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Un intervento all’avanguardia

Con Antonio Urso, direttore tecnico di Mitsa, azienda specializzata nella pulizia delle condotte aerauliche, ricostruiamo il percorso dell’intervento, condotto con mezzi tecnologici sofisticati e personale altamente qualificato, che ha coinvolto Fondazione Santa Lucia IRCCS, prestigiosa struttura nosocomiale di Roma

La bonifica degli impianti aeraulici è un requisito tanto essenziale quanto obbligatorio nell’ambito della tutela legislativa della salute dei lavoratori e delle persone in generale che vivono all’interno di ambienti climatizzati. La salubrità dell’aria indoor dipende in gran parte dalla cura, manutenzione, sanificazione delle condotte aerauliche: la scarsa attenzione verso i molteplici aspetti igienico-sanitari di un impianto può influire negativamente sulla qualità dell’aria che si respira all’interno degli edifici.  Lo scopo principale della bonifica di un impianto aeraulico è quello di ripristinare le migliori condizioni per garantire non solo un’elevata qualità dell’aria, ma anche per preservare l’efficienza operativa dell’impianto stesso. Questa fondamentale considerazione vale, a maggior ragione, per gli ospedali e le strutture sanitarie: si tratta di luoghi naturalmente ad alto rischio infettivo, dove è presente una popolazione suscettibile. Tutti i protocolli di igiene, compresi quelli per gli impianti aria, sono finalizzati a impedire la cross-contaminazione e la proliferazione di patogeni pericolosi. Lo stesso vale per alcuni siti produttivi (farmaceutici e alimentari), che necessitano di procedure tali da non alterare il prodotto finito. Il contenimento di questa problematica, come chiaramente espresso dalle Linee Guida Nadca ACR 2013 ai Livelli 1 (Controlli Igienistici Minimi) e 2 (Contenimento dell’area di lavoro senza unità di decontaminazione) può richiedere quindi passaggi ulteriori rispetto al protocollo standard di bonifica. Gli interventi previsti in strutture così delicate, anche sotto il profilo delle relazioni umane, richiedono elevata competenza tecnica ed una visione olistica, e possono essere svolti solo da imprese  operanti nel settore, dotate di tecnologie avanzate e tecnici preparati  sotto ogni  profilo. È questo il caso della fortunata partnership sviluppata a Roma fra Mitsa, azienda specializzata nella pulizia degli impianti aeraulici, e la Fondazione Santa Lucia IRCCS, struttura di ricerca, diagnostica, cura e riabilitazione, un’eccellenza in ambito nazionale. Abbiamo chiesto al dottor Antonio Urso, direttore tecnico di Mitsa, di raccontarci questa esperienza, senz’altro all’avanguardia nel nostro Paese. 

I protagonisti del progetto 

“La Fondazione Santa Lucia IRCCS” – spiega Urso – è una struttura ospedaliera che sorge nel quadrante sud di Roma. il corpo centrale dell’Ospedale è composto da un edificio di sei piani a servizio delle degenze ospedaliere, tutta la climatizzazione estiva ed invernale avviene a mezzo di unità di trattamento aria dotate di mandata e ripresa aria che, previo recupero energetico, viene espulsa. Essa si sviluppa per circa 40.000 m2 con uno sviluppo di circa 3 km di condotte. La nostra azienda è specializzata nella pulizia degli impianti aeraulici e di tutti i suoi componenti: UTA (unità trattamento aria), fan-coils, split, etc., macchine che trattengono ogni tipo di impurità e contaminanti, ed ha elaborato procedure e tecniche di tipo chimico, microbiologico e meccanico che, oltre a renderle sicure sotto il profilo igienico-sanitario, ne migliorano sensibilmente lo scambio termico con un notevole risparmio energetico, merito della pulizia dell’impianto aeraulico. Mitsa – aggiunge – proprio facendo leva su tale esperienza e rappresentatività delle figure professionali che operano al suo interno, oltre ad annoverare tra i suoi clienti i più noti Enti statali, società private multinazionali, Direzioni di Stati Sovrani, organizzazioni non governative estere, etc., è ogni giorno impegnata nella bonifica degli impianti HVAC all’interno di U.O.C. (Unità operativa complessa) Ospedaliere. Al momento Mitsa conta 5 CVI e 14 ASCS”. 

La partnership con Fondazione Santa Lucia

“La partnership – continua il dottor Urso – è nata tramite una gara d’appalto molto complessa dove veniva valutato con cura il progetto tecnico oltre che il prezzo offerto, questo al fine di ridurre al minimo le interferenze tra le attività ospedaliere che ovviamente non potevano fermarsi, e le attività di bonifica. Il lavoro principale ha avuto inizio nel giugno del 2017, il corpo centrale è stato terminato nell’ottobre dello stesso anno, ma le attività predittive e manutentive sono in corso tuttora. Tecnicamente il nostro intervento è stato di bonifica microbiologica degli impianti aeraulici: gli impianti di aerazione prendono aria dall’esterno e, attraverso una rete di  condotte, veicolano l’aria nell’ambiente trattandola a seconda delle esigenze e filtrando una parte del particolato che naturalmente è disperso in aria. Con il passare del tempo sulle condotte si depositano particelle di natura organica e non; particolari condizioni di temperatura e umidità consentono la proliferazione di cariche batteriche che, in alcuni casi, possono essere di natura patogena, quindi assai pericolose per l’uomo. Il nostro intervento di pulizia meccanica consiste nell’eliminazione del particolato presente nella condotta e nella disinfezione delle superfici. Questo processo avviene attraverso un complesso processo robotizzato e teleguidato”.

