Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Zanzare e virus

In realtà sensibili (come i presidi ospedalieri) è importante attenersi alle linee guida generali: monitoraggi con identificazione entomologica; corretta gestione dei focolai di riproduzione; programmi razionali di lotta e controllo dei risultati

Nessun inizio mi appare più adatto per questa breve nota sulle zanzare: “Hai abusato del mio corpo, senza vergogna o inibizione alcuna… Mi hai fatto impazzire, mentre la tua bocca si saziava di me. Stamattina mi sono svegliato ti ho cercata invano perché non eri più qui. A testimoniare quanto era accaduto la sera prima fra le lenzuola disfatte il mio corpo porta ancora i segni della tua aggressione, rendendo difficile dimenticarti. Stanotte resterò sveglio, ti aspetterò e appena mi capiterai a tiro…ti schiaccerò …maledetta zanzara!!”.
In effetti il pensare che durante il sonno delle siringhe volanti ci ronzino intorno e poi oltre a succhiarci il sangue, ci inoculino delle etero-proteine che inducono ponfi pruriginosi è abbastanza inquietante. Se inoltre ci sorge il sospetto che nella saliva, oltre a sostanze anestetizzanti e anticoagulanti, ci siano anche dei virus la nostra volontà di lotta è ampiamente giustificata.

Struttura Virus Dengue

ASPETTI SANITARI
Al di là della malaria (che resta la malattia più devastante con milioni di morti nelle nostre latitudini) si affacciano alla cronaca casi di virus veicolati dalle zanzare.
Il Dengue è veicolato dalle zanzare del genere Aedes in particolare A. aegypti e A. albopictus vettori di questo arbovirus. Si stima che infetti dai 50 ai 100 milioni di individui ogni anno con esito infausto in circa 20.000 casi. Casi di Dengue sono segnalati anche in Italia.
Il West Nile Virus è una malattia provocata da un virus della famiglia Flaviviridae. Il serbatoio dei virus è costituito dagli uccelli e dalle punture delle zanzare del genere Culex, il più importante mezzo di veicolazione della malattia sia per l’uomo, ma anche per i cavalli. Il virus può procurare encefaliti letali. Alcuni casi sono stati segnalati in Italia.
La Chikungunya è una malattia virale segnalata per la prima volta in Italia nel luglio del 2007; si tratta di un virus della famiglia delle Togaviridae (genere Alphavirus) veicolato dalla zanzara tigre (Aedes albopictus) e in Africa dall’A. africanus e alcune specie del genere Mansonia.

Struttura Virus Chikungunya

Il termine “chikungunya” in dialetto makonde parlato in Tanzania e Mozambico significa “ciò che piega” o “contorce” a causa dei forti dolori articolari che caratterizzano la malattia.
Lo Zica: si tratta di un virus della famiglia Flaviviridae. Negli ultimi anni la malattia si è diffusa in tutti i continenti. Il virus è principalmente trasmesso da numerose zanzare del genere Aedes (A. aegypti, albopictus, vittatutus, africanus, polynesiensis, unilineatus, hensilli) Anopheles, Mansonia ed Eretmapodites (curioso è il regime alimentare delle larve di quest’ultimo genere che in carenza di materia organica da mangiare diventano cannibali arrivando ad attaccare anche le pupe, e siccome non sono in grado di mangiarle per la loro cuticola ispessita le afferrano per la coda le trascinano sottacqua fino a farle annegare e poi attendono pazientemente che si decompongono per poi nutrirsene).
NB: per tutte queste malattie virali esistono efficaci terapie, notizia confortante, ma la diagnosi precoce rappresenta una condizione indispensabile per arrivare a una pronta guarigione.

