Trattamenti

PVC, linoleum e gomma a confronto

Pavimentazioni molto utilizzate in ospedali, uffici e grandi spazi commerciali, hanno buone doti di robustezza e resistenza all’usura. Analizziamone caratteristiche e manutenzione

A cura di Paola Costa

A questa categoria, la cui denominazione deriva dall’inglese “resilient” (elastico che, se sollecitato, torna alla forma originaria), appartengono i rivestimenti più frequentemente installati quando si tratta per esempio di pavimentazioni destinate a luoghi di frequente passaggio, che subiscono molte sollecitazioni e quindi risultano sottoposti a un alto grado di usura come gli ospedali, gli uffici, i grandi spazi commerciali. Sono pavimentazioni cui occorre dedicare particolare attenzione, in quanto necessitano di trattamenti più specifici di quanto non abbiano bisogno per esempio gli agglomerati. È necessario sapere distinguere i tre tipi di materiali, perché implicano problematiche differenti:
• PVC: se si raschia la superficie con un coltellino (previa asportazione della cera), si forma un truciolo;
• gomma: quando si presenta nelle forme del bullonato o del bucciardato, è facilmente riconoscibile. Quando invece si è in presenza di superfici lisce e rigide, per capire se il materiale utilizzato è gomma, è sufficiente inciderlo con un coltellino. Se si taglia, è gomma;
• linoleum: in genere la piastrella appoggia su un supporto sintetico o di juta. Se si raschia la superficie con un coltellino (previa asportazione di vecchi strati di cera), si forma della polvere.

PVC: caratteristiche
Il cloruro di vinile, o PVC, è una delle materie plastiche più diffuse (la sua scoperta risale al 1872, anche se la produzione industriale iniziò nel 1936). Per la sua produzione vengono utilizzate due materie prime naturali: un derivato del petrolio, l’etilene (per il 43%) e il cloro (dal NaCl) per il 57%. L’utilizzo del cloro comporta un risparmio delle risorse naturali scarsamente rinnovabili, in quanto richiede il 50% in meno di petrolio; inoltre, il cloro presente nella struttura molecolare del PVC è all’origine delle sue caratteristiche chimico-fisiche, compresa la sua capacità di interagire con numerose sostanze e additivi e dare luogo a prodotti che coprono un’ampia gamma di applicazioni. La caratteristica più interessante del PVC è la sua grande versatilità, per cui si possono produrre manufatti sia flessibili, sia rigidi: le sue diverse caratteristiche sono conferite da alcune sostanze che vengono aggiunte al polimero, gli additivi. La compoundizzazione è il processo di miscelazione degli additivi con la polvere di PVC: durante questo processo gli additivi penetrano nei pori delle particelle del polimero (che si comporta un po’ come una spugna) rimanendovi saldamente inglobati, portando a una polvere omogenea che, sotto questa forma o sotto forma di granuli, può essere trasformata nel materiale desiderato. Gli additivi utilizzati per il PVC sono: i plastificanti, gli stabilizzanti, i pigmenti per la colorazione e gli additivi specifici, come i lubrificanti e gli agenti ritardanti di fiamma. Sono sostanze che ne migliorano le caratteristiche fisiche (resistenza a temperature esterne, solidità, flessibilità) o le proprietà di trasformazione o la fluidità o le caratteristiche estetiche (colore e resistenza alla luce). Il PVC è un materiale con buone proprietà meccaniche e di resistenza all’abrasione, all’usura e all’invecchiamento, agli agenti chimici e all’attacco di funghi e batteri; è idrorepellente ed è particolarmente resistente al fuoco, cioè presenta alte temperature di accensione, bassa propagazione della fiamma e autoestinguenza. I pavimenti in PVC vengono diffusamente utilizzati soprattutto negli edifici pubblici  quali ospedali, scuole, uffici e grandi magazzini, mentre nel Nord Europa sono molto diffusi anche nelle abitazioni private. Sono pavimenti che hanno una lunga durata di vita, un’eccellente resistenza all’abrasione e necessitano di una ridotta manutenzione.

