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Allarme legionellosi

Aumentano i casi di infezione con conseguenze letali, e anche nelle strutture ospedaliere si moltiplicano i casi della malattia del Legionario, i cui batteri patogeni trovano l’habitat ideale nelle condutture dell’acqua e nelle strumentazioni per aerosol. Difficile contrastare la diffusione del batterio Legionella pneumophila. Ma un’azienda italiana ha messo a punto un sistema che risolve il problema. Lo conferma il NECH di Adelaide, in Australia

La legionellosi è un’infezione causata da batteri appartenenti al genere Legionella e caratterizzata da diverse forme cliniche. L’agente etiologico è un batterio Gram negativo che riconosce come serbatoio naturale gli ambienti acquatici sia naturali (come acqua dolce di laghi e fiumi) sia artificiali (come gli impianti idrici di strutture pubbliche e private).

Delle 53 specie di Legionella fino a oggi isolate e identificate, la più importante, dal punto di vista epidemiologico, è la Legionella pneumophila.
L’habitat ideale delle legionelle, ribadiamo, è costituito da diversi ambienti acquatici, naturali o artificiali, e da terreni umidi; inoltre, possono entrare e annidarsi nei sistemi idrici in basse concentrazioni e trovarvi poi condizioni favorevoli allo sviluppo, ossia temperature tra i 25°C e i 42°C, presenza di biofilm, amebe, ristagni, sedimenti e incrostazioni calcaree o materiali quali silicone, gomma o piombature deteriorate.
La Legionella può essere libera nell’acqua, all’interno delle amebe o ancorata al biofilm. Il biofilm è particolarmente importante in quanto non solo è un ottimo terreno di crescita ma è in grado anche di proteggere il microrganismo dall’azione disinfettante dei mezzi di bonifica. Inoltre il biofilm, a causa di forti sbalzi termici, improvvise turbolenze o urti meccanici, può liberare grandi quantità di batteri.
Le legionelle possono svilupparsi in impianti che fanno parte del nostro ambiente quotidiano: reti collettive di distribuzione di acqua calda, rubinetti e docce, vasche di idromassaggio, serbatoi, circuiti di raffreddamento ad acqua e torri di raffreddamento associate ai sistemi di climatizzazione, umidificatori d’acqua, circuiti  degli apparati odontoiatrici, fontane ornamentali, macchine per la preparazione del ghiaccio eccetera.

Diffusione in Italia
La legionellosi è una malattia soggetta a notifica obbligatoria in Italia e in Europa, tuttavia si ritiene che essa sia ampiamente sottostimata per due ragioni principali: da un lato viene poco diagnosticata poiché raramente si sottopongono i pazienti ai test di laboratorio specifici prima di instaurare una terapia antibiotica, dall’altro non sempre viene notificata alle autorità sanitarie, poiché non tutti gli operatori sanitari sono ligi nell’ottemperare gli obblighi di notifica.
Nel 2017 sono pervenute all’ISS (Istituto Superiore della Sanità) 2005 schede di sorveglianza relative ad altrettanti casi di legionellosi, la cui incidenza, in Italia, è risultata pari a circa 33% casi per milione di abitanti, in lieve incremento rispetto all’anno passato.

Fattori di rischio e possibili esposizioni
Dei 2005 casi notificati, 239 casi (11,9%) avevano pernottato almeno una notte in luoghi diversi dalla propria abitazione (alberghi, campeggi, navi, abitazioni private), 118 casi (5,9%) erano stati ricoverati in ospedale, 58 casi (2,9%) erano residenti in case di riposo per anziani o RSA o strutture di riabilitazione, 12 casi (0,6%) avevano altri fattori di rischio, 22 casi (1,3%) si erano sottoposti a cure odontoiatriche.

