Mattioli: “Le imprese dei Servizi superano la prova della Pandemia, ma le istituzioni devono sostenerci!”
Di fronte all’emergenza Covid-2019 il presidente di Anip-Confindustria lancia un appello al Governo chiedendo la parificazione degli addetti con il personale sanitario e maggiore certezza sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione personale

di Maurizio Pedrini
Lorenzo Mattioli, ormai da anni, è al vertice di Anip-Confindustria, l’Associazione nazionale delle imprese di pulizia e servizi integrati che rappresenta oltre cinquecentomila lavoratori potenziali riferiti a una platea di trentasettemila aziende, per un fatturato di venti miliardi di euro. Una realtà, dunque, assai radicata e di primo piano nel comparto dell’igiene professionale, che oggi lancia un disperato appello al Governo e alle istituzioni per continuare a svolgere la propria mission al servizio della cultura del pulito.
Presidente, l’emergenza Covid-19 ha messo in risalto l’importanza dei processi di sanificazione degli ambienti che solo aziende specializzate e altamente professionali come quelle vostre associate possono fornire. Come stanno vivendo le imprese questa fase così delicata?
Le imprese stanno lavorando tantissimo: in questi due mesi circa, caratterizzati dal blocco di molte attività, le nostre aziende hanno operato con il massimo impegno, senza risparmiarsi un attimo, perché ritenute – giustamente – fondamentali per garantire pulizia, igiene e sanificazione. Il lavoro dei nostri addetti è stato encomiabile, anche nelle situazioni più difficili, ed è stato condotto con abnegazione e professionalità per garantire la sicurezza di tutte le filiere operative nel lockdown, senza dimenticare il ruolo fondamentale svolto nelle strutture sanitarie.
Quali sono le criticità e le principali problematiche alle quali i vostri associati devono far fronte?
In questa fase abbiamo bisogno di tutelare i nostri lavoratori proteggendoli il più possibile durante lo svolgimento delle proprie mansioni. Per questo abbiamo chiesto, più volte, la parificazione con il personale sanitario e maggiore certezza sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione personale. Tranne la sensibilità di qualche Regione, purtroppo, a livello centrale non si è registrata attenzione per le nostre istanze.
Le pare che vi sia un’adeguata considerazione, da parte dell’opinione pubblica e delle istituzioni, del vostro prezioso ruolo?
Direi complessivamente di sì, perché – grazie alla nostra grande campagna di sensibilizzazione – in questi mesi abbiamo fatto emergere l’importanza del comparto e della sua enorme filiera. Abbiamo inoltre contribuito a far inserire la sanificazione come procedura fondamentale per la ripartenza del Paese, arrivando a far riconoscere il credito d’imposta per la sanificazione, che ci aspettiamo venga ulteriormente elevato.
Quali sono, più in generale, i problemi e le sfide alle quali il settore dei servizi è chiamato a far fronte, anche alla luce della difficile situazione che stiamo vivendo?
Penso che il settore oggi debba prendere coscienza del ruolo e del valore economico che esprime. La sfida è quella di aprire una nuova stagione per un settore labour intensive come il nostro, elevando la professionalità e gli standard per una cura ancor più efficiente degli spazi. Convivremo con il rischio pandemia ancora per qualche tempo, e le nostre imprese si stanno preparando a questa sfida con la massima serietà.
La pandemia da Covid-19 ha certamente accelerato i processi di digitalizzazione e innovazione che Anip Confindustria sta perseguendo da anni: che sforzi state facendo e dovrete affrontare al riguardo?
Oggi le imprese stanno investendo sulla tecnologia, cercando di ‘meccanizzare’ il lavoro che però avrà una componente umana da cui non si può prescindere. La digitalizzazione e, più in generale, il tema del 4.0 sono entrati a pieno titolo nel nostro modo di intendere il lavoro. Anche sul fronte della ricerca – di processi e di prodotti – il comparto si mostra vivace e in grado di recepire i grandi cambiamenti del momento.
Come vede gli scenari e le prospettive a medio e lungo termine? Il percorso di crescita e maturazione del comparto servizi è un dato incontrovertibile, nonostante la crisi dell’economia italiana a seguito dell’epidemia da Coronavirus?
Gli scenari sono in costante evoluzione. Ancora una volta emergiamo come settore anticiclico, ovvero in crescita mentre gli altri fanno segnare una flessione preoccupante. Le aziende, nonostante i segnali si dimostrino migliori se confrontati al totale crollo di fatturati degli altri, restano con i piedi per terra confermando la matrice pragmatica che caratterizza il loro lavoro.
Si arriverà mai alla definizione di una legge quadro sui servizi? Quali sono le vostre proposte e i punti irrinunciabili che questa nuova legislazione dovrebbe contenere per guardare con fiducia al futuro?
La legge sui Servizi resta un nostro punto fermo: lo si è capito ancora di più in questa fase caratterizzata dalla Pandemia. Si è aperto un vero e proprio assalto alle imprese del settore perché tutti, ora, vogliono darsi alla sanificazione. Con regole certe questo non sarebbe successo: rischiamo davvero l’anarchia, e lo ‘sconfinamento’ di chi opera in settori in crisi e vuole orientare il proprio business su quello dei Servizi. Improvvisando. Continueremo a chiedere al governo attenzione per le nostre istanze, offrendo la nostra ricetta per il public procurement, convinti che siano proprio i servizi integrati il più grande cantiere che l’Italia potrà avere in futuro