“Se mi abbandonano qui” non troverò mai più l’uscita! Questo è stato il mio pensiero trasferendomi da un padiglione all’altro in uno dei più grandi ospedali italiani. Il “problema” era realizzare un’efficacie lotta alle pulci dei gatti. In effetti, come scopriremo più avanti, il problema aveva mille sfaccettature e forse la lotta vera è propria non era neppure un programma di disinfestazione. Vi presento gli attori: un giovane infermiere professionale che stava per conseguire una specializzazione a livello universitario in epidemiologia (se ben ho inteso), un disinfestatore con oltre trent’anni di esperienza e io in veste di consulente di una facility management che svolgeva e coordinava parecchi servizi in quell’enorme presidio ospedaliero.
Area di intervento
Il disinfestatore (che potrei soprannominare “non c’è problema”) man mano che il sopralluogo procedeva proponeva soluzioni classiche sottolineando che in situazioni analoghe aveva ottenuto ottimi risultati. Il giovane infermiere invece suggeriva di finire il giro e poi di tirare le somme. E il sottoscritto che pensava a cosa in realtà preoccupasse la nostra guida.
Dopo chilometri di sotterranei e aree di servizio mangiamo nella mensa e tanto per non continuare a parlare di pulci e “bestiacce simili” chiedo alla nostra guida se mi può dire qualche cosa di più su quel mega ospedale. La superficie totale è di poco meno di 150.000 mq (circa 20 campi di calcio per incontri internazionali, NdA), dispone di motori e generatori in grado di erogare 20.000 kW (più di 27.000 CV, pari alla potenza di 4 super fortezze volanti B29, gli aerei più potenti della II guerra mondiale con cui furono sganciate le bombe atomiche, NdA) e movimenta più di un milione di metri cubi d’aria all’ora (un volume d’aria pressappoco pari al Duomo di Milano, NdA). Piu di 2 milioni di pasti all’anno (qualche cosa di più negli anni bisestili). Intanto cerco di immaginare le tonnellate di derrate alimentari movimentate. La dimensione della struttura mi mette in soggezione visto che ci stiamo occupando di pulci, ma poi mi dico che anche un granello di sabbia può fermare un orologio. Scopro però che il problema pulci ne nasconde un altro: i gatti. La cosa è ovvia il binomio pulci-gatti è noto a tutti. Anche il disinfestatore intuisce che la problematica è articolata e diventa più prudente nelle sue proposte: un conto è risolvere il problema pulci, altro è vedersela con delle “gattare”, amabili persone, ma piuttosto intransigenti quando si tratta di difendere i diritti dei loro pelosi protetti.
Dopo il caffè smettiamo di girovagare nei sotterranei e finalmente rivediamo il cielo dirigendoci verso un’area verde un po’ fuori mano.
La TAC della situazione e relative terapie
La situazione presenta due facce il problema pulci (fortunatamente circoscritto ad alcune aree sotterranee), il problema gatti che si palesa con alcune nidificazioni, con piccoli guasti strutturali (i gatti si fanno le unghie creando spesso danni alle tubature coibentate) e naturalmente come veicoli delle pulci.
Programma di lotta alle pulci
Si decide di effettuare due trattamenti in emergenza con irrorazione di un formulato micro-incapsulato (vedi tabella). Ho qualche perplessità per la presenza di polvere, ma gli aspetti tossicologici prevalgono per cui il dado è tratto. In estrema sintesi si interverrà un venerdì dalle 18 alle 22 con quattro tecnici dotati di pompe spalleggiate a batteria per non fare rumore. Si ipotizza che il lavoro dovrebbe esaurirsi in una serata. Il secondo trattamento verrà effettuato dopo 2 settimane aggiustando eventualmente il tiro. Resta inteso che il lunedì successivo il disinfestatore effettuerà un giro di controllo raccogliendo anche le osservazioni relative ai risultati o meglio sulla percezione dei risultati. Il calendario dei trattamenti sarà ampliato ad altri tre trattamenti a distanza di tre o quattro settimane. Questi ultimi saranno effettuati sempre da quattro tecnici, sempre di venerdì perché sabato e domenica in alcune aree di lavoro i manutentori non svolgono alcuna attività e i trattamenti dureranno solo dalle 18 alle 20.
A consuntivo il montante ore è di 100 ore fra lavoro, preparazione e controlli. È da rimarcare che il controllo dei risultati è risultato particolarmente oneroso, dato che nell’effettuarlo si aprivano altre aree di lamentazione. In ogni caso il risultato tecnico è stato eccellente. Il consumo del PMC è stato di circa 7 litri prodotto commerciale concentrato. Per una superficie stimata di poco più di 10.000 mq.
Progetto area protetta “gatti”
La conta dei gatti presenti ha aperto innumerevoli confronti e alla fine si è deciso di stimare la colonia in una trentina. La cosa era complicata perché c’era il fondato sospetto che vi fosse l’abbandono di gatti, soprattutto cuccioli, da parte di persone che se ne volevano disfare. La richiesta del referente ospedaliero era di fare una proposta che salvasse capra e cavoli. Richiesta che aveva il sapore di un invito pressante a togliere le castagne dal fuoco. I termini “progettuali” erano di realizzare un’oasi felina. L’oasi felina è una struttura con una recinzione fatta in modo da non limitare l’uscita ai gatti che possono circolare liberamente per il territorio circostante. In effetti il “non limitare” era un punto critico; peraltro realizzare un gattile in senso stretto era assai vincolante anche dal punto di vista giuridico. È passata nella bozza d’intesa che si sarebbe cercato di limitare la libera circolazione senza però escluderla (a me è rimasto il dubbio sul come realizzare la cosa NdA). Il portavoce dell’Associazione protezionistica (una signora assai determinata, ma di buon senso) si impegnava ad attivare due studi veterinari per le operazioni di sterilizzazione e verifiche sanitarie (ho sentito spesso nominare la toxoplasmosi), e a potenziare ogni iniziativa pe favorire eventuali adozioni. Io ho avuto l’incarico di verificare la possibilità di utilizzare la polvere di diatomee (vedi finestra) per rendere i ricoveri esenti da ectoparassiti, pulci in primis.
Conclusioni
Difficile trarre delle conclusioni, mi limiterei ai fatti, Il problema pulci è stato risolto con un programma di lotta classica ma attuata in modo “consapevole” utilizzando PMC fra “i migliori” possibili. Il progetto area protetta per i nostri gatti è in fase di realizzazione fra mille difficoltà. Soprattutto per gli aspetti emozionali ma anche per le implicazioni legali davvero complesse. Interessante è l’ipotesi di utilizzo della polvere di diatomee che in attesa di “luce verde” nel contesto preso in esame sarà adottato in un canile piemontese sotto la super visione del p.a.
Matia Sibella che ci relazionerà così come ha già fatto in altre occasioni su questa rivista.