Realizzato da Ipsos, il Future Health Index fornisce il risultato di indagini e interviste a più di 33.000 professionisti sanitari e cittadini appartenenti a 19 paesi in 5 continenti diversi: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Emirati Arabi, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Svezia.
In Italia sono stati intervistati 1.500 cittadini e 200 operatori sanitari, con l’obiettivo, comune a tutti i paesi, di confrontare le percezioni e le esperienze dei principali fruitori dei sistemi sanitari, ossia di professionisti e popolazione generale, nei seguenti aspetti:
1. Accesso alla sanità;
2. Integrazione del sistema sanitario;
3. Adozione delle tecnologie connected care.
Connected care è la tecnologia che consente la condivisione delle informazioni tra tutti gli attori del sistema sanitario (medici, infermieri, assistenti sociali, pazienti, ospedali, specialisti, assicurazioni ed enti governativi). Questa tecnologia può assumere svariate forme, comprese a titolo esemplificativo, ma non esaustivo:
• dispositivi in grado di registrare vari indicatori di salute, come frequenza cardiaca o numero di passi (per esempio dispositivi indossabili come smartwatch/fitness tracker o dispositivi per il monitoraggio continuo dei parametri vitali);
• software che consentono a medici e ospedali di comunicare in modalità protetta;
• dispositivi sanitari con accesso a internet e in grado di trasmettere dati.
Uno dei principali temi del Future Health Index è l’empowerment. I professionisti e le persone intervistate concordano nell’affermare che la tecnologia digitale può e deve attribuire alle persone maggiore controllo nella gestione della propria salute e ai professionisti sanitari gli strumenti per migliorare l’erogazione delle cure. L’integrazione dei sistemi sanitari, che consente alle persone e ai medici di lavorare in stretta collaborazione affinché vi sia una continuità assistenziale tra ospedale e domicilio dei pazienti, è essenziale, soprattutto a fronte della maggiore aspettativa di vita delle popolazioni e dell’aumento delle patologie correlate a stili di vita scorretti, mentre l’aumento dei costi della salute rende ancora più acuta l’esigenza di migliorare l’efficienza del sistema.
La ricerca ha individuato, per ciascun paese, un rapporto costo/efficacia che utilizzi dati di terze parti, come per esempio, i tassi di mortalità materna e l’aspettativa di vita, per confrontare la spesa sanitaria ai benefici per la salute. Analizzando la realtà dell’assistenza sanitaria attuale in ciascun paese, nonché le opinioni dei professionisti sanitari e della popolazione generale, lo studio consente di avere un’idea dei progressi che ciascun paese compie per definire un sistema sanitario sostenibile, colmando i divari che affliggono, in misura maggiore o minore tutti i sistemi sanitari, consentendo, attraverso l’integrazione e la connessione un ruolo più attivo di tutti i soggetti nel trattamento e, soprattutto, nella prevenzione.
Percezione e realtà
Future Health Index 2017 non si è limitato a raccogliere e analizzare i dati relativi alla percezione dei soggetti coinvolti verso un determinato tema, ma presenta anche quelli della situazione “reale”, grazie alle informazioni ottenute dai dati secondari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), della Banca Mondiale e dell’International Data Corporation (IDC).
I livelli di fiducia delle popolazioni e dei professionisti nel proprio sistema sanitario sono elevati: il 54% dei cittadini e il 72% degli operatori sanitari manifestano questa convinzione. Il livello di fiducia è massimo tra le popolazioni di Spagna (71%), Francia (67%), Singapore (66%), Canada (64%), Svezia (64%) e Australia (63%).
In questo quadro, tuttavia, il divario tra il percepito e il reale è molto ampio per quanto riguarda Arabia Saudita (30,8), Emirati Arabi (27,3), Cina (24,7), che ha anche il massimo divario tra accesso percepito e accesso reale (38,9), Australia (23,7), Argentina (21,6) eccetera. Gli Italiani appaiono essere coloro che hanno una percezione della situazione sanitaria del proprio paese più vicina alla realtà rispetto ai professionisti e alla popolazione degli altri paesi analizzati. Infatti, il divario tra percepito e reale, a livello generale, è il più ristretto dei diciannove stati (0,4 punti). Per quanto riguarda l’accesso alle cure nel continuum sanitario la percezione è inferiore alla media dei 19 paesi (59,9 rispetto al 66,9 globale), mentre la realtà (67,3) è più in linea con la media (64,6). Ciò significa che in Italia la percezione della popolazione generale e dei professionisti sanitari è abbastanza allineata con la realtà in termini di accesso alle cure.