Come si trasmette e quali sono i sintomi?
La legionellosi si prende per via aerea mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol (sospensione di particelle costituite da minuscole goccioline di acqua) contenente il batterio. Sono possibili anche casi di contaminazioni per installazione diretta del batterio nei polmoni, per esempio durante manovre chirurgiche. Il contagio non avviene da persona a persona ma attraverso acqua contaminata o flussi di aerosol, attraverso l’aria condizionata che trasporta facilmente i batteri o con l’uso di umidificatori. I sintomi tipici della Legionella sono: febbre, dolori al torace, tosse secca o grassa, perdita di appetito, malessere generale e brividi. Le variabili che influenzano l’acquisizione dell’infezione sono:
1. la carica del patogeno e la sua virulenza;
2. il tempo di esposizione al patogeno;
3. la distanza dalla sorgente;
4. il grado di nebulizzazione dell’acqua contenente l’agente;
5. la vulnerabilità propria dell’ospite.
La diagnosi avviene attraverso specifici test di laboratorio, in quanto i sintomi sono assimilabili a una normale polmonite. Sono maggiormente soggetti al contagio individui immunodepressi o immunosoppressi gravi, i trapiantati e i pazienti oncoematologici.
Esistono due principali forme di legionellosi: la malattia del Legionario, che include una forma acuta di polmonite e la febbre Pontiac, che è una forma meno grave.
La malattia del Legionario è chiamata così dall’epidemia di polmonite che si verificò a Philadelphia nel 1976 tra i partecipanti a un raduno di veterani di guerra. Si cura attraverso una terapia farmacologica. La febbre Pontiac va invece via da sola senza trattamento e non provoca problemi persistenti.

Infezione pericolosa
Per le polmoniti nosocomiali (cioè quelle contratte negli ospedali), secondo le stime, la Legionella è responsabile nel 10-50% dei casi.
La legionellosi può portare a una serie di complicanze pericolose per la vita, tra cui deficit respiratorio, shock settico ossia ridotto flusso di sangue agli organi e insufficienza renale.
Il tasso di mortalità della legionellosi si aggira tra il 5% e il 10%. Il tasso varia dal 40-80% nei pazienti immunodepressi non trattati, al 5-30% in caso di un appropriato trattamento della patologia.
La mortalità dipende da alcuni fattori specifici: la gravità della malattia, l’appropriatezza del trattamento antibiotico iniziale, il luogo in cui è stata contratta l’infezione e le condizioni pregresse del paziente.

Anche gli ospedali sono ambienti a rischio
In ambiente ospedaliero specifici fattori di rischio sono la ventilazione meccanica, l’uso di apparecchiature per terapie respiratorie quando non si utilizza acqua sterile e, in rarissimi casi, l’utilizzo di tubi nasogastrici quando lavati con acqua di rubinetto.
Le patologie di base e l’età avanzata sono fattori coinvolti anche nel rischio di morte, che per la malattia dei Legionari di origine ospedaliera può raggiungere il 40% e per quella di origine comunitaria il 20%. La letalità sale all’80% se si considerano solo i pazienti immunocompromessi ricoverati e non trattati.
In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha disposto delle linee guida per la prevenzione e il controllo della malattia per quanto riguarda la sorveglianza in strutture ospedaliere e strutture comunitarie. (Ne riportiamo un estratto nel box a pg IX – ndr).
Tuttavia, fino a oggi, affrontare la legionella è stata sempre un’impresa difficile e i risultati finora ottenuti non sono del tutto soddisfacenti e, soprattutto, non sono definitivi.