Un lavoro certosino

“In edifici come questo, ad uso civile – continua Urso – normalmente l’impianto aeraulico sviluppa il suo corpo centrale nei corridoi e per ogni stanza parte uno stacco con la mandata ed uno con la ripresa dell’aria. Noi, seguendo sempre il senso dell’aria, sezioniamo un tratto di condotta che normalmente non è più lungo di 10 m e lo isoliamo dal resto dell’impianto in modo da renderlo ermetico e non contaminare altre porzioni. Attraverso due portelli di ispezione, uno a valle e uno a monte del tratto sezionato, eseguiamo la pulizia asportando i depositi grazie a particolari aspiratori dotati di filtro assoluto che immagazzinano quanto asportato dalla condotta. Ovviamente questo processo è certificato. Inoltre, prima e dopo il processo vengono svolte diversi tipi di indagini microbiologiche asportando dei campioni che andremo ad analizzare in laboratorio”. 

Tecnicamente, il processo ha seguito queste fasi:

  • bonifica microbiologica dell’impianto aeraulico; 
  • installazione di una camera di contenimento con unità di decontaminazione a camera doppia; 
  • controllo della pressione differenziale; 
  • aspirazione con filtro HEPA per garantire la depressione della camera; 
  • controllo in camera delle polveri sottili; 
  • camera pressione positiva con purificatore d’aria; 
  • monitoraggio della contaminazione dell’aria e dei componenti dell’impianto; 
  • apertura del canale e installazione della portina d’ispezione; 
  • ispezione visiva della condotta di mandata; 
  • pulizia meccanica della batteria di postazione in ambiente; 
  • pulizia meccanica della condotta di erogazione attraverso l’utilizzo di spazzatrice; 
  • pulizia meccanica della condotta di mandata attraverso robot filoguidato, con aspirazione delle polveri e dei residui mediante l’impiego di unità aspirante con ultimo stadio costituito da filtri HEPA; 
  • ispezione visiva finale.  

Criticità emerse

“La maggiore criticità in un ospedale è la presenza dei degenti.  Per eseguire la bonifica di un impianto con dei degenti allettati o semplicemente ospedalizzati è necessaria un’organizzazione straordinaria al fine di garantire la massima sicurezza di ciascuno di essi. Nel caso specifico – spiega Urso – ho personalmente realizzato un modulo Gantt che prevedeva l’ingresso del nostro personale ad orari precisi, coordinandomi con le rispettive capo sala. Per il successo dell’attività è stata determinante la professionalità del nostro personale e quello dell’Ospedale Santa Lucia che ci ha supportato in ogni fase. Per quanto riguarda lo stato nel quale si trovavano gli impianti delle condotte aerauliche prima del nostro intervento, in una struttura di livello come quella dell’Ospedale Santa Lucia gli aspetti manutentivi sono importantissimi e, di conseguenza,  gli impianti versano in ottimo stato. Tuttavia, parlando di batteri, ricordiamo che il nostro nemico è invisibile”. Urso prosegue spiegando come si sono articolate le operazioni di pulizia, sanificazione, manutenzione: “Abbiamo iniziato dalla pulizia meccanica per riportare gli impianti a nuovo, per poi proseguire con la sanificazione per azzerare le cariche batteriche e concludere con una costante manutenzione composta da continui controlli e ispezioni tecniche”.

In merito alle azioni che hanno richiesto maggiore impegno e l’impiego di tecnologie più avanzate, Urso spiega che “Sicuramente sono state la pulizia delle batterie di post nelle stanze di degenza, per via degli spazi estremamente angusti e, come detto, la presenza di persone ospedalizzate. Riuscire ad essere efficaci riflettendo un disturbo tollerabile è stata la cosa più difficile, che a fine lavoro ci è stata ampiamente riconosciuta. L’aspirazione delle polveri e dei residui è avvenuta mediante l’impiego di unità aspiranti con ultimo stadio costituito da filtri HEPA. Questo significa che a fine corsa della spazzola è posizionato un potentissimo aspiratore che ha una portata variabile tra i 4000 e gli 8000 m3 (per dare l’idea, la quantità d’aria necessaria per 20 appartamenti), mentre la spazzola solleva il particolato a contatto con la superficie. La pressione negativa che si genera nel condotto aspira la polvere verso il contenitore stagno dove raccogliamo i rifiuti che andranno smaltiti”.

Dichiarazione finale di idoneità igienica 

Abbiamo infine chiesto a Urso alcune informazioni riguardo alla certificazione finale: “La certificazione del nostro lavoro è la diretta conseguenza delle risultanze delle analisi di laboratorio, della corretta esecuzione di tutti i processi e la dichiarazione finale di idoneità igienica. Posso dire che il nostro intervento ha certamente portato un valore aggiunto, soprattutto in termini di garanzia della salubrità dell’impianto bonificato nel tempo e di qualità dell’aria per gli ospiti della struttura. La differenza, a mio avviso, è stata determinata da due fattori, il rispetto del protocollo operativo AIISA e la professionalità del nostro personale”.

Maurizio Pedrini

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