Cotto & Gres PorcellanatoTrattamenti

Pavimenti, un detergente può sporcare?

La risposta è sì. E la causa, è da ricercare semplicemente in un ciclo di manutenzione sbagliato. Risolvere il problema, non è poi così complicato… 

Auante volte è successo (succede tutt’ora) che le superfici in gres porcellanato, definite sempre inattaccabili, resistenti all’usura, facili da pulire e di durata eterna, alla fine risultino invece vulnerabili e si sporchino con estrema facilità?

Due parole sul gres
Il gres porcellanato si ottiene tramite un processo di sinterizzazione di argille ceramiche, caolini, sabbie feldspatiche o potassiche, pigmenti con uno specifico sistema di umidificazione, granulazione e scelta delle polveri, regolazione della pressatura (che può arrivare a 350-400 Kg/cm), essicazione, smaltatura eventuale per effetti particolari, cottura (che può arrivare anche a 1.200 – 1.400° C) e scelta finale.
In base al processo di lavorazione e di cottura (temperatura e tempo) si ottengono gres a differente porosità superficiale; una ulteriore eventuale rifinitura avviene dopo la scelta dei materiali, con lavorazioni specifiche quali levigatura, spazzolatura o lappatura meccanica, applicazioni di soluzioni saline o acide, al fine di ottenere finiture di superficie particolari e diverse tra loro. A seguito dei cicli di lavorazione e cottura del gres, si ottiene la ceramizzazione-greificazione del materiale, attribuendo allo stesso le tipiche caratteristiche di robustezza, impermeabilità (con assorbimento intorno allo 0,5%), ingelività.
Questi sono i normali passaggi dei cicli di produzione del prodotto definito “gres porcellanato”.

Praticità: un aspetto da valutare
Quando si opta per un tipo di superficie piuttosto che un’altra, quello che nessuno tiene in opportuna considerazione è la praticità.
Quando ci si trova a scegliere la superficie antiscivolo più adatta per un locale, non si pensa minimamente a come fare per facilitare le operazioni di pulizia che si renderanno necessarie in futuro. Chiunque debba decidere quale tipo di superficie utilizzare mette all’ultimo posto l’eventuale difficoltà di pulizia del pavimento in funzione al suo utilizzo e al tipo di sporco che vi si potrà depositare. Succede così che molte superfici vissute in maniera del tutto ‘normale’ (a uso ufficio, abitazione, bar e così via) e lavate con la regolarità settimanale (o secondo necessità) con i detergenti/pulitori sgrassanti normalmente in commercio manifestino lo spiacevole effetto di trattenere lo sporco con eccessiva facilità.
Vi sono in commercio pulitori sgrassanti che, se non sciacquati bene, lasciano sulle superfici una piccola patina di detergente che cattura nel tempo lo sporco depositato, per cui al nuovo lavaggio avremo sì una rimozione dello sporco di superficie, ma allo stesso tempo l’effetto ‘calamita’ del residuo di detergente catturerà ancora una ulteriore velatura di sporco che andrà ad ancorarsi allo strato di profondità, lasciando sempre l’impressione che le superfici non siano state lavate a dovere.

Un caso emblematico
Il caso che sto per illustrare si riferisce a una pavimentazione posata negli uffici di un’azienda di Treviso. Si tratta di una superficie in gres porcellanato strutturato antiscivolo per superfici interne prodotto da una nota azienda italiana (tale materiale potrebbe essere posato, per le sue caratteristiche fisiche, anche in esterno). La superficie è ruvida e antiscivolo, come da normativa, di colore bianco e di formato 60 x 120 centimetri. Sono stato interpellato perché il gres presentava un accumulo di sporco giornaliero e le tante prove di lavaggio non avevano dato risultati duraturi.
Vi era poi una saletta ripostiglio dove non era mai passato né un mop bagnato né tantomeno era mai stato eseguito un lavaggio di fondo, per cui il livello di sporco ‘agganciato’ aveva saturato la microporosità del gres a tal punto che si aveva l’impressione che quella stanza non avesse lo stesso tipo di problema delle altre (in realtà le porosità piene di sporco rifiutavano altro deposito di nuovo sporco, ciò non significa che fossero superfici pulite).
Per verificare come risolvere questo fastidioso problema, ho eseguito una di lavaggio di fondo di prova (per prudenza ho operato su due lastre di gres non in vista) con un prodotto specifico che, diluito al 30% circa, ha risolto in brevissimo tempo il problema di accumulo dello sporco. Successivamente, ho risciacquato e asciugato l’area con un panno in microfibra (non dimentichiamo mai di eseguire un risciacquo accurato delle superfici quando utilizziamo detergenti concentrati). La prova è stata eseguita alla presenza del titolare dei locali, del fornitore dei materiali e del titolare dell’impresa di pulizie che ha in concessione l’appalto. L’effetto del prodotto, opportunamente diluito secondo esigenza, è stato quasi immediato: si è notato subito un netto miglioramento del livello e della facilità di pulizia di fondo delle mattonelle. Dopo tale prova, la proprietà ha deciso di far effettuare all’impresa di pulizie un lavaggio di fondo generale con la soluzione detergente di cui sopra, diluita al 30% in acqua, con l’ausilio di una monospazzola munita di particolare disco misto in microfibra e spugna. La pulizia è stata seguita da un risciacquo delle superfici, tutto seguendo le normali procedure, citate tra l’altro nella scheda tecnica del produttore del gres.

