Appalti e “Sblocca cantieri“: sbagliato sottovalutare i servizi
ANIP-Confindustria si dice favorevole al superamento dello stallo attuale del Codice degli appalti, ma ribadisce l’importanza dei servizi
Il decreto “sblocca cantieri” e la riforma del Codice degli Appalti sono pensati dal Governo come due provvedimenti complementari: il primo dovrebbe anticipare alcune norme contenute nella seconda – di cui sono stati approvati recentemente dieci disegni di legge delega – per velocizzare l’avvio di opere infrastrutturali attualmente bloccate in tutta Italia. Un intervento di semplificazione normativa molto atteso dai professionisti e dalle associazioni di categoria, ma le cui tempistiche risultano ancora incerte.
Sul tema si è pronunciata anche ANIP-Confindustria, facendo il punto con le proprie aziende in tema di appalti pubblici e ribadendo come non ci sia altro tempo da perdere. C’è preoccupazione, però, per l’eventualità che nella riforma siano trascurati i servizi, relegandoli ad opere accessorie.
I servizi sono opere di serie A, importanti per l’economia del Paese, sostenuti da una forza lavoro di circa 10,7 milioni di addetti. Il nostro appello, a tutti gli attori dell’industria dei servizi, è quello di prendere un’iniziativa congiunta affinché il governo possa ascoltare le nostre istanze e non si accumulino ulteriori ritardi nella revisione del Codice, e si capisca che la qualità della vita delle persone e dei lavoratori, di tutti i cittadini, è migliore se un Paese eroga servizi di qualità, nei tempi, nei modi e con i costi giusti. E non guardando al massimo profitto attraverso il massimo ribasso. Pratica che l’attuale normativa ancora non riesce a debellare – ha dichiarato in una nota Lorenzo Mattioli, il presidente di ANIP-Confindustria.
“Se la Tav Torino-Lione vale circa 2,3 miliardi, è bene ricordare che i servizi pubblici messi a bando dalla più grande gara in Europa riguardavano i servizi integrati e il facility Management (la gara Consip FM4 ancora bloccata) per un valore complessivo di 2,7 miliardi.Queste cifre servono a far comprendere come non si possa snobbare un mercato valutato intorno ai 40 miliardi di euro (ovvero la cifra che ogni anno spendono le impese – in particolare del manifatturiero – per acquistare servizi) e aspettare sine die le modifiche del Codice. Non avrebbe senso sbloccare opere e cantieri per costruzioni e manutenzioni e lasciare imbrigliate le imprese dei servizi in attesa di una perenne modifica del Codice dei contratti pubblici che, vogliamo ricordare, sin dal suo nome porta la dicitura ‘servizi’, insieme a quella di lavori e forniture”, conclude Mattioli.