Differenti tipologie
Vi sono diversi tipi di PVC: PVC omogeneo, con struttura omogenea e flessibile. Si trova commercializzato soprattutto in piastrelloni da 60×60 cm o in teli; PVC eterogeneo, composto da strati di diversa natura, si presenta molto lucido e in fogli grandi. È formato da uno strato sottostante di mescola in PVC e cariche inerti, unitamente a un film superficiale molto sottile e resistente di PVC puro: una volta consumato questo film, il pavimento si può considerare rovinato. Esistono anche dei PVC eterogenei a doppio strato, con lo strato sottostante di materiale diverso. I PVC antistatici, o conduttori, contengono fibre in carbonio che consentono la dissipazione delle cariche elettrostatiche. Questi pavimenti, per essere adottati in particolari locali (sale operatorie, centri elettronici e così via) devono rispondere a ben determinate caratteristiche definite da normative europee, nonché dalle norme Cei. Ci sono poi i PVC ‘no wax’, un particolare genere di PVC ad alto grado di purezza, realizzato con l’obbiettivo di evitare la protezione. Tuttavia, l’usura del traffico è sempre tale che la superficie prima o poi ne risente e diventa comunque necessaria l’inceratura.

La manutenzione
Le pavimentazioni in PVC per interni sono prodotti di facile manutenzione. Il presupposto per ottenere i migliori risultati è che il pavimento sia stato scelto in base all’utilizzo e che la posa sia stata effettuata a regola d’arte.
Vi sono tuttavia delle regole da rispettare all’origine, come per esempio evitare i tappetini e gli stuoini con supporto in gomma; munire di protezione in PVC o poliammide i piedini dei mobili e delle sedie (evitare protezioni di ruotine in gomma); non fare mai uso di cera con solventi o vernici vetrificanti; inserire dei feltrini sotto i piedi dei mobili cerati, evitare assolutamente acetone e ogni solvente del PVC; sistemare all’entrata uno stuoino; attendere un minimo di 72 ore dopo la posa per i teli (e una settimana per le piastrelle) prima di cominciare la manutenzione. Per quanto riguarda la manutenzione vera e propria, in generale i lavori da eseguire sono: una scopatura con aspiratore o scopa a frangia con garze e prodotto elettrostatico; un lavaggio di fondo con detergente decerante; un risciacquo con un neutralizzante acido e quindi una protezione con una cera metallizzata autolucidante. La manutenzione normale viene effettuata su tutti quei pavimenti che non sono stati sottoposti a trattamenti protettivi durante il processo di produzione: questo tipo di manutenzione si effettua mediante una ceratura particolare chiamata metallizzazione, che viene generalmente applicata in due strati. La manutenzione specifica riguarda le pavimentazioni conduttive e antistatiche e consiste in una metallizzazione (ceratura) effettuata con prodotti elettroconduttori.

Se le macchie sono un problema…
In caso di macchie di inchiostro, permanganato, mercurocromo, aceto, pomodoro, senape, sangue, urina, si deve utilizzare ipoclorito di sodio (candeggina) diluita o acqua ossigenata 30 volumi addizionata con qualche goccia di ammoniaca o di aceto di alcool: lasciare agire senza strofinare e quindi risciacquare abbondantemente. In caso di macchie di ruggine, utilizzare un antiruggine o acido ossalico e risciacquare abbondantemente. Se si tratta di macchie di grassi pesanti, pittura, tracce di gomma, tintura per capelli, materie grasse alimentari, penna a sfera, pennarelli  è utile fare uso di benzina o acquaragia minerale, si deve strofinare con prodotti detergenti puri e risciacquare abbondantemente. In caso di bruciature di sigarette, se si tratta di prodotti calandrati il metodo per ovviare all’inconveniente consiste nello strofinare leggermente con carta abrasiva doppio zero e applicare un’emulsione su tutta la superficie.