Per rallentare il ‘risporco’
L’intervento ha riportato la pavimentazione alle origini, come dopo la posa in opera, senza alcun residuo di sporco annidato nella struttura del materiale e senza residui del detergente utilizzato in precedenza. Cos’è successo in realtà? Il prodotto utilizzato è un detergente sgrassante specifico per il gres, con particolare proprietà di rimozione in profondità dello sporco ‘magro’ (polveri o fango) e dello sporco ‘grasso’ (unto e altro) che va a inserirsi nella struttura microscopica di materiali come il gres porcellanato, grezzo o levigato, ove è ancora più difficile asportare eventuali macchie annidate nelle microporosità. A questo punto, raggiunto il risultato che si cercava, è stato sufficiente impostare una normale procedura di manutenzione, con pulizie bisettimanali, come si eseguivano in precedenza, ma con l’utilizzo del nuovo prodotto, tenendo presente che una superficie in gres bianco mette in risalto lo sporco molto prima di una superficie dello stesso identico materiale, ma di diverso colore. Naturalmente è impossibile evitare che le superfici si sporchino, è invece possibile rallentare il ‘risporco’, creando un microsbarramento attraverso l’applicazione di uno specifico protettivo impregnante a base di ‘copolimeri fluorurati’, in soluzione all’acqua o al solvente, che possa creare una barriera all’attecchimento dello sporco che si deposita sulle superfici durante il normale utilizzo. L’applicazione di tale prodotto deve essere testata preventivamente su una piccola porzione di superficie che abbia lo stesso calpestio e gli stessi cicli di ripulitura delle  parti che manifestano il facile risporco.

Meglio pensarci prima
Per le tante esperienze direttamente vissute, posso affermare che vi sono moltissime situazioni come quella descritta sopra, sia in casi di utilizzo intensivo di un pavimento che meno intensivo (abitazioni private), situazioni in cui l’effetto di aggancio dello sporco sulle superfici viene normalmente ‘scaricato’ solo al produttore del materiale, a chi lo ha fornito o alle imprese di pulizia.  A volte le direzioni lavori dovrebbero mettere più attenzione nello scegliere per il cliente i materiali più idonei o quantomeno dovrebbero far eseguire con cognizione di causa delle prove di usura, di ‘sporcabilità’, di scivolo, di facile ripulitura, attraverso test e analisi documentate. In moltissimi casi i professionisti preposti alla scelta delle superfici più adatte per un dato ambiente manifestano una discreta superficialità, salvo poi scaricare ad altri la responsabilità dei problemi che eventualmente sorgono. Concludendo, possiamo affermare senza dubbio che non esistono superfici che non si sporcano, l’importante è che si possano ripulire utilizzando quanto ci offre il mercato, a livello di tecnologie e prodotti; bisogna comunque sempre porre attenzione a non cadere dentro al vortice di responsabilità non proprie, perché la conseguenza è sempre una contestazione, che comporta perdita di prestigio e di danaro.
Una prova di lavaggio iniziale di fondo con utilizzo di detergente acido, per esempio, va eseguita su una piccola porzione non in vista di superficie  e valutando con attenzione l’eventuale aggressione della sostanza sui materiali.  A buon intenditor.

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