La soluzione c’è… ed è premiante
Oggi però il mercato è finalmente in grado di offrire soluzioni innovative per eliminare definitivamente il problema della legionellosi. È questo il caso della tecnologia sviluppata dall’italiana Ecas Quattro srl, che dopo aver risolto brillantemente difficili situazioni di contaminazione in molte strutture sanitarie nazionali, sta ora diffondendo all’estero come successo il proprio know-how nel campo della disinfezione ospedaliera.
Ecas Quattro ha brevettato una serie di innovativi macchinari completamente automatizzati, denominati Water Disinfection Systems, per la produzione in situ e il dosaggio in continuo del sanificante Ecas4 -Anolyte, una soluzione metastabile ottenuta da attivazione elettrochimica contenente cloro attivo sotto forma prevalente di acido ipocloroso (HOCI).
L’acido ipocloroso, agente biocida per eccellenza, è una molecola neutra, priva cioè di carica, e dal basso peso molecolare, in grado di penetrare, al contrario di altre forme di cloro, la membrana cellulare dei microrganismi, così da in attivarli senza generare resistenza.
L’efficacia di tale composto permette di ottenere ottimi risultati con un dosaggio minimo della sostanza mantenendo inalterata la potabilità dell’acqua in tutta sicurezza per il consumatore.
Il ph neutro (7.0) minimizza poi il fenomeno corrosivo, rendendo la soluzione adatta al trattamento di superfici e infrastrutture che al contatto con altri agenti disinfettanti si danneggerebbero.
Il Sanitizzante ha caratteristiche tali che lo rendono ben più efficace delle principali alternative:  biossido di cloro (ClO 2), Ipoclorito di sodio (NA ClO) e monoclorammine.
Rispetto al biossido di cloro, non dà luogo a formazioni di prodotti secondari nocivi e manifesta una grande efficacia nella distruzione dei biofilm per via della capacità di sostenere reazioni di trasferimento di ossigeno. Inoltre, può essere utilizzato tanto per il trattamento dell’acqua fredda quanto di quella calda poiché non si decompone.
Rispetto al l’ipoclorito di sodio, oltre ad essere stabile non comporta gli stessi problemi di tossicità, corrosione e pericolosità d’uso e infine risulta nettamente preferibile alle clorammine in quanto non richiede l’aggiunta di ammoniaca, che attraverso reazioni chimiche porta alla formazione di composti potenzialmente cancerogeni.

CASI DI INFEZIONE

Dopo un trapianto di reni, un uomo di 59 anni di Bologna è morto a causa della Legionella. http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca//bologna-neotrapiantato-di-rene-muore-in-ospedale-per-Legionell_3098860-201702a.shtml

Morto un uomo di 85 anni di Torino a causa della Legionella. Era stato ospite, a più riprese, di diverse case di riposo e di numerosi ospedali. 

Un uomo di 87 anni è morto all’arcispedale Sant’Anna di Ferrara e sembra che la causa sia un’infezione da batterio Legionella. Il paziente era stato ricoverato nel polo ospedaliero di Cona in marzo, dopo era stato trasferito nel reparto di lungodegenza dell’ospedale di Cento con diagnosi di trombosi polmonare e disfunzione renale. Una volta dimesso e tornato a casa, l’anziano ha continuato a non stare bene, finché non è stato nuovamente ricoverato per una polmonite da Legionella. (http://www.meteoweb.eu/2017/05/ferrara-87enne-muore-in-ospedale-per-sospetta-Legionell/910184/)

In alcuni reparti degli Ospedali Riuniti di Ancona, è vietato usare l’acqua dei rubinetti per farsi docce, lavarsi i denti o anche il viso. Precauzioni necessarie dopo che i controlli preventivi svolti dall’azienda ospedaliera-universitaria hanno rilevato nei giorni scorsi campioni positivi per Legionella pneumophila.
(https://www.corriereadriatico.it/ancona/ancona_Legionell_ospedale_palazzina_linee-2580744.html)

Legionella in ospedale a Lecco. Durante i periodici controlli degli impianti idraulici e di condizionamento dell’Alessandro Manzoni sono state riscontrate concentrazioni di Legionella superiori alla norma in alcune zone del presidio sanitario. (https://www.ilgiorno.it/lecco/cronaca/lecco-Legionell-ospedale-1.3257207)

Nell’impianto idrico del padiglione Specialità del San Martino di Genova sono state rilevate concentrazioni elevate di Legionella. 

Colonie di batteri della Legionella nei circuiti idrici delle poltrone dei dentisti: tre medici sono indagati a Torino dopo una serie di controlli (una decina) effettuati dall’Asl. 

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