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La lezione del virus SARS-CoV-2

Le risorse destinate alla Sanità pubblica italiana vanno incrementate e i posti letto ospedalieri per le aree dell’urgenza-emergenza medica e chirurgica, le pneumologie, le malattie infettive e la riabilitazione vanno ripristinati e aumentati, per poter continuare a esprimere le cure adeguate a patologie prevalenti o emergenti nella popolazione

Manuela Stroili e Vincenzo Livia

ASUGI di Trieste

Dobbiamo cercare di eradicare il Virus SARS-CoV-2 (e contemporaneamente tanti altri microrganismi…) da tutti i luoghi di vita e lavoro con tecniche di disinfezione ambientale simili a quelle utilizzate dai cinesi, tecniche finora utilizzate ben poco, se non nelle case di riposo della bergamasca con l’aiuto dei militari russi, come abbiamo potuto vedere nei canali televisivi sin dai primi mesi dell’anno 2000 ed in qualche ambito industriale. 

Se guardiamo con gli occhi di tutti l’ambiente che ci circonda vediamo nelle città strade e marciapiedi sudici, caditoie colme di rifiuti, edifici sporchi, siepi spartitraffico rifugio di cartacce, come a Saigon nel 1999 grossi topi che attraversano tranquillamente strade e giardini pubblici, tra le 10 e le 12 di mattina spazzole meccaniche destinate a pulire le strade che spingono le polveri dentro i negozi di alimentari aperti, mentre le benne scaricano i rifiuti facendo respirare ai passanti le esalazioni e le polveri che fuoriescono dai sacchi, mari colmi di plastiche inquinanti, locali aperti al pubblico talmente pieni di merce esposta da rendere veramente faticose le pulizie frequenti. I rifiuti e le polveri delle strade possono contenere virus, batteri, muffe ed essere infetti, vanno asportati e smaltiti in orari in cui le persone normalmente non transitano e le attività commerciali rivolte al pubblico non sono aperte.

L’Igiene del territorio e quella ospedaliera, discipline per il cui studio esistono molte Scuole universitarie in Italia, anche per le argomentazioni sopra esposte sono diventate argomento molto difficile da approfondire nella pratica professionale sia dei Dipartimenti di Prevenzione sia delle Direzioni ospedaliere, aggiungendo che gli appalti con l’esternalizzazione degli interventi di pulizia e sanificazione ambientale allungano i tempi dei controlli e psicologicamente deresponsabilizzano. Gli interventi quotidiani di sanificazione ambientale sono piuttosto obsoleti, in quanto il semplice lavaggio manuale con stracci e detergenti per lo più di pavimenti e tavolini non è sufficiente a raggiungere tutti i pertugi nei quali si annidano i germi e i biofilm che questi pervicacemente costruiscono creando resistenze. A mio parere quindi è necessario introdurre tecnologie innovative che ottengano radicali sanificazioni degli ambienti e creino aerosol competitivi con quelli che annidano i virus, aerosol competitivi in grado di eradicare dovunque i microorganismi dagli ambienti di vita e lavoro e di breve o lunga permanenza di pazienti e ospiti fragili non autosufficienti o immunodepressi. In Cina e nelle RSA della bergamasca finora questo metodo sembra aver funzionato.

Lo stesso dicasi per gli impianti di condizionamento ambientale di ospedali ed edifici che ospitano pazienti o anziani fragili; la gestione degli impianti, per lo più a circolazione d’aria, è anch’essa spesso esternalizzata con minor partecipazione del personale dipendente dei servizi tecnici. Con che frequenza vengono sostituiti i filtri di purificazione dell’aria ospedaliera? I condizionatori con che frequenza vengono puliti? Gli interventi sono efficaci? Vengono mai controllate con piastre a sedimentazione o con tecnologia più evoluta le cariche microbiche che realmente respiriamo nelle stanze dell’ospedale e che si depositano sulle superfici delle stanze in cui vivono gli ospiti, come richiede l’INAIL [6,7,8]? Dobbiamo dedicare più tempo e cura a queste attività, sia se a gestione diretta, sia se esternalizzate con appalti.

