Igiene Alimentare

Dalle criticità al progetto nella filiera alimentare

Il titolo di questa intervista potrebbe anche essere “Quando la disinfestazione sale in cattedra”

Chi ci parla è il dr Michele Ruzza, Direttore tecnico divisione Pest Control – Gico System, che ha tradotto un caso aziendale in una lezione di disinfestazione agli studenti del terzo anno presso il “dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione (BCA)” di Padova.

Non è un caso che la lezione avesse i toni di una esercitazione visto che Michele, terminata l’Università, ha iniziato la sua carriera con la pompa in spalla.

Come è stata accolta la tua dissertazione dagli studenti di veterinaria? 

Direi bene, con molte richieste di informazioni “farmacologiche” che troveranno risposte in un prossimo incontro; il mio obiettivo, nei limiti di tempo concessomi, era quello di definire un metodo.

Ovvero?

L’azienda poteva considerarsi ben tenuta sia per pulizia sia per la scarsa presenza di ospiti indesiderati il che, per quanto possa sembrare strano, complica le cose perché bisogna lavorare di fino e la ricerca delle criticità presuppone monitoraggi attenti. Molto interesse ha suscitato il fatto di circostanziare il dialogo con la committenza a dimostrazione del desiderio di approfondire anche gli aspetti della trattativa tecnico-commerciale. La produzione principale era costituita da ravioli e pasta fresca.

Quindi le entità infestanti potenziali erano piuttosto numerose, o sbaglio?

Certo, si andava dai roditori (il problema a cui il committente dava priorità) agli insetti delle derrate (lepidotteri e coleotteri) con una particolarità davvero insolita: l’assenza di blatte persino negli essiccatoi, caso più unico che raro, da imputarsi alla pulizia maniacale pretesa dalla proprietà e condivisa dal Direttore di produzione.

Andiamo con ordine, per i roditori, come hai proceduto?

Nelle aree esterne sono stati posizionati 30 control point costituiti da mangiatoie di sicurezza per ratti (avevamo a che fare con il R. norvegicus) caricate con placebo e, dove sono stati riscontrati dei consumi, il placebo è stato sostituito con esche rodenticida a base di bromadiolone (che è il p.a. che noi utilizziamo in prima prescrizione). Nelle aree interne invece sono state posizionate delle trappole a scatto con sensore GPS collegato al cellulare di nostri 2 tecnici e del referente dell’azienda. La cosa ha suscitato molto interesse e un certo stupore quando ho raccontato che tale sistema fu accettato dopo lunga trattativa a causa del maggior costo di questa risorsa tecnica.  D’altro canto, nel caso si fosse optato per le più economiche trappole a scatto, senza sensore, il committente avrebbe dovuto effettuare controlli giornalieri e provvedere in proprio al ripristino della trappola o interpellarci accollandosi l’onere della trasferta. In effetti l’esitazione del committente di decidere in tal senso era giustificata dai pochi avvistamenti per giunta di dubbia attendibilità data l’assenza di riscontri oggettivi di tracce ed escrementi. Alcuni studenti hanno suggerito l’uso di telecamere come strumento di monitoraggio, a dimostrazione della loro padronanza e propensione verso le nuove tecnologie. 

Sul telecontrollo mi sembra che vi siano già strumenti atti a tale scopo…

Sì e li stiamo utilizzando in altre realtà, ma diciamo che sussistono delle necessità di valutare attentamente sul come “misurare” il gradimento del mercato per tali auspicabili sviluppi tecnologici. L’azienda per cui lavoro è protesa a livello di Ricerca & Sviluppo verso il futuro, e in tal senso investe molto, ma è anche pragmatica sul come e sui tempi di introduzione di questo tipo di tecnologie nei protocolli aziendali.

Politica aziendale degna di nota, come dire la cosa giusta al momento giusto. Ma tornando a noi come è stato affrontato il problema insetti?

Il protocollo prevede un attento monitoraggio e controllo per mezzo di trappole a feromone integrate con attrattivi alimentari. Nel primo caso con verifiche e ripristini bimestrali che diventano mensili per i control point in cui sono utilizzati gli attrattivi alimentari. Molto interessante è stato l’utilizzo di lampade a LED. Queste lampade sfruttando le proprietà di alcuni semiconduttori di emettere fotoni se stimolati da un potenziale elettrico presentano un minor consumo dell’energia elettrica e una maggior durata con minore necessità di smaltire le lampade esauste e quindi minor produzione di rifiuti tossici. Il che è coerente con la nostra filosofia di servizi “puliti”.

Molto interessante sia come descrizione delle linee guida per attuare un servizio di monitoraggio e controllo di alto profilo sia come strumento didattico. Tu che impressione hai avuto dall’auditorio?

Le mie sensazioni sono positive, mi è parso di cogliere la voglia degli studenti di valutare con attenzione i possibili sbocchi lavorativi della disinfestazione il che potrebbe essere legato al fatto della mia figura di professionista e non di docente, all’incertezza che serpeggia fra i giovani rispetto al loro futuro lavorativo e alle positive implicazioni ecologiche-ambientalistiche che la nostra professione comporta.   

Intanto ti ringrazio e mi prenoto per il resoconto di quando affronterai gli aspetti “farmacologici” della disinfestazione. 

 

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