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Come uscire dall’emergenza economica post Covid-19

Abbiamo cercato di capire con quali modalità e strategie affrontare questa difficile situazione economica, in un webinar al quale hanno partecipato autorevoli ospiti appartenenti ai settori del cleaning, della sanità e dell’horeca

 

di Maurizio Pedrini

Prima di iniziare a parlare della fase 2, è utile capire cosa è stata la fase 1. Chiediamo a Giuseppe Riello, Presidente di AfidampFAB, di tracciare una panoramica sulla situazione delle aziende del cleaning durante questa prima fase, tra le molte difficoltà legate anche ai codici Ateco, che hanno impedito il corretto svolgersi dell’attività produttiva: “è stato un periodo difficile, perché il primo emendamento di Conte ha incluso nelle attività produttive autorizzate a continuare l’attività solamente i servizi e le aziende di pulizia, senza considerare che a queste imprese potessero servire gli strumenti per lavorare: attrezzature indispensabili come stracci e aspirapolveri sono quindi venute a mancare, e buona parte delle aziende associate di Afidamp sono dovute rimanere chiuse. Fortunatamente, ricorrendo alle prefetture, le aziende hanno ottenuto in seguito il permesso di riaprire. Afidamp stessa ha scritto una lettera aperta al Presidente Conte per chiedere in prima persona che queste aziende venissero inserite nelle numerose modifiche fatte all’allegato, e gli fosse concessa la possibilità di tornare a produrre”.

Situazione attuale che ha e avrà pesanti ripercussioni soprattutto sul settore alberghiero, come conferma Paolo Artelio, Presidente del Consorzio Garda Unico, che fa capo a FIPE: “Per il turismo il momento è drammatico, è sicuramente il settore che più sarà penalizzato dall’emergenza Covid. I paletti imposti dai protocolli governativi rendono sconveniente e anti economica la riapertura di molte attività, perché la notevole riduzione degli spazi utilizzabili causerebbe delle perdite di fatturato molto pesanti. I nostri associati hanno comunque entusiasmo e voglia di riaprire, ma il governo deve fornire gli strumenti necessari ad assicurare la sopravvivenza economica di queste attività”.

Chiediamo invece a Elena Prati, della Direzione Sanitaria IRST Meldola e membro SIMM, come la categoria dei medici ha vissuto l’esperienza Covid: “Il nostro è un piccolo centro oncologico, quindi è stato fondamentale fin dall’inizio impedire la diffusione del virus. Conoscendo le peculiarità dei nostri pazienti, siamo sempre riusciti a prendere le misure necessarie per evitare il contagio, e il nostro centro è sempre stato Covid-free. Questa emergenza ci ha insegnato a ripensare la nostra attività, svolgendo da remoto quelle attività ove è possibile farlo, e ci ha stimolato a pensare ad una medicina diversa dal punto di vista organizzativo.

Veniamo ora alla la fase 2, a questa ripartenza che sta avvenendo tra incertezze e contrasti.

Che ruolo ha svolto Afidamp nella definizione dei protocolli di sanificazione? Presidente Riello, può essere questa emergenza un’opportunità per riportare in primo piano il tema della pulizia, spesso trascurato?

Oltre a dare supporto alle aziende associate, ci siamo subito mossi per creare una valida modalità operativa, utile ad affrontare questa situazione. È evidente come sia necessario, per effettuare questi interventi con successo, avere le idee chiare e usare attrezzature professionali: per questo, Afidamp, in collaborazione con FIPE, ha già elaborato delle linee guida in particolare per il settore Horeca, che al momento sono in vaglio presso il ministero della salute.