La gomma
La gomma naturale ha una storia che risale a innumerevoli secoli fa; viene ricavata da una pianta appartenente alla famiglia delle Euforbiacee che comprende una ventina di specie, diffuse in tutto in nuovo continente, la migliore tuttavia sembra essere l’Hevea brasiliensis, presente nel Brasile settentrionale, nella zona amazzonica. La storia della gomma sintetica è estremamente affascinante e complessa (e non è questa la sede adatta per parlarne, almeno ora…) comprendendo innumerevoli passaggi strettamente legati con le vicende storiche mondiali: una storia di brevetti, di continui progressi per arrivare a risultati soddisfacenti. Cioè alla gomma che viene oggi utilizzata. Se pensiamo al suo utilizzo per le pavimentazioni vediamo che si presenta in diverse forme e in diverse colorazioni: può essere liscia, bullonata, scanalata, bucciardata. Il trattamento di manutenzione di un pavimento in gomma prevede come primo intervento la scopatura, a cui segue il lavaggio con prodotto decerante e neutralizzante, una protezione con cera metallizzata plastica colorata oppure neutra. Per la manutenzione si consiglia di utilizzare un detergente neutro oppure un lavaincera. La gomma di tipo bullonato può creare qualche difficoltà alla pulizia, a causa delle sedimentazioni biancastre che si formano attorno ai bulloni, dovute ai residui di detergenti o anche ai sali dell’acqua pura.

Il lineoleum
Il linoleum nasce nel 1860 da un brevetto inglese e si basa sullo sfruttamento industriale di un fenomeno naturale: l’ossidazione dell’olio di lino, processo che crea una pellicola (“cemento”) che costituisce il legante di base per la produzione del linoleum. Il cemento viene miscelato con farina di legno, sughero, carbonato di calcio, resine naturali, stabilizzanti e coloranti; l’impasto viene poi spalmato su un tessuto di juta e calandrato. Il telo viene stagionato in “stufe” a circa 60°C e dopo 20-28 giorni i teli possono essere avvolti e commercializzati; l’ossidazione continua anche dopo i 28 giorni producendo linoxina, che protegge il pavimento stesso. Il linoleum viene prodotto in formato telo, con varie lunghezze e spessori diversi. Si tratta di un materiale coibente termico e acustico, che deve essere trattato con qualche attenzione: infatti, se la sua manutenzione avviene con prodotti non appropriati (per esempio ipoclorito di sodio), si indurisce e diventa friabile. Il trattamento di manutenzione prevede un intervento di scopatura, lavaggio con detergente decerante (attenzione, a contatto con questo prodotto può variare di colore tendendo a ingiallirsi), risciacquo con neutralizzante e protezione con cera metallizzata, che deve essere stesa in almeno due mani incrociate. Per la sua manutenzione è indicato un detergente neutro oppure un lavaincera metallizzato.

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One Comment

  1. Buon Pomeriggio
    dopo aver letto con attenzione “PVC, linoleum e gomma a confronto”; mi permetto di ricordare che esiste una norma UNI 11515-1 che essendo una norma di processo prevede anche i corretti processi manutentivi delle pavimentazioni resilienti.
    La Norma UNI 11515-1 “Rivestimenti Resilienti e Laminati per Pavimentazioni” fornisce le istruzioni per la progettazione, la posa e la manutenzione di tutti questi rivestimenti e rappresenta un riferimento per la redazione del progetto, la stipulazione del contratto di appalto e i processi di realizzazione in opera e di manutenzione.
    Un esempio: le pavimentazioni in Linoleum nascono con una finitura superficiale atta a facilitarne la manutenzione ed alcune di queste finiture non necessitano l’applicazione di Cere/Metallizzazioni. Non dimentichiamo che in Italia esiste in molti ambienti l’obbligatorietà del BCRA “Decreto Ministeriale – Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989, n. 236.” e l’applicazione di una Cera/Metallizzazione va a modificare le caratteristiche della pavimentazione.

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