Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Un esempio di disinfestazione e derattizzazione a tutto tondo

A cura di Giulio Saredi

Il mondo dei servizi di disinfestazione sta ampliando i propri orizzonti e questo è provato dall’esempio particolarmente interessante e pertinente di una realtà agro-zootecnica con spaccio e ristorazione sia per la vasta gamma delle problematiche che ne derivano sia per l’altrettanto ampia tipologia di servizi che siamo stati chiamati a svolgere: monitoraggio murino e insetti striscianti con interventi veri e propri quando se ne presenta la necessità, gestione di lampade collanti e qualche rara consulenza per la lotta alle mosche (compito autogestito e seguito da un medico veterinario).

In estrema sintesi si tratta di otto interventi per gli insetti striscianti e otto per i roditori, ma ormai si è instaurato un rapporto fiduciario (sono Clienti da decenni). Di grande utilità è stato addestrare, con la partecipazione del veterinario, un loro tecnico che due volte alla settimana verifica le trappole per i roditori, le scatoline collanti per insetti striscianti e le lampade collanti, dopo le sue ispezioni compila sempre un rapportino su una apposita check list e ci chiama se ne ravvisa la necessità.

Partirei dai momenti critici che coincidono con le pratiche agronomiche (aratura e mietitura frumento e raccolta mais). Per le entità infestanti si presentano ciclicamente il ratto norvegese, occasionalmente il ratto dei tetti, che nel 2017 ci ha creato non pochi problemi, e il topolino domestico, con sporadiche catture del campagnolo. Il periodo critico in genere è la primavera, stagione in cui si riscontrano le più numerose catture dei ratti, cosa che, contrariamente a quanto riportato in letteratura, non accade in autunno. Per gli insetti non vi sono particolari problemi, a volte qualche coleottero terricolo, come Acheta domesticus, il grillo del focolare, il famoso grillo parlante del Pinocchio di Collodi e, raramente, delle blatte orientali, provenienti dalla rete fognaria. Non abbiamo mai catturato né visto dei dermestidi, nonostante la lavorazione degli insaccati, e neppure altri insetti delle derrate. Se ben ricordo nel 2015 o 2014 abbiamo dovuto affrontare una esplosione anomala di acari nel locale insaccati e prosciutti (probabilmente Tyrophagus putrescentiae) risolta sotto la supervisione del veterinario.

Le risorse tecniche utilizzate sono state 80 trappole a scatto (35% per i ratti e il resto per i topolini), affiancate da punti esca caricati con esca virtuale sostituita, nel periodo delle arature, con rodenticidi a base di bromadiolone o difenacoum (in blocchi paraffinati) sempre in erogatori di sicurezza. Più 120-140 scatoline trasparenti contenenti i cartoncini collanti con attrattivo e 8 lampade elettro-luminose con base collante (il consumo delle basi collanti è di circa una sessantina di pezzi in relazione alla cattura della micro entomofauna. Per i pochi interventi di disinfestazione usiamo formulati esenti da solventi idonei per le industrie alimentari, con distribuzione per mezzo di pompe a pressione manuale.

La cosa su cui dovrò impegnarmi nasce dal fatto che il servizio vero e proprio comporta un montante di 25-30 ore (più le trasferte) e 10-12 ore per l’elaborazione dati e stesura della relazione finale: quasi il 50% del lavoro in prima linea. Confesso che l’automazione dei dati raccolti è un aspetto che da un paio d’anni metto in agenda, ma ancora non ho affrontato in modo organico.

Un aspetto particolare, che denota l’attenzione del Direttore di quella struttura, è che quando ci incontra, ci raccomanda sempre di chiudere a chiave il furgone, di parcheggiarlo nel parcheggio esterno e di utilizzare stivali disinfettati prima di entrare nelle aree di lavorazione. 

Ora ci occupiamo anche di disinfezione a complemento degli interventi di pulizia, in modo di raggiungere una sanificazione integrata. Per quanto riguarda le superfici di lavoro, i ripiani, tavolini, sedie e maniglie dei serramenti usiamo un piccolo nebulizzatore caricato con una soluzione di un quaternario d’ammonio di alta gamma all’1% in acqua tiepida. Una volta irrorata la superficie, trascorsi i canonici 10 minuti, passiamo panni monouso inumiditi con perossido di idrogeno a 12 volumi. I pavimenti li trattiamo per ultimo con una soluzione ottenuta diluendo della candeggina in acqua, prima irrorando il pavimento, precedentemente lavato dalle addette alle pulizie, e poi passando una scopa a frange fornita dal committente. Per ora abbiamo fatto due trattamenti, ma è molto probabile che i prossimi saranno autogestiti. 

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