Nel nostro paese il punteggio del sotto-indice realtà relativamente all’accesso è superiore alla media in quanto il rischio di impoverimento per cure chirurgiche è inferiore alla media.
Integrazione
In generale, una buona parte del divario tra percepito e reale è dovuta al grado di integrazione del proprio sistema sanitario: la maggior parte dei cittadini e dei professionisti ha una percezione elevata (54,9) del grado di integrazione del proprio sistema sanitario, mentre la realtà è del tutto differente (24,1).
Per integrazione si intende un sistema sanitario in cui tutte le figure coinvolte nel sistema (medici di famiglia, infermieri, dottori, assistenti sociali, pazienti, ospedali, specialisti, assicurazioni ed enti governativi) collaborano al fine di coordinare l’assistenza sanitaria in modo efficiente (per esempio condividendo i dati e gli esiti delle analisi, accordandosi sui percorsi assistenziali, ecc.). Il coordinamento sanitario comprende tra l’altro la condivisione dei dati o delle informazioni sui pazienti tramite metodi tradizionali (comunicazioni scritte, telefoniche, ecc.) o dispositivi tecnologici, oppure un sistema IT integrato in tutti i dipartimenti e/o le figure dell’assistenza primaria (medici di famiglia) e assistenza secondaria (ospedali).
In Italia la percezione dell’integrazione del sistema sanitario (54,5) è più o meno in linea con la media dei 19 paesi (54,9), mentre il punteggio relativo alla realtà (22,5) è leggermente inferiore alla media (24,1), e quindi il divario è più alto (32 punti) a causa dei ridotti investimenti, in termini di percentuale del PIL, nell’IoT (internet delle cose) per quanto riguarda servizi e connettività nell’assistenza sanitaria. In poche parole, cittadini e operatori hanno una fiducia nella Information Technology in sanità, per quanto riguarda connettività e software, che non trova, per ora, riscontro negli investimenti realizzati.
Per quanto, invece, riguarda il sotto-indice adozione della tecnologia Connected Care, la situazione reale (70,8) supera di gran lunga il percepito (47,2), con un divario di 23.6. Negli altri paesi il percepito (50,8) e reale (57,8) divergono in misura contenuta.
Questo significa che la percezione del livello di adozione della tecnologia Connected Care in Italia non è allineata alla realtà. In Italia il punteggio della realtà è superiore alla media perché nell’ambito dell’IoT gli investimenti in hardware del sistema sanitario sono stati superiori alla media in termini di percentuale di PIL.
Un dato soddisfacente
Il sistema sanitario italiano risulta essere quello con l’indice di efficienza sanitaria più alto tra tutti quelli dei paesi europei (9.9 punti) e registra uno dei tassi di spesa sanitaria, rispetto al PIL, tra i più bassi dei maggiori paesi OCSE (USA, Germania, Francia, UK, Spagna, Italia).
Altri risultati importanti
In Italia sia i professionisti sanitari, sia la popolazione generale esprimono ottimismo complessivo sullo stato di salute della popolazione. Esistono tuttavia differenze di opinione a seconda delle zone di residenza.
Nel nostro paese, più della metà della popolazione generale ritiene che la maggior parte del tempo e delle risorse dei professionisti sanitari dovrebbe essere dedicata alla prevenzione sanitaria. La prevenzione sanitaria deve fornire strumenti e informazioni tali da consentire alla popolazione generale di diventare protagonista in prima persona, alleviando così la pressione sul sistema sanitario. E invece solo la metà della popolazione generale ritiene di avere accesso a tali risorse. I professionisti sanitari concordano nell’affermare che un aumento della consapevolezza dei benefici ottenuti con la condivisione dei dati e il monitoraggio dei segni vitali, nonché una maggiore adozione di connected care da parte del sistema sanitario, fornirebbe alla popolazione generale gli strumenti per svolgere un ruolo attivo nella prevenzione delle malattie.
Quindi la connected care risulta importante per il futuro del sistema sanitario italiano e quasi tutta la popolazione in generale concorda nel riconoscerne i benefici. Uno dei possibili svantaggi è rappresentato tuttavia dai costi. Ma lo svantaggio deve essere superato, perché la sanità non può prescindere dall’innovazione e dall’integrazione ed è proprio l’aumento dei costi della salute, legati alla maggiore aspettativa di vita delle popolazioni e all’aumento delle patologie dovute a stili di vita scorretti, a rendere più acuta l’esigenza di migliorare l’efficienza del sistema.