A volte i biglietti da visita possono creare dei malintesi (§). In una selezione di personale per una importante azienda di facility management mi sono trovato di fronte un signore di una certa età vestito decorosamente (ma da alcuni particolari della giacca si capiva che anch’essa aveva una certa età). Senza darmi modo di iniziare il colloquio mi porse il suo biglietto da visita: “prof. Ing. avv. comm. S.E. Odisseo”.
Resto allibito e penso a un errore, cotanto personaggio non era certo venuto per la selezione del personale tecnico operativo addetto alle disinfestazioni, per cui gli chiedo “cosa posso fare per lei “professore”? e lui serio serio mi dice di non essere “professore”. Ribatto che sul biglietto da visita c’è scritto chiaramente “prof”! Mi risponde che sta per profugo. Un po’ disorientato esprimo il mio dispiacere che un ingegnere si trovi in tale stato di necessità…
Ma lui pronto aggiunge: “non sono ingegnere, ma solo ingegnoso”. In effetti mi confessa candidamente che usa questa abbreviazione per indicare questa sua qualità perché in certe situazioni in passato gli ha procurato dei vantaggi. A questo punto, mi rivolgo al candidato chiamandolo “avvocato” perché spero che lo sia davvero. Ormai nel nostro lavoro tale qualifica sta diventando preziosa e un po’ perché sospetto qualche altra fantasiosa precisazione, che puntualmente arriva: “non sono avvocato, avv. sta per “avventizio”! Quando ho fatto fare i biglietti da visita ero un “avventizio” non godendo dello status di contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Mi trincero dietro un “capisco” ma in effetti ero molto confuso e indeciso sul da farsi se non fosse stata la sua età a trattenermi l’avrei immediatamente congedato.
Per cui mi rivolgo a lui calcando la voce sul commendatore: “Lei ha esperienza di lotta antiparassitaria?” Come potete immaginare la risposta arriva puntuale: “Non sono commendatore, e non so niente di lotta antiparassitaria. Ma l’ultimo lavoro che ho svolto era quello di “commissionario d’albergo, da cui il “comm”; guardi che non mi piace attribuirmi titoli che non ho”. Vorrei chiedergli che mansioni svolge un commissionario d’albergo, ma Odisseo mi precede dicendomi che era una sorta di maître di sala e quindi si occupava di ricevere i clienti di un famoso hotel che però aveva chiuso in attesa di essere venduto. E subito aggiunge: “Prima che mi chiami eccellenza le dico che S.E. sono le iniziali dei miei nomi di battesimo, ovvero Serafino Ermenegildo” e prosegue: “Mi è molto dispiaciuto non continuare il lavoro di commissario d’albergo perché, mi creda, ero bravo con i clienti che mi apprezzavano per il mio garbo e la mia onestà nel consigliarli”.
Ci mancava anche il richiamo all’onestà che però mi fa accendere una lampadina: un mio cliente mi ha chiesto se conosco una persona “furba” e “onesta” da avviare alla carriera di venditore. Prendo il telefono e combino l’appuntamento. Saluto Serafino Ermenegildo Odisseo e nel farlo mi ricordo che Odisseo altro non era che il nome dell’astuto Ulisse. E penso che è proprio vero che i biglietti da visita hanno la loro importanza.
Prometto che nel numero di gennaio del 2018 vi comunicherò l’incremento di fatturato che il bizzarro personaggio sono sicuro porterà al mio amico (che naturalmente lo ha assunto come avv. ovvero avventizio”. Naturalmente l’episodio è di fantasia, ma di curriculum “esagerati” me ne sono capitati più d’uno.?
a cura di Graziano Dessi
(§) Il disinfestastorie di questo mese è liberamente tratto da “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima) di Achille Campanile (edito da BUR nel 1978). Di cui consiglio vivamente la lettura.
Achille Campanile (1899 -1977) è uno dei più straordinari scrittori del secolo scorso dotato di un fantastico umorismo surreale, autore fra l’altro di “Ma che cos’è questo amore” 1924; “Agosto moglie mia non ti conosco (1930); “Manuale di conversazione”.