Monitoraggi e controlli nella sanificazione
In questa nota si vuole dimostrare che è possibile misurare l’efficacia dei trattamenti di sanificazione e il buon funzionamento delle attrezzature
Sanificare comporta una serie di interventi fra loro coordinati di cui pulizia di alto livello, disinfezione e disinfestazione che ne rappresentano i capisaldi.
Pulizia di alto livello
Come misurare i risultati di un intervento? I criteri possono riassumersi in due filoni: il primo è rappresentato dalle ispezioni visive, il secondo da indagini strumentali.
Le ispezioni visive presuppongono un’ottima esperienza del verificatore che deve disporre di una check list coerente con il contratto, una scala di valutazione che indichi il livello di pulizia con definita una formula che faccia scattare un eventuale allarme. L’aspetto positivo è la possibilità di una visione di insieme, di negativo c’è la soggettività di giudizio.
Le indagini strumentali si basano sull’uso di tamponi che strisciati su una data superficie ne asportano lo sporco non ancorato e, attraverso la comparazione con una scala dei grigi, consenta di trasformare il dato in un numero. Tale stima numerica può essere ottenuta anche con uno strumento elettronico ossia lo spettrofotometro o, meno preciso, lo spettrocolorimetro (ne esistono anche di portatili); non sono tecnologie di facile interpretazione essendo il dato rilevato limitato a piccolissime superfici misurabili in pochi µm². In alternativa vi sono metodi colorimetrici per cui il tampone è posto in un reagente che, attraverso una data colorazione, renda noto il livello di sporco organico presente sulla superficie. Più sofisticato è l’utilizzo del bio-luminometro (a volte indicato con il termine di sudiciometro) che, attraverso la misurazione di una intensità luminosa provocata dalla reazione che l’ATP asportato dal tampone emette al contatto con un enzima (la luciferasi, diffusa in natura in quanto è la reazione bio-chimica con cui le lucciole emettono i loro segnali luminosi, vedi la nostra Photinus pyralis, la diffusissima lucciola orientale, fra quelle nostrane c’è la Luciola italica e la Lampyris nocticola). Naturalmente il bio-luminometro non rileva lo sporco inorganico essendo l’ATP una molecola chimica presente solo nelle cellule batteriche o somatiche.
Quanto detto non è valido per lo sporco ancorato che presuppone l’utilizzo di solventi a polarità crescente in modo da riuscire a sciogliere e asportare lo sporco fissato dal tempo alla superficie.
Un aspetto di difficile valutazione riguarda i rilevamenti sulle superfici tessili ove i metodi colorimetrici o del bio-luminometro consentono di raccogliere dei dati numericamente corretti, ma di non facile interpretazione.
Quale che sia il criterio scelto che può contemplare anche, e utilmente, sia l’ispezione visiva sia l’indagine strumentale (integrazione dei metodi) può essere un ottimo mezzo per la misurazione del prima e dopo e le curve di risporco che attraverso la misurazione del suo accumulo nel tempo, razionalizzi i programmi giornalieri delle pulizie (pianificazione degli interventi).
Disinfezione
In estrema sintesi si può definire la disinfezione come l’insieme di uno o più trattamenti atti a eliminare o minimizzare la carica microbica superficiale o aero diffusa.
Per la valutazione della carica batterica superficiale si utilizzano tamponi o piastre di contatto che basandosi su specifici terreni di coltura consentono di determinare lo stato di contaminazione di una data superficie (ad es batteri, flora fungina, ma anche i coliformi). Se necessario si può approfondire l’indagine arrivando per mezzo della biologia molecolare a dare il nome e cognome del microbo. Importante, soprattutto in questo periodo, sono i tamponi mirati alla presenza o assenza del Coronavirus.
In tutti questi casi è fondamentale disporre di un’organizzazione tale da consentire l’invio dei tamponi al laboratorio di analisi avendo cura che gli stessi siano confezionati in modo adeguato e nei tempi prestabiliti. È intuitivo che devono essere evitate in modo assoluto contaminazioni e, ad esempio, gli sbalzi di temperatura.
Per la carica batterica dispersa nell’aria lo strumento principe è il SAS (Surface Air System) che aspirando volumi noti di aria li fa convogliare sui terreni di coltura la cui lettura ricalca le metodiche già esposte.
Altri strumenti di valutazione sono i conta-particelle in grado, appunto, di contare le microparticelle sospese nell’aria e quindi di misurare la concentrazione per unità di volume delle micro-gocce emesse da un ULV. Tale strumento deve poter contare le micro-gocce avente un diametro variabile da 0,3-10 µm.
Se la disinfezione è realizzata con un ozonizzatore, lo strumento per valutare se le concentrazioni di O3 raggiungono la soglia di mortalità dei batteri è il rilevatore di [O3].
Invece se si utilizza ad esempio uno ionizzatore o un aerosolizzatore dotato di un dispositivo elettrostatico per valutarne il buon funzionamento è indispensabile un conta ioni (di solito quelli negativi) avendo l’accortezza di porre lo strumento vicino alla bocca di emissioni dell’attrezzatura adoperata. Questo strumento è utile anche per valutare i nebulizzatori o gli ULV dotati di dispositivo elettrostatico impiegati per la disinfestazione.
Disinfestazione
La valutazione del prima (monitoraggio) e del dopo (controllo) di un trattamento antiparassitario dipende dall’entità infestante bersaglio. Sono quindi utilizzate le trappole collanti o a feromoni o elettro-luminose o a CO2 a seconda dei casi. Per le zanzare allo stadio larvale sono di largo impiego le ovi-trappole e le pescate: ovvero la tecnica di prelievo di quantità note di acqua e conta delle uova (solo per alcune specie), larve e pupe. Invece, per i roditori, in genere si valuta il consumo di placebo e, in casi particolari si ricorre all’uso di foto-trappole.
Quando si utilizzano nebulizzatori o ULV per misurare la quantità di formulato che si deposita su una superficie si usano cartoncini sensibili all’acqua o agli oli a seconda del formulato e si contano le goccioline e il loro diametro per unità di superficie; mentre per la conta delle micro-gocce disperse nell’aria si utilizzano i conta-particelle già indagati nel capitolo della disinfezione, ma in questo caso sarebbe bene disporre di uno strumento in grado di captare diametri di almeno 25 µm. Un dato importante è il delta temporale in cui si determina la copertura delle micro-gocce sulle superfici o la concentrazione per unità di volume delle micro-gocce sospese nell’aria (a titolo di esempio il tempo di caduta da tre m di una micro-goccia di 10 µm e poco più di 16 min’ mentre è appena superiore ai 4 min’ se ha un diametro di 20 µm, posto che l’aria sia in stato di quiete e che il diametro della micro-goccia resti costante, vero per i formulati oleosi, mentre per le soluzioni acquose il diametro si riduce in funzione della temperatura e della percentuale di umidità relativa ambientale).
Conclusioni
Da quanto esposto si evince che le metodiche di monitoraggio e controllo esistono supportate da validi strumenti di misurazione, ma tali operazioni sicuramente utili e in alcuni casi indispensabili sono comunque onerose e presuppongono specifiche competenze professionali.
(*) Direttore del laboratorio di microbiologia industriale LMB (Laboratorio di Microbiologia e Biotecnologie) |