È questo il segreto per garantire il giusto grado di nutrizione al tappeto erboso. Tra azoto, fosforo e potassio i consigli per programmare un calendario per le operazioni in pieno campo.
Parliamo di concimazione, una delle fasi più delicate per la manutenzione dei tappeti erbosi, che spesse volte decretano il successo, o meno, della crescita del filo d’erba. Cercando di rendere l’argomento il più semplice possibile – visto che risulta essere annoso già di per sé – possiamo fare una grossa distinzione tra concimazione di impianto che avviene durante la realizzazione di un nuovo tappeto erboso e la concimazione di copertura o complementare effettuata nel periodo vegetativo delle piantine. La prima tipologia di intervento dovrà sopperire alle necessità di germogliazione dei semi e garantire il giusto apporto di tutte le sostenne nutritive mancanti nel terreno e utili allo sviluppo vegetale, mentre la seconda reintegra tutti gli elementi che via via sono stati assimilati.
In prima battuta
Per quanto riguarda la concimazione d’impianto è consigliabile utilizzare fertilizzanti a lento effetto che, grazie alla loro azione più duratura potranno ancora essere sfruttati dalle piantine appena nasceranno.
L’agronomo Mario Vietti, nel suo libro “Prato ornamentale” (DeAgostini, pag.196), consiglia di somministrare al terreno concimi complessi N, P, K in ragione di 40-80 chili per mille metri quadrati più eventualmente 10 chili di urea, sempre per la stessa superficie trattata. Ricordate che in questa prima fase è bene interrare i concimi e mescolarli accuratamente al terreno durante la lavorazione o qualche giorno prima.
Passo passo
In merito alla concimazione di copertura esistono due differenti metodi di operare, due alternative: quella tradizionale che prevede l’uso di concimi a pronto effetto di tipo agricolo e quello effettuato con fertilizzanti a lento effetto. La ricerca negli ultimi anni ha fatto importanti passi in avanti e oggi sul mercato esistono diversi prodotti che possono essere d’aiuto al manutentore. Concimi a lento effetto e a cessione programmata in molti casi, se ben distribuiti, risultano essere la giusta soluzione per garantire la corretta crescita del prato e consento di ridurre il numero di interventi ogni anno.
Una conseguenza che porterà un risparmio evidente al nostro conto economico di intervento e che si inserisce, inoltre, in una politica di gestione che strizza l’occhio alla salvaguardia dell’ambiente. Sempre secondo l’agronomo Vietti, le concimazioni devono essere effettuate secondo un preciso programma annuale in modo che il tappeto erboso possa disporre di sufficienti sostanze nutritive durante tutto il periodo della crescita. Questo è un passaggio fondamentale. Di norma il primo intervento bisogna programmarlo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, quando il freddo si fa meno intenso e dovrebbe precedere di poco la ripresa della crescita dell’erba.
Protagonista di questa prima fase è l’azoto che viene rapidamente assorbito con il risultato di far rinverdire velocemente le piantine. Possibilmente questo intervento dovrebbe essere effettuato con un tempo stabile e una temperatura mite, in caso contrario è meglio posticiparlo.
Distribuzione calibrata
Poi, vengono tutti gli altri interventi che dovranno essere accuratamente programmati tenendo presente la tipologia di terreno (è sempre opportuno fare un’analisi chimico-fisica del terreno per stabilire quali sono le reali carenze e necessità), lo sfruttamento a cui è sottoposto il tappeto erboso e del tipo di concime che si userà: con concimi tradizionali si effettuano 5-6 interventi l’anno, con quelli a lenta cessione sono necessarie da 2 a 4 somministrazioni. In questo secondo caso, in linea generale, gli interventi dovranno essere programmati a marzo, giugno e settembre. Nei climi caldi si possono effettuare anche quattro concimazioni: inizio febbraio, inizio aprile, inizio giugno e inizio settembre.
E sul mercato esistono differenti prodotti, tutti molto validi.
Una volta individuata la tipologia di fertilizzante bisognerà passare alla distribuzione. Un aspetto è determinante: la distribuzione dei concimi si effettua dopo la tosatura, con erba asciutta e si fa seguire possibilmente un’annaffiatura che deve risultare il più uniforme possibile in modo da garantire un’azione uguale in tutti i punti.
I metodi per spargere il concime sono essenzialmente due: manuale e meccanico.
Il primo richiede una buona capacità dell’operatore e può risultare meno uniforme originando delle zone di chiaroscuro.
Per ovviare a questo problema è consigliabile aggiungere della sabbia ed effettuare due passaggi incrociati a 90 gradi. Il metodo meccanico prevede l’utilizzo di carrelli spandiconcime, a caduta o centrifughi, che assicurano una distribuzione molto uniforme, ma in questo caso occorre prestare attenzione a non lasciare angoli o strisce senza fertilizzante, perché si evidenzierebbe successivamente con grave danno estetico. In entrambi i casi è bene evitare le giornate ventose, soprattutto se si utilizzano prodotti in polvere.
Avvertenze
In linea di massima le concimazioni non devono essere effettuate nei periodi estivi o siccitosi, in quanto potrebbero provocare bruciature, e quando la crescita delle graminacee subisce un rallentamento poiché se ne avvantaggerebbero le erbe infestanti. Una somministrazione di fertilizzante è consigliabile dopo le operazioni di bucatura o di verticut e dopo la diffusione estesa di malattie fungine o di parassiti animali, sempre che sussistano adeguate condizioni climatiche. Attenzione alla somministrazione di azoto: evitare di distribuirlo, o limitare l’apporto nei periodi soggetti a sbalzi di temperatura e nel mese che precede il riposo invernale. Ora non vi resta che munirvi degli attrezzi idonei e scendere in campo.