Struttura del virus Zika

PROGRAMMI DI LOTTA
In realtà sensibili (come i presidi ospedalieri) è importante attenersi alle seguenti linee guida generali: monitoraggi con identificazione entomologica; corretta gestione dei focolai di riproduzione; programmi razionali di lotta e controllo dei risultati. Aggiungo che, in caso di accertata presenza di questi virus, esistono specifici protocolli di lotta messi a punto dall’Istituto Superiore di Sanità. I monitoraggi con identificazione (a campione) entomologica delle specie di zanzare è il presupposto per attivare programmi di lotta razionale secondo lo schema: lotta larvicida, lotta agli adulti svernanti (per le specie che passano l’inverno come adulti, per esempio il genere Culex); lotta adulticida se necessaria e, sempre, controllo documentato dei risultati. Per quanto concerne la corretta gestione dei focolai di riproduzione sottolineo l’importanza dei micro-focolai, valga come esempio l’Aedes geniculatus che ovidepone nella raccolta di acqua nei cavi degli alberi.

Struttura West Nile Virus

LOTTA LARVICIDA
Mi limito a sottolineare un punto critico: i tombini ormai sempre presenti nei capitolati d’appalto. La loro importanza nella lotta alle forme giovanili (uovo, larva, pupa) e nella fase di sfarfallamento è indubbia, ma mi preme rimarcare che il tombino è, per quanto riguarda la presenza di acqua, un biotopo assai variabile e disomogeneo per la presenza di terra, fogliame e altri detriti. Ragion per cui la scelta del formulato larvicida e il mezzo di erogazione sono un punto critico di cui tenere conto.

LOTTA ADULTICIDA ALLE FORME IBERNANTI
Se la presenza di specie che svernano come adulti è rilevante, e lo è nella stragrande maggioranza dei casi data la diffusione della Culex pipiens, la lotta in realtà come un ospedale si riduce a un solo trattamento nei luoghi di rifugio. L’unico problema è la loro identificazione. Tenendo conto che ogni adulto eliminato rappresenterebbe qualche centinaio di zanzare pungenti in meno nella bella stagione.

LOTTA ADULTICIDA ALLE FORME ATTIVE
La soluzione non è semplice e mi limito a citare l’uso delle trappole elettro luminose ad aspirazione per gli spazi confinati alla nebulizzazione mirata di Presidi Medico Chirurgici. Di questa tecnica molto si scrive anche in termini critici, ma è pur vero che l’Istituto Superiore della Sanità la rende obbligatoria nel caso sia accertata la presenza di uno dei virus citati. Per cui, a mio parere, non è la lotta in sé da scartare, ma adottarla là dove serve, solo per il periodo che serve utilizzando risorse tecniche sicure, istruzioni operative rigorose e operatori informati, formati e addestrati.

Conclusioni
Dato che le risorse economiche vanno a diminuire bisogna ridurre i margini di errore. Per i servizi di disinfestazione gli strumenti operativi sono la lotta guidata, nel senso che alla base ci deve essere un progetto che definisca gli obiettivi in una logica di miglioramento continuo (vale soprattutto per la corretta gestione dei focolai di riproduzione e svernamento) e di lotta mirata (là dove serve e solo per il tempo che serve).

L’apparato boccale
L’apparato boccale pungente e costituito da un labbro inferiore che avvolge 6 “stiletti” (labbro superiore, due mandibole, due mascelle e una prefaringe) metamorfosati in una sorta di tubi coassiali. Molto schematicamente la zanzara femmina per mezzo delle antenne percepisce la CO2 che noi emettiamo, poi le linee termiche che annunciano la vicinanza del donatore di sangue ed anche il suo “odore”; con i palpi mascellari misura la vicinanza di un capillare dopodiché appoggia il labbro superiore che si ripiega permettendo agli stiletti boccali prima di perforare l’epidermide e poi di iniettare la saliva (anestetizzante e anticoagulante) e finalmente di farsi pompare direttamente in bocca il nostro sangue. È quindi la saliva l’entità infettante posto che la zanzara sia portatrice di plasmodio (malaria), di virus o di filarie, queste ultime assai pericolose per i cani.

Vedi Box: Curiosità di paleontologia degli invertebrati

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