Che spazio orario occupa l’insegnamento di Igiene e malattie infettive nella formazione universitaria di base di medici, infermieri e tecnici sanitari? Perché in Italia siamo così afflitti dalle infezioni nosocomiali? Per pigrizia, per corruzione, per carente formazione di base e per qualche deficit impiantistico – strutturale?

Garantire l’igiene quotidiana personale e ambientale per un paziente non autosufficiente è molto faticoso e complesso: indumenti, persona, capelli, unghie, secrezioni e liquidi corporei sono affidati ad un operatore sanitario che deve badare anche a non contaminarsi con il soggetto con cui si trova in una condizione di quotidiana simbiosi. Da qui l’importanza dei Dispositivi di protezione individuale (DPI) possibilmente monouso da utilizzare da parte di entrambi, in tutte le occasioni di contatto.

Nel caso delle malattie respiratorie l’utilità di questi Dispositivi di Protezione – le mascherine facciali, è risultata ancora oggi difficile da comprendere per la Popolazione generale, perché i virus e i batteri sono oggetti invisibili e si tende a sottovalutare la loro presenza e capacità di diffondersi nell’aria che respiriamo. Ci sono ancora adulti negazionisti, che portano la mascherina sotto il naso o il mento.

IL MIGLIOR UTILIZZO DEI DISPOSITIVI DI PREVENZIONE INDIVIDUALE (DPI) E DEI DISPOSITIVI MEDICI

La strumentazione utilizzata dal Personale sanitario sui Pazienti Covid ( ma anche su tutti gli altri in generale), cioè i dispositivi medici quali fonendoscopi, misuratori di pressione, saturimetri, termometri, etc …va accuratamente disinfettata tra un paziente e quello successivo e prima di riporla a fine utilizzo.

È stato importante motivare il Personale sull’uso costante dei Dispositivi di Protezione, attraverso una formazione che spieghi l’effetto “barriera” dei DPI: il Virus è un oggetto fisico che si muove nell’aria e sulle superfici, se infrappongo un ostacolo (DPI efficaci) tra lui e me il Virus non passa, ma si ferma e si deposita sull’ostacolo. Questo ostacolo però, e parliamo di mascherine, guanti, visiera, camici, tuta, vestiti, soprascarpe, va rimosso con molta attenzione perché è pieno di Virus, cioè è contaminato e può infettare.

Quindi i DPI contaminati (dobbiamo assolutamente considerarli tutti contaminati dal Virus Sars CoV-2, oltrechè da altri virus respiratori) vanno eliminati con estrema attenzione, in un ambiente classificato “sporco”, prima di passare in un ambiente classificato “pulito”. Vanno inseriti in un sacco per rifiuti infetti e conseguentemente eliminati (inceneriti) in un percorso dello “sporco”, cioè in un percorso “infetto”. Una doccia per il lavaggio completo di corpo e capelli della persona va fatta prima di uscire nelle attività esterne, classificate a bassa o nulla contaminazione. Sottolineiamo che è necessario al rientro a casa togliersi subito gli abiti e le scarpe con i quali ci si è recati al lavoro e lavarli con aggiunta di disinfettante ai normali detersivi, nonché lasciare le scarpe in un posto dove non contamini la propria abitazione. 

Per disciplinare, rendere più chiari e obbligare a questi comportamenti sono stati redatti Protocolli e Procedure per il rispetto delle norme igieniche e della funzione di “barriera fisica” dei DPI.

AZIONI DI MANUTENZIONE NEGLI EDIFICI

Poiché il Virus si disperde nell’ambiente, vanno considerati un maggior numero di interventi di disinfezione degli impianti di condizionamento e di sostituzione dei filtri, una disinfezione frequente dei corridoi di accesso, delle stanze, dei bagni, degli spazi comuni e di letti, armadietti e tavolini, di telefoni, impianti televisivi e computer con tecnologie tradizionali di sanificazione ambientale ( detergenti di superficie) e a Perossido d’Idrogeno, Argento o Ozono tramite nebulizzazione che auspichiamo venga introdotta nell’uso routinario per raggiungere tutte le superfici difficilmente lavabili a mano ( soffitti, pareti, tende, armadietti, televisioni….). La garanzia dell’efficacia dei sistemi di disinfezione dell’ambiente non solo nei confronti del SARS CoV-2, ma anche verso altri Germi che ben sopravvivono sulle superfici (Clostridium difficile, Klebsiella, Pseudomonas, E.Coli, Stafilococchi, Aspergillus,etc..) è data solo dai controlli con piastre di Petri [6] o altre tecnologie che rilevino la carica microbica reale e non presunta. Il controllo della carica ambientale residua dopo gli interventi di disinfezione va effettuato almeno mensilmente, per non avere approcci di tipo filosofico a problemi molto concreti come le infezioni nosocomiali e di comunità.

AZIONI DI PROGETTAZIONE DEGLI IMPIANTI NEGLI EDIFICI SANITARI E DI CIVILE ABITAZIONE

Gli impianti di condizionamento degli ospedali devono garantire la pressione negativa delle stanze con pazienti con malattie respiratorie, al fine di non contaminare gli ambienti contigui, come dovrebbe avvenire nei Reparti infettivi. L’aria estratta va eliminata all’esterno con filtri da cambiare frequentemente per ridurre anche la contaminazione degli spazi esterni. Tutti gli impianti devono assicurare la salubrità di ogni ambiente, con qualsiasi numero previsto di ricambi d’aria, in relazione all’aria immessa nelle stanze e nei percorsi comuni, con campionamenti di verifica delle cariche microbiche reali esistenti [6]. I canali di circolazione dell’aria devono prevedere la non contaminazione crociata degli ambienti, tra un reparto e l’altro o con ambulatori e uffici. Il ritorno del riscaldamento ad acqua nei termosifoni o con nuove tecnologie che evitino la circolazione dell’aria sempre potenzialmente infetta vanno prese in seria considerazione nella progettazione di nuovi ospedali, alberghi e strutture di comunità.

LA FORMAZIONE REALE

Prosegue il nostro appello ad una migliore formazione su temi di organizzazione, lavori di gruppo e controllo con l’obiettivo finale di consentire un adeguato trattamento e cure per tutti noi, grandi anziani compresi, com’è sancito dai principi della nostra Costituzione e del nostro SSN nei quali ancora crediamo.

Corsi di Deontologia ed Etica professionale sono da ripristinare dovunque; sono stati erroneamente soppiantati da quelli su budget, produttività, negoziazioni e comunicazione interprofessionale, ma sono argomenti completamente diversi.

CONCLUSIONI

Le grandi pandemie (poliomielite, difterite, peste, colera, vaiolo, febbre spagnola, MERS, SARS e influenza) nei secoli scorsi hanno indotto, oltre ai vaccini, l’introduzione della figura professionale del Medico Provinciale e dei Servizi di Igiene Pubblica dedicati alla verifica e tutela dello stato di salute della Popolazione generale, del territorio e di quanto il benessere del territorio influisca sulla salute dei residenti (inquinamento). Questi Medici hanno scritto grandi testi e Regolamenti di Igiene che intervenivano anche sulle modalità costruttive ed abitative per evitare la vita delle persone in ambienti malsani [15,16]. La diffusione degli Ospedali con un adeguato numero di posti letto hanno rappresentato la roccaforte della Sanità italiana, garantendo la sopravvivenza anche dei pazienti anziani o con più patologie associate. 

Le risorse destinate alla Sanità pubblica italiana vanno incrementate e i posti letto ospedalieri per le aree dell’urgenza-emergenza medica e chirurgica, le pneumologie, le malattie infettive e la riabilitazione vanno ripristinati e aumentati, non solo per la pandemia da Covid, ma anche per poter continuare ad esprimere le cure adeguate a patologie prevalenti o emergenti nella Popolazione italiana che finora aveva visto un aumento dell’aspettativa di vita alla nascita, grazie ai grandi interventi di programmazione sanitaria del secolo scorso, ad un’ampia disponibilità di cure in ospedale e a sani stili di vita.

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