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Biancheria in tessuto o monouso, cosa è meglio?

Alcuni prediligono il monouso in carta o TNT, sostenendo la maggiore igienicità di questi prodotti: il tessuto sembra però essere, sotto molti aspetti, la soluzione migliore

di Marcello Falvo

In considerazione della necessità di garantire al cliente un prodotto che sia perfettamente igienizzato, si discute spesso se sia meglio usare biancheria in stoffa, oppure tovaglie e tovaglioli in carta o in TNT (sigla che sta per tessuto non tessuto, un prodotto industriale simile a un tessuto, ma ottenuto con procedimenti diversi dalla tessitura). Queste due alternative alla stoffa sono a volte, erroneamente, considerate più igieniche, perchè sono monouso e vengono cambiate di volta in volta. Questa considerazione è però inesatta, per via di diversi fattori. Innanzitutto, la biancheria monouso non è provvista di un certificato che ne attesti la perfetta igiene: soprattutto in un momento come quello attuale, è preferibile l’uso della biancheria in tessuto, che viene consegnata agli utilizzatori corredata di un certificato di processo igienizzante, in conformità alle direttive Anti-Covid-19 emesse dal Ministero della Salute. Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, il tessuto è indubbiamente da preferire: carta e TNT sono materiali non riciclabili, e vengono classificati come rifiuto indifferenziato. L’utilizzo del monouso contribuisce quindi ad incrementare l’inquinamento ambientale e ad appesantire in modo consistente la filiera dello smaltimento dei rifiuti. L’impiego del tessuto comporta un grande risparmio sotto diversi punti di vista, tra i quali il consumo di acqua. Lo smaltimento della biancheria in carta o TNT comporta anche un problema di sicurezza per gli operatori: esso infatti deve avvenire tramite dei contenitori in triplo strato, i quali non devo essere compressi, altrimenti l’operatore entrerebbe in contatto con l’aria fuoriuscita dal contenitore, aumentando di conseguenza un eventuale rischio di contagio, se la biancheria dovesse essere infetta. Inoltre, la gestione come rifiuto indifferenziato in contenitori triplo strato non comprimibili genera dei costi di smaltimento che si aggirano dai 40 ai 60 centesimi al pezzo. Viceversa, la biancheria può essere riutilizzata molte volte e non rappresenta un problema di stoccaggio, perché le lavanderie passano più volte a settimana per ritirare lo sporco e consegnare il pulito. L’utilizzo della biancheria in tessuto è quindi fortemente consigliato rispetto a quello della carta o del TNT: oltre a fornire un livello qualitativo decisamente inferiore, questi due materiali  hanno un costo superiore e rappresentano un problema ambientale di non poco conto, sia dal punto di vista dello smaltimento, che da quello del contributo all’inquinamento.

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Importanza e caratteristiche della stiratura industriale

La stiratura industriale è un tipo di stiratura professionale che impiega le migliori tecniche e prodotti. Questi servizi sono pensati per soddisfare esigenze elevate in termini di quantità e qualità, come quelle di catene alberghiere, ospedali, e sale di ricevimento. Questo tipo di stiratura è impostato in modo da riuscire a evadere una grande mole di lavoro, utilizzando tecniche diverse e più efficienti rispetto a quelle che caratterizzano la stiratura standard, e consentono di lavorare a grande velocità mantenendo un livello di qualità elevato. Le procedure di lavoro di una lavanderia industriale sono quindi molto diverse da quelle adottate da una lavanderia semplice, dovendo accontentare clienti che dirigono strutture di grandi dimensioni. Esistono perciò delle regole base che caratterizzano la stiratura industriale e consentono di ottenere un risultato di qualità. La regolazione della temperatura e del vapore è un elemento imprescindibile:  se ben gestita, gioca un ruolo importantissimo, e garantisce la sterilizzazione della biancheria, oltre ad un risultato finale di alta qualità. Più di tutti gli altri, sono i capi e gli elementi di biancheria che vengono riutilizzati numerose volte, come ad esempio le lenzuola negli hotel, a necessitare di interventi di sterilizzazione adeguati. Bisogna però tenere presente che non tutti i capi amano le alte temperature, come ad esempio la seta. I macchinari utilizzati per la stiratura sono delle presse da stiro, che consentono di stirare un elevato numero di capi in poco tempo e sono calibrabili a varie temperature, scegliendo anche la quantità di vapore da usare, in modo da adattarsi a qualunque tipo di capo. Ma quali sono le fasi che caratterizzano il processo di stiratura industriale? 

Per prima cosa, i capi vengono estratti dai contenitori, sbustati, stesi sugli appendini e collocati negli stand. È ora il momento del controllo di qualità, per scartare i capi fallati o macchiati. I capi scartati a causa di macchie, vengono smacchiati in appositi smacchiatori, dopodiché vengono reinseriti nel ciclo di lavorazione. Ogni gruppo di capi viene identificato da un cartellino che ne presenta tutte le caratteristiche. In seguito, un sistema di trasporto automatico conduce i capi nel tunnel dove, attraverso getti di vapore e l’azione di pressione di alcuni rulli, vengono stirati e ricondizionati con un trattamento igienizzante e deodorante, poi lasciati ad evaporare e ad arieggiare. In casi specifici i capi possono essere stirati a mano, utilizzando ferri da stiro industriali, con l’ausilio di appositi manichini o di topper per la stiratura dei pantaloni. Una volta raffreddati, i capi vengono imbustati, singolarmente o a gruppi; per capi di particolare pregio, si può eseguire l’imbustatura a mano.

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