In questa fase 2, si richiede quindi di effettuare una sanificazione che segua dei parametri di certificazione oggettivi e delle procedure precise. A questo proposito, anche Fipe ha avanzato delle proposte, come dichiara Paolo Artelio: “Abbiamo presentato un protocollo al governo, al quale tutte le altre associazioni di categoria hanno aderito. La nostra priorità è quella di accogliere il cliente in un luogo pulito e sanificato. Dobbiamo tutti fare inoltre un passo in più, prestando ancora più attenzione ai prodotti utilizzati, che siano professionali e di massima qualità, e assicurandoci che il personale che effettua la sanificazione sia adeguatamente formato. Il nostro obiettivo è quello di fornire sia a noi stessi esercenti, sia al cliente, un luogo massimamente sicuro.”

Ma chi è, dopo l’avvenuta sanificazione, a decidere quando un ambiente è sanificato?

“Bisogna innanzitutto stabilire dei parametri e dei livelli, per poter stabilire con precisione quando un ambiente è sanificato” – dice Riello – “questi parametri dovranno poi essere approvati, dopo essere stati proposti da chi opera nel settore del cleaning, dal Ministero della Salute. Andranno poi definite le società che offrono questo tipo di servizio, società che dovranno essere munite di un patentino che le definisca come adeguatamente organizzate ad offrire servizi di pulizia e sanificazione di vario livello”. 

Per quanto riguarda i principi attivi più adatti a questo tipo di sanificazione, si è parlato più che altro di ipoclorito di sodio, etanolo e perossido di idrogeno, ma quali sono non sono stati comunicati i tempi di contatto necessari per l’inattivazione di questo coronavirus.

Dice la dottoressa Prati: “Questi dipendono da diversi fattori, come il tipo di superficie, la carica virale presente e le condizioni ambientali al momento della sanificazione. Per superfici come carrelli emergenza, sono necessari 15 minuti, oppure attendere l’evaporazione del prodotto, ma a volte c’è la necessità di usare nell’immediato il presidio da sanificare, e non è possibile rispettare queste tempistiche, quindi si lascia agire il prodotto per quanto possibile prima dell’utilizzo del presidio. La qualità del prodotto e la tecnica di sanificazione sono molto importanti, ad esempio è fondamentale applicare il prodotto su tutta la superficie da disinfettare. Per l’ipoclorito, a seconda del tipo di superficie sono necessari da 1 a 5 minuti, così come per il perossido”.

Per effettuare questi interventi in modo corretto, è quindi necessaria un’adeguata formazione, che però in Italia ancora non viene fornita dal servizio pubblico. Come vede Fipe il problema della formazione, vista la ancor maggiore necessità, nella situazione attuale, di acquisire metodo e professionalità?

“Sono già partiti, per tutti i nostri associati, i corsi gratuiti che Fipe organizza con Confcommercio” – afferma Artelio – “perchè per pretendere una sanificazione perfetta, è necessario formare titolari e dipendenti che lavorano nelle nostre strutture. In nostro obiettivo è formare i titolari d’azienda in modo che conoscano perfettamente i protocolli, e possano farli rispettare ai loro dipendenti. Da parte degli associati abbiamo avuto una grande richiesta, e ciò dimostra come la formazione sia un argomento in questo momento storico molto sentito”. 

La realtà del cleaning professionale è caratterizzata da piccole-medie imprese a gestione familiare. Vediamo con Giuseppe Riello come queste aziende hanno affrontato le difficoltà attuali, specialmente la scarsa reperibilità delle materie prime.

“Il panorama del cleaning è simile a quello del resto del mondo industriale, che è dovuto forzatamente rimanere chiuso. C’è stato, da parte dei clienti, un aumento della richiesta di materiali e prodotti di qualità per quanto riguarda la pulizia, perché è cresciuta l’attenzione verso un servizio di pulizia di alto livello. D’altro canto, c’è stato un calo delle richieste del 15-20%, perché molti utilizzatori finali, come i ristoratori, sono rimasti chiusi. Sarà da capire se soprattutto le attività del canale Horeca sapranno ripartire, altrimenti questo segnerà un netto calo di richieste e quindi di ricavi per il settore delle pulizie”.

Le piccole aziende sembra abbiano reagito con tempestività, anche riconvertendo la loro produzione per realizzare prodotti utili ad affrontare questa fase delicata. Forse le piccole imprese incarnano meglio la volontà di saper reagire bene alle difficoltà?

“Il substrato italiano è composto da piccole e medie imprese, caratterizzate da grande flessibilità e aziende assolutamente capaci di reagire” – risponde Riello – “credo che tutto il settore industriale sia pronto, come lo è anche il settore dell’Horeca, nonostante sia messo in difficoltà da delle regole decisamente complicate. È infatti difficile per un ristorante certificare l’utilizzo degli strumenti di pulizia corretti. I ristoratori, che spesso effettuano le pulizie in autonomia, necessitano di formazione, e sappiamo quanto questa sia carente in Italia. Come Afidamp, teniamo molto alla formazione, e speriamo che nei prossimi mesi partano corsi, anche via web, che diano delle linee guida chiare sulle metodologie di sanificazione”.

Il nostro è un paese nel quale spesso bisogna fare i conti con una burocrazia lenta e complicata: di fronte a un’emergenza come questa, quali regole dobbiamo aspettarci? Queste regole metteranno in difficoltà chi riapre, limitando gli spazi utilizzabili e quindi i guadagni?

“I protocolli che dispongono le regole per la riapertura, come ad esempio la disposizione dei tavoli e il numero di clienti che è possibile accogliere, sono giunti molto in ritardo, sarebbero dovuti uscire almeno un mese prima” – dice Artelio – “sicuramente un’eccessiva limitazione degli spazi sarebbe molto penalizzante per molti dei nostri associati, con introiti che diminuiranno in maniera decisa e costringeranno a ridurre il personale”.

L’ozono è un tema controverso: siamo stati tempestati da proposte commerciali di ogni tipo, e si è generata una speculazione che porta a parecchie ambiguità. 

“Occorre una sperimentazione seria di questi macchinari” – afferma la dottoressa Prati – L’ozono è un gas che può risultare pericoloso per chi lo maneggia, perciò chi propone queste macchine dovrebbe collaborare con i sanitari per la costruzione di un protocollo efficace: come anche per gli ultravioletti, al momento non sappiamo quanto e in quali situazioni l’ozono sia efficace contro questo coronavirus, dipende dall’ambiente e dal contesto in cui viene utilizzato. Siamo comunque aperti ad una sperimentazione scientifica seria”.

C’è qualche richiesta che volete fare, riguardo a questa ripartenza, alle istituzioni o anche all’opinione pubblica? Può essere questa difficile situazione un’occasione per riportare al centro dell’attenzione l’importanza dell’igiene e di una corretta pulizia, aspetti che negli ultimi anni sono stati sicuramente trascurati? 

“L’auspicio è che ci si renda conto della qualità delle industrie italiane del cleaning, e dei prodotti che esse riescono a mettere a punto” – afferma Riello – “noi come Afidamp da tempo collaboriamo con le università per la creazione dei protocolli e delle certificazioni relative a prodotti e macchinari, perché è fondamentale stabilire delle regole certe relative al tipo di macchinario usato e all’effetto che produce, e lo stesso vale per i prodotti chimici. Come dimostrano le perplessità riguardo l’uso dell’ozono, viviamo nell’incertezza, e abbiamo assoluto bisogno di regole chiare ”. 

Dice invece Artelio: “Siamo in ritardo con la partenza della stagione turistica, e c’è ancora molta incertezza su come affrontare questa fase 2. L’aspetto positivo di questa situazione è il fatto che i nostri imprenditori saranno sempre più esperti in merito alle procedure di sanificazione, e, una volta passata l’emergenza Covid, sarà possibile mantenere un livello di sanificazione molto alto, che ci permetterà di affrontare anche eventuali problematiche future. La speranza è che si possa, verso luglio o agosto, riaprire le frontiere europee per permettere alla filiera dell’Horeca di concludere la stagione con il minor danno possibile”.

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