container che sono tenuti rialzati dal piano terra. Ma facciamo un passo indietro: Come si è giunti alla stesura del contratto di derattizzazione?
Sono passate da poco le otto, gli impiegati arriveranno alle 8,30 e il responsabile tecnico cui competono i sopralluoghi, la quantificazione dei costi e la stesura dell’offerta inizierà alle 9,00. E’ la primavera di qualche anno fa e in ufficio c’è il titolare che si prepara ad affrontare colei che ha la responsabilità dell’organizzazione delle squadre e sa già che la sentirà mugugnare per alcune emergenze che stravolgeranno i programmi della giornata. Il telefono squilla, dall’altro capo un geometra chiede se è possibile avere un preventivo per una derattizzazione e avverte che è necessario che sia inviato entro la mattinata. Il geometra cerca di dare delle delucidazioni che ritiene utili a compilare l’offerta e, da buon geometra, per prima cosa fornisce le dimensioni del cantiere: poco meno di 80 pertiche milanesi (segue la richiesta di avere una traduzione meno agricola e si arriva a circa 50.000 mq); insiste sull’urgenza e su una indicazione di costo. Aggiunge che l’urgenza è determinata dal fatto che numerosi residenti lamentano la presenza di ratti che sono descritti grandi più o meno come mastini napoletani. Per un certo periodo assunsi l’incarico di direttore dei lavori ed ebbi modo di sentire come si svolsero i fatti dalla viva voce del titolare e i vivaci commenti del responsabile tecnico. In ogni caso l’urgenza del committente e l’intuito commerciale fecero in modo che l’accordo fu raggiunto senza sopralluogo. Probabilmente i due interlocutori entrarono in sintonia e fu concordata una cifra per quattro interventi a programma più quattro a chiamata su emergenze di dimensione circoscritta. Di per sé la cosa fece aumentare la pressione arteriosa al responsabile tecnico e alla responsabile della pianificazione quando seppero dell’accordo, ma salirono in modo preoccupante anche le pulsazioni cardiache poiché entro la settimana bisognava dare inizio ai lavori. Bisognava dimostrare che qualche cosa si stava facendo. Come anticipato l’iter era al limite della correttezza professionale, ma i risultati in ultima analisi furono positivi per entrambe le parti visto che il contratto è tuttora attivo e da quell’episodio si aggiunsero altri contratti di condomini gestiti dall’amministratore che prese in carico il super condominio e anche i servizi di lotta alle zanzare. Come ho detto presi l’incarico di direttore dei lavori e poi quello di stendere un programma di lotta alle zanzare e così ebbi modo di sentire fra l’ironico e il divertito del titolare dell’azienda: “Pensi dottore come probabilmente le cose avrebbero preso una diversa piega se il geometra avesse telefonato dopo le 9 e gli fosse stato passato il “mio” responsabile tecnico”.
Valutazione dei costi
Primo intervento
Il primo intervento conteggiato come uno dei quattro “in emergenza” è durato 4 h per due tecnici e poco meno da parte del titolare che voleva rendersi conto di persona in quale avventura si era cacciato e formalizzare l’offerta/contratto in cui molta importanza fu data alla sicurezza, al rischio congiunto, ai Dpi e alla documentazione degli interventi e fu enfatizzato in particolare sul divieto di transitare nell’area di attività cantieristica e in caso di necessità essere sempre accompagnati dal capocantiere o da un suo delegato (non fu mai necessario), di portare sempre il casco e un badge fornito dal magazziniere oltre al tesserino aziendale e scarpe antinfortunistiche anti taglio. Sono stati posizionati 22 bait box per ratti, altrettanti cartelli e 44 blocchi da 20 g cadauno (0,880 kg). La responsabilità della cartografia con il posizionamento dei punti esca fu assunta dal geometra che disponeva di molte planimetrie in cartaceo e risultò un vero maestro nell’uso dell’AutoCAD.
Nell’arco dell’anno i bait box furono aumentati a 38 con l’utilizzo di 76 blocchi per la prima volta e circa 46 blocchi per i successivi trattamenti e il tempo di realizzazione dei 4 interventi rimase di 4 ore per due tecnici. Per i restanti tre interventi in emergenza il tempo richiesto fu mediamente di 2h sempre per due tecnici con l’utilizzo mediamente di 16 blocchi. A livello contabile il tempo per le trasferte era compreso nelle ore indicate e 70 km di percorrenza A/R (in totale 560 km). Non furono conteggiati i sopralluoghi effettuati direttamente dal titolare che curò personalmente i contatti con il geometra e in alcune occasioni con il direttore dei lavori. Le mie parcelle furono quantificate per il 16% dell’importo del contratto e comprendevano anche le spese di trasferta e stesura relazioni.
Descrizione dei lavori
I punti esca sottostanti i container furono messi in opera e ancorati in un angolo facilmente accessibile, dove la distanza fra il piano terra e il fondo del container fosse la più alta possibile. L’ancoraggio consisteva in un cavo d’acciaio che collegava il bait box a un piolo di fissaggio in modo che consentisse di estrarre il contenitore e aprirlo con relativa facilità per procedere alla sostituzione dei blocchetti. Per far sì che il contenitore di sicurezza fosse stabile prima si spianava con cura il terreno con una cazzuola e poi si posizionava l’oggetto e sopra si metteva un mattone pieno che conferiva sufficiente stabilità. Per i punti esca periferici è stato utilizzato lo stesso criterio ma l’ancoraggio non prevedeva l’utilizzo del cavetto d’acciaio; ed erano utilizzati due mattoni anche per celarlo alla vista (per rendere meno collegabile bait box e cartello si era deciso di posizionare il cartello in modo disassato).
Posizionamento dell’area e Monitoraggi
Il cantiere era collocato alla periferia di una cittadina ad est di Milano in un’area ex agricola per cui era distante su due lati mediamente 200 m; su un terzo lato con aree ricche di vegetazione spontanea (era evidente che prima i terreni erano coltivati); sul quarto lato c’erano alberi (in prevalenza pioppi e betulle). La specie di roditore riscontrata era totalmente costituita dal ratto norvegese; l’infestazione poteva definire grave e localizzata per l’80% nelle aree dei container. Non fu mai segnalata la presenza di arvicole, topolini e dei ratti neri dei tetti. I risultati già dal terzo anno furono più che soddisfacenti la riduzione dei consumi di esca si ridussero del 70-80% e le ispezioni confermavano la quasi assenza di una infestazione attiva (pochi escrementi e nessuna segnalazione di avvistamenti diurni).
La cosa particolare fu l’assenza di tane, probabilmente l’attività cantieristica scoraggiava gli insediamenti vero è che i consumi nei punti esca nella fascia periferica erano relativi al lato fronte area incolta.
Descrizione del contratto
L’offerta assai sintetica data l’urgenza, contemplava in particolare il pagamento all’ordine del 50% e del 50% al termine dei trattamenti a programma, veniva anche evidenziato sia la presenza di una polizza assicurativa sia gli aspetti della Sicurezza, il tacito rinnovo e l’adeguamento ISTAT. Successivamente fu aggiunta un’estensione al contrato che nel caso ci fossero state delle controversie l’azienda si impegnava a “tutelare” l’impresa con adeguata documentazione che dimostrasse l’attenzione al problema (fu la ragione per cui fui nominato direttore dei lavori e la cosa comportò un adeguamento dell’onere economico). Alla fine del secondo anno il contratto fu preso in carico dall’amministratore del super condominio che ormai poteva dirsi terminato con la presenza di condomini, uffici e alcune attività commerciali.
Qualche considerazione
L’azienda di servizi è certificata ISO e probabilmente la documentazione cartacea dell’iter contrattuale sarà stata “addomesticata”. Resta il fatto che un colpo di coda commerciale non privo di rischi ha portato risultati positivi. A parer mio hanno contribuito a questi risultati la precisione con cui il geometra ha presentato il “problema” e l’esperienza del titolare di valutare l’entità delle risorse da mettere in campo accettando il rischio che non ci fosse utile.
Conoscendolo non avrebbe compromesso l’immagine aziendale facendo una brutta figura. Ultimo, ma non per importanza, la sintonia dei rapporti interpersonali che da subito si istaurarono. Come mi fu detto dall’allora presidente dell’ANID “prima dei numeri ci sono gli uomini e dopo i numeri ci sono ancora gli uomini”
Rattus norvegicus (Ratto grigio)
SPECIE: Rattus norvegicus
NOME VOLGARE: Ratto di fogna – ratto grigio – ratto norvegico – ratto delle chiaviche – surmolotto
Phylum: Vertebrati
Classe: Mammiferi
Ordine: Roditori
Famiglia: Muridi
DIMENSIONI
Adulto
Lunghezza (corpo + testa): 200-270 mm
Lunghezza (coda): 170-230 mm
Peso: 250-600 g
CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE
Di forma tozza, con coda glabra, grossa e più corta del corpo compresa la testa; ha orecchie piccole che non sporgono dal profilo e muso arrotondato. Il mantello è grigio-bruno con ventre biancastro. Cosmopolita ed estremamente diffuso: sia cittadino che campagnolo. Non va in letargo. Conduce vita prevalentemente sotterranea scavando gallerie e predilige i terreni argillosi (ricchi di humus e compatti). È curioso e vagabondo ed ama esplorare integralmente la zona della sua tana; è prudente ma spericolato, infatti esce anche di giorno per la ricerca di cibo. Ama arrampicarsi su piante e pareti anche verticali, ma non quanto il ratto nero.
HABITAT
Vive in colonie spesso numerose e costruisce tane sotterranee preferendo ambienti umidi, tollerando anche climi freddi. Scava lunghe gallerie fornite di numerose ramificazioni con camere per la raccolta del cibo ed altre per la cura della prole. Abile nuotatore. E’ attivo durante tutto il giorno, ma soprattutto all’alba e al crepuscolo.
Si ritrova in ambienti quali: discariche, fogne, macelli, allevamenti e lungo i corsi d’acqua: vive dovunque, basta che non gli manchi l’acqua. È facile trovarlo anche nei parchi cittadini nelle vicinanze di laghetti o corsi d’acqua, sempre alla ricerca del cibo.
ABITUDINI ALIMENTARI
Assai vorace ed aggressivo, ha un regime dietetico onnivoro pur prediligendo cibi di origine animale. Può assalire persino pulcini e coniglietti. Non disprezza però piccoli insettivori, quali talpe e toporagni. Negli allevamenti di suini o di altre specie di maggiori dimensioni è facile trovare sul corpo degli animali sue morsicature e rosicchiature. Può devastare anche coltivazioni erbacee, ad esempio un campo di mais.
CICLO BIOLOGICO
Durata della gestazione: 22-24 gg
N° parti/anno: 3-7
N° nati/parto: 5-12, nudi e ciechi
Peso alla nascita: 5-6 g
Maturità sessuale: a 60-90 gg dalla nascita
Vita media: 1 anno
DANNI
Poiché frequenta ambienti luridi, è un potenziale vettore di ogni sorta
di patologie di origine virale, batterica, protozoaria e parassitaria sia alle persone che agli animali, tra cui salmonellosi, tifo, colera, leptospirosi, rabbia, afta e la peste. Inoltre sottrae cibo e insozza le derrate con cui viene a contatto con peli, deiezioni, microrganismi e parassiti. Per facilitare i propri spostamenti, rosicchia eventuali ostacoli che trova sul cammino (imballaggi, coibentazioni di pareti, tubi, fili elettrici, porte in legno, ecc.). Tale comportamento è frequente causa di cortocircuiti.
PREVENZIONE
Opere di risanamento ambientale:
pulizia e riordino dei locali infestati, eliminazione dei rifiuti e di altre possibili fonti di cibo. Posizionamento delle derrate entro imballaggi idonei e in bancali sollevati dal suolo e separati tra loro per consentire una facile ispezione. Tecniche di rat proofing: progettazione di edifici a prova di ratto; su edifici già esistenti apposizione di reti metalliche alle finestre e ad altre aperture, lamine metalliche lisce di 30 cm di altezza su cavi e tubazioni adiacenti ai muri esterni, dischi metallici intorno a fili, cavi e tubi volanti, coni di fili di ferro entro tubature, protezioni di metallo alla base di porte di legno. Taglio di rami sovrastanti